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Dalle ambivalenze della Storia alla “cosmopolitical fiction”: la rappresentazione dell'alterità nel romanzo di Anita Desai / From Historical Ambivalence to “Cosmopolitical Fiction”: Representations of Otherness in the Novels of Anita Desai

Varcare le frontiere della Storia attraverso le storie personali dei suoi personaggi ha sempre affascinato la sensibilità creatrice di Anita Desai, i cui romanzi possono essere considerati un interessante esempio di letteratura di confine, che riesce nel difficile compito di misurarsi, con eleganza e sensibilità, nella rappresentazione delle più feroci forme di marginalizzazione. Proponendo un dialogo tra alterità, che apre alle complessità storico-culturali in maniera del tutto a-ideologica e imparziale, la scrittrice indoinglese procede alla “provincializzazione” dell’India attraverso le numerose ambivalenze prodotte nelle zone frontaliere analizzate. Dalla rappresentazione della frontiera identitaria esterna, ovvero dall’ambivalente rapporto intrattenuto con il colonizzatore/ex-colonizzatore inglese, alla rappresentazione della frontiera identitaria interna, ovvero l’analisi delle contraddittorie relazioni tra le componenti etniche del subcontinente, Desai arriva infine a problematizzare storie di ambivalenti processi di marginalizzazione prodotti da mondi culturali così diversi come la Germania nazista, o gli indiani Huichol del lontano Messico, tracciando geografie culturali inedite della grande ragnatela della Storia. Desai riesce così a recuperare voci liminali spesso trascurate dalla postcolonialità stessa, per riconfigurarle in un’esplorazione profonda del comune destino dell’umanità, voci straniate e stranianti che acquisiscono un vero e proprio status di agency discorsiva, proiettando la sua scrittura verso una dimensione cosmopolitica. L’opera di Desai diventa indubbiamente un’opportunità concreta per scorgere nella differenza l’universalità di una comune umanità, vale a dire un’opportunità per vedere nell’alterità un’identità ribaltata. / Crossing the frontiers of history through the personal histories of her characters has always fascinated the creative sensibility of Anita Desai. Her novels can indeed be regarded as an accomplished example of contact zone literature, which successfully portrays, with peculiar elegance and great sensibility, the most ferocious forms of marginalization. The lyrical exploration of the interaction between power and resistance in her narrative work builds through a problematized gaze, which provincializes India and the world not only across borders, but most importantly from within. From the representation of the Other without, that is the ambivalent relationship with the British, to the representation of the problematics with the Other within, that is the uneasy and contradictory question of ethnicity in the subcontinent, Desai finally tells stories of ambivalent historical processes of exclusion produced by different cultural worlds such as Nazi Germany or the Huichol Indians in far-away Mexico. By presenting peripheral individuals at grips with the dynamics of history and its ambivalences, Desai’s novels dig up liminal voices very often neglected by postcoloniality itself, which, in turn, deconstruct monolithic officialdom. This enables the author to celebrate, through literature, the obliteration of cultural and spatial frontiers and in so doing, to express her “well-tempered-humanism”. Desai’s commitment to contrast the cruel processes of history in her novels undoubtedly places her as a major representative of cosmopolitical fiction in the global and transnational panorama of contemporary literary production in English.

Identiferoai:union.ndltd.org:unibo.it/oai:amsdottorato.cib.unibo.it:5496
Date29 May 2013
CreatorsMorini, Emanuela <1961>
ContributorsBertinetti, Roberto
PublisherAlma Mater Studiorum - Università di Bologna
Source SetsUniversità di Bologna
LanguageItalian
Detected LanguageItalian
TypeDoctoral Thesis, PeerReviewed
Formatapplication/pdf
Rightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess

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