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Luis Cernuda: la realizzazione del desiderio / Luis Cernuda: The Fulfilment of Desire

Panza, Maria Antonella <1975> 28 May 2013 (has links)
Le traduzioni di Luis Cernuda, poeta spagnolo della Generazione del '27, da testi poetici di autori francesi, tedeschi ed inglesi, la cui scelta è dettata da ragioni di coerenza artistica, non hanno valore secondario rispetto alla produzione poetica autoriale. Nel presente studio si delinea l'uniformità del percorso creativo di Luis Cernuda nel ruolo duplice ed apparentemente contraddittorio di poeta-traduttore, attraverso un tracciato spazio-temporale, al contempo realistico e metaforico, che si svolge lungo gran parte della vita del misconosciuto poeta sivigliano. Ad una preliminare presentazione analitica del concetto di traduzione, della funzione che la stessa riveste nel genere letterario specifico della poesia e nell'attività creativa di Cernuda, segue l'analisi comparativa delle traduzioni cernudiane con le rispettive fonti straniere. L'argomento si svolge in tre capitoli successivi, organizzati rispettando lo svolgimento cronologico del percorso traduttorio cernudiano, svolto in parallelo alla produzione poetica personale. Il secondo capitolo verte sulla traduzione da testi poetici in francese. Il terzo capitolo, sul periodo immediatamente successivo agli anni della sperimentazione francese, analizza lo studio della poesia tedesca e della sperimentazione in traduzione. Tale incontro si propone anche come momento di scissione definitiva dalla lirica romanza, piuttosto esornativa, e di accostamento alla più essenziale lirica germanica. Il quarto capitolo raccoglie le versioni poetiche da autori inglesi, che si contraddistinguono per la grande somiglianza alla poesia di Cernuda nelle scelte contenutistico-formali. Le conclusioni vertono sulla coesione perseguita nel tradurre, per cui contenuto e forma acquisiscono pari importanza nella “ricreazione poetica” realizzata da Cernuda. / The translations by Luis Cernuda, Spanish poet of the Generation of ’27, from poems by French, German and British authors that he chose on the basis of artistic consistency, are by no means less relevant than his poetic works. This study outlines the uniformity of the creative path followed by Luis Cernuda in his dual and apparently contradictory role of poet and translator, over a space-time course which is both realistic and metaphorical and which is found along most of this largely unacknowledged Sevillan poet’s life. After a preliminary analytical introduction of the concept of translation and of its function in the specific poetic genre and in the Cernuda’s creative activity, there follows a contrastive analysis of Cernuda’s translations, accompanied by the relevant foreign sources. The topic unfolds in three subsequent chapters, which are planned matching the chronological order of Cernuda’s translation activity, in parallel to his own poetic work. Consequently, the second chapter is focused on translations from French poems. The third chapter, on the period immediately after the years of the French experiments, analyses Cernuda’s investigation of German poetry and experiments in translation. Said contact also represents a final breakaway from Romance lyric poetry, rather ornamental, and an approach to the more essential German one. The fourth chapter includes poetic versions from British authors, which are characterized by their strong similarities to Cernuda’s poetry in terms of formal-contents choices. The conclusions focus on the consistency pursued in translating, whereby form and contents play an equal role in the “poetic recreation” achieved by Cernuda.
