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Dinamiche formative di due siti di riferimento del Paleolitico nella Penisola Iberica sud-orientale. Analisi micromorfologica dei depositi di Cueva Antón e Cueva Negra (Spagna, Murcia).

Anesin, Daniela January 2016 (has links)
Il presente lavoro consiste nello studio delle stratificazioni archeologiche di due siti del Paleolitico della Penisola Iberica di recente esplorazione, Cueva Antón e Cueva Negra del Estrecho del Río Quípar (Murcia, Spagna). Finalità della ricerca è di chiarire la genesi dei depositi e l’ambiente in cui è avvenuto la frequentazione umana. L’analisi delle stratificazioni di entrambi i siti si è avvalsa della descrizione e del rilievo eseguito sul terreno e dello studio microscopico del sedimento, in particolare dello studio micromorfologico di sezioni sottili. L’accumulo della stratificazione pleistocenica di Cueva Antón, sito del Paleolitico Medio composto in prevalenza da sedimento alluvionale fine, è dovuto alla periodica tracimazione del fiume Mula e registra più cicli sedimentari ben riconoscibili che descrivono lo sviluppo diacronico della pianura alluvionale del fiume Mula. La presente ricerca illustra come il fiume Mula ai tempi della frequentazione dei gruppi del Paleolitico Medio avesse una configurazione a multicanale e un regime costante ad indicare delle precipitazioni piovose varia distribuite sull’intero anno e non concentrate stagionalmente come accade oggi in un clima tipicamente Mediterraneo. L’attività fluviale è documentata da depositi fluvio-palustri, di rotta/crevasse, di riempimento di canale abbandonato, di esondazioni fini a seguito di eventi di piena. Gli apporti autoctoni nella forma di breccia sono minoritari, ma assumono maggiore importanza nella parte superiore del deposito datata al MIS 3 dove derivano dall’azione discontinua del gelo. Il deterioramento climatico ambientale è indicato micromorfologicamente dalla presenza di pedorelitti provenienti dall’erosione del suolo tipo terra rossa che ricopriva i dintorni del sito a seguito della diminuzione della copertura forestale e di una microstruttura lenticolare e frammenti angolosi di roccia locale, entrambi prodotti dal gelo superficiale. La frequentazione antropica è attestata in una varietà di ambienti sedimentari in stretta relazione con lo scorrere del fiume, dalla pianura alluvionale prossimale ad una pianura alluvionale distale interessata nelle ultime fasi di frequentazione da crioclastismo e/o crioturbazione. La microstratigrafia dell’unità archeologica III-i/j individua un’unica fase di utilizzo dei focolari riconosciuti su campo, i quali, in parte, rappresentano superfici prodotte da una singola frequentazione. Le dinamiche fluviali sono responsabili dell’alterazione delle strutture di combustione determinando il dilavamento dei materiali combusti distribuendoli presso la superficie di occupazione; l’alterazione ha visto inoltre la compartecipazione dell’alterazione microbiale dei materiali organici-limosi. Le dinamiche sedimentarie di bassa energia, l’alterazione postdeposizionale di limitata entità principalmente connessa all’idromorfia temporanea dell’ambiente alluvionale, la conformazione stessa del riparo sottoroccia hanno garantito un’ottima conservazione del record sedimentario ed archeologico rendendo il sito di Cueva Antón un archivio ad alta risoluzione. La presente ricerca riconosce che il deposito di Cueva Negra, inquadrabile nel Paleolitico Inferiore e di cui non era stata studiata né le genesi né la stratigrafia, si compone di sedimento limo sabbioso laminato di natura alluvionale. La presenza di una superficie erosiva riempita da una lente di ghiaia permette di identificare due complessi geoarcheologici riferibili al Pleistocene: inferiormente si osserva un deposito con granulometria fine che culmina al tetto in un suolo incipiente, troncato dalla suddetta superficie, al di sopra della quale si trova un deposito laminato ed uno superiore con granulometria più sabbiosa. A livello micromorfologico il sedimento si compone di materiali provenienti dalle formazioni del Pliocene affioranti poco a monte del sito presso Rambla de Tarragoya e di materiali archeologici e biologici giacenti sulla superficie del riparo stesso in parte rielaborati dal mezzo idrico a cui si aggiunge una componente autoctona derivante dalla disgregazione della volta rocciosa. L’analisi micromorfologica evidenzia come la sequenza sedimentaria colorata rilevata alla base del deposito, da cui provengono frammenti di selce e di fauna/microfauna termoalterati ritenuti testimoniare la combustione antropica, si componga di sedimento laminato derivante da un accumulo alluvionale di bassa energia, di guano, in parte rielaborato ed alterato, di carbonato di calcio pedogenetico connesso allo sviluppo di microrganismi e radici in corrispondenza di una stabilizzazione superficiale. L’analisi micromorfologica indica che tale sequenza derivi dalla termoalterazione intenzionale in situ.
