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La traduzione interculturale nell’Austria-Ungheria della Jahrhundertwende Analisi critica delle traduzioni in tedesco e in italiano del romanzo ungherese I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár / Intercultural translation in the Austro-Hungarian fin de siècle Critical analysis of the German and Italian translations of the Hungarian novel A Pál utcai fiúk by Ferenc Molnár

Tatasciore, Claudia <1984> 03 June 2014 (has links)
Riconoscendo l’importanza delle traduzioni all’interno della cosiddetta repubblica democratica dell’infanzia, il lavoro analizza le prime traduzioni tedesche e italiane del classico della letteratura per l’infanzia I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár, al fine di metterne in luce i processi non solo prettamente traduttivi, ma anche più ampiamente culturali, che hanno influenzato la prima ricezione del romanzo in due contesti linguistici spesso legati per tradizione storico-letteraria alla letteratura ungherese. Rispettando la descrizione ormai comunemente accettata della letteratura per ragazzi come luogo di interazione tra più sistemi – principalmente quello letterario, quello pedagogico e quello sociale –, il lavoro ricostruisce innanzitutto le dinamiche proprie dei periodi storici di interesse, focalizzando l’attenzione sulla discussione circa l’educazione patriottica e militare del bambino. In relazione a questa tematica si approfondisce l’aspetto della “leggerezza” nell’opera di Molnár, ricostruendo attraverso le recensioni del tempo la prima ricezione del romanzo in Ungheria e presentando i temi del patriottismo e del gioco alla guerra in dialogo con le caratteristiche linguistico-formali del romanzo. I risultati raggiunti – una relativizzazione dell’intento prettamente pedagogico a vantaggio di una visione critica della società e del militarismo a tutti i costi – vengono messi alla prova delle traduzioni. L’analisi critica si basa su un esame degli elementi paratestuali, sull’individuazione di processi di neutralizzazione dell’alterità culturale e infine sull’esame delle isotopie del “gioco alla guerra” e dei “simboli della patria”. Si mostra come, pur senza un intervento censorio o manipolazioni sensibili al testo, molte traduzioni italiane accentuano l’aspetto patriottico e militaresco in chiave pedagogica. Soprattutto in Italia, il romanzo viene uniformato così al contesto letterario ed educativo dell’epoca, mentre in area tedesca la ricezione nell’ambito della letteratura per ragazzi sembra aprire al genere del romanzo delle bande. / Recognizing the importance of translations in the “democratic republic of childhood”, I analyse the first German and Italian translations of the children’s literature classic The Paul Street Boys, by Ferenc Molnár, in order to enlighten the translational and cultural processes which influenced the first reception of the novel into two linguistic contexts that for different reasons have been traditionally tied to the Hungarian literature. Research today agrees in considering children’s literature as a place where several systems interact: the literary, the pedagogical and the social. Thus, the work reconstructs first of all the dynamics of the historical periods in which the translations have been done, focusing on the discussion regarding children’s education, patriotism and war. Referring to these themes, I consider the character of “lightness” in Molnár’s work, reconstructing through contemporary reviews the first reception of the novel in Hungary and proposing an analysis of the novel, through which patriotism and war are presented in dialogue with its linguistic-formal characteristics. The results – a reduction of the mainly pedagogical aim in favour of a critical view of the society and its militarism – are then compared with the translations. In the critical analysis of the translations I consider first of all the paratextual elements, then the processes of neutralisation of foreignness and finally an exam of two main isotopies: “playing the war” and “symbols of the homeland”. The analysis shows how some Italian translations amplify the military and patriotic character of the novel, although they don’t operate with censorship or significant modifications of the source text. In particular in Italy, the novel is integrated in the literary and pedagogical system of the target language, whereas the German area seems to be opened to a new literary genre of children’s literature, the “gang-novel”.
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»Der Tod ... warf aus den Weiden auf uns seinen Schatten«. Leben und Werk Immanuel Weißglas'

Robol, Daniele 29 June 2020 (has links)
Scopo del lavoro è la ricostruzione della vita del poeta e traduttore di origine ebraica Immanuel Weißglas (1920-1979) e l’analisi della sua opera, con particolare attenzione agli anni compresi tra il 1920 e il 1947. La dissertazione si suddivide in tre parti. Nella prima si forniscono informazioni riguardanti la vita e l’opera dell’autore sulla base di diverse testimonianze. Una particolare attenzione è riservata ai differenti nomi e pseudonimi con i quali Immanuel era conosciuto. Nella seconda parte della tesi si offre un’analisi dettagliata delle traduzioni giovanili di Weißglas. Vengono quindi presentati testi lirici romeni di Tudor Arghezi, che il traduttore diciassettenne volge in tedesco, pubblicandoli in seguito sulla rivista «Viața romînească». Viene poi approfondita l’irrisolta questione relativa alle traduzioni di testi rilkiani da parte di Weißglas. Si analizza successivamente la traduzione tedesca del poema "Luceafărul". La produttività dell’autore è compromessa dallo scoppio della seconda guerra mondiale. La popolazione ebraica di Czernowitz, città nella quale Weißglas è nato e in cui risiede, viene dapprima rinchiusa nel ghetto per poi essere gradualmente avviata nei lager della Transnistria. Durante l’internamento l’autore comporrà alcune poesie, che confluiranno nelle sillogi del 1947 "Kariera am Bug" e "Gottes Mühlen in Berlin". Ritornato a Czernowitz riprende le attività di traduzione. Volge infatti in tedesco, proprio come Paul Celan, le poesie "Schinderhannes" di Apollinaire, "Epitaph on an Army of Mercenaries" di Housman e "Down by the Salley Gardens" di Yeats. Del poeta irlandese Weißglas traduce inoltre "The Fiddler of Dooney". La poesia di Brjusov "Грядущие гунны" è invece tradotta in romeno. Nel 1947 viene stampata la raccolta "Kariera am Bug". Le liriche di "Gottes Mühlen in Berlin" non saranno pubblicate. La terza parte della dissertazione contiene le conclusioni e i riferimenti bibliografici.
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La rappresentazione della relazione fra corpo e mente nei racconti Der Magnetiseur, Die Abenteuer der Sylvester-Nacht e Die Automate di E.T.A. Hoffmann

