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Il ritratto di Stato all'epoca di Carlo II. L'ultimo re della Casa d'Austria in Spagna (1661-1700)Pascual Chenel, Alvaro Luis <1978> 14 March 2008 (has links)
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Jacopo di Paolo nella pittura bolognese tra XIV e XV secoloMassaccesi, Fabio <1974> 25 June 2008 (has links)
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Il folle in Cristo come performer. Teatralità e performatività nel fenomeno della sacra follia a Bisanzio (secc. IV-XIV) e in Russia (secc. XI-XVII)Maravic, Tihana <1976> 02 July 2008 (has links)
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Il ruolo del teatro di Sa’d Allah Wannus nel panorama del mondo arabo contemporaneoErcolanelli, Luisamaria <1980> 02 July 2008 (has links)
INTRODUZIONE.
Presentazione della ricerca e del metedo seguito per realizzarla.
CAPITOLO PRIMO.
Il contesto storico, politico e sociale di riferimento.
- Storia della Siria,
- La Siria politica e il conflitto israelo-palestinese
- La società siriana: multiculturalismo, tradizione, islam.
- Teatro e letteratura in Siria, e nel Bilad AlSham.
CAPITOLO SECONDO.
I testi.
Traduzione integrale di due opere teatrali di Sa’d Allah Wannus. Breve presentazione.
- “ Riti di segni e trasformazioni.”, (tukus al-isharat wa-l-tahawwulat), 1994. Il
dramma si svolge nella Damasco del XIX secolo, dove un affare di morale e buon
costume è il punto di partenza per la metamorfosi dei suoi protagonisti, mettendo a nudo
le riflessioni, i desideri più intimi, le contraddizioni e le angosce di una società in crisi.
Interessante l’analisi delle figure femminili di questa piece, le loro scelte, il loro ruolo
nella società e soprattutto la presa di coscienza delle loro posizioni.
- “ I giorni ubriachi.” , (Alayyam Almakhmura), 1997. Il ritratto di una famiglia
siriana degli anni trenta. Due genitori, quattro figli, e un nipote che a distanza di anni
decide di ripercorrere e raccontarci le loro storie.Una madre che vive tormentata dal suo
spettro e che decide di abbandonare la propria famiglia e i propri figli per seguire un
altro uomo. Un padre che tiene con violenza le redini delle proprie relazioni, e che rifiuta
l’occidente in tutte le sue forme per restare aggrappato alle proprie tradizioni. Un figlio
che sceglie l’ordine e la carriera militare, e che, incapace di risolvere il suo rapporto di
dipendenza dalla madre, e di risolvere il conflitto tra la legge e un affetto quasi
morboso, sceglie di suicidarsi. Un figlio che sceglie la via della perdizione, delle droghe,
del furto e degli affari illegali, e che va incontro al successo e alla ricchezza...
CAPITOLO TERZO.
Biografia di Sa’d Allah Wannus, presentazione delle sue opere principali.
Sa’d Allah Wannus (1941 – 1997) è sicuramente uno dei principali protagonisti nell’ambito del
teatro arabo contemporaneo. Scrittore, critico, drammaturgo, riformatore, uomo impegnato
politicamente, e infine essere umano nella lotta tra la vita e la morte (muore a 56 anni per tumore,
dopo un lungo periodo di degenza).
Mio intento è quello di analizzare l’opera di quest’autore, attraverso i suoi numerosi scritti e piece
teatrali (purtroppo al giorno d’oggi ancora quasi interamente non tradotte dall’arabo), fino ad
arrivare, attraverso queste, ad una lettura della società araba contemporanea, e al ruolo che il teatro
assume al suo interno.
Vita e opere di Sa’ad Allah Wannus. Nasce in Siria nel 1941 in un piccolo villaggio vicino
alla città di Tartous, sulla costa mediterranea. Dopo aver terminato gli studi superiori, nel 1959,
parte per Il Cairo (Egitto), per studiare giornalismo e letteratura. Rientra a Damasco nel 1964,
lavorando al tempo stesso come funzionario al ministero della cultura e come redattore o giornalista
in alcune riviste e quotidiani siriani. Nel 1966 parte per Parigi, dove studierà con Jean-Louis
Barrault, e dove farà la conoscenza delle tendenze del teatro contemporaneo. Ha l’occasione di
incontrare scrittori e critici importanti come Jean Genet e Bernard Dort, nonché di conoscere le
teorie sul teatro di Brech e di Piscator, dai quali sarà chiaramente influenzato.
In questi anni, e soprattutto in seguito agli avvenimenti del Maggio 1968, si sviluppa in modo
determinante la sua coscienza politica, e sono questi gli anni in cui compone alcune tra le sue piece
più importanti, come: Serata di gala per il 5 giugno (haflat samar min ajl khamsa huzayran) nel
1968, L’elefante, oh re del tempo! (al-fil, ya malik al-zaman!) 1969, Le avventure della testa del
Mamelucco Jaber (Meghamarat ra’s al-mamluk Jabiir) 1970, Una serata con Abu-Khalil al-
Qabbani (Sahra ma’a Abi Khalil Al-Qabbani) 1972, Il re è il re (al-malik uwa al-malik) 1977.