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Tecniche digitali di modellazione 3D applicate alla ricerca e documentazione archeologica

Baratti, Giorgio January 2013 (has links)
Oggetto di questa ricerca è l’esame di alcuni aspetti relativi all’applicazione di sistemi informatici finalizzati alla modellazione tridimensionale in contesti archeologici, con particolare attenzione alle ricadute scientifiche nelle indagini e nella documentazione. Sono state quindi affrontate le problematiche connesse con la creazione di modelli tridimensionali dell’esistente tramite strumenti di rilevamento diretto e la possibilità di una verifica delle alte potenzialità connesse con questi sistemi, anche grazie all’analisi dell’effettivo apporto della disciplina archeologica e del ruolo che la figura dell’archeologo deve assumere, alla luce delle crescenti problematiche tecniche emerse nello sviluppo delle ricerche. Le analisi si sono articolate in primo luogo nell’ambito del progetto multidisciplinare APSAT (Ambiente e Paesaggi dei Siti d’Altura Trentini) e in particolare nella sezione (Attività 5) "Rilievo dei siti tramite fotogrammetria, laser scanner, stazione totale e GPS", curata dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, attraverso l’esame di una serie di casi-studio dedicati ad alcuni castelli e siti trentini (Castel San Michele a Ossana, Castel San Pietro a Ton, Calvola a Tenno, Riparo Gaban, loc. Martignano e Riparo Dalmeri a Grigno). La ricerca ha affrontato quindi altri casi particolarmente significativi per le specificità rilevate (tombe etrusche a camera dipinte, il frontone del Tempio A di Pyrgi a S. Marinella, RM, l’area archeologica di Paestum a Capaccio, SA), per l’applicazione in ambito archeologico professionale (scavo archeologico nell’area della città etrusca di Marzabotto, BO, rilevamento e analisi della stratigrafia muraria dell’area del Teatro romano di Ventimiglia, IM), nonché per l’elaborazione di modelli e ricostruzioni tridimensionali per la divulgazione scientifica (supporti da modello 3D per la fruizione della Tomba della Caccia e della Pesca a Tarquinia, VT, supporti per la mostra internazionale itinerante "Etruschi in Europa", Videowall del nuovo Museo delle Scienze (MUSE) con la rappresentazione dell’evoluzione della Conca di Trento). E’ stato così possibile mettere in luce il valore dell’esperienza diretta dell’archeologo come una delle istanze fondamentali dell’evoluzione scientifica in questo campo, in grado di indirizzare in modo determinante le scelte e gli obiettivi specifici dell’esecuzione dei rilevamenti tecnici. Chiave specifica della ricerca è quindi la possibilità di generare una riflessione mirata sulle problematiche tecniche direttamente connesse con l’archeologia allo scopo di cogliere il significato che la modellazione tridimensionale assume all’interno della disciplina e dell’evoluzione della metodologia della ricerca.