Abramo, Federica Claudia 05 July 2021 (has links)
Nel 1818 E.T.A Hoffmann (1776-1822), celebre e prolifico autore tedesco, chiamato dal tribunale di Berlino a redigere una perizia giudiziaria conosciuta in seguito come Gutachtens über die Mordtat des Tabakspinnergesellen Daniel Schmolling, così scriveva: «all’uomo, prigioniero della sua vita terrena, non è dato di esplorare le profondità della propria natura». Eppure, nonostante la rassegnazione che emerge da queste parole, l’autore esplorò ininterrottamente gli abissi dell’essere umano. A partire da questa riflessione e dal quadro epistemologico delle teorie mediche e filosofiche di metà Settecento e inizio Ottocento, il presente studio analizza alcune modalità di raffigurazione poetica del rapporto corpo-mente del periodo meta-rappresentate da E.T.A. Hoffmann. Animato da un profondo scetticismo, mai scevro da una grande fascinazione per il sapere del suo tempo, l’autore sviluppa una poetica che concepisce l’opera come un esperimento mentale sulle più complesse questioni irrisolte, nel tentativo di comprendere l’essere umano nella sua complessità. In tale contesto alcuni racconti, quali Der Magnetiseur (1814), Die Abenteuer der Sylvester-Nacht (1815) e Die Automate (1814), tematizzano lo spinoso, e al tempo cruciale, rapporto fra corpo e mente, in vista di un miglioramento dell’essere umano che passi attraverso la conoscenza, sebbene l’intervento umano si rilevi fallimentare e controproducente nella ricostituzione di un equilibrio psico-fisico, poiché ancora non si è raggiunto un rapporto armonico tra soggetto e mondo. Dimostrando come la medicina abbia fallito nel presupposto di un intervento unilaterale e parziale, come la stessa creazione umana, se deconnessa dai rapporti di relazione con la totalità dell’esistente sia fallimentare, e come il progresso non riconduca l’uomo alla totalità smarrita della natura, ma anzi lo allontani, i racconti di E.T.A. Hoffmann confermano, ex-negativo, l’indissolubile nesso fra corpo e mente e la necessità, per l’uomo scisso della modernità, di comprenderne il profondo legame e di armonizzare la propria enthelechia rispetto a un mondo esterno che appare inconciliabile con le forze interiori dell’essere umano.
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Stefan George e Friedrich Hoelderlin: due ciclicità  a confronto

Serio, Marco January 2016 (has links)
Lo studio affronta il problematico argomento della ciclicità in relazione a due grandi lirici tedeschi, Stefan George e Friedrich Hoelderlin, misurandosi con una vasta tradizione critica e con non agevoli dettati ermeneutici. Il lavoro è scandito in sette capitoli, dei quali il primo analizza il termine 'ciclo', partendo dal suo significato etimologico di cerchio, circolo e ruota, per poi soffermarsi sul significato di successione di eventi memorabili all'interno di un'epoca. Il ciclo è inteso quale categoria estetico-semantica che, incardinata nella dimensione riflessiva del linguaggio, permette di leggere le liriche sia come singoli testi autonomi sia come testi poetici inseriti in un insieme più vasto. Nel secondo capitolo si analizza la nozione di rituale ciclico in Stefan George nel contesto della Germania guglielmina, lacerata dalla frattura fra Bourgeoise e Bildungsbuergertum. Da questo prospettiva il rituale ciclico georgeano è concepito come mito che mira a creare una tradizione culturale funzionale ai bisogni della Germania, legittimandone i caratteri di specificità, eccellenza ed esclusività rispetto alle altre nazioni, nonché esorcizzando lo stereotipo tedesco di "verspaetete Nation", condannata a restare in uno stato di frammentazione territoriale fino al 1871. Il mito carente, capace di tradurre in realtà una volontà di potenza di stampo nietzscheano, viene incarnato dal poeta come esponente di una realtà potenziata che si colloca in un punto di scissura tra finito e infinito. Fondandosi sulla ripetizione di un'azione, il rituale estetico garantisce stabilità e continuità e offre un efficace antidoto contro la fugacità del tempo, mentre l'espressione poetica diviene una totalità in sé conchiusa. In Stefan George il culto della bellezza genera un cerchio magico, nel quale egli si trasforma da esteta in vate che preconizza la palingenesi dell'umanità. Oggetto di indagine sono state, a titolo di esempio, le strutture cicliche di Der Teppich des Lebens und die Lieder von Traum und Tod mit einem Vorspiel. Infine il lavoro volge a contemplare il rapporto tra Friedrich Hoelderlin e Stefan George, a partire dall'analisi del contributo di George e dei suoi sodali per la riscoperta dell'opera tarda di Hoelderlin per poi estendersi alle fonti utilizzate nel processo ermeneutico della poesia georgeana, nonché alle analogie tematiche rintracciabili tra i due poeti tedeschi che mantengono inalterata la propria singolarità sul piano stilistico e linguistico. