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DALLA TERRA DESOLATA ALLA MAPPA DEL NUOVO MONDO: percorso mitografico - letterario sull'influsso di T.S. Eliot nell'ambito della poesia di D. WalcottSantini, Livia <1968> 27 May 2010 (has links)
Questo progetto intende indagare il rapporto privilegiato che Derek Walcott intesse con gli scrittori che lo hanno preceduto, e in particolare con T.S.Eliot.
Attraverso l ‘analisi di un percorso mitografico letterario emerge la rilevanza che per entrambi i poeti assumono sia il paesaggio che il mito.
La ricerca svolta si focalizza prevalentemente su The Waste Land di T.S.Eliot e Mappa del Nuovo Mondo di Derek Walcott. / This project aims at investigating the relationship between Derek Walcott and his literary forefathers; in particular it explores the strong legacy with T.S.Eliot.
The research carried out focuses on the literary analysis of the myth and its written roots, thus highlighting the relevance of landscape and myth in both Derek Walcott and T.S.Eliot poetry.
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The fiction of reconciliation: il paradigma della rivelazione in cinque romanzi sudafricani post-apartheidTamborrino, Elettra <1980> 15 June 2011 (has links)
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Metamorfosi queer. Percorsi corporei, politici e letterariCarbotti, Rosaria <1977> 15 June 2011 (has links)
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L'immobilità del traduttore: la traduzione dei classici moderni inglesi in ItaliaVenturi, Paola <1966> 23 September 2011 (has links)
Translations, says Gideon Toury, are facts of target cultures – but the perceived status of source texts has a bearing on how these are reflected or refracted in the target language. This proposition is particularly evident in the case of classics: when translators have to work on literary creations occupying a pivotal position in the source/target cultures, they adopt strategies of literalness and ennoblement which betray a quasi-religious awe – on the one hand, a desire to ruffle the surface of the revered original as little as possible; and on the other, a determination to reproduce the supposed “classical qualities” of the classic even when they are not present in the source. In this dissertation, Paola Venturi studies how the “idea of classic” influences translation theory and practice, and substantiates her theoretical observations by looking at Italian translations of eighteenth- and nineteenth-century English classics. A marked – and historically determined – disparity between source and target readerships, and the translators’ reverence for their prestigious originals, conspire to produce Italian versions which are much more “wooden” and “elegant” than their English counterparts.
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Memoria e short story postcoloniale femminile: Anita Desai e Alice Munro / Memory and postcolonial short stories: Anita Desai and Alice MunroLolli, Raoul <1970> 28 May 2012 (has links)
In ogni capitolo, l’atto del ricordare viene indagato nelle diverse valenze che lo mettono in rapporto diretto con la nostalgia e l’oblio.
L’analisi dei testi letterari copre un arco di tempo di quasi un secolo, partendo dalle innovazioni tecnico-stilistiche realizzate da Katherine Mansfield fino all’eccezionale ricchezza e al meritato successo di pubblico e critica della scrittrice canadese Alice Munro.
La bibliografia dei testi primari e secondari è strutturata con criteri tematici e cronologici. / This thesis matches theoretical issues about short story writing and memory studies. After the introductory part, it is organized in three different chapters.
In the first chapter, I survey critical perspectives on the history and the evolution of short story writing, supporting my analysis with some examples from Katherine Mansfield’s stories, as a “modernist” keystone of the genre, who marks the passage from nineteenth-century tales to contemporary short stories. Then, I sketch a second step in the evolution of the short story by women writers, according to the examples of Flannery O’Connor. Finally, I link issues in the Afro-American stories by Alice Walker to some trends in postcolonial short story writing by women.
In the following two chapters, I analyse the best stories by Anita Desai and Alice Munro, according to their views on recollecting, forgetting and nostalgia.
My conclusions summarize thematic and theoretical perspectives and links them to the technical evolution of the genre.
The bibliography of primary and secondary sources is organized on the basis of the different areas of studies I have dealt with.