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Remote Sensing Analysis e Archeologia dei Paesaggi nel Trentino orientale: la Valsugana, la Val di Cembra e l'Altopiano di Pinè tra l'epoca tardo antica e il medioevo

Forlin, Paolo January 2012 (has links)
Lo studio ha affrontato l'analisi dei paesaggi archeologici di un'ampia porzione del Trentino orientale (Valsugana, Val di Cembra e Altopiano di Pinè) a partire dall'utilizzo sistematico ed integrato di diverse fonti telerilevate (fotoaerea verticale, ortofoto digitali, Lidar). A fronte di un panorama archeologico pregresso piuttosto sottorappresentato, costituito in modo preponderante da dati di vecchia acquisizione e dalla quasi sistematica assenza dell'indagine stratigrafica, la remote sensing analysis ha portato al censimento di quasi mille contesti di interesse, la maggior parte dei quali costituiti da tracce di evidente natura antropica. Tuttavia, le pessime condizioni di visibilità superficiale non hanno in molti casi consentito la contestualizzazione cronologica delle evidenze riconosciute, sottolineando la necessità di predisporre strategie di indagine più invasive (scavi archeologici, shovel test pits, pulizia di sezioni esposte). A partire da questi risultati, l’analisi si è focalizzata sullo studio dei sistemi agrari della porzione centrale della Valsugana, dove, attraverso l’utilizzo delle fonti scritte, dei dati materiali, della toponomastica, della cartografia storica, è stata proposta una lettura diacronica che ricostruisce l’evoluzione dei parcellari dall’alto medioevo fino ai giorni nostri. I risultati di questa ricerca sono stati utilizzati per ridiscutere alcune tematiche storiografiche particolarmente significative per l’area di ricerca: lo sfruttamento agricolo di epoca romana e tardo antica, l’insediamento dei Longobardi, il ruolo dei cambiamenti climatici e dell’evoluzione ambientale, la definizione dei nuovi assetti politico-amministrativi in epoca pieno medievale (XI sec.). Particolare attenzione è stata infine assegnata ai castelli e alle ripercussioni sul paesaggio che produsse la diffusione sul territorio di questi nuovi centri di potere, in relazione soprattutto allo sfruttamento delle risorse ambientali (aree di coltivo, pascoli, miniere) tra XI e XIV secolo.
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Environmental Variables Affecting Ant (Formicidae) Community Composition in Mississippi's Black Belt and Flatwoods Regions

Hill, JoVonn Grady 13 May 2006 (has links)
The relationship of ant community composition to various habitat characteristics is compared across four habitat types and 12 environmental variables in Mississippi. The four habitat types include pasture, prairie, and oak-hickory forests in the Black Belt and forests in the Flatwoods physiographic region. Ants were sampled using pitfall traps, litter sampling, baiting and hand collecting. A total of 20,916 ants representing 68 species were collected. NMS and ANCOVA both revealed three distinct ant communities (pasture, prairie, and ?forests?) based on species composition and mean ant abundance per habitat type between the four habitat types. Principal component analysis (PCA) partitioned the 12 environmental variation into four axes with eigenvalues >1. Axis 1 differentiated open grass-dominated habitats from woodlands. In contrast axis two mainly separated pastures from prairie remnants. Multiple regression models using the four significant PCA axes revealed that total species richness was significantly affected by variation in the first two PCA axes. Forested sites supported approximately nine more species of ants than prairies and 21 more than pastures. Comparisons of the abundance of ant functional groups were also made between the four habitat types with multiple regression models to investigate how the environmental variables affected certain groups of ants. Annotated notes are included for each ant species encountered during this study.