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La produzione drammatica dei fratelli Figueroa y Córdoba, con edizione critica di "Mentir y mudarse a un tiempo" / The dramatic production of the brothers Figueroa y Córdoba, with critical edition of "Mentir y Mudarse a un tiempo"

Fausciana, Emily <1981> 06 June 2012 (has links)
Diego e José de Figueroa y Córdoba furono due fratelli drammaturghi, attivi nella seconda metà del XVII secolo, che praticarono assiduamente la scrittura in collaborazione. Nel tentativo di rivalutare questi autori ingiustamente dimenticati dalla critica odierna, il presente lavoro si propone di offrire uno studio introduttivo alle figure e al teatro dei due fratelli. Nella prima parte, si offre un profilo biografico dei fratelli Figueroa, riunendo le seppur scarse notizie che possediamo sulla loro vita, in modo da inquadrarne le personalità all’interno degli ambienti letterari dell’epoca. Ci si concentra, poi, sul corpus, proponendo una panoramica delle commedie scritte da Diego e José, dando di ciascuna una breve sinossi e un rapido inquadramento all’interno dei generi tipici del teatro aureo, e segnalando gli eventuali problemi di attribuzione. Si accenna, infine, alla collaborazione dei fratelli nella scrittura di molte delle loro commedie, avanzando alcune ipotesi sulla tecnica compositiva. La seconda parte è costituita da un repertorio bibliografico del teatro “maggiore” dei due fratelli, in cui si descrivono analiticamente tutti gli esemplari conosciuti delle comedias dei Figueroa. Ogni descrizione si completa con una lista delle biblioteche in cui l’esemplare è conservato, lista compilata attraverso la consultazione di cataloghi, cartacei e on-line, delle principali biblioteche con fondi di teatro spagnolo del Siglo de Oro. Infine, la terza parte è dedicata all’edizione critica di una delle commedie scritte in collaborazione da Diego e José: Mentir y mudarse a un tiempo, condotta usando come testo base un manoscritto probabilmente autografo. L’edizione si completa di un apparato critico, con analisi dei testimoni, stemma codicum e registro delle varianti. Precede l’edizione uno studio generale introduttivo all’opera. / Diego and José de Figueroa y Córdoba were two brothers, active in the second half of the XVII century, who assiduously collaborated in the writing of their plays. In an attempt to re-evaluate these authors, unjustly forgotten by today's critics, this work aims to offer an introductory study to the brother’s figures and theatre. In the first part, some biographical notes will be given, bringing together the little information we have about the life of the Figueroas, in order to frame their personalities within the literary circles of the time. We will then concentrate on the theatrical corpus, offering an overview of the plays written by Diego and José, giving for each one a brief synopsis and a quick framing within the typical genres of Golden Age theatre, and pointing out possible problems of attribution. Finally, we will refer to the collaboration of the brothers in the writing of many of their works, putting forward some hypotheses about the composition technique. The second part consist of a bibliographic catalogue of the mayor theatre written by the two brothers, where all the known exemplars of the Figueroa’s comedias are described analytically. Each description is completed with a list of libraries where the exemplar is hold, a list compiled by consulting catalogues, printed and on-line, of the main libraries with Golden Age Spanish theatre holdings. Finally, the third part is dedicated to the critical edition of one of the plays written in collaboration by Diego and José: Mentir y mudarse a un tiempo, prepared using a manuscript, which is probably autographic, as the copy-text. The edition is completed by a critical apparatus, with analysis of the witnesses, stemma codicum and register of variants. The edition is preceded by a general introductory study of the play.
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"A la búsqueda de nuevos horizontes". La scrittura della migrazione africana in Spagna / “A la búsqueda de nuevos horizontes”. African migration writing in Spain

Rossini, Ilaria <1983> 04 July 2014 (has links)
