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Islam e modernità: dottrine e prassi nella comunità sciita libaneseMAZZUCOTELLI, FRANCESCO 05 May 2011 (has links)
La tesi analizza l'impatto di percorsi di reinterpretazione della tradizione religiosa sciita sul tessuto sociale e sulle forme di mobilitazione politica della comunità sciita libanese nel corso del ventesimo secolo.
La creazione di un'identità sciita distinta viene studiata nel quadro della formazione di una "ideologia islamica" e nel contesto del consolidamento del modello istituzionale confessionalista libanese, prima nel periodo mandatario e poi dopo l'indipendenza, in un intreccio fluido di fattori transnazionali e locali e di meccanismi di identità e di alterità.
Le pratiche rituali e i costrutti simbolici connessi alla commemorazione di Ashura sono, in particolare, il sito di una battaglia per la legittimazione e per la definizione dell'identità collettiva: l'interpretazione radicale di Ashura è usata per legittimare forme di dissenso e resistenza.
L'impegno religioso espresso nello spazio pubblico dà vita a numerose forme associative e assistenziali che creano un sistema alternativo di offerta di servizi sociali, rafforzando i legami comunitari e sostenendo stili di vita e modelli di comportamento islamicamente corretti, in ciò che definiamo come la sfera pubblica islamica. Questo progetto di modernità alternativa comprende anche l’assimilazione selettiva di pratiche e modelli della globalizzazione e di forme di mercificazione.
I discorsi e i documenti analizzati mostrano infine la formazione di una metanarrazione della resistenza, in cui, reinterpretando temi del paradigma di Karbala', la comunità sciita viene descritta come prima linea della resistenza contro la tirannia e l’oppressione, in una visione teleologica della storia. / This dissertation investigates the impact of patterns of reinvention and reinterpretation of Shi'a religious tradition on the social fabric and the politics of the Shi'a community of Lebanon during the twentieth century.
We firstly explore the theorization of doctrines that discharge "Western"-oriented modernizing projects as the only legitimate patterns of development and governance for Muslim societies. This theoretical framework is conceived and conveyed mainly by a transnational Shi'i clerical milieu. We examine how a distinct Shi'a collective identity is formed, partly as a result of the formation of an "Islamic ideology", and partly as a collateral effect of the confessionalist system that is implemented in Lebanon during the Mandate and after the independence. We observe a fluid, complex interplay of transnational, domestic, and parochial factors, and how they shape mechanisms of identity and otherness.
In particular, we analyze how the ritual practices and symbolic constructs related to the commemoration of Ashura and the battle of Karbala' become a site of ideological dispute for legitimacy and self-identity. In particular, we see how a radical reading of Ashura is used to legitimize forms of political dissent and resistance.
We then explore how religious commitment and forms of public piety are related to social activism and the provision of multiple services through a vast network of charitable institutions. This alternative system of social welfare and assistance strengthens communal relations and pious lifestyles, envisaging a religiously-inspired society that we define as Islamic public sphere.
We also question how this project of alternative modernity is shaped by a selective assimilation of practices and models marked by globalization and commodification, where scientific and technical development is accepted but a vast array of values and behaviors are discharged as un-Islamic.
We finally examine the tropes of a metanarrative of resistance through a reading of major documents of Hezbollah and public speeches. We analyze a narrative construct where the Shi’a community, as part of the disinherited and the injustly oppressed of the world, is pitted – along the same lines of Ashura and the battle of Karbala' – against the forces of oppression and tyranny, in a teleological view of human history. We evaluate how this discourse is framed in the public sphere and how it is productive of symbolic capital and legitimacy at a political and social level.
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MODERNIZZAZIONE E RAZIONALITA' ECOLOGICA: IL CASO DI TRE IMPIANTI DI PRODUZIONE ELETTRICA IN ITALIAGAMBAZZA, GIUSEPPE 19 February 2009 (has links)
Il lavoro si apre con un’approfondita ricognizione delle principali scuole di pensiero attinenti alla sociologia ambientale, analisi che conduce alla scelta del paradigma della modernizzazione ecologica come modello di riferimento preferenziale.
Lo studio empirico prende in esame tre siti di produzione elettrica italiani, riguardo ai quali sono stati ricostruiti anzitutto gli elementi istituzionali di scenario. Questa ricostruzione, che nel caso italiano sottopone a critica alcuni aspetti della stessa teoria della modernizzazione ecologica, mette in relazione un consistente dibattito nazionale con l’agire concreto – anche se meno conosciuto – di soggetti internazionali di grande rilievo.
Un secondo obiettivo della tesi consiste in una critica dei recenti processi di liberalizzazione della produzione e distribuzione dell’energia in Italia: un tema che sta ai confini della sociologia economica, dando per assodato che anche l’agire economico è per sua natura agire sociale.