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Interactions Between the Odorous House Ant (Tapinoma sessile) and RNA Viruses: a Multi-Faceted Approach

Hartle, Charly Taryn 28 May 2024 (has links)
The odorous house ant, Tapinoma sessile, is a widespread, common pest in North American residential areas, yet the understanding of how viral pathogens shape its behavior, management, and interactions with other insects remains limited. Over the course of my thesis, I characterized four novel viruses in T. sessile using metatranscriptomic analysis, investigated their infectivity, and explored how colony social organization influences viral infection patterns. Inoculation experiments confirmed active infection in T. sessile colonies, suggesting trophallaxis as a route for horizontal transmission. These viruses were prevalent in urban populations with polygyne, unicolonial traits, indicating a potential association between colony social structure, colony location, and virus presence and diversity. Additionally, common honey bee viruses including Deformed Wing Virus and Kashmir Bee Virus were detected in T. sessile colonies, with higher prevalence near beehives, indicating a route for virus spillover between the species. Furthermore, the impact of viral infection on foraging behavior was assessed, revealing altered activity and diet preferences in infected colonies and highlighting the need for modified control strategies. Finally, I explored virus transmission between T. sessile and associated arthropods and found shared viruses and active replication in arthropods within ant nests, indicating a novel case of virus spillover between ants and myrmecophiles. These findings offer insights into viral pathogen interactions within ant colonies, the influence of social organization on infection dynamics, and the potential for pathogen transmission between ants and associated arthropods and offer a deeper understanding of an important native ant species that may shape future pest management strategies. / Master of Science in Life Sciences / In my thesis research I studied the odorous house ant or sugar ant, a common pest in homes and businesses in North America, to understand how viral pathogens shape its behavior, management, and interactions with other insects. I discovered four new odorous house ant viruses infecting these ants using molecular analysis techniques and found that they can pass from ant to ant when they share food. Interestingly, these viruses were more common in urban ant colonies with multiple queens, suggesting a link between the ants' social structure and the viruses they carry. Additionally, I found viruses typically seen in honey bees in these ant colonies, especially when those colonies were close to beehives, indicating that the odorous house ant can pick up viruses from honey bees. Furthermore, I studied how these viruses affect ant behavior and found that infected ant colonies change their activity and food preferences. Lastly, I investigated if these viruses are able to jump from ants to other insects and found evidence that insects living in their nests shared the same or similar virus infections. These findings provide important insights into how viruses spread among ant colonies and nearby insects, how their social structure affects transmission of viruses, and how viruses can move between different species of insects. Understanding these interactions is crucial for developing better ways to control ant pests and for gaining a deeper understanding of this important native ant species.
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Hierapolis Virtuale: Metodologie informatiche integrate per lo studio della trasformazione urbana di una città dell’Asia Minore tra età romana e protobizantina / HIERAPOLIS VITRUALE: METODOLOGIE INFORMATICHE INTEGRATE PER LO STUDIO DELLA TRASFORMAZIONE URBANA DI UNA CITTA' DELL'ASIA MINORE TRA ETA' ROMANA E PROTOBIZANTINA / Virtual Hierapolis: Integrated information methodologies for the study of urban transformation of a city in Asia Minor between Roman and Early Byzantine

LIMONCELLI, MASSIMO 08 March 2016 (has links)
La ricerca illustra i risultati del progetto Hierapolis Virtuale, svolto nell’ambito delle attività di scavo e restauro della MAIER- Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia, nella Turchia sud-occidentale, e propone lo studio delle trasformazioni della topografia urbana tra IV e VI sec. d.C. L’obiettivo è la restituzione dell’immagine della città romana e bizantina attraverso metodologie proprie dell’Information and Communication Technology (ICT). Il contributo illustra le modalità di acquisizione dei dati, eseguite con un approccio multidisciplinare, finalizzati alla ricostruzione virtuale dei monumenti (46 in totale) secondo i metodi di restauro virtuale. Inoltre, verrà presentata la piattaforma interattiva di fruizione in QTVR-based finalizzata alla visualizzazione della città. Pertanto, sarà possibile visitare virtualmente il sito attraverso la tecnica di visualizzazione dello “street view”, nelle differenti fasi di vita. Interlacciando due o più immagini panoramiche visibili dal medesimo punto di vista è possibile ricostruire visivamente l’evoluzione volumetrico-spaziale dei complessi architettonici all’interno della città in quei determinati punti in cui la ricerca archeologica ha consentito di evidenziare maggiormente le trasformazioni. / The research shows the results of the project Virtual Hierapolis, played into the excavation and restoration of MAIER- Italian Archaeological Mission in Hierapolis of Phrygia, in southwest Turkey, and proposes the study of the transformations of the urban topography between IV and VI sec. A.D. The goal is to return the image of the Roman and Byzantine methodologies through Information and Communication Technology (ICT). The paper illustrates the methods of data acquisition, carried out with a multidisciplinary approach, aimed at the virtual reconstruction of monuments (46 in total) using the methods of virtual restoration. In addition, it will present the interactive platform of enjoyment in QTVR-based display aimed at the city. Therefore, you can virtually visit the site through the visualization technique of the "street view", in different stages of life. By interleaving two or more panoramas visible from the same point of view, you can visually reconstruct the evolution of the spatial and volumetric architectural complexes within the city in those specific areas where archaeological research has enabled us to highlight more transformations.
