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LE COLLABORAZIONI ORGANIZZATE DAL COMMITTENTE AI TEMPI DELLEPIATTAFORMI DIGITALI

La presente ricerca intende affrontare due questioni tra loro interconnesse. La prima potrebbe definirsi, ormai, un esercizio ineludibile per tutti coloro che intendono confrontarsi con le categorie fondamentali del diritto del lavoro: alludiamo, quindi, alla nota questione della collocazione sistematica e, prima ancora, del modo d’essere delle collaborazioni organizzate dal committente. Si tratta, infatti, di un tema che ha visto cimentarsi l’intera “accademia” del diritto del lavoro e, tuttavia, sembra adesso possibile svolgere una sintesi ragionata sulle opinioni presentate dalla dottrina, grazie alla visuale privilegiata di chi si approccia a tale esercizio “a valle” dell’intervento di interpretazione “autentica” dell’art. 15 del d.lgs. 81 del 2017 nonché dei primi pronunciamenti giurisprudenziali. Il secondo quesito che si intende affrontare è ben espresso dall’ultimo spunto ricostruttivo offerto in merito alla vicenda delle collaborazioni etero organizzate, e cioè se la nuova disciplina offra «maggiore tutele alle nuove fattispecie di lavoro che, a seguito della evoluzione e della relativa introduzione sempre più accelerata delle recenti tecnologie, si stanno sviluppando». L’art. 2 del d.lgs. 81/2015, disponendo che “si applica” la disciplina del rapporto di lavoro subordinato “anche” ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali e continuative, a condizione che le modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche in relazione ai tempi ed al luogo di lavoro, è destinato ad operare nell’area assai controversa del lavoro personale continuativo prestato nell’altrui interesse. E ciò, allo scopo di mettere ordine al noto problema delle prestazioni di lavoro sulla frontiera tra subordinazione e autonomia, al quale il lavoro a progetto non aveva saputo dare una risposta adeguata. Nel presente elaborato, si procederà, anzitutto, alla ricostruzione dello summa divisio che caratterizza la nostra materia e con la quale devono, sempre, confrontarsi tutte le “nozioni” che intercettano e descrivono un modo d’essere di una prestazione di lavoro.
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In secondo luogo, ripercorreremo, sinteticamente, le vicende del lavoro coordinato che hanno preceduto l’introduzione della figura delle collaborazioni organizzate dal committente e ciò, per un duplice ordine di considerazioni: da un lato, è la formulazione della norma dell’art. 2 del d.lgs. 81 del 2015 a richiamare elementi di fattispecie delle collaborazioni “autonome” ex art. 409 c.p.c., per cui è ineludibile riferirsi al modello genetico per chiarire il significato e le divergenze della nuova disciplina; dall’altro, da un punto di vista certamente “cronologico” e, come si vedrà, anche “logico”, la disciplina delle collaborazioni organizzate dal committente eredita l’ingrata funzione anti elusiva del lavoro a progetto. Allo scopo di comprendere il terreno elettivo delle collaborazioni etero organizzate, e quindi la “zona grigia”, sarà opportuno spiegare, brevemente, i mutamenti avvenuti nei paradigmi economico – produttivi che hanno contribuito allo scollamento del modo di prestare lavoro rispetto al binomio oppositivo accolto nel nostro codice civile. Allo stesso tempo, si dovrà dare conto delle diverse “stagioni della giurisprudenza” nazionale sulla subordinazione perché, in un sistema a «categorie mutualmente esclusive e complessivamente esaustive», le flessioni di un polo comportano ripercussioni complementari all’altro capo. A questo punto, si affronterà in dettaglio la prima questione del presente elaborato. Si tenterà di delineare i tratti fisionomici delle collaborazioni organizzate dal committente e, conseguentemente, si analizzeranno partitamente i requisiti costitutivi della fattispecie fotografata dal primo comma dell’art. 2 del d.lgs. 81 del 2015: esclusiva personalità della prestazione; continuità ed etero-organizzazione “anche” dei tempi e del luogo della prestazione. Dopo aver qualificato il modo d’essere collaboratori etero organizzati, si potrà affrontare con maggiore consapevolezza la questione dell’inquadramento teorico, non prima però di aver svolto qualche considerazione sulla tecnica legislativa impiegata dal Legislatore.
La questione dell’inquadramento teorico delle collaborazioni organizzate dal committente è stata ed è tuttora al centro del dibattito segnalato in apertura, anche a seguito della prima applicazione giurisprudenziale della disposizione.
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Conseguentemente, non si potrà fare a meno di fornire e incasellare le principali letture proposte dagli operatori del diritto, osservando come le stesse si risolvono, in ultima analisi, nella riconduzione delle collaborazioni ex art. 2 del d.lgs. 81 del 2015 ora all’area del lavoro subordinato ora a quella del lavoro autonomo. A prima vista, siffatta diatriba potrebbe sembrare prima di risvolti pratici posto che, a prescindere da qualsivoglia ricostruzione dogmatica si scelga, alle collaborazioni organizzate dal committente si applicherà, comunque, la disciplina del rapporto di lavoro subordinato come stabilito espressamente dall’art. 2, d.lgs. 81/2015. E, tuttavia, è bene sin d’ora ricordare che secondo alcuni orientamenti, di cui si darà conto, la scelta esegetica inciderebbe in ordine alla selezione delle norme dello statuto del lavoro subordinato concretamente estendibili alle collaborazioni organizzate dal committente. Una volta fornita l’interpretazione “autentica” delle collaborazioni etero organizzate e chiarito il quantum di disciplina della subordinazione che si applica a mente dell’art. 2, si potrà procedere all’indagine sulla seconda questione oggetto del presente elaborato: si metterà l’interpretazione raggiunta alla prova del mondo del lavoro digitale. Specificatamente, si analizzerà il modello operativo ed organizzativo del lavoro prestato nelle piattaforme digitali, identificandone elementi comuni e tratti differenziali sia rispetto al tradizionale lavoro “sconnesso” e sia tra le differenti ed eterogenee realtà che lo “rappresentano”. Si procederà, quindi, a verificare se le tradizionali categorie dell’autonomia e della subordinazione siano in grado di “intercettare” tale fenomeno lavorativo e di produrre un sistema di tutela soddisfacente, sperimentando altresì la nuova disposizione delle collaborazioni organizzate dal committente.