La migrazione genera spesso nei soggetti migranti forme di spaesamento, poiché lo spostamento fisico condiziona la sfera emotiva: in loro può emergere il senso di nostalgia verso la patria e il desiderio del ritorno, oppure la volontà di annullare le proprie radici e di conformarsi ai modelli della società ricevente. Spesso tali sensazioni di spaesamento possono essere superate grazie alla pratica creativa della scrittura; è per questo che nelle varie realtà di immigrazione ha preso campo la pratica della scrittura migrante, dove si dà spazio all’altro che cerca di far sentire la propria voce, ricorrendo alla lingua del Paese d’arrivo, senza rinunciare ai tratti distintivi della sfera culturale d’origine, creando testi ibridi, che disegnano un ponte tra le culture. Focus della ricerca è la scrittura della migrazione africana in Spagna, studiata sia in prospettiva generale che specifica, mediante quattro autori e le relative opere selezionate: Laila (2010) della marocchina Laila Karrouch, Las tres vírgenes de Santo Tomás (2008) dell’equatoguineana Guillermina Mekuy, Una vida de cuento (2006) del camerunese Boniface Ofogo, Amina (2006) del senegalese Sidi Seck. L’analisi dei testi è effettuata sulla base di due filoni tematici, la famiglia e il rapporto con la società d’arrivo, ed è corredata dallo studio del lessico relativo ai due temi di riferimento. Leggere fra le righe il microcosmo della famiglia significa porre l’attenzione sulle diverse dinamiche affettive che stanno dietro alla parola “migrazione” e sulle particolari dimensioni familiari che caratterizzano la vita odierna, dove spesso avviene il contatto fra più culture. Un contatto che si riflette nel macrocontesto della realtà ospite dove si ha modo di avviare un dialogo fra nativi e stranieri, poiché spesso le iniziali forme di contrasto si tramutano in sete di conoscenza e volontà di avvicinarsi, facendo emergere l’idea che la diversità non separa ma arricchisce. / Migration is a complex and circumstantial phenomenon generating somehow forms of disorientation on the migrants, since the physical relocation influences also the emotional sphere. On one hand, migrants might feel the raising of homesickness and the desire to go back home, but, on the other hand, the willingness to cancel their roots and to broadly adapt themselves to the new society. These feelings of disorientation might be positively overcome through the practice of the creative writing, giving the chance to everybody to express themselves in hybrid texts through the host country language, shaping, in this way, a unique cross-cultural bridge thanks to distinctive cultural and literary features of their homeland. The research framework is focusing, from both a general and specific perspective, on the African migrant writing in Spain through the selected works of four authors: Laila (2010) by the Moroccan writer Laila Karrouch, Las tres vírgenes de Santo Tomás (2008) by Guillermina Mekuy from Equatorial Guinea, Una vida de cuento (2006) by the Cameroonian Boniface Ofogo and Amina (2006) written by the Senegalese Sidi Seck. The analysis of these texts is well-framed within two main flows: the family and the relationship with the host society, linked to the study of the vocabulary related to the above mentioned themes. The reader can feel emotional dynamics and domestic dimensions inside the family microcosm which are beyond the mere concept of “migration”, but where most of cultural pattern contacts arise. The host reality reflects this contact through the dialogue between natives and foreigners, whereas initial conflicts become afterwards opportunities to get closer and to better know each other, leading to the concept that diversity does not divide but connects and improve.
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Il Maquis nella letteratura spagnola contemporanea. Storia, memoria e rappresentazione narrativa / The Maquis in Spanish contemporary literature. History, memory and narrative representation / El Maquis en la literatura española contemporánea. Historia, memoria y representación narrativa

Possi, Valeria <1985> 23 May 2014 (has links)
La tesi analizza la rappresentazione del maquis nella letteratura spagnola contemporanea, scritti in castigliano e pubblicati dal 1985 ad oggi. La tesi si articola in tre capitoli: il primo presenta a livello teorico la metodologia e gli strumenti utilizzati nello svolgimento dello studio, ed è incentrato innanzitutto sul tentativo di definizione e catalogazione dei romanzi del maquis, con una particolare attenzione alla temperie culturale cui fanno riferimento, presentando le estetiche postmoderna e neomoderna e cercando di situare le opere narrative facenti parte del corpus della ricerca. Nel secondo capitolo è centrale in cambio l’analisi dei rapporti tra Storia e narrazione: oltre a concentrarsi sul dibattito interdisciplinare circa le connessioni tra la Storia e la narrativa, si cerca di dar conto dei riflessi di questa riflessione contemporanea all’interno delle opere facenti parte del corpus. Infine, il terzo capitolo riguarda l’analisi delle metafore animali rintracciabili nei romanzi sul maquis scelti, concentrandosi principalmente su Luna de lobos di Julio Llamazares e La agonía del búho chico di Justo Vila. L’impiego di questa figura retorica, che si ritrova in vari gradi in tutte le opere narrative scelte, risponde tanto ad una ricerca di verosimiglianza quanto alle modalità di rappresentazione della realtà empirica, riportando l’attenzione sui metodi atti alla figurazione e all’accesso