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IL RUOLO DELLE GRANDI VILLE NELLA TRASFORMAZIONE DELL'INSEDIAMENTO RURALE NELL'ALTO MEDIOEVO: IL CASO DI PALAZZO PIGNANO E DEL DISTRICTUS DELL'INSULA FULCHERII / The role of the great villae in the rural transformation in early middle age : the case of Palazzo Pignano and the districtus of Insula Fulcherii

CASIRANI, MARILENA 16 April 2010 (has links)
La villa tardoantica di Palazzo Pignano (CR) sorge nel IV secolo d.C. in un’area particolarmente fertile della Pianura Padana, caratterizzata dall’abbondanza di acque, non lontano da Milano. La villa, di particolare ricchezza è caratterizzata dalla presenza, oltre che della pars rustica, di un peristilio ottagonale e di una chiesa a pianta centrale. Nel V secolo la villa viene integralmente ristrutturata ed anche la chiesa viene dotata di un fonte battesimale, di un syntronos e di arredi liturgici che trovano confronti nell’area orientale dell’Impero. Dopo la “fine della villa”, mentre la chiesa continuerà a rimanere in uso fino all’XI secolo per essere poi sostituita da una pieve romanica, nell’area della villa sorgerà un villaggio di capanne che in parte riutilizzano le strutture della villa. Nel VII secolo nel sito è presente un gruppo di Longobardi e un esponente dell’élite di questo popolo, come dimostra il rinvenimento di un anello sigillare aureo con il nome ARICHIS. L’insediamento con la sua grande pieve diverrà una curtis di proprietà del vescovo di Piacenza e nell’XI secolo costituirà il nucleo di un districtus legato al fisco imperiale. Dati archeologici e fonti scritte dimostrano l’interesse che le élites laiche ed ecclesiastiche ebbero per il sito. / The late-antique villa of Palazzo Pignano (CR) was founded in IV century p.C. The villa is characterized by the presence, beside the pars rustica, of a eight-edged peristilium and of a church with circular plant. In V century the villa is wholly renovated and also the church is provided with a baptism-well, a syntronos and with liturgical furniture that can be compared with same furniture in the oriental area of the Empire. After the “vanishing of the villa”, while the use of the church will be preserved until XI century when it was re-placed by a Romanic parish, in the area of the villa rises a village of huts which use the structure of the villa. In VII century this site is also inhabited by a group of Langbards and by a leader of the élite of this people, as the discovery of a golden seal ring with the name ARICHIS proves. The settlement becomes a curtis of property of the bishop of Piacenza and in XI century constitutes the core of a districtus which was linked to imperial revenue authorities. Archaeological report and written sources confirm the interest that the laic and ecclesiastic élites show for the site.