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Women writing Ireland, 1798 – 1921: il popular novel tra identità nazionale e immaginario religioso nelle autrici cattoliche e protestanti. / Women Writing Ireland, 1798-1921: the popular female novel between national identity and Catholi/Protestant religious imaginary.Scarpato, Francesca <1980> 28 May 2012 (has links)
La presente tesi si concentra sul romanzo popolare irlandese scritto da donne, nel periodo compreso tra il 1798 e il 1921. Quattro sono le autrici prese in considerazione: Charlotte Elizabeth Tonna, Sydney Owenson (meglio conosciuta come Lady Morgan), Edith Somerville e Katharine Tynan, le cui vite e opere coprono un periodo storico fondamentale per l’uscita dell’Irlanda dal dominio coloniale britannico e la formazione della nazione irlandese nel sud del paese.
L’interesse principale è quello di analizzare il modo in cui nei loro testi prende forma la nazione, e in particolare attraverso quali immagini e riferimenti religiosi. Il senso è quello, dunque, di rileggere tali testi prestando maggiore attenzione alla religione, uno dei principali collanti tra autrici e pubblico: all’epoca in cui l’Irlanda stava acquisendo i confini che oggi ancora mantiene, esisteva un terreno d’incontro tra discorso politico e letterario, quello della nazione, e tale terreno veniva attraversato anche dal messaggio religioso.
Il fine ultimo è quello di dimostrare che la letteratura popolare non è “seconda” ad altre quanto a valori che è in grado di trasmettere e a messaggi che è in grado di veicolare: trascurarla significa non capire i meccanismi attraverso i quali una società si sviluppa e si modifica. / This research is focused on the Irish popular novel written by women between 1798 and 1921, respectively the year of the Irish Rebellion and that of the Anglo-Irish Treaty, recognizing the Irish Free State as a co-equal dominion of the British Empire. The authors analysed are Charlotte Elizabeth Tonna, Sydney Owenson (better known as Lady Morgan), Edith Somerville and Katharine Tynan, whose lives and works cover a fundamental period in Irish history, inaugurating the withdrawal of Britain from Ireland after eight hundred years, and the formation of an Independent Ireland in the south of the country.
The main interest has been in analyzing the way these four writers write the nation, and through which religious images and references. The attempt is to reread their novels paying particular attention to religion, one of the main tie between author and readers: at the time when Ireland was acquiring the borders today still possess, there existed a common field, that of nation, on which convened politics, literature and religion.
The aim is to show that popular literature is not secondary to any other narrative for the values and messages it conveys: to ignore it would mean to pay no heed to the devices through which society develops and changes.
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Infanzie migranti. La narrativa per ragazzi nelle opere di scrittrici indiane residenti nel Regno Unito e in Canada / Migrant Childhoods. Children’s literature in the narrative of Indian writers living in the United Kingdom and in CanadaUhlirova, Klara <1981> 28 May 2012 (has links)
L’oggetto dell’analisi si situa all’intersezione di diversi ambiti disciplinari: letteratura, scienze dell’educazione, sociologia, psicologia. Nel presente lavoro, viene privilegiata un’analisi tematica della narrativa e la definizione identitaria delle “infanzie migranti” viene declinata seguendo percorsi di lettura che mettano in risalto alcune prospettive ricorrenti nei romanzi. Il corpus letterario selezionato include alcuni romanzi scritti in lingua inglese da sei scrittrici di origine indiana, in particolare Jamila Gavin, Rachna Gilmore, Anjali Banerjee, Rukhsana Khan, Ravinder Randhawa e Meera Syal.
Nel primo capitolo si tracciano le premesse teoriche e metodologiche del lavoro, definendo il genere della letteratura per l’infanzia e interrogandoci sulle sue specificità in un contesto postcoloniale qual è quello indiano.
Il secondo capitolo è dedicato alla definizione identitaria delle seconde generazioni, in particolar modo di quelle indo-britanniche e indo-canadesi, cui appartengono i protagonisti dei romanzi presi in esame.
