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I nuovo istituti introdotti dal Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (D. LGS. 12 Arile 2006, N. 163)Petrone, Iole <1976> 26 March 2010 (has links)
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Regolamentazione amministrativa e vigilanza dei mercati finanziariScarale, Paola <1978> 26 March 2010 (has links)
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Profili ricostruttivi della regolamentazione pubblicistica del commercio in Italia. Dalla legislazione statale alla legislazione regionaleDe Giorgi, Marta <1977> 26 March 2010 (has links)
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Regime giuridico del farmaco negli ordinamenti italiano e spagnolo: la trasposizione del diritto farmaceutico europeoBombillar Saenz, Francisco Miguel <1982> 26 March 2010 (has links)
Nel presente lavoro di ricerca analizziamo, da una prospettiva tanto giuridica quanto metagiuridica (e, senz’ombra di dubbio, decisamente europeista), il regime giuridico-amministrativo dei farmaci di uso umano nella cui fabbricazione interviene un processo industriale e le nuove vicissitudini a cui il suddetto regime deve far fronte all’interno della cosiddetta società del rischio e dell’innovazione. In particolare, vogliamo fare luce sul regime giuridico del farmaco negli ordinamenti italiano e spagnolo, come trasposizione del Diritto farmaceutico europeo.
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Modulation of epidermial growth factor receptor signaling in colon adenocarcinomaHysomema, Johana <1983> 10 May 2010 (has links)
The use of agents targeting EGFR represents a new frontier in colon cancer therapy. Among these, monoclonal antibodies (mAbs) and EGFR tyrosine kinase inhibitors (TKIs) seemed to be the most promising. However they have demonstrated low utility in therapy, the former being effective at toxic doses, the latter resulting inefficient in colon cancer. This thesis work presents studies on a new EGFR inhibitor, FR18, a molecule containing the same naphtoquinone core as shikonin, an agent with great anti-tumor potential. In HT-29, a human colon carcinoma cell line, flow cytometry, immunoprecipitation, and Western blot analysis, confocal spectral microscopy have demonstrated that FR18 is active at concentrations as low as 10 nM, inhibits EGF binding to EGFR while leaving unperturbed the receptor kinase activity. At concentration ranging from 30 nM to 5 μM, it activates apoptosis. FR18 seems therefore to have possible therapeutic applications in colon cancer.
In addition, surface plasmon resonance (SPR) investigation of the direct EGF/EGFR complex interaction using different experimental approaches is presented. A commercially available purified EGFR was immobilised by amine coupling chemistry on SPR sensor chip and its interaction to EGF resulted to have a KD = 368 ± 0.65 nM. SPR technology allows the study of biomolecular interactions in real-time and label-free with a high degree of sensitivity and specificity and thus represents an important tool for drug discovery studies. On the other hand EGF/EGFR complex interaction represents a challenging but important system that can lead to significant general knowledge about receptor-ligand interactions, and the design of new drugs intended to interfere with EGFR binding activity.
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La metilazione del DNA come meccanismo di regolazione dell'espressione genicaPasini, Alice <1981> 07 June 2010 (has links)
La regolazione dell’espressione genica è un processo molto complesso e finemente controllato da fattori multipli, tra i quali quelli epigenetici hanno richiamato l’attenzione nell’ultima decade. I meccanismi di regolazione epigenetica comprendono la metilazione del DNA a livello delle isole CpG nella regione del promotore del gene e le modifiche istoniche post-traduzionali, quali acetilazioni e metilazioni. Questa serie di elementi di regolazione concorre a determinare uno stato di impacchettamento della cromatina più o meno rilassato, che influenzerà la trascrizione di geni critici, per esempio nello sviluppo o nelle neoplasie.
Gli ambiti nei quali lo studio del profilo epigenetico ha assunto maggiore rilievo sono effettivamente quello oncologico e quello del differenziamento di cellule staminali, due contesti nei quali si è svolto il mio programma di Dottorato, nel quale ho seguito in parallelo più progetti presentati nella tesi in modo indipendente.