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Depositi votivi e luoghi di culto dell'Abruzzo italico e romano: quattro casi di studio

MUSCIANESE CLAUDIANI, DANIELA 19 April 2013 (has links)
Lo studio ha come oggetto il materiale votivo dei santuari antichi dell’Abruzzo. Il primo capitolo ha analizzato l’origine e la diffusione dei votivi, le particolari definizioni che si applicano ai depositi votivi e le modalità dell’offerta. Nel secondo capitolo, dopo una breve storia degli studi, si sono affrontate le problematiche relative al contesto archeologico dell’Abruzzo, con particolare attenzione agli ethne degli Aequi, Marsi, Paeligni, Vestini, Marrucini, Praetuttii e con un breve quadro storico delle diverse fasi: età del ferro - IV secolo a.C, età repubblicana, prima età imperiale. Il terzo capitolo è dedicato alla metodologia applicata nella catalogazione dei luoghi di culto (Regesto), utilizzando una scheda-tipo in un Database relazionale, e alla metodologia adottata nella classificazione del materiale votivo. La ricerca ha privilegiato l’analisi di quattro depositi votivi tutt’ora parzialmente o completamente inediti. I capitoli 4, 5, 6 e 7 sono dedicati ai quattro casi: Monte Giove, Pescosansonesco, Castel di Ieri e Luco dei Marsi; a un’introduzione su ogni sito segue il catalogo del materiale. Infine nel capitolo 8 sono le conclusioni, con una sintesi relativa alla produzione e diffusione dei votivi e al loro legame con le pratiche cultuali. In appendice è il regesto dei luoghi di culto con la pubblicazione delle schede relative. / This study has been focused on votive objects which have been found in the ancient shrines of the Abruzzo region. As a first step I analized problems related to the origin and diffusion of votive deposits, to the different ways they can be defined and to the ways objects had been offered. The second chapter, after a short history of the previous studies, is dealing with the archaeological context of the Abruzzo during Preroman and Roman times, with a special attention devoted to the ancient populations who lived there: Aequi, Marsi, Paeligni, Vestini, Marrucini, Praetuttii and a historical frame of its chronological phases: Iron age-IV century b.C., Republican age, first Roman imperial age. The third chapter is devoted to the methodology applied in a complete catalouging of the cult places, by a relational Database (Regesto), and to the methodology used for classifying votives. My research focused on the analysis of four deposits, till now only partially edited or completely unpublished. The chapters 4, 5, 6 and 7 are devoted to these four cases: Monte Giove, Pescosansonesco, Castel di Ieri e Luco dei Marsi; after an introduction on every site the catalogue of the material is following. Finally the chapter 8 is devoted to the conclusions, with a final synthesis about votive production and diffusion and about their relation with cults. In appendix the Regesto of cult places follows, with the relative files.
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ANT+ sensors for data gathering : Using wireless technology to elevate the well-being of wheelchair users

Shahda, Madhat January 2023 (has links)
Användare av manuella rullstolar möter ofta betydande utmaningar när det gäller fysisk ansträngning, energiförbrukning och tidsåtgång för att hantera vardagliga situationer. Denna kontinuerliga påfrestning utsätter deras överkropp, särskilt armar och axlar, för stort slitage. Följaktligen kan omfattande långvarig användning av manuella rullstolar tillsammans med kroppsliga obalanser, bidra till ytterligare hälsokomplikationer som negativt påverkar användarens både allmänna fysiska och mentala hälsa. Målet med detta examensarbete är att utvärdera möjligheten att utveckla mobiltelefonprogramvara som kan samverka med kommersiella ANT+ sensorer, vilka installeras på rullstolen för att samla, beräkna och presentera betydelsefulla data för användaren. Data som kan användas för att underlätta justering av användarens rörelsemönster för att förbättra användarens hälsostatus. Mjukvaran kommer dessutom att tillåta oss att utvärdera både användbarhet och lämplighet hos ANT+ sensorerna. Både för sig själva och jämfört med andra trådlösa sensorer. Mjukvaran kommer dessutom att låta oss utvärdera hur exakta data från sensorerna är och om de att vara behjälpliga för att optimera rullstolarnas förmåga att tillämpa användarnas data. Användandet av dem kan hjälpa till att minimera potentiell och undvikbar skada hos användarna av rullstolarna. Undersökningens resultat visar att utvecklandet av programvaran inte var lika enkel som förväntat. Eftersom de verktyg som tillhandahölls av ANT+ blivit utdaterade. Sensorerna har ändå genererat tillräckligt rimliga, korrekta och användbara resultat. Resultaten har visat sig vara givande för brukarna i den här undersökningen. Dessutom ansåg en majoritet av testpersonerna att sensorerna från ANT+ var mer användarvänliga jämfört med andra trådlösa sensorer. De framhöll speciellt den användarvänliga anslutningsprocessen. / Manual wheelchair users often encounter significant challenges in terms of energy expenditure, time allocation and physical effort, to navigate everyday life scenarios. This continuous strain exposes their upper body, particularly arms and shoulders, to extreme fatigue, leading eventually to long-term damage. Consequently, extensive long-term usage combined with bodily imbalances can contribute to further health complications affecting both their general physical and mental health detrimentally. The objective of this thesis is to assess the possibility of building mobile phone software that can work in conjunction with commercial ANT+ sensors that are installed on the chair to gather, calculate, and present the user with valuable data that facilitate the adjustment of their movement patterns to enhance health outcomes. Furthermore, this software will allow us to evaluate the connectivity convenience of ANT+ sensors, both in itself and in comparison to other wireless sensors. Additionally, it will allow us to gauge the accuracy of the sensors and whether they can be of help in optimizing wheelchair functionality aiming to amplify the user’s output and minimizing potential and avoidable damage. The results show that while the development of the application wasn’t as straight forward as expected due to ANT’s provided development tools being outdated, the sensors provided reasonably accurate data, proving beneficial to the users in this context. Moreover, the majority of testers found that connecting to ANT+ sensors was notably easier in comparison to other wireless sensors, highlighting the user-friendly nature of the connection process itself.