Un’ulteriore finalità dello studio si ravvisa nell’analisi dei processi di comunicazione ambientale messi in atto dalle organizzazioni produttive dell’energia nei confronti delle pubbliche opinioni, in una fase di potenziale ridistribuzione del mercato tra i diversi competitori. Sono evidenti in questo caso gli aspetti attinenti alla sociologia della cultura e della comunicazione.
Gli strumenti utilizzati per condurre l’indagine sono essenzialmente riconducibili a due categorie:
a) l’analisi documentale della letteratura teorica, delle fonti statistiche, dei documenti ufficiali degli enti pubblici e degli elaborati delle organizzazione produttive dell’energia:
b) una serie di interviste in profondità condotte con testimoni privilegiati (utilizzando griglie semistrutturate). / This work begins with an outline of the main theoretical trends in Environmental Sociology and, in particular, the Ecological Modernization Theory.
The empirical research studies three Italian electric power plants and, concerning this issue, it analyses some of the most meaningful aspects of international scenario.
This analysis expresses critics on some elements of the Ecological Modernization Theory, and it will be of use in debating the energetic sector development and the connection between the national policy debate and the international organisms’ concrete action.
The second objective of this thesis is to provide an assessment of the impact of the market liberalization on the social process of production of electricity.
Another purpose of the study is to examine the role of power plants in the communication of environmental issues and ideas, in this historical period of market fragmentation, which is often followed by the increase in the number of competitors.
The instruments used in this research are:
Secondary Analysis of energy market data; content analysis of official documents created by governments and main energy companies. Some interview in-person made with managers and employers working for electric companies.
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Le incerte vie della sostenibilità: energia, acqua e rifiuti tra azioni strategiche d'impresa e percorsi di partecipazione / The uncertain ways for sustainability. Energy, water and waste between entrepreneurial strategy and participation pathsCORRADI, VALERIO 19 February 2010 (has links)
Le modalità attuali di produzione, distribuzione e consumo dei servizi elettrico, idrico e d’igiene urbana sono largamente insostenibili. Alla luce del crescente impatto ambientale di tali attività, aziende di servizio, istituzioni e cittadini-consumatori si dichiarano preoccupati e disponibili a riorientare strategie, politiche e pratiche sulla base di principi di sostenibilità ambientale. Il presente lavoro si propone di analizzare i processi di trasformazione in senso ecologico di alcune filiere della produzione e del consumo di servizi pubblici locali secondo una prospettiva disciplinare di sociologia dell’ambiente, attraverso uno studio di caso avente per oggetto le politiche ambientali della maggiore local utility italiana e una indagine qualitativa delle pratiche sociali di consumo di servizi di un campione di stakeholders/clienti della medesima Società. La ricerca assegna ampio spazio all’analisi dell’attuale scenario socio-ambientale nel quale trovano posto discorsi e strategie ambientali di multiutilities orientate a un incremento della complessità organizzativa e delle performance sociali, economiche, ambientali, e cambiamenti nelle modalità di consumo/fruizione finale dei servizi che ridefiniscono, sul piano simbolico e pratico, gli importanti nessi tra produzione e consumo e tra fattori come tecnologia e stile di vita. In particolare dalla ricerca sembrano emergere con insistenza due percorsi che si propongono come obiettivo la sostenibilità ambientale. Uno di tipo istituzionale che prospetta cambiamenti secondo uno schema di intervento dall’alto verso il basso (top-down), e un altro, animato da priorità molto diverse, che è portatore di un rinnovamento partecipativo dal basso.
A fronte di queste contrastanti vie della sostenibilità, il modello teorico più noto e diffuso nell’ambito della sociologia dell’ambiente per la lettura del mutamento in senso ecologico nel campo dei servizi pubblici locali mostra la propria inadeguatezza e l’esigenza di una riformulazione. Sul piano delle risultanze empiriche la separazione e il difficile riconoscimento tra i soggetti portatori di strategie top-down e quelli che elaborano percorsi bottom up mostra la problematica presenza di logiche di azione molto diverse in campo ambientale che sembrano difficili da conciliare. A un’ultima analisi emerge come nel conseguimento di principi di sostenibilità ambientale sia la via dall’alto che quella dal basso, accanto e indubbie potenzialità, possiedono rilevanti elementi di incertezza e ambiguità che per il momento sembrano rendere indefinibile da parte dei produttori e consumatori dei servizi elettrico, idrico e ambientale un percorso efficace e condiviso per la transizione verso un futuro sostenibile. / The sustainable management of common-pool resources will be among the main challenges that people will have to solve in the next years. In spite of all that, unsustainability of the current energy, water and waste production–consumption models are evident.