Nel terzo capitolo viene posta attenzione agli elementi che concorrono alla definizione identitaria dei giovani protagonisti dei romanzi, i quali si interrogano sul loro essere e sull’appartenenza interculturale. I dialoghi intergenerazionali tra i protagonisti e i nonni - o altre figure di guida - permettono alle scrittrici di raccontare la storia dell’India coloniale e della lotta per l’indipendenza dal punto di vista degli esclusi dalla storiografia ufficiale.
Nel capitolo conclusivo si argomenta invece come la definizione identitaria si attui per mezzo dello spazio, tramite l’appartenenza ai luoghi, spazi caricati di significato, e per mezzo del viaggio, che può essere reale, immaginario o iniziatico. In tutti i casi, il viaggio porta alla scoperta del Sé, di un’identità ibrida e molteplice da parte dei personaggi. / The object of the work is at the intersection of different disciplines: literature, education, sociology and psychology. The thesis includes a thematic analysis of some novels written in English language by six women writers of Indian origin, in particular, Jamila Gavin, Rachna Gilmore, Anjali Banerjee, Rukhsana Khan, Ravinder Randhawa and Meera Syal.
The first chapter traces the theoretical premises and the methodological framework, defining the genre of children's literature and questioning about its specificity in a postcolonial context.
The second chapter is dedicated to the second generation identity issue, in particular on the Indo-British and Indo-Canadian identity definition.
The third chapter focuses on the intergenerational dialogue between the protagonists and their grandparents, including the standpoint of those excluded from official history. Furthermore, it analyses the perception of diversity and the self-definition of youth through clothing.
The final chapter deals with the definition of identity carried through spaces, places and journeys.
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"Daring to be foolish". L'opera poetica di Robert Kroetsch dal 2001 al 2010 / "Daring to be foolish". The Poetry of Robert Kroetsch from 2001 to 2010Cadei, Roberta <1982> 06 June 2013 (has links)
La presente dissertazione si pone come oggetto di analisi la produzione poetica di Robert Kroetsch (1927-2011), scrittore e critico letterario canadese nativo dell’Alberta (Canada), che tra il 1960 e il 2010 ha pubblicato un numero notevole di opere (nove romanzi, più di venti opere poetiche tra componimenti singoli e in raccolta, due volumi di saggi e diverse interviste). In particolare si è scelto di focalizzare l’attenzione sulle ultime tre raccolte di poesia – rispettivamente The Hornbooks of Rita K (2001), The Snowbird Poems (2004) e Too Bad: Sketches Toward a Self-Portrait (2010) – che, se confrontate con la produzione precedente, forniscono prova di alcuni elementi di novità all’interno della prospettiva poetica di Kroetsch. L’ipotesi dalla quale trae origine il presente studio è infatti che, a partire dalla raccolta The Hornbooks of Rita K, Kroetsch abbia imboccato un percorso di evoluzione stilistica che corre in parallelo con la formulazione di una nuova poetica. Nello specifico, si osserva che, negli ultimi dieci anni, da un punto di vista formale i componimenti si frammentano progressivamente, passando da una forma lunga – quella del long poem – a una breve – lo sketch, che risulta più adatta a rappresentare sul piano espressivo una mutata percezione dell’Io poetico. A un simile aspetto si aggiunge poi il fatto che la raffigurazione della propria vicenda umana diventa, con sempre maggiore evidenza, motivo di riflessione su una condizione universale dell’umano e sulla dimensione etica del suo agire. / The core of my research concerns the poetic production of the english-canadian writer Robert Kroetsch, who has been defined “Mr Canadian Postmodern” (Linda Hutcheon) for having introduced the postmodern sensibility in his own country both with some fundamental critical essays and with a number of poetic and narrative masterpieces. The dissertation focuses on poetry, especially on three collections of poems (The Hornbooks of Rita K, The Snowbird Poems and Too Bad: Sketches Toward a Self-Portrait), which have been published in the last ten years, i.e. between 2001 and 2010. The most recent pieces of poetry, formally fragmented into sketches, can be in fact described as an attempt to portray the real as well as the author’s fragmented and ineffable Self. The result is what Kroetsch’s friend and poet Fred Wah defined “a labyrinth of possibilities”, thus opening itself to a “poetics of process”, an ongoing approach to a description of life and of the Self. In the opening epigraph of the latest collection one reads: “A disclaimer: This book is not an autobiography. It is a gesture toward a self-portrait, which I take to be quite a different kettle of fish”. This is what my research also wishes to be, a gesture, not a fixing of an imagery or a poetics, but a reading proposal, one in the “labyrinth of possibilities”.