La ricerca in campo tumorale è centrata sull’indagine di nuovi marcatori e sull’individuazione di profili epigenetici specifici per un determinato tumore che possano aiutare la diagnostica precoce, la classificazione e la sorveglianza dell’evoluzione clinica della neoplasia. In questo contesto si inserisce il progetto finalizzato alla costruzione di quadri associativi di metilazione in due tumori cerebrali, il glioblastoma (GBM) e l’oligodendroglioma (ODG). La casistica di GBM e di ODG in dotazione è stata valutata dal punto di vista della metilazione dei promotori di geni (MGMT, EMP3,..) con funzioni oncosoppressive e trovati ipermetilati anche in altri tumori o localizzati in regioni citologicamente instabili, per poter correlare questi dati con la risposta terapeutica nel caso del GBM o con i dati di perdita di eterozigosità (LOH) 1p19q nel caso dell’ODG.
Parallelamente all’individuazione di marcatori epigenetici in ambito oncologico, la ricerca si sta muovendo anche nell’indagine di nuove potenziali terapie farmacologiche antitumorali su base epigenetica. In questo contesto, con lo scopo di approfondire le relazioni tra i meccanismi alla base della regolazione epigenetica, ci si è riproposti di valutare la correlazione tra il meccanismo di metilazione/demetilazione del DNA e quello di acetilazione/deacetilazione istonica e la loro vicendevole influenza nel determinare silenziamento genico piuttosto che riattivazione dell’espressione di geni ipermetilati. Sono stati usati farmaci epigenetici demetilanti, quali Azacitidina e Decitabina, inibitori della istone deacetilasi, quali la Tricostatina A, e inibitori della via di sintesi di molecole, le poliammine, coinvolte nella regolazione dell’espressione genica con modalità ancora da precisare in modo definitivo.
Sebbene i meccanismi di regolazione epigenetica vengano studiati per lo più nel cancro, a causa delle gravi conseguenze che una loro disregolazione porta in termini di silenziamento di geni oncosoppressori, essi sono implicati fisiologicamente anche nel differenziamento di cellule staminali. Gli ultimi due progetti trattati nella tesi si contestualizzano in questo ambito. In particolare viene presentata la messa a punto di una metodologia di immunoprecipitazione sequenziale della cromatina finalizzata all’individuazione di due modificazioni istoniche associate alla stessa regione di DNA. Le modifiche hanno riguardato i marcatori rappresenatativi di cromatina trascrizionalmente repressa H3K27me3 (trimetilazione della Lys27 dell’istone H3) e di cromatina trascrizionalmente attiva H3K24me2 (dimetilazione della Lys4 dell’istone H3) che definiscono i domini detti bivalenti, associati a geni che codificano per fattori di trascrizione che regolano lo sviluppo in cellule embrionali staminali, mantenendoli pronti per un veloce indirizzamento verso l’ attivazione trascrizionale.
Il ruolo che la regolazione epigenetica svolge durante il differenziamento di cellule staminali non è ancora noto con precisione. È chiaro però che la memoria della linea cellulare verso la quale si differenzia una cellula staminale adulta, implica l’utilizzo di modifiche epigenetiche, quali la metilazione del DNA e correlati pattern di metilazione e acetilazione istonica. L’ultimo progetto, trattato, è stato finalizzato a verificare il coinvolgimento dell’epigenetica e in particolare della metilazione dei promotori di fattori trascrizionali precocemente attivati durante il differenziamento verso il fenotipo muscolare cardiaco di cellule staminali umane derivate da tessuto adiposo (ADSCs).
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Composti organostannici nell'ambiente marino e membrane biologiche: risposte molecolari e biochimiche nei molluschi bivalviNesci, Salvatore <1982> 07 June 2010 (has links)
Organotin compounds are worldwide diffused environmental contaminants, mainly as consequence of their extensive past use as biocides in antifouling paints. In spite of law restrictions, due to unwanted effects, organotin still persist in waters, being poorly degraded, easily resuspended from sediments and bioaccumulated in exposed organisms. The widespread toxicity and the possible threat to humans, likely to be organotin-exposed through contaminated seafood, make organotin interactions with biomolecules an intriguing biochemical topic, apart from a matter of ecotoxicological concern. Among organotins, tributyltin (TBT) is long known as the most dangerous and abundant chemical species in the Mediterranean Sea. Due to its amphiphilic nature, provided by three lipophilic arms and an electrophilic tin core, TBT can be easily incorporated in biomembranes and affect their functionality. Accordingly, it is known as a membrane-active toxicant and a mitochondrial poison. Up to now the molecular action modes of TBT are still partially unclear and poorly explored in bivalve mollusks, even if the latter play a not neglectable role in the marine trophic chain and efficiently accumulate organotins.
