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«... DISPERATAMENTE FECESI TURCHO»: Alipio di S. Giuseppe (1617-1645, OAD), tra adesione all'Islam, martirio e santità

Prigioniero a Tripoli e falso sacerdote. Apostata e penitente. Supposto martire e, pertanto, candidato alla santità. È questo il ritratto di Alipio di S. Giuseppe che emerge dalle fonti agiografiche e dal cospicuo, e in gran parte inedito, corpus documentario, di cui il primo capitolo della tesi offre un’articolata ricognizione. La vicenda di questo frate agostiniano scalzo di origine palermitana – che ben si inserisce nel contesto mediterraneo dei secoli XVI-XVII, caratterizzato da un continuo e ampio rimescolamento di uomini, merci, appartenenze religiose e culturali, e di cui la guerra di corsa, con tutte le sue conseguenze, costituisce una delle dimensioni più rappresentative – fu anzitutto una vicenda di prigionia, conversione all’islam e successiva abiura, nonché di martirio, cui il religioso andò volontariamente incontro nel febbraio del 1645; di questi aspetti, delle modalità con cui il tragico fatto fu trasmesso dai missionari apostolici residenti a Tripoli e recepito all’interno dell’Ordine degli Agostiniani Scalzi, oltre che delle interessanti analogie con altri episodi di apostasia si parla nel secondo capitolo. Nel terzo capitolo, invece, si dà conto del ruolo di primo piano avuto dalla famiglia siciliana dei Tomasi nella promozione della causa di beatificazione di fra Alipio, avviata in seguito all’arrivo, nel 1653, delle sue reliquie sul litorale agrigentino e approdata, dopo le ordinariae inquisitiones del biennio 1654-1656, alla Congregazione dei Riti, che però espresse parere negativo sia nel 1658 sia sessant’anni più tardi. / Captive in Tripoli and false priest, apostate and penitent, alleged martyr and then candidate to sainthood. That is the portrait the first part of this work brought to light from the considerable documentary corpus about Alipio di San Giuseppe, mostly still unpublished. The human existence of this Augustinian Discalceate friar from Palermo – set in the XVI and XVII centuries, when in the Mediterranean mix of people, goods, religions, also privateering was a significant aspect – is a sequence of captivity, conversion to Islam and following abjuration, culminating in the martyrdom he deliberately chose in February 1645. This story, its narration made by the apostolic missionaries in Tripoli as wells as its understanding by the Augustinian Discalceate order are investigated in the second chapter and compared with similar episodes of abjuration. In the third part the relevant role played by the Sicilian family Tomasi in promoting the beatification proceedings of Alipio is explained; started after his relics were brought to the shore near Agrigento in 1653, the proceedings moved to the Congregatio Sacrorum Rituum after the ordinariae inquisitiones in 1654-1656, and there were denied first in 1658 and definitively 60 years later.

Identiferoai:union.ndltd.org:DocTA/oai:tesionline.unicatt.it:10280/713
Date26 March 2010
CreatorsSOSIO, FRANCESCA
ContributorsBEARZOT, CINZIA, POTESTA', GIAN LUCA
PublisherUniversità Cattolica del Sacro Cuore, MILANO
Source SetsUniversita Cattolica del Sacro Cuore. DocTA
LanguageItalian
Detected LanguageItalian
TypeDoctoral Thesis
FormatAdobe PDF
Rightspartially_open

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