alla conoscenza del mondo. La proposta di un cambio di paradigma estetico e narrativo in atto nella letteratura contemporanea spagnola cerca quindi una conferma nel momento dell’analisi, attraverso la quale si cerca di indagare se, e in che misura, il romanzo sul maquis si inserisce nel dibattito letterario odierno, e quanto contribuisce allo sviluppo del medesimo paradigma estetico in via di definizione – quello neomoderno –, cercando una conferma che si basa sulla presenza di quelle tematiche segnalate nel momento della discussione teorica e metodologica come tratti basilari e strutturanti le opere. / This thesis analyzes the representation of the maquis in contemporary Spanish literature, written in Castilian and published from 1985 to present. The thesis is divided into three chapters: the first presents the methodology and theoretical tools used in the course of the study, and primarily focuses on trying to define and classify the maquis’ novels, focusing on the cultural background to which they refer, presenting the neomodern and postmodern aesthetics and trying to situate the narrative works which are included in the research corpus. The second chapter focuses on the analysis of the relationship between history and narrative: while it is centered on the interdisciplinary debate about the connections between history and fiction, the analysis tries to register the contemporary debate about it in the novels chosen as part of the corpus. Finally, the third chapter deals with the analysis of animal metaphors in novels such as Julio Llamazares’s Luna de lobos and Justo Vila’s La agonía del búho chico. The use of this figure of speech answers both to a research of verisimilitude and to the representation of empirical reality, bringing their attention to the different ways of figuration and access to the knowledge of the world. The proposal of a paradigm shift in aesthetic and narrative taking place in contemporary Spanish literature is the main focus of the analysis, which central postulate is the research for a confirmation to the hypothesis that asserts that maquis’ novels fits into the coeval debate, and contribute to the development of neomodern aesthetic paradigm being defined nowadays, looking for a confirmation that relies on the presence of those issues which are basic traits of these novels and which were reported in the methodological discussion proposed in the first chapters.
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Personajes divergentes y motivos caballerescos: el caso de Lidamor de Escocia (1534), Valerián de Hungría (1540), Philesbián de Candaria (1542) y Cirongilio de Tracia (1545).

Tomasi, Giulia January 2019 (has links)
El presente trabajo de investigación tiene por objeto el estudio de los personajes divergentes en el marco de unos libros de caballerías del siglo XVI que no conforman ningún ciclo, ni vuelven a editarse durante el período de apogeo del género. Se trata, pues, de obras que permanecen aisladas frente a los ciclos de mayor éxito, cuyos textos dan lugar, en cambio, a distintas ediciones a lo largo de la centuria. Los libros de caballerías que conforman el corpus del presente trabajo son Lidamor de Escocia de Juan de Córdoba (1534), Valerián de Hungría de Dionís Clemente (1540), el anónimo Philesbián de Candaria (1542) y Cirongilio de Tracia de Bernardo de Vargas (1545). Posiblemente debido al escaso éxito del que gozaron, estas obras no fueron objeto de estudios profundizados por parte de la crítica y muchos de sus aspectos estilísticos y temáticos quedan por explorar. En las inmensas tramas de los libros de caballerías se alternan distintos personajes y al lado de hermosas damas y valientes caballeros se encuentran también enanos cobardes, salvajes velludos, gigantes horroríficos y magos (casi) todopoderosos. En el marco del presente trabajo se presta atención a algunas magas y algunos gigantes que intervienen en las tramas de las obras elegidas. La configuración de estos personajes se da conforme al canon bajo unos aspectos, a la vez que, en ocasiones, es el fruto de interesantes desvíos. El enfoque teórico adoptado para la investigación acerca de los personajes divergentes privilegia el motivo literario como elemento fundamental de la estructura de las obras. En efecto, los libros de caballerías que se difunden en España durante el Renacimiento son herederos de la literatura medieval y los motivos de que esta se nutre pasan, en cuanto matériel roulant, de una tradición a otra. El estudio de los tipos y los motivos folclóricos que empieza a principios del siglo XX gracias a la labor de Aarne y Thompson, se ha demostrado rentable para las investigaciones en el ámbito de la épica y otros géneros de la literatura hispánica. La creación, a lo largo del siglo pasado, de varios índices dedicados a corpora literarios diferentes da buena muestra del éxito del tal enfoque. Al lado de la