The bivalve mollusk Mytilus galloprovincialis, selected for all experiments, is widely cultivated in the Mediterranean and currently used in ecotoxicological studies. Most work of this thesis was devoted to TBT effects on mussel mitochondria, but other possible targets of TBT were also considered. A great deal of literature points out TBT as endocrine disrupter and the masculinization of female marine gastropods, the so-called imposex, currently signals environmental organotin contamination. The hormonal status of TBT-exposed mussels and the possible interaction between hormones and contaminants in modulating microsomal hydroxilases, involved in steroid hormone and organotin detoxification, were the research topics in the period spent in Barcelona (Marco Polo fellowship). The variegated experimental approach, which consisted of two exposure experiments and in vitro tests, and the choice of selected tissues of M. galloprovincialis, the midgut gland for mitochondrial and microsomal preparations for subsequent laboratory assays and the gonads for the endocrine evaluations, aimed at drawing a clarifying pattern on the molecular mechanisms involved in organotin toxicity.
TBT was promptly incorporated in midgut gland mitochondria of adult mussels exposed to 0.5 and 1.0 μg/L TBT, and partially degraded to DBT. TBT incorporation was accompanied by a decrease in the mitochondrial oligomycin-sensitive Mg-ATPase activity, while the coexistent oligomycin-insensitive fraction was unaffected. Mitochondrial fatty acids showed a clear rise in n-3 polyunsaturated fatty acids after 120 hr of TBT exposure, mainly referable to an increase in 22:6 level. TBT was also shown to inhibit the ATP hydrolytic activity of the mitochondrial F1FO complex in vitro and to promote an apparent loss of oligomycin sensitivity at higher than 1.0 μM concentration. The complex dose-dependent profile of the inhibition curve lead to the hypothesis of multiple TBT binding sites. At lower than 1.0 μM TBT concentrations the non competitive enzyme inhibition by TBT was ascribed to the non covalent binding of TBT to FO subunit. On the other hand the observed drop in oligomycin sensitivity at higher than 1.0 μM TBT could be related to the onset of covalent bonds involving thiolic groups on the enzyme structure, apparently reached only at high TBT levels.
The mitochondrial respiratory complexes were in vitro affected by TBT, apart from the cytocrome c oxidase which was apparently refractory to the contaminant. The most striking inhibitory effect was shown on complex I, and ascribed to possible covalent bonds of TBT with –SH groups on the enzyme complexes. This mechanism, shouldered by the progressive decrease of free cystein residues in the presence of increasing TBT concentrations, suggests that the onset of covalent tin-sulphur bonds in distinct protein structures may constitute the molecular basis of widespread TBT effects on mitochondrial complexes. Energy production disturbances, in turn affecting energy consuming mechanisms, could be involved in other cellular changes.
Mussels exposed to a wide range of TBT concentrations (20 - 200 and 2000 ng/L respectively) did not show any change in testosterone and estrogen levels in mature gonads. Most hormones were in the non-biologically active esterified form both in control and in TBT-treated mussels. Probably the endocrine status of sexually mature mussels could be refractory even to high TBT doses.
In mussel digestive gland the high biological variability of microsomal 7-benzyloxy-4-trifluoromethylcoumarin-O-Debenzyloxylase (BFCOD) activity, taken as a measure of CYP3A-like efficiency, probably concealed any enzyme response to TBT exposure. On the other hand the TBT-driven enhancement of BFCOD activity in vitro was once again ascribed to covalent binding to thiol groups which, in this case, would stimulate the enzyme activity. In mussels from Barcelona harbour, a highly contaminated site, the enzyme showed a decreased affinity for the 7-benzyloxy-4-trifluoromethylcoumarin (BCF) substrate with respect to mussel sampled from Ebro Delta, a non-polluted marine site. Contaminant exposure may thus alter the kinetic features of enzymes involved in detoxification mechanisms.
