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LA SCENA DELL'AUTORITRATTO. MEDIALITA', INDESSICALITA', SPETTRALITA' / The Scene of the Self-Portrait. Mediality, Indexicality, Spectrality

Nell’ambito delle odierne teorie del cinema e dell’audiovisivo il problema dell’autoritrattistica e dei suoi rapporti con i nuovi mezzi è oramai di acclarato rilievo. Se la teoria contemporanea pare infatti polarizzarsi da un lato intorno alla questione mediologica e dall’altro a quella dell’immagine, l’autoritratto, inteso nel senso più ampio, si colloca, per la sua peculiare e costitutiva metadiscorsività, all’intersezione di questi due ordini di problemi, interrogandone la correlazione. Ne emerge una comune strutturazione del discorso intorno alla questione fondamentale dell’opposizione e reciproca implicazione di sensibile e intelligibile, frastico e ostensivo, dicibile e indicabile. Una simile problematica si imponeva già in linguistica con Benveniste e nel campo dell’immagine, in modi diversi, con Metz e Marin, e trova oggi nuova e feconda formulazione nella riflessione recentemente sviluppata da Rancière intorno al “regime estetico delle arti”. A partire da ciò che, alla luce dell’implicita dimensione “estetica” che risulterebbe allora soggiacente all’orizzonte teorico contemporaneo, abbiamo chiamato “la scena dell’autoritratto”, quest’ultimo sembra allora assumere complessivamente una valenza di traccia, di impronta, manifestante nella presenza sensibile dell’immagine l’assenza di ciò che vi si è impresso. Modalità mediale di ciò che Derrida ha chiamato spettralità. / In the field of contemporary cinema and audiovisual theories, the subject matter of self-portrait and its relations to new media is by now noticeably relevant. If contemporary theories are indeed polarized between media and visual studies, self-portrait, as a whole, appears, because of its peculiar metadiscursivity, as a crossroad between these two main issues, and therefore as a chance to question their correlation. What emerges is a common and fundamental problem, that of the opposition and mutual implication of perceptible and intelligible, discursive and figural: what can be expressed with words and what can be shown, indicated. Such problems had already been discussed by Benveniste in the field of language and by Metz and Marin in that of the image, and finds today a new and fertile formulation in Rancière’s reflection on the “aesthetic regime of the arts”. Starting from what, in the light of what would then be the “aesthetic” dimension implied by the contemporary theoretical horizon, we called “the scene of the self-portrait”, the latter would then take value of track, imprint, displaying in the perceptible presence of the image the absence of what is impressed in it: mediated modality of what Derrida called spectrality.

Identiferoai:union.ndltd.org:DocTA/oai:tesionline.unicatt.it:10280/1991
Date03 June 2013
CreatorsCOGGIOLA, GIACOMO
ContributorsGRASSO, ALDO, FANCHI, MARIA GRAZIA
PublisherUniversità Cattolica del Sacro Cuore, MILANO
Source SetsUniversita Cattolica del Sacro Cuore. DocTA
LanguageItalian
Detected LanguageEnglish
TypeDoctoral Thesis
FormatAdobe PDF
Rightsreserved

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