catalogación del material folclórico, se ha ido concretando la idea de realizar un índice ad hoc para los libros de caballerías del siglo XVI basado en un sistema proprio. Así pues, el Índice y estudio de motivos de los libros de caballerías castellanos (1508-1516) de Bueno Serrano (2008) se configura como un instrumento de localización de las unidades narrativas caballerescas y constituye el punto de partida para llevar a cabo el análisis crítico de los personajes divergentes. Magos y gigantes se presentan en una fichas donde se marca su trayecto narrativo y se anotan las matizaciones identificadas en el uso de los motivos respecto a su realización en los seis primeros libros de caballerías analizados por Bueno Serrano. Las oscilaciones se dan en la interacción entre el nivel paradigmático y, pues, teórico del motivo y su realización en el nivel sintagmático, es decir, en cada nuevo contexto. Para hacer hincapié en la importancia que cobra esta interacción a la hora de utilizar el índice como instrumento crítico, se asocia a cada motivo el fragmento textual en el que este se realiza. Los datos recogidos mediante el cotejo entre las obras insertas en el corpus y los textos que conforman el paradigma caballeresco dan constancia de que los libros de caballerías no son ni mucho menos todos iguales, sino que los autores reelaboran a un material conocido para amoldarlo en el horizonte de sus propias obras. Desde esta perspectiva, el estudio de las divergencias que se aprecian en el nivel de los motivos puede ir marcando las pautas de evolución del género en el período de su gran difusión. Debido a ello es necesario aplicar el análisis sistemático de las unidades narrativas a un corpus más amplio de obras caballerescas, con el fin de poner de relieve su desarrollo. La futuras investigaciones en este ámbito pueden ser facilitadas por la cooperación de las Humanidades Digitales mediante la creación de una base de datos donde se coleccionen los personajes divergentes, los motivos que desencadenan y las posibilidades de matización de los mismos.
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Para una estética del fragmento en José à ngel Valente

Pradel, Stefano January 2015 (has links)
El trabajo presenta un análisis sistemático y exhaustivo de la obra lírica en castellano del poeta gallego José Ángel Valente (1929-2000). A través de una lectura hermenéutica de una selección de poesías, el trabajo destaca los elementos de una estética que participa en una concepción fragmentaria tanto de la experiencia lírica como de la escritura misma.
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Il ritratto di un dongiovanni "feo, católico y sentimental": le Sonatas di Ramón del Valle-Inclán

CRIPPA, FRANCESCA 18 February 2009 (has links)
La tesi ha per oggetto l’analisi del personaggio protagonista delle Sonatas di Ramón del Valle-Inclán. Fra i migliori esempi di prosa modernista spagnola, le Sonatas sono le “memorias amables” di un dongiovanni “feo, católico y sentimental”: Xavier de Bradomín. Scopo dello studio è dimostrare quali caratteristiche avvicinano il personaggio allo stereotipo tradizionale del dongiovanni e quali lo rendono singolare, moderno e vicino alla personalità eccentrica dell’autore. Il primo capitolo contiene alcuni cenni biografici, un approfondimento sul contesto culturale che fa da sfondo all’attività letteraria di Valle-Inclán, riflessioni sull’atteggiamento assunto dalla critica nei suoi confronti e una prima introduzione ai temi delle Sonatas. Il secondo capitolo è incentrato sull’approfondimento dei contenuti, della lingua e dello stile della tetralogia. Gli ultimi due capitoli sono dedicati all’analisi dei romanzi, con particolare attenzione al confronto testuale che permette di sviluppare il discorso legato all’evoluzione del personaggio e alla relazione che questi stabilisce con l’autore. / The dissertation focuses on the analysis of the main character of the Sonatas by Ramón del Valle-Inclán. The four novels can be considered one of the main examples of Spanish Modernist prose and are presented by the author as the “memorias amables” of Xavier de Bradomín, a Don Juan “feo, católico y sentimental”. The dissertation describes the features of this character underlining the differences among the way he is presented in the tetralogy, the traditional features of the Don Juan stereotype and the expression of the originality and modernity of Valle-Inclán’s temperament. The first chapter includes a biographical note on the author, describes his cultural background, the critical panorama of Valle-Inclán’s literary production and the main themes of the Sonatas. The second chapter analyses the contents, language and style of the four novels. The third and fourth chapters provide a comparative analysis of the novels, with a specific interest for the evolution of the character and the main features he shares with his author.