Contaminants and steroid hormones were clearly shown to mutually interact in the modulation of detoxification mechanisms. The xenoestrogen 17α-ethylenyl estradiol (EE2) displayed a non-competitive mixed inhibition of CYP3A-like activity by a preferential bond to the free enzyme both in Barcelona harbour and Ebro Delta mussels. The possible interaction with co-present contaminants in Barcelona harbour mussels apparently lessened the formation of the ternary complex enzyme-EE2-BCF.
The whole of data confirms TBT as membrane toxicant in mussels as in other species and stresses TBT covalent binding to protein thiols as a widespread mechanism of membrane-bound-enzyme activity modulation by the contaminant.
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Studies of OPA1 pathogenic mechanisms in Dominant Optic Atrophy and novel protein function in mitochondrial DNA stabilityVidoni, Sara <1979> 20 April 2010 (has links)
The mitochondrion is an essential cytoplasmic organelle that provides most of the energy
necessary for eukaryotic cell physiology. Mitochondrial structure and functions are
maintained by proteins of both mitochondrial and nuclear origin. These organelles are
organized in an extended network that dynamically fuses and divides. Mitochondrial
morphology results from the equilibrium between fusion and fission processes, controlled by
a family of “mitochondria-shaping” proteins. It is becoming clear that defects in
mitochondrial dynamics can impair mitochondrial respiration, morphology and motility,
leading to apoptotic cell death in vitro and more or less severe neurodegenerative disorders in
vivo in humans.
Mutations in OPA1, a nuclear encoded mitochondrial protein, cause autosomal Dominant
Optic Atrophy (DOA), a heterogeneous blinding disease characterized by retinal ganglion cell
degeneration leading to optic neuropathy (Delettre et al., 2000; Alexander et al., 2000). OPA1
is a mitochondrial dynamin-related guanosine triphosphatase (GTPase) protein involved in
mitochondrial network dynamics, cytochrome c storage and apoptosis. This protein is
anchored or associated on the inner mitochondrial membrane facing the intermembrane space.
Eight OPA1 isoforms resulting from alternative splicing combinations of exon 4, 4b and 5b
have been described (Delettre et al., 2001). These variants greatly vary among diverse organs
and the presence of specific isoforms has been associated with various mitochondrial
functions. The different spliced exons encode domains included in the amino-terminal region
and contribute to determine OPA1 functions (Olichon et al., 2006). It has been shown that
exon 4, that is conserved throughout evolution, confers functions to OPA1 involved in
maintenance of the mitochondrial membrane potential and in the fusion of the network.
Conversely, exon 4b and exon 5b, which are vertebrate specific, are involved in regulation of
cytochrome c release from mitochondria, and activation of apoptosis, a process restricted to
vertebrates (Olichon et al., 2007).
While Mgm1p has been identified thanks to its role in mtDNA maintenance, it is only recently
that OPA1 has been linked to mtDNA stability. Missense mutations in OPA1 cause
accumulation of multiple deletions in skeletal muscle. The syndrome associated to these
mutations (DOA-1 plus) is complex, consisting of a combination of dominant optic atrophy,
progressive external ophtalmoplegia, peripheral neuropathy, ataxia and deafness (Amati-
Bonneau et al., 2008; Hudson et al., 2008). OPA1 is the fifth gene associated with mtDNA
“breakage syndrome” together with ANT1, PolG1-2 and TYMP (Spinazzola et al., 2009).
In this thesis we show for the first time that specific OPA1 isoforms associated to exon 4b are
important for mtDNA stability, by anchoring the nucleoids to the inner mitochondrial membrane.
Our results clearly demonstrate that OPA1 isoforms including exon 4b are intimately
associated to the maintenance of the mitochondrial genome, as their silencing leads to
mtDNA depletion. The mechanism leading to mtDNA loss is associated with replication
inhibition in cells where exon 4b containing isoforms were down-regulated. Furthermore
silencing of exon 4b associated isoforms is responsible for alteration in mtDNA-nucleoids
distribution in the mitochondrial network.