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Il geografo riluttante. R.K. Narayan e il mondo di Malgudi / Reluctant Geographer. R.K. Narayan and the World of MalgudiRaimondi, Luca <1983> 29 May 2013 (has links)
Il presente lavoro è dedicato allo studio della geografia immaginaria creata dallo scrittore indiano di lingua inglese R.K. Narayan (1906-2001), allo scopo non solo di indagare la relazione che si stabilisce tra spazio, personaggi e racconto, ma anche di rilevare l’interazione tra il mondo narrativo e le rappresentazioni dominanti dello spazio indiano elaborate nel contesto coloniale e postcoloniale. Dopo un primo capitolo di carattere teorico-metodologico (che interroga le principali riflessioni seguite allo "spatial turn" che ha interessato le scienze umane nel corso del Novecento, i concetti fondamentali formulati nell’ambito della teoria dei "fictional worlds", e i più recenti approcci al rapporto tra spazio e letteratura), la ricerca si articola in due ulteriori sezioni, che si rivolgono ai quattordici romanzi dell’autore attraverso una pratica interpretativa di ispirazione geocritica e “spazializzata”. Nel secondo capitolo, che concerne la dimensione “verticale” che si estende dal cronotopo dei romanzi a quello dell’autore e dei lettori, si procede al rilevamento, all’interno del mondo narrativo, di tre macro-paesaggi, successivamente messi a confronto con le rappresentazioni endogene e esogene dello spazio extratestuale; da questo confronto, la cittadina di Malgudi emerge come proposta autoriale di riorganizzazione sociale e urbana dal carattere innovativo e dallo statuto eterotopico, sia in rapporto alla tradizione letteraria dalla quale origina, sia rispetto alle circostanze ambientali dell’India meridionale in cui essa è finzionalmente collocata. Seguendo una dinamica “orizzontale”, il terzo capitolo esamina infine il rapporto tra lo spazio frazionato di Malgudi, i luoghi praticati dai suoi abitanti e la relazione che questi instaurano con il territorio transfrontaliero e con la figura del forestiero; inoltre, al fine di stabilire la misura in cui la natura dello spazio narrativo influisce sulla forma del racconto, si osservano le coincidenze tra il tema dell’incompiutezza che pervade le vicende dei personaggi e la forma aperta dei finali romanzeschi. / The purpose of this dissertation is to study the spatial dimension in the novels of Indian English writer R.K. Narayan (1906-2001), in order to evaluate its interaction with dominant ideological representations of the Indian space and shed new light to the relation holding between space, plot and narrative form. The first chapter investigates a range of theoretical and critical sources, including: works addressing the so-called “spatial turn” in the field of humanities; literary theories based on the conceptual framework of possible worlds; and works on the representation of space in fiction. Chapter two and three examine Narayan’s fourteen novels using methodological tools mainly inspired by Westphal’s geocriticism and Friedman’s spatialization. Specifically, the second chapter works at the interface between fiction and reality, disclosing the linkage between the three broad spatial landscapes of the novels and their actual geographical referents. Malgudi thus emerges as a heterotopian site of newness, a “thirdspace” different from colonial and postcolonial conceptions of both city and village in the Indian context. The third chapter assesses the complex geographical dimension of the town and identifies the spatial trajectories covered by the characters, kinetic correlatives for their inner crisis in the face of modernity. Moreover, it explores the connection between narrative space, thematic content and narrative structure (i.e., open endings). This study thus aims at reinstating Narayan’s work out of the precinct of the Indian English novels portraying picturesque, mythologized and hegemonic versions of the national imaginary, into the context of a literature concerned with defining creative, alter-native spaces for the postcolonial nation. In so doing, my research project tests the explanatory possibilities of critical practices in the field of geocriticism on Narayan’s œuvre, contributing to the insertion of his diachronically changing small-town geography in the ever-growing, puzzle-like picture of rural and urban India.