Parallelamente porta avanti una intensa attività artistica e intellettuale. Soggiorna di nuovo in
Francia e a Weimar, per portare a termine la sua formazione teatrale, fonda il Festival di teatro di
Damasco, traduce e mette in scena numerosi spettacoli, scrive e pubblica numerosi articoli e una
importante serie di studi sul teatro, intitolata: Manifesto per un nuovo teatro arabo (bayanat limasrah
‘arabi jadid) (1970). Scrive in numerose riviste e giornali e fonda la rivista La vita teatrale
(al-hayyat al-masrahiyya), del quale sarà capo redattore.
La visita del presidente egiziano Anouar Sadat a Gerusalemme nel 1977 e gli accordi di Camp
David l’anno seguente, lo gettano in una profonda depressione. E’ l’inizio di un lungo periodo di
silenzio e di smarrimento. Ritornerà a scrivere solamente nel 1989, con l’inizio della prima Intifada
palestinese, scrive allora una piece teatrale intitolata Lo stupro (al-ightisab), dove presenta
un’analisi della struttura dell’elite al potere in Israele. Questo testo apre una nuova epoca creativa,
durante la quale Wannus compone alcuni testi molto importanti, nonostante la malattia e il cancro
che gli viene diagnosticato nel 1992. Tra questi le pieces Miniature storiche (munamnamat
tarakhiyya), nel 1993, e Rituali per una metamorfosi (tukus al-isharat wa-l-tahawwulat), nel 1994 e
A proposito della memoria e della morte (‘an al-dhakira wa-l-mawt) nel 1996, una sua ultima opera
in cui sono raccolti dei racconti, drammi brevi e una lunga meditazione sulla malattia e la morte.
Nel 1997 l’UNESCO gli chiede di redigere il messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro, che si
tiene ogni anno il 27 marzo. Nel 1997, poche settimane prima della sua scomparsa, realizza insieme
ad Omar Almiralay il film documentario Il y a tant de choses a reconter, una intervista in cui
Wannus parla della sua opera, e del conflitto Israelo-Palestinese. Muore a 56 anni, il 15 maggio
1997, per un’amara coincidenza proprio il giorno anniversario della creazione di Israele.
Wannus drammaturgo engagè: l’importanza del conflitto israelo palestinese nella sua
opera. Un’analisi dell’influenza e dell’importanza che le opere di Wannus hanno avuto nel seno
della società araba, e soprattutto il suo impegno costante nell’uso del teatro come mezzo per la
presa di coscienza del pubblico dei problemi della società contemporanea. Punto cardine dell’opera
di Wannus, il conflitto israelo palestinese, e il tentativo costante in alcune sue opere di analizzarne
le cause, le strutture, le parti, i giochi di potere. E’ il simbolo di tutta la generazione di Wannus, e
delle successive. Analisi delle illusioni e dei miti che la società araba ripropone e che Wannus ha
cercato più volte di mettere a nudo. La lotta contro le ipocrisie dei governi, e il tentativo di far
prendere coscienza alla società araba del suo ruolo, e delle conseguenze delle sue azioni.
L’individuo, la famiglia, la società ... il teatro. Distruggere le apparenze per mettere a
nudo l’essere umano nella sua fragilità.
CONCLUSIONI.
APPENDICE:
Intervista con Marie Elias
BIBLIOGRAFIA.
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Il cinema in missione. La pratica cinematografica dei missionari italiani lungo il XX secolo tra apostolato e antropologiaPiredda, Maria Francesca <1977> 02 July 2008 (has links)
The thesis reconstructs the cinema’s experience of Italian missionaries during the XX
century in a historical-pragmatic key. Italian missionaries, who started producing movies
around the Twenties, have used cinema as a helpful instrument for religious propaganda.
They have considered the rules of the Catholic Church, the political and social context and
the audience’s expectations. Each chapter (1-4) analyses the phenomenon inside the
context constituted by the Italian colonial experiences, the relationship between Catholic
Church and images during the Evangelization, the history of cinema and the history of
missions. A specific chapter (chapter 5) is dedicated to the archives of missionary’s cinema
and to the value to be assigned to this film production (in terms of social memory and
archive’s memory). At the end of the first part, the thesis presents a proposal about the
relationship between missionary’s cinema and visual anthropology. The second part of the
thesis includes the film cards of the missionary’s movies preserved in Italy: 339 cards of
Italian movies and 149 cards of foreign movies placed in different archives and bureaus.
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Elementi postmoderni nell'horror americano contemporaneo. Forme testuali e culturali della mutazione 1968-1998Armentano, Chiara <1981> 02 July 2008 (has links)
This research argues for an analysis of textual and cultural forms in the American horror film (1968-
1998), by defining the so-called postmodern characters. The “postmodern” term will not mean a period of
the history of cinema, but a series of forms and strategies recognizable in many American films. From a
bipolar re-mediation and cognitive point of view, the postmodern phenomenon is been considered as a
formal and epistemological re-configuration of the cultural “modern” system.