In this study it was evidenced that OPA1 exon 4b isoform is cleaved to provide a 10kd peptide
embedded in the inner membrane by a second transmembrane domain, that seems to be
crucial for mitochondrial genome maintenance and does correspond to the second
transmembrane domain of the yeasts orthologue encoded by MGM1 or Msp1, which is also
mandatory for this process (Diot et al., 2009; Herlan et al., 2003). Furthermore in this thesis
we show that the NT-OPA1-exon 4b peptide co-immuno-precipitates with mtDNA and
specifically interacts with two major components of the mitochondrial nucleoids: the
polymerase gamma and Tfam. Thus, from these experiments the conclusion is that NT-OPA1-
exon 4b peptide contributes to the nucleoid anchoring in the inner mitochondrial membrane, a
process that is required for the initiation of mtDNA replication and for the distribution of
nucleoids along the network.
These data provide new crucial insights in understanding the mechanism involved in
maintenance of mtDNA integrity, because they clearly demonstrate that, besides genes
implicated in mtDNA replications (i.e. polymerase gamma, Tfam, twinkle and genes involved
in the nucleotide pool metabolism), OPA1 and mitochondrial membrane dynamics play also
an important role. Noticeably, the effect on mtDNA is different depending on the specific
OPA1 isoforms down-regulated, suggesting the involvement of two different combined
mechanisms.
Over two hundred OPA1 mutations, spread throughout the coding region of the gene, have
been described to date, including substitutions, deletions or insertions. Some mutations are
predicted to generate a truncated protein inducing haploinsufficiency, whereas the missense
nucleotide substitutions result in aminoacidic changes which affect conserved positions of the
OPA1 protein. So far, the functional consequences of OPA1 mutations in cells from DOA
patients are poorly understood. Phosphorus MR spectroscopy in patients with the
c.2708delTTAG deletion revealed a defect in oxidative phosphorylation in muscles (Lodi et
al., 2004). An energetic impairment has been also show in fibroblasts with the severe OPA1
R445H mutation (Amati-Bonneau et al., 2005). It has been previously reported by our group
that OPA1 mutations leading to haploinsufficiency are associated in fibroblasts to an oxidative
phosphorylation dysfunction, mainly involving the respiratory complex I (Zanna et al., 2008).
In this study we have evaluated the energetic efficiency of a panel of skin fibroblasts derived
from DOA patients, five fibroblast cell lines with OPA1 mutations causing haploinsufficiency
(DOA-H) and two cell lines bearing mis-sense aminoacidic substitutions (DOA-AA), and
compared with control fibroblasts. Although both types of DOA fibroblasts maintained a
similar ATP content when incubated in a glucose-free medium, i.e. when forced to utilize the
oxidative phosphorylation only to produce ATP, the mitochondrial ATP synthesis through
complex I, measured in digitonin-permeabilized cells, was significantly reduced in cells with
OPA1 haploinsufficiency only, whereas it was similar to controls in cells with the missense
substitutions.
Furthermore, evaluation of the mitochondrial membrane potential (DYm) in the two fibroblast
lines DOA-AA and in two DOA-H fibroblasts, namely those bearing the c.2819-2A>C
mutation and the c.2708delTTAG microdeletion, revealed an anomalous depolarizing
response to oligomycin in DOA-H cell lines only. This finding clearly supports the
hypothesis that these mutations cause a significant alteration in the respiratory chain function,
which can be unmasked only when the operation of the ATP synthase is prevented.
Noticeably, oligomycin-induced depolarization in these cells was almost completely
prevented by preincubation with cyclosporin A, a well known inhibitor of the permeability
transition pore (PTP). This results is very important because it suggests for the first time that
the voltage threshold for PTP opening is altered in DOA-H fibroblasts. Although this issue
has not yet been addressed in the present study, several are the mechanisms that have been
proposed to lead to PTP deregulation, including in particular increased reactive oxygen
species production and alteration of Ca2+ homeostasis, whose role in DOA fibroblasts PTP
opening is currently under investigation. Identification of the mechanisms leading to altered
threshold for PTP regulation will help our understanding of the pathophysiology of DOA, but
also provide a strategy for therapeutic intervention.