Da ultimo, anticipando gli esiti deludenti della verifica sopra tratteggiata, si prenderà posizione sulle tecniche di regolazione del lavoro digitale e sulle modalità di imputazione delle tutele al prestatore di lavoro nella piattaforma. / This thesis aims to address two interrelated research questions.
The first one has now become an inescapable intellectual exercise for anybody dealing with the fundamental categories of labor law. Specifically, we allude to the well-known topic of the systematic effects and, before that, of the way of being of the collaborations hetero-organized by the client introduced by art. 2, Legislative Decree n. 81/2015.
Indeed, the entire "academy of labor law” has been offering multiple interpretations since the introduction of this legal category without coming to an agreed solution. However, it is now possible to carry out a final synthesis of the doctrine thanks to the privileged view of whom investigates this research question after the "authentic" interpretation provided by art. 15 of Legislative Decree 81 of 2017 and the first rulings.
The second research question that we will address concerns the analysis of the provisions governing the hetero-organized work and, specifically, if this new category offers a better (or, at least, sufficient) protection on the new digital work scenarios in comparison with the traditional rights of subordinate work.
Article. 2 of Legislative Decree 81/2015, by establishing that "subordinate work protective statute" also "applies" to collaborative work performed continuously and exclusively by an individual worker, providing that the methods of execution are hetero-organized by the client “also in relation to time and place of work”, will intercept the activities falling in the very controversial area of continuous personal work in the interest of a second party. By doing this, this new legal category should address the “ancestral” question of the qualification of the workers performing on the frontier between subordination and autonomy, to which the so called “project work” category had proven not to be able to give an adequate solution.
Consequently, we will proceed first to a brief historical analysis of the traditional labor law categories of subordinate work and autonomy against which any new legal category has to be compared.
Secondly, we will review the main stages and regulations of the work carried out under a coordinate way with the client that precede the legal category of the collaborations hetero-organized by the client for the following purposes: on the one hand, the legal words used by the art. 2 of Legislative Decree 81 of 2015 inevitably recall requirements of the “old” category of the autonomous collaborations pursuant to art. 409 c.p.c. Therefore, it is mandatory to investigate the “genetic model” to clarify the meaning of the new discipline.
On the other hand, both from a "chronological" and "logical" point of view, the provisions for the collaborations hetero-organized by the client “inherit” the anti-elusive spirit and goal of the “project work”. In order to understand the targeted work performances of the hetero-organized collaborations, it will be useful to explain the changes that have taken place in the economic-productive paradigms that have contributed to the detachment of the way of working with respect to the binary system model between subordinate work and autonomy accepted in our civil code.
At the same time, we will analyze and categorize the main historical stages of the Italian Jurisprudence on qualification of works since in a system of "mutually exclusive and overall exhaustive categories", the decline of a legal category generates a complementary effect on the other.
At this point, the first research question will be discussed in details. We will attempt to outline the key “features” of the collaborations hetero-organized by the client and, consequently, we will analyze the requirements of the work scenario “portrayed” by the first paragraph of art. 2 of Legislative Decree 81 of 2015: an exclusively personal work; continuity and hetero-organization "also" of the time and place of the collaboration. Once identified the key features of the new category, it will be possible to challenge the research question concerning the theoretical framework where the collaborations hetero-organized by the client should fall. To address this question, we will first provide the principal interpretations proposed by the legal practitioners which, eventually, link the new category of the collaborations pursuant to art. 2 of Legislative Decree 81 of 2015 to one of the traditional binary categories of subordinate work or self-employment. At first glance, such radical opposition does not seem to yield any practical implications given that, the collaborations hetero-organized by the client will be ruled according to the provisions set for subordinate work as established expressly by the art. 2, Legislative Decree 81/2015. Nevertheless, it has to be acknowledged that according to some doctrines the theoretical framework choice affects the provisions that can be concretely extended to the collaborations hetero-organized by the client. Once provided the "authentic" interpretation of the new legal category and clarified the “quantum” of discipline of the subordination work that applies to hetero-organized works as per art. 2, it will be possible to proceed with the second research question: we will test the new category against the digital work scenario. Specifically, we will analyze the operational and organizational model of the work performed within a “digital work platform”, identifying common elements and differential traits with respect to both traditional "offline-work” and all the multiple forms in which the digital works take place. We will therefore proceed to verify if the traditional binary categories of autonomy and subordination are able to "intercept" and “qualify” this recent work phenomenon and contribute to a fair protection of digital workers. Finally, anticipating the disappointing outcomes of the above mentioned investigation, we will take a position on digital job regulation techniques thus suggesting a possible way to protect the employee in the working platforms.

Identiferoai:union.ndltd.org:DocTA/oai:tesionline.unicatt.it:10280/73541
Date20 April 2020
CreatorsLA MARTINA, ANDREA
ContributorsFORTI, GABRIO, OCCHINO, ANTONELLA
PublisherUniversità Cattolica del Sacro Cuore, MILANO
Source SetsUniversita Cattolica del Sacro Cuore. DocTA
LanguageItalian
Detected LanguageItalian
TypeDoctoral Thesis
FormatAdobe PDF
Rightspartially_open

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