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I giudici del CSM. Il regime giuridico degli atti del CSM sullo status dei magistrati

L’elaborato è dedicato all’esame della forma di emanazione e del sistema d’impugnazione
degli atti del CSM circa la carriera giuridica dei magistrati, con particolare attenzione alle numerose
implicazioni di livello costituzionale ed amministrativo sollevate dalla problematica.
I principali obiettivi perseguiti sono: a) la verifica della costituzionalità del sistema
predisposto dalla legge 24 marzo 1958, n. 195, la quale stabilisce che i provvedimenti consiliari
siano emanati con decreto presidenziale o ministeriale e che possano essere sindacati dai giudici
amministrativi; b) l’individuazione e la risoluzione delle ambiguità interpretative e dei dubbi
applicativi che sono emersi fin dall’introduzione della legge in parola e che tutt’ora continuano
costantemente a riproporsi, non avendo trovato compiuta sistemazione né in dottrina né in
giurisprudenza; c) la ricognizione e l’esame critico della prassi giurisprudenziale, specialmente in
ordine alle decisioni più recenti, tenuto conto della mancanza di studi aggiornati in merito pur a
fronte dell’ampio numero di pronunce.
Sulla base dell’ipotesi di partenza dell’irrinunciabilità, per la piena comprensione della
portata precettiva della legge sopra citata, di un’esaustiva analisi delle premesse teoriche necessarie
per una piena comprensione dello stessa, lo svolgimento è sostanzialmente articolato in due parti
fondamentali. La prima incentrata sulla ricostruzione del perimetro costituzionale dell’indagine, con
specifico riferimento all’assetto costituzionale della Magistratura. La seconda, riconducibile
nell’alveo proprio del “diritto amministrativo”, concernente a) il significato e la funzione da
attribuire alla forma di emanazione degli atti consiliari; b) i poteri ministeriali e presidenziali nella
fase di esternazione; c) la tipologia degli atti impugnabili e dei vizi sindacabili in sede
giurisdizionale.
Con la consapevolezza che lo sviluppo dell’argomento prescelto rappresenta un’angolazione
di visuale privilegiata relativamente allo svolgersi dei rapporti tra Potere Esecutivo ed Ordine
giudiziario, la tesi affronta complesse questioni di carattere generale quali il principio di
separazione dei poteri, il concetto di organo costituzionale e quello di autodichìa, la nozione di
autonomia pubblica, i princìpi di imparzialità ed uguaglianza. Il vaglio della giurisprudenza
costituzionale ed amministrativa, ampiamente richiamata, è condotto trattando a fondo, sia aspetti
connotati da un elevato tasso di tecnicità, come la disciplina del conferimento d’incarichi direttivi,
sia interrogativi concernenti diversi aspetti problematici. Segnatamente, l’indagine ha riguardato –
tra l’altro – l’ammissibilità del sindacato del giudice amministrativo sugli atti “amministrativi” delle
autorità non incardinate nella P.A.; la compatibilità dell’interpretazione evolutiva con l’art. 138
Cost.; la definizione di atto amministrativo; la stessa nozione costituzionale di pubblica
amministrazione. La presa d’atto della tendenza giurisprudenziale ad estendere il sindacato al vizio
di eccesso di potere conduce infine ad alcune riflessioni conclusive in merito alla conciliabilità del
ruolo assunto dal giudice amministrativo col quadro normativo delineato dai Costituenti.

Identiferoai:union.ndltd.org:unibo.it/oai:amsdottorato.cib.unibo.it:749
Date30 June 2008
CreatorsFranzoni, Simone <1977>
ContributorsVignudelli, Aljs
PublisherAlma Mater Studiorum - Università di Bologna
Source SetsUniversità di Bologna
LanguageItalian
Detected LanguageItalian
TypeDoctoral Thesis, PeerReviewed
Formatapplication/pdf
Rightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess

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