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Organizzazione strutturale della catena respiratoria mitocondrialeFaccioli, Marco <1979> 07 June 2010 (has links)
La catena respiratoria mitocondriale è principalmente costituita da proteine integrali della membrana interna, che hanno la capacità di accoppiare il flusso elettronico, dovuto alle reazioni redox che esse catalizzano, al trasporto di protoni dalla matrice del mitocondrio verso lo spazio intermembrana. Qui i protoni accumulati creano un gradiente elettrochimico utile per la sintesi di ATP ad opera dell’ATP sintasi. Nonostante i notevoli sviluppi della ricerca sulla struttura e sul meccanismo d’azione dei singoli enzimi della catena, la sua organizzazione sovramolecolare, e le implicazioni funzionali che ne derivano, rimangono ancora da chiarire in maniera completa. Da questa problematica trae scopo la presente tesi volta allo studio dell’organizzazione strutturale sovramolecolare della catena respiratoria mediante indagini sia cinetiche che strutturali.
Il modello di catena respiratoria più accreditato fino a qualche anno fa si basava sulla teoria delle collisioni casuali (random collision model) che considera i complessi come unità disperse nel doppio strato lipidico, ma collegate funzionalmente tra loro da componenti a basso peso molecolare (Coenzima Q10 e citocromo c). Recenti studi favoriscono invece una organizzazione almeno in parte in stato solido, in cui gli enzimi respiratori si presentano sotto forma di supercomplessi (respirosoma) con indirizzamento diretto (channeling) degli elettroni tra tutti i costituenti, senza distinzione tra fissi e mobili. L’importanza della comprensione delle relazioni che si instaurano tra i complessi , deriva dal fatto che la catena respiratoria gioca un ruolo fondamentale nell’invecchiamento, e nello sviluppo di alcune malattie cronico degenerative attraverso la genesi di specie reattive dell’ossigeno (ROS). E’ noto, infatti, che i ROS aggrediscono, anche i complessi respiratori e che questi, danneggiati, producono più ROS per cui si instaura un circolo vizioso difficile da interrompere. La nostra ipotesi è che, oltre al danno a carico dei singoli complessi, esista una correlazione tra le modificazioni della struttura del supercomplesso, stress ossidativo e deficit energetico. Infatti, la dissociazione del supercomplesso può influenzare la stabilità del Complesso I ed avere ripercussioni sul trasferimento elettronico e protonico; per cui non si può escludere che ciò porti ad un’ulteriore produzione di specie reattive dell’ossigeno. I dati sperimentali prodotti a sostegno del modello del respirosoma si riferiscono principalmente a studi strutturali di elettroforesi su gel di poliacrilammide in condizioni non denaturanti (BN-PAGE) che, però, non danno alcuna informazione sulla funzionalità dei supercomplessi.
Pertanto nel nostro laboratorio, abbiamo sviluppato una indagine di tipo cinetico, basata sull’analisi del controllo di flusso metabolico,in grado di distinguere, funzionalmente, tra supercomplessi e complessi respiratori separati. Ciò è possibile in quanto, secondo la teoria del controllo di flusso, in un percorso metabolico lineare composto da una serie di enzimi distinti e connessi da intermedi mobili, ciascun enzima esercita un controllo (percentuale) differente sull’intero flusso metabolico; tale controllo è definito dal coefficiente di controllo di flusso, e la somma di tutti i coefficienti è uguale a 1. In un supercomplesso, invece, gli enzimi sono organizzati come subunità di una entità singola. In questo modo, ognuno di essi controlla in maniera esclusiva l’intero flusso metabolico e mostra un coefficiente di controllo di flusso pari a 1 per cui la somma dei coefficienti di tutti gli elementi del supercomplesso sarà maggiore di 1.
In questa tesi sono riportati i risultati dell’analisi cinetica condotta su mitocondri di fegato di ratto (RLM) sia disaccoppiati, che accoppiati in condizioni fosforilanti (stato 3) e non fosforilanti (stato 4).