In the last years socio-technical utility systems such as electricity, water and waste, have been subjected to many transformation in managerial (liberalization), organizational (multiutility model) and socio-cultural (new orientation for consumption) dimensions. Since the utility systems are closely intertwined with society and nature their transformation to play a leading role in the making of environmental sustainable future for society. In the first section this paper introduces an analysis of theoretic position on utility system’s transformation, and highlight weak point and perspective of this dynamic change’s riding. In the second section the paper proposes a sociological integrated framework for interpretation of the ecological transformation of the energy and water consumption and waste management.
The sociological analysis shows that in socio-environmental field there are two sustainable paths (top down strategy versus bottom up way) but they seem weak and uncertain and don’t enough for building a sustainable future.
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VESCOVI, AZIONE CATTOLICA ITALIANA E DEMOCRAZIA CRISTIANA NELLA MODERNIZZAZIONE DEL MEZZOGIORNO (1948 - 1954)DIBISCEGLIA, ANGELO 02 April 2009 (has links)
La tesi si inserisce nell’ambito storiografico degli studi sulla Chiesa e sul cattolicesimo italiano, che ne considerano le vicende non come realtà estranee o periferiche rispetto alla società italiana nel suo complesso. Analizza il rapporto tra episcopato meridionale, Azione Cattolica Italiana e Democrazia Cristiana tra il 1948 ed il 1954, nel contesto di una società impegnata in una profonda trasformazione. La ricerca ricostruisce alcuni elementi specifici della storia del Mezzogiorno, come l’azione dei vescovi - in particolare con il nuovo corso avviato dalla nascita dell’assemblea dei presidenti delle regioni ecclesiastiche (la futura CEI) -, il ruolo dell’Aci e il progressivo radicamento della Dc nel Mezzogiorno. Ne emerge lo spaccato della progressiva presa di coscienza delle resistenze tipiche della società meridionale ai processi di modernizzazione religiosa, politica e sociale da parte di questi tre diversi soggetti e della loro azione convergente, malgrado differenze e contrasti per una profonda trasformazione del Mezzogiorno. / The thesis is part of historiographic studies Catholic Church and the Italian, who consider the story does not really matter or as compared to the outlying Italian society as a whole. Analyze the relationship between episcopate southern, Azione Cattolica Italiana and Democrazia Cristiana between 1948 and 1954, as part of a company engaged in a profound transformation. The research reconstructs some specific elements of the history of the Mezzogiorno, as the action of the bishops - especially with the new course launched by the birth of the Presidents of the regions of the church (the future CEI) -, the role of Aci and the progressive roots of the Dc in the South. It shows the split of the progressive awareness of resistance typical of southern society in the processes of modernization religious, political and social commitment on the part of these three different actors and their action convergent, despite differences and contrasts for a profound transformation of the South.
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Entre modernisation et démocratisation. La question du français, discipline d'enseignement / Between modernization and democratization, the question of french like a teaching subject / Tra modernizzazione e democratizzazione la questione del francese come disciplina d'insegnamentoGaillourdet, Evelyne 18 November 2015 (has links)
A partir d’une conception cartésienne de la langue, Durkheim (et les durkheimiens) ont construit une doxa politique socio-centrée dont on a pu mesurer les profonds effets dans l’enseignement : œuvre de Paul Lapie, succès des EPS, unité sociale rêvée. Cette sociologie éducative a permis entre autres le développement de l’écriture d’un français simple et commun, enté sur un respect scrupuleux de l’orthographe grammaticale mais ce « français élémentaire » a fait - à terme- disparaître l’idée de littérature « transcendante » ou « sacrée » au profit d’un travail artisanal sur la langue. De cette évolution provient la crise de la littérature décrite par Jean-Paul Sartre. Or, puisque toute relation humaine (éducative) doit être fondée sur une conscience morale individuelle elle-même en rapport par l’énonciation avec l’existence d’une « conscience collective » au sens durkheimien (ou d’une langue infrastructurelle au sens saussurien) qui permette de justifier le langage utilisé, la synthèse proposée par Emile Benveniste entre Meillet et Saussure a permis de constater dans l’enseignement, et ce malgré les tentatives répétées de modernisation, la persistance de modèles anciens de la grammaire scolaire dont l’idée principale et vitale pour la démocratie est de maintenir à tout prix l’étude des termes essentiels de la proposition issue de Port Royal et donc l’effet (idéologique) élémentaire : celui d’être un sujet auteur et responsable de ses actes et de ses paroles. / From a cartesian conception of language, Durkheim (and the durkheimians) have built a socially centered political « doxa » of which the deep effects have been measured in education : Paul Lapie’s work, the success of the EPS ( Superior Primary School) the dream of social unity. This educational sociology allowed, amongs other things, the devopment of a simple and common written french, based on a scrupulous