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L'inno avestico agli Aməsha Spəṇtas (Yasht 2). Testo critico e traduzione con commentario storico religioso / The Avestan Hymn to the Aməsha Spəṇtas (Yasht 2). Critical edition with translation and commentary.

L'inno dedicato ai sette Amesha Spəṇta è parte della produzione avestica recenziore, e si compone in gran parte di porzioni testuali riprese da altri testi avestici a loro volta di formazione tardiva. Lo Yašt si divide in tre parti principali: le stanze 0-10; 11-14; e infine la stanza 15 che comprende la formula di chiusura tipica degli inni avestici. La prima sezione (2.0-10) è composta dalla formula di apertura, incompleta rispetto a quelle dei restanti inni, seguita dai primi sette capitoli di entrambi i Sīh-rōzag compresi i Gāh. Le stanze centrali (11-14) si caratterizzano per l'assenza di passi gemelli, un elevato numero di hapax e di arcaismi formali e inoltre, una grande variabilità nella tradizione manoscritta. Si tratta di una formula magica per esorcizzare/allontanare demoni e stregoni, che doveva essere recitata per sette volte. Tale formula probabilmente rappresentava in origine un testo autonomo che veniva recitato assieme ad altri testi avestici. La versione a noi pervenuta comprende la recitazione di parte di entrambi i Sīh-rōzag, ma è molto probabile che tale arrangement sia soltanto una sequenza recitativa che doveva coesistere assieme ad altre. Attualmente la formula magica viene recitata principalmente assieme allo Yasna Haptaŋhāiti, senza le restanti stanze dell'inno nella sua versione geldneriana. Il testo sembra nascere come formula magica la quale venne recitata assieme a diversi testi avestici come per esempio parti dello Sīh-rōzag. In un periodo impossibile da stabilire con certezza la versione viene fissata nella forma a noi pervenuta nella maggior parte dei manoscritti e per la sua affinità formale probabilmente interpretato come inno e perciò incluso nell'innario avestico. / The Avestan Hymn to the seven Amesha Spəṇta is a late composition. It is mostly charchaterized by a collation of fragments from other Late Avestan texts. The Yašt can be divided in three parts: stanzas 0-10, 11-14 and 15, the last stanza regards the closing formula. The first part includes the opening formula that, compared to the other Avestan hymns, is incomplete and the first seven chapters of both Sīh-rōzag and the Gāh. The central stanzas (11-14) present an original composition without parallels or twintexts. It shows numerous hapax, formal arcaisms and an enormous amount of variants in the manuscript tradition. It centres on an exorcistic formula meant to expell demons and sorcerers that has to be recited seven times: most likely the magical spell was originally performed together with other Avestan texts such as the Sīh-rōzag. Likely, this specific arrangement of texts irepresents only one performative sequence, originally coexisting together with others which were not transmitted in the written tradition. Nowadays, the formula is mostly recited with the Yasna Haptaŋhāiti, for apotropaic purposes and in order to guarantee good fortune among the Parsis. The exorcism was originally performed together with several sacred formulas. The composition transmitted in the manuscripts is probably only one version, which was included in the canon because wrongly associated with a hymn.

Identiferoai:union.ndltd.org:unibo.it/oai:amsdottorato.cib.unibo.it:6702
Date03 September 2014
CreatorsCostazza, Birgit <1983>
ContributorsPanaino, Antonio Clemente Domenico
PublisherAlma Mater Studiorum - Università di Bologna
Source SetsUniversità di Bologna
LanguageItalian
Detected LanguageItalian
TypeDoctoral Thesis, PeerReviewed
Formatapplication/pdf
Rightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess

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