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LA FINESTRA COME SPAZIO METAFORICO NELLA LETTERATURA SPAGNOLA: RIFLESSIONI SULLA POETICA DI RAFAEL ALBERTI

PIGNATARO, ROSA 16 June 2016 (has links)
L’obiettivo della presente ricerca è stato cercare di dimostrare come la finestra, da innocuo dispositivo ottico e spaziale, completi molte delle osservazioni tradizionali della critica, fornendo un’ulteriore chiave di lettura nell’interpretazione del procedimento creativo nelle opere analizzate. Partendo da una veloce silloge della ricorrenza del termine nella letteratura classica e italiana, si passa alla presentazione dell’evoluzione tematica della finestra nell’ambito della letteratura spagnola focalizzando l’analisi su alcuni modelli in cui il nucleo della finestra si configura come struttura generativa di un’intera opera letteraria. Con il terzo capitolo si entra nella parte monografica della ricerca: la finestra sembrerebbe un facile simbolo nella produzione letteraria di un poeta esiliato, poiché l’affaccio a un davanzale è un proiettarsi idealmente verso la patria perduta. In realtà, selezionando la vastissima produzione letteraria di Rafael Alberti, la ricorrenza della finestra permette di tracciare un iter tematico nella vicenda biografica e artistica del poeta, dall’infanzia alla maturità. Nell’ultimo capitolo, invece, oggetto d’analisi è El Adefesio, un’opera teatrale composta da Alberti durante l’esilio argentino. Questa volta le finestre si chiudono e le mura domestiche si trasformano in un’intollerabile prigione generando quasi una dimensione di claustrofobia, espressione di un nuovo teatro che parla di negazione e di censura. / The aim of this research is to attempt to show how the ‘window’, a harmless optical and spatial device, completes many of the traditional observations of the critic, providing another key to the reading in the interpretation of the creative process in the analyzed works. Starting with a quick compilation of the recurrence of the term in Classical and Italian literature, the reaserch focuses on the analysis of the evolution of the word in Spanish literature with some models in which the window is configured as the generative structure of an entire literary work. The third chapter confronts the monographic part of the research: the window would seem an easy symbol in the literary production of an exiled poet, since gazing through a window could be seen as a projection of the artist towards his or her estranged homeland. In reality, by selecting the vast literary production of Rafael Alberti, the recurrence of the word ‘window’ allows us to trace a thematic procedure in the biographical and artistic life of the poet, from childhood to maturity. In the last chapter, the subject of analysis is El Adefesio, a play composed by Alberti during his Argentinian exile. This time the windows are closed and the walls becomes an intolerable prison generating an almost claustrophobic mood, expression of a new theater that speaks of denial and censorship
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Islam aureo: evoluzione della figura del morisco nel teatro spagnolo dei Secoli d'Oro

BELLONI, BENEDETTA 02 March 2012 (has links)
La tesi si propone di analizzare il personaggio del morisco nel teatro spagnolo dei Secoli d’Oro. Scopo dello studio è dimostrare che la figura affiora come riflesso dell’immagine stereotipizzata del cristiano nuevo de moro, costruita dai membri della comunità cristiano-vieja. Il primo capitolo è incentrato sull’esposizione delle circostanze storiche che hanno contribuito a determinare, tra i secoli XVI e XVII, la cuestión morisca, identificandone i punti primari a livello socio-politico, geografico ed economico. Allo stesso modo, si intende presentare il protagonista della ricerca, l’individuo ispano-musulmano, contestualizzandolo da un punto di vista religioso, culturale e sociale. Il secondo capitolo comprende lo studio della rappresentazione deformata del soggetto morisco. L’analisi dei meccanismi di stereotipizzazione, messi in atto dalla classe dominante, evidenzia l’effettività di un progetto di discriminazione e marginalizzazione nei confronti degli appartenenti alla minoranza. Al fine di verificare se gli stessi processi si consolidino anche nel discorso letterario dell’epoca, il terzo capitolo della ricerca intende rintracciare