respect of grammatical orthography but this “elementary French” has caused - ultimately- the disappearance of the idea of a“sacred” or “transcendent” literature in favor of an artisanal work on the language. The literature crisis described by Jean-Paul Sartre came from this evolution. Though, since every human (educative) relationship must be based on an individual moral consciousness, also connected by the “énonciation” with the collective consciousness (Durkheim) or the infrastructural language (Saussure) in order to justify the language used, the Benveniste’s synthesis of Meillet and Saussure allowed to verify in education, despite repeated attempts of modernization, the persistence of old shool grammar’s former patterns which the main and essential idea ( for democracy) is to keep at any costs the study of the clause’s principal terms from Port Royal thus the elementary and ideological effect to be a subject, author and responsible of his acts and words. / Partendo da una concezione cartesiana della lingua, Durkheim (e i durkheimiani) hanno costruito un pensiero politico centrato sul sociale e del quale si è potuto valutare i profondi risultati nell’insegnamento : opera di Paul Lapie, successo delle EPS (Scuole Primarie Superiore) , unità sociale ideale. Questa sociologia educativa ha permesso, tra le altre cose, che si sviluppasse lo scritto di un francese semplice e comune basato su un rispetto scrupoloso dell’ ortografia grammaticale. Ma questo francese elementare ha fatto - in fine - sparire l’idea di letteratura « transcendente » o « sacra » al vantaggio di un lavoro artigianale sulla lingua. Da questa evoluzione proviene la crisi della letteratura descritta da Jean-paul Sartre. Ora poiché ogni relazione umana (educativa) deve essere basata su una coscienza morale individuale, lei stessa legata dall’ « enunciazione » con l’esistenza di una « coscienza colettiva » nel senso durkheimiano (o di una lingua infrastrutturale nel senso saussuriano) che permetta di giustificare il linguaggio utilizzato : la sintesi proposta da Emile Benveniste tra Meillet e Saussure ha permesso di constatare nell’insegnamento - nonostante i ripetuti tentativi di ammodernamento - la permanenza degli antichi modelli della grammatica scolastica dei quali l’idea principale – e vitale per la democrazia – è di mantenere ad ogni costo lo studio delle parti essenziali della proposizione (venuta da Port Royal) e dunque l’effetto (ideologico) elementare : quello di essere un soggetto autore e responsabile dei sui atti e delle sue parole.
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ALBINO LUCIANI PATRIARCA DI VENEZIA (1970-1978) / Albino Luciani Patriarch of Venice (1970-1978)LUCIANI, PATRIZIA 04 April 2016 (has links)
L’obiettivo della tesi è di indagare gli anni trascorsi a Venezia da Albino Luciani, anni non esaurientemente approfonditi dalla storiografia e sui quali la memoria storica è ancora divisa. L’evidenza principale che ne scaturisce è la difficoltà non solo di Luciani, ma di tutte le personalità che avevano ruoli di guida e di responsabilità all’interno della Chiesa, nel misurarsi con l’attuazione del Concilio Vaticano II.
L’ipotesi interpretativa proposta è che il filo conduttore di tutta l’opera pastorale del presule bellunese sia stato uno sforzo di fedeltà alla tradizione romana e all’autorità papale seppur attraverso l’ammodernamento dei metodi pastorali utilizzati. Il patriarca di Venezia è risultato particolarmente rappresentativo di tutto un episcopato nazionale montiniano che ha attuato in Italia le ricezione conciliare secondo l’ermeneutica di Paolo VI.
L’indagine, avendo cura di confrontare sempre il piano dell’omiletica e il piano delle reali scelte pastorali attuate, analizza a tutto campo l’operato di Luciani, dalle attività diocesane al suo apporto alla vita ecclesiale a livello regionale, nazionale e internazionale; ha inoltre il pregio di aver utilizzato come fonte importante materiale inedito reperito nei nove archivi storici utilizzati e in vari archivi personali. Infine, è corredato di un’ampia e interessante appendice che racchiude le testimonianze orali di venti testimoni scelti. / The aim of the thesis is to investigate the years passed in Venice by Albino Luciani, years not exhaustively studied by historiography and on which historical memory is still divided. The main evidence is the difficulty not only of Luciani, but also of all personalities who had leadership roles and responsibilities within the Church, in measuring itself with the realization of the Second Vatican Council.
The interpretative hypothesis is that the main theme of all the pastoral work of the patriarch of Venice was an effort of fidelity to the Roman tradition and papal authority even through the modernization of the pastoral methods. The patriarch of Venice was particularly representative of a whole national Montinian episcopate which carried out in Italy the Council reception according to the hermeneutic proposed by Paul VI.
The survey, comparing the plan of homiletics and the plan of the real pastoral options implemented, examines entirely Luciani’s work, from the diocesan activities to his contribution to regional, national and international Catholic Church. The thesis uses as sources important unpublished material retrieved in nine historical archives and in various personal archives. Finally, the thesis is accompanied with a wide and interesting appendix that contains the interviews with twenty chosen witnesses.
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