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Assessment of toxic baits for the control of ants (Hymenoptera : Formicidae) in South African vineyards

Nyamukondiwa, Casper 12 1900 (has links)
Thesis (MScAgric (Conservation Ecology and Entomology))--Stellenbosch University, 2008. / ENGLISH ABSTRACT: Ant infestations comprising the Argentine ant Linepithema humile (Mayr), common pugnacious ant Anoplolepis custodiens (F. Smith) and cocktail ant Crematogaster peringueyi Emery are a widespread pest problem in South African vineyards. Integrated Pest Management (IPM) programmes aimed at suppressing the problematic honeydew excreting vine mealybug Planococcus ficus (Signoret) (Hemiptera: Pseudococcidae) on grapes must include ant control to optimize the effectiveness and efficacy of mealybug natural enemies. If ants are eliminated, natural enemies are able to contain mealybugs below the Economic Threshold Level (ETL). Current strategies for ant control are limited and generally include the application of long term residual insecticides that are detrimental to the environment, labour intensive to apply and can disrupt natural biological control if applied incorrectly. A more practical method of ant control using low toxicity baits was therefore investigated. Field bait preference and bait acceptance assessments aimed at determining bait repellency and palatability, respectively, were carried out during spring, summer and autumn in three vineyards of the Cape winelands region during 2007/08. Five toxicants comprising gourmet ant bait (0.5%), boric acid (0.5%), fipronil (0.0001%), fenoxycarb (0.5%) and spinosad (0.01%) dissolved in 25% sugar solution were tested against a 25% sucrose solution control. Gourmet ant bait was significantly more preferred and accepted by all ant species than the other baits. Laboratory bait efficacy assessments using four insecticides (gourmet, boric acid & spinosad) at concentrations of 0.25; 0.5; 1; 2 and 4 times the field dose and fipronil at 0.015625; 0.03125; 0.0625; 0.125; 0.25 times the field dose were carried out. Results revealed that boric acid (2%), gourmet ant bait (2%) and fipronil (1.0 X 10-5%) exhibited delayed toxicity for L. humile and C. peringueyi while spinosad (0.01%) showed delayed action on L. humile. Field foraging activity and food preference tests were also carried out for the three ant species during 2007/08. Foraging activity trials revealed that vineyard foraging activity of L. humile is higher relative to A. custodiens and C. peringueyi. This means fewer bait stations are required for effective L. humile control making low toxicity baits a more affordable and practical method of controlling L. humile than the other two ant species. Food preference trials showed that L. humile and C. peringueyi have a high preference for sugar while A. custodiens significantly preferred tuna over other baits. However, all ant species had a preference for wet baits (25% sugar water, 25% honey, tuna & agar) as opposed to dry ones (fish meal, sorghum grit, peanut butter & dog food). This research concludes that low toxicity baits show potential in ant pest management and can offer producers with a more practical, economical and environmentally friendly method of ant control which is compatible with vineyard IPM programmes. / AFRIKAANSE OPSOMMING: Mierbesmetting wat uit die Argentynse mier Linepithema humile (Mayr), die gewone malmier