The first section of the work examines theoretical problems about the “postmodern phenomenon” by
defining its cultural and formal constants in different areas (epistemology, economy, mass-media): the
character of convergence, fragmentation, manipulation and immersion represent the first ones, while the
“excess” is the morphology of the change, by realizing the “fluctuation” of the previous consolidated system.
The second section classifies the textual and cultural forms of American postmodern film, generally
non-horror. The “classic narrative” structure – coherent and consequent chain of causal cues toward a
conclusion – is scattered by the postmodern constant of “fragmentation”. New textual models arise,
fragmenting the narrative ones into the aggregations of data without causal-temporal logics. Considering the
process of “transcoding”1 and “remediation”2 between media, and the principle of “convergence” in the
phenomenon, the essay aims to define these structures in postmodern film as “database forms” and
“navigable space forms.”
The third section applies this classification to American horror film (1968-1998). The formal
constant of “excess” in the horror genre works on the paradigm of “vision”: if postmodern film shows a
crisis of the “truth” in the vision, in horror movies the excess of vision becomes “hyper-vision” – that is
“multiplication” of the death/blood/torture visions – and “intra-vision”, that shows the impossibility of
recognizing the “real” vision from the virtual/imaginary. In this perspective, the textual and cultural forms
and strategies of postmodern horror film are predominantly: the “database-accumulation” forms, where the
events result from a very simple “remote cause” serving as a pretext (like in Night of the Living Dead); the
“database-catalogue” forms, where the events follow one another displaying a “central” character or theme.
In the first case, the catalogue syntagms are connected by “consecutive” elements, building stories linked by
the actions of a single character (usually the killer), or connected by non-consecutive episodes about a
general theme: examples of the first kind are built on the model of The Wizard of Gore; the second ones, on
the films such as Mario Bava’s I tre volti della paura. The “navigable space” forms are defined: hyperlink a,
where one universe is fluctuating between reality and dream, as in Rosemary’s Baby; hyperlink b (where two
non-hierarchical universes are convergent, the first one real and the other one fictional, as in the Nightmare
series); hyperlink c (where more worlds are separated but contiguous in the last sequence, as in Targets); the
last form, navigable-loop, includes a textual line which suddenly stops and starts again, reflecting the pattern
of a “loop” (as in Lost Highway).
This essay analyses in detail the organization of “visual space” into the postmodern horror film by
tracing representative patterns. It concludes by examining the “convergence”3 of technologies and cognitive
structures of cinema and new media.
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Le vie del commento: le osservazioni muratoriane alle rime del PetrarcaBonfatti, Rossella <1975> 15 May 2008 (has links)
Nella ricerca condotta sulle Osservazioni muratoriane alle Rime petrarchesche, si è
tentato di mettere in luce la ‘scienza del commento’, ad esse sottesa, cui
contribuivano gli snodi teorici, l’accertamento filologico, le strategie
argomentative, i debiti esegetici. Tra difesa e riforma della poesia, il commento
muratoriano si pone infatti, in piena età arcadica, al vertice della coniunctio tra
esigenza conoscitiva e visione morale. Il «buon cammino» del Muratori, passando
per le vie del Petrarca, sanciva di fatto una superiore giurisdizione letteraria, a cui
rimettere come ad un foro esterno, censure e difese: colpisce, infatti, il suo vaglio
tecnico-argomentativo delle Rime del Petrarca, valutate secondo concordanze,
rinvii a commenti storici, connessioni intertestuali, analogie contenutistiche e
stilistiche, struttura metrica, uso delle immagini di fantasia e loro mescidazione
rispetto al verosimile.
È insomma l’idea di un commento ‘ben proporzionato’, situato oltretutto in una
zona di percorrenza mista, tra riuso e canonizzazione (come dimostra la sua
ricezione nelle storiografie letterarie della seconda metà del XVIII secolo), diviso
tra attenzione all’usus scribendi dell’autore e appelli collaborativi al lettore, quello
che, grazie al Muratori, in piena età arcadica, riporterà al centro il petrarchismo: un
petrarchismo potenziato, promosso ad insegnamento attivo e a sistema storicocritico
che il buon gusto ridisegnava secondo nuove coperture normative ed
esigenze metodologiche, ordinandolo, secondo uno stilema tipico della riflessione
filosofico-religiosa muratoriana, ad una ‘regolata lettura’.
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908 |
Origine, sviluppo e diffusione di una divinità iranica: Vərəθraγna. Lavoro storico-filologico con edizione criticaRiminucci, Chiara <1975> 01 July 2008 (has links)
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909 |
Prosopopea ed esegesi prosopologica in Origene: un confronto col mondo classicoVillani, Andrea <1980> 22 July 2008 (has links)
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La traducion de las interjecciones en el habla juvenil audiovisual en contrastividad entre español e italianoMagazzino, Raffaele <1980> 10 October 2008 (has links)
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