L’analisi ha evidenziato l’associazione preferenziale del Complesso I e Complesso III sia in mitocondri disaccoppiati che accoppiati in stato 3 di respirazione. Quest’ultimo risultato permette per la prima volta di affermare che il supercomplesso I+III è presente anche in mitocondri integri capaci della fosforilazione ossidativa e che il trasferimento elettronico tra i due complessi possa effettivamente realizzarsi anche in condizioni fisiologiche, attraverso un fenomeno di channeling del Coenzima Q10.
Sugli stessi campioni è stata eseguita anche un analisi strutturale mediante gel-elettroforesi (2D BN/SDS-PAGE) ed immunoblotting che, oltre a supportare i dati cinetici sullo stato di aggregazione dei complessi respiratori, ci ha permesso di evidenziare il ruolo del citocromo c nel supercomplesso, in particolare per il Complesso IV e di avviare uno studio comparativo esteso ai mitocondri di cuore bovino (BHM), di tubero di patata (POM) e di S. cerevisiae.
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L'atto confermativo nelle diverse tipologie procedimentaliPozzani, Paola <1974> 13 May 2011 (has links)
La dottrina classica inquadra la problematica definitoria relativa all’atto confermativo nell’ambito dell’analisi ermeneutica dell’istituto della conferma nelle due specie ossia la conferma propria e la conferma impropria chiamata o atto confermativo.
Si avverte in particolare che la nozione di atto confermativo sia stata elaborata al fine di impedire l’elusione dell’inoppugnabilità del provvedimento amministrativo: qualora, infatti, sia inutilmente spirato il termine impugnatorio se la parte volesse tentare di recuperarlo potrebbe proporre all’amministrazione una domanda di riesame al fine di ottenere un provvedimento di conferma da impugnare, quindi, nei termini. Se in tale caso l’amministrazione anziché pronunciarsi con autonoma decisione e valutazione sia pure di conferma si limiti a rispondere di aver già provveduto, tale atto dell’amministrazione si qualifica come una conferma impropria e come tale non è impugnabile in quanto non contiene alcun nuovo provvedimento.
L’indagine degli orientamenti dottrinali suggerisce, inoltre, di verificare in concreto l’aspetto confermativo del provvedimento e degli atti aventi carattere confermativo; questa prospettiva chiaramente non può prescindere dall’inquadramento degli atti di conferma nell’ambito procedimenti di riesame.
Approfonditi gli aspetti classificatori, si è proceduto all’indagine degli aspetti critici collegati alla natura dell’atto confermativo con particolare riferimento all’obbligo di provvedere alla luce del mutato rapporto tra privati e pubblica amministrazione confrontando orientamenti dottrinali e pronunce giurisprudenziali.
Il percorso di ricerca si è poi soffermato sull’analisi degli orientamenti in materia di autotutela e di riesame in generale al fine di offrire il quadro interpretativo generale per poi approfondire gli orientamenti più recenti in tema di procedimento amministrativo alla luce delle ultime modifiche legislative. Tale quadro ha consentito di aprire l’ambito di riflessione sul concetto e sull’operatività degli atti conferma.
Infine, sono stati considerati più approfonditamente alcuni procedimenti che potessero costituire un’applicazione concreta degli strumenti interpretativi suggeriti da dottrina e giurisprudenza. Si è fatto particolare riferimento, infatti, alle problematiche applicative del concetto di atto confermativo nelle ipotesi di ricorso amministrativo, silenzio e dichiarazione di inizio attività, oggi segnalazione certificata di inizio attività.
Nel capitolo dedicato alle conclusioni si è cercato di evidenziare quanto gli approdi ermeneutici in tema di procedimento e provvedimento di secondo grado e di autotutela siano di imprescindibile riferimento per risolvere i nodi interpretativi nelle ipotesi di concreta applicazione del concetto di atto confermativo.
Infine, si è avuto modo di seguire il percorso interpretativo che considera gli aspetti relativi alle decisioni amministrative che possano presentare carattere confermativo ed atti che provvedimenti non sono, ma che sono sempre espressione dell’attività discrezionale della pubblica amministrazione, nella loro rilevanza sotto il profilo procedurale e sostanziale.
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