Anoplolepis custodiens (F. Smith) en die wipstertmier Crematogaster peringueyi Emery bestaan, is ’n plaagprobleem wat wydverspreid in Suid-Afrikaanse wingerde voorkom. Programme vir geïntegreerde plaagbeheer (GPB) wat daarop gemik is om die wingerdwitluis Planococcus ficus (Signoret) (Hemiptera: Pseudococcidae) – wat ’n probleem is weens die heuningdou wat dit afskei – op druiwe te beheer, moet mierbeheer insluit om sodoende die uitwerking en doeltreffendheid van die witluis se natuurlike vyande die beste te benut. As miere uitgeskakel kan word, sal dit vir die natuurlike vyande moontlik wees om die witluis sodanig te beheer dat dit onder die ekonomiese drempelvlakke (EDV) bly. Huidige strategieë om miere te beheer, is beperk en sluit gewoonlik die toediening van insekdoders in wat lank neem om in die grond af te breek, wat skadelik vir die omgewing is, waarvan die toediening arbeidsintensief is en wat die natuurlike biologiese beheer kan versteur indien dit verkeerd toegepas word. Daarom is ’n meer praktiese metode ondersoek waar miere deur die gebruik van lae toksisiteit lokase beheer word. Ondersoeke na lokaasvoorkeure en lokaasaanvaarbaarheid in die praktyk, wat daarop gemik is om te bepaal of die lokaas onderskeidelik afstootlik en smaaklik bevind word, is oor lente, somer en herfs in drie verskillende wingerde in die Kaapse wynlandstreek gedurende die 2007/08-seisoen uitgevoer. Vyf gifstowwe, bestaande uit gourmet ant bait (0.5%), boorsuur (0.5%), fiproniel (0.0001%), fenoksiekarb (0.5%) en spinosad (0.01%) wat in ’n 25%-suikeroplossing opgelos is, is getoets teenoor ’n kontrole wat uit ’n 25%-sukrose-oplossing bestaan. Al die mierspesies het gourmet ant bait bo die ander lokase verkies en aanvaar. In die laboratorium is ondersoeke gedoen om die doeltreffendheid van die lokase te bepaal deur vier insekdoders (gourmet ant bait, boorsuur en spinosad) te gebruik in konsentrasies van 0.25; 0.5; 1; 2 en 4 keer die dosis in die praktyk en fiproniel teen 0.015625; 0.03125; 0.0625; 0.125; 0.25 keer die dosis in die praktyk. Resultate het getoon dat boorsuur (2%), gourmet ant bait (2%) en fiproniel (1.0 X 10-5%) vertraagde toksisiteit getoon het vir L. humile en C. peringueyi, terwyl spinosad (0.01%) ’n vertraagde uitwerking getoon het op L. humile. Toetse om kossoekaktiwiteite in die praktyk en die voedselvoorkeure van die drie mierspesies te ondersoek, is ook gedurende die 2007/08-seisoen gedoen. Proewe oor kossoekaktiwiteite het getoon dat hierdie aktiwiteite in die wingerd by L. humile hoër is in verhouding met A. custodiens en C. peringueyi. Dit beteken dat minder lokaasstasies nodig is om L. humile doeltreffend te beheer en lei daartoe dat lae toksisteit lokaas ’n beter manier is om L. humile te beheer as die ander twee mierspesies. Proewe oor voedselvoorkeure het aangedui dat L. humile en C. peringueyi ’n groot voorkeur toon vir suiker, terwyl A. custodiens ’n duidelike voorkeur vir tuna het. Alle mierspesies het egter ’n voorkeur vir nat lokaas (25% suikerwater, 25% heuning, tuna en agar), eerder as droë lokaas (vismeel, sorghumgruis, grondboontjiebotter en hondekos) getoon. Uit hierdie navorsing word afgelei dat lae toksisteit lokaas potensiaal toon in mierbeheer en dat dit produsente ’n meer praktiese, ekonomiese en omgewingsvriendelike metode van mierbeheer kan bied wat met GPB-programme in die wingerd versoenbaar is.

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