la figura all’interno del teatro spagnolo rinascimentale e barocco ed esaminarne l’evoluzione. Nell’ambito del teatro della seconda metà del secolo XVI, l’analisi si sofferma sulle modalità di raffigurazione del personaggio nella produzione di tre significativi autori dell’epoca, Diego Sánchez de Badajoz, Juan Timoneda e Lope de Rueda. In un secondo momento, l’attenzione si focalizza sull’osservazione del ruolo che ricopre la figura all’interno di un corpus di nove commedie di Lope de Vega, esaminando nello specifico quattro aspetti del procedimento comico di cui sembra essersi servito il Fénix per ribadire la categorizzazione sociale anche a livello letterario. / The dissertation focuses on the analysis of the character of the morisco in the Spanish Golden Age theatre. The aim of the study is to demonstrate that the figure emerges as a reflection of the stereotyped cristiano nuevo de moro image constructed by the members of the cristiano viejo community. The first chapter concentrates on the description of the historical circumstances that have contributed to determine, between the 16th and 17th centuries, the cuestión morisca, identifying its main aspects from a socio-political, geographical and economic points of view. Meanwhile, the protagonist of our research, the Hispano-Muslim individual, is also examined from a religious, cultural and social perspectives. The second chapter provides the study of the deformed representation of the morisco subject. The analysis of the social stereotyping mechanisms reveals the efficiency of a discriminating scheme arranged by the ruling class towards the historical morisco figure. In order to verify whether the same processes are also enclosed in the literary discourse of the time, the third chapter aims to detect the figure in the Spanish Renaissance and Baroque theatre and to examine its evolution. Firstly, the analysis focuses on how the character is represented in the production of three main authors of the second half of the 16th century, Diego Sánchez de Badajoz, Juan Timoneda and Lope de Rueda. Afterwards, the attention concentrates on the observation of the role that covers the figure of the morisco in a corpus of nine plays written by Lope de Vega, especially on four aspects of the comic procedure which seem to have served to the author to reaffirm the social categorization also on the literary level.
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Los caminos ecfrásticos de la palabra al borde de la visión: Valente, Durero y el «ovillo negro» de Interior con figuras

Paredes Bertagnolli, Elsa Maria January 2015 (has links)
Este trabajo analiza el territorio ecfrástico de la primera sección del poemario “Interior con figuras” de José Ángel Valente y la necesidad de su palabra de conquistar, sobre todo a través de un diálogo visceral con la pintura y el arte, un espacio interior de autoconocimiento cada vez más profundo. En particular, examina las imágenes y la simbología del oscuro poema “Una antigua representación” dedicado a la famosa obra “El caballero, la muerte y el diablo” de Durero. La larga historia generada por este grabado empieza en el siglo XVI y se transforma con el pasar del tiempo, de las distintas lecturas, de las reescrituras literarias y de las ideologías hasta alcanzar sus interpretaciones más extremas en los eslóganes propagandísticos del Tercer Reich: ¿por qué encuentra su lugar también en la poesía de Valente y bajo qué perspectiva es insertada? ¿Remite el poema a alguna tradición o a otras versiones literarias precedentes? ¿Por qué sus imágenes parecen imprescindibles para el descenso del poeta en el interior de su palabra? Como demuestran las fechas de composición de los poemas de “Interior con figuras”, para llegar a concebir “Territorio”, poema programático del entero poemario, Valente necesitó primero contemplar los objetos-talismanes de las pinturas de Luis Fernández, la material memoria de Antoni Tàpies, los sueños de Odilon Redon, el enigma de la mirada del ángel de la “Melancolía I” y los símbolos de esa “antigua representación” que encontró rescatada eternamente por un grabado de Durero, “El caballero, la muerte y el diablo”. Sólo entonces se abrió la visión consciente del territorio interior de su palabra: otredad, figuras solas y materia fracturada.

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