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Dalle ambivalenze della Storia alla “cosmopolitical fiction”: la rappresentazione dell'alterità nel romanzo di Anita Desai / From Historical Ambivalence to “Cosmopolitical Fiction”: Representations of Otherness in the Novels of Anita DesaiMorini, Emanuela <1961> 29 May 2013 (has links)
Varcare le frontiere della Storia attraverso le storie personali dei suoi personaggi ha sempre affascinato la sensibilità creatrice di Anita Desai, i cui romanzi possono essere considerati un interessante esempio di letteratura di confine, che riesce nel difficile compito di misurarsi, con eleganza e sensibilità, nella rappresentazione delle più feroci forme di marginalizzazione. Proponendo un dialogo tra alterità, che apre alle complessità storico-culturali in maniera del tutto a-ideologica e imparziale, la scrittrice indoinglese procede alla “provincializzazione” dell’India attraverso le numerose ambivalenze prodotte nelle zone frontaliere analizzate. Dalla rappresentazione della frontiera identitaria esterna, ovvero dall’ambivalente rapporto intrattenuto con il colonizzatore/ex-colonizzatore inglese, alla rappresentazione della frontiera identitaria interna, ovvero l’analisi delle contraddittorie relazioni tra le componenti etniche del subcontinente, Desai arriva infine a problematizzare storie di ambivalenti processi di marginalizzazione prodotti da mondi culturali così diversi come la Germania nazista, o gli indiani Huichol del lontano Messico, tracciando geografie culturali inedite della grande ragnatela della Storia. Desai riesce così a recuperare voci liminali spesso trascurate dalla postcolonialità stessa, per riconfigurarle in un’esplorazione profonda del comune destino dell’umanità, voci straniate e stranianti che acquisiscono un vero e proprio status di agency discorsiva, proiettando la sua scrittura verso una dimensione cosmopolitica. L’opera di Desai diventa indubbiamente un’opportunità concreta per scorgere nella differenza l’universalità di una comune umanità, vale a dire un’opportunità per vedere nell’alterità un’identità ribaltata. / Crossing the frontiers of history through the personal histories of her characters has always fascinated the creative sensibility of Anita Desai. Her novels can indeed be regarded as an accomplished example of contact zone literature, which successfully portrays, with peculiar elegance and great sensibility, the most ferocious forms of marginalization. The lyrical exploration of the interaction between power and resistance in her narrative work builds through a problematized gaze, which provincializes India and the world not only across borders, but most importantly from within. From the representation of the Other without, that is the ambivalent relationship with the British, to the representation of the problematics with the Other within, that is the uneasy and contradictory question of ethnicity in the subcontinent, Desai finally tells stories of ambivalent historical processes of exclusion produced by different cultural worlds such as Nazi Germany or the Huichol Indians in far-away Mexico. By presenting peripheral individuals at grips with the dynamics of history and its ambivalences, Desai’s novels dig up liminal voices very often neglected by postcoloniality itself, which, in turn, deconstruct monolithic officialdom. This enables the author to celebrate, through literature, the obliteration of cultural and spatial frontiers and in so doing, to express her “well-tempered-humanism”. Desai’s commitment to contrast the cruel processes of history in her novels undoubtedly places her as a major representative of cosmopolitical fiction in the global and transnational panorama of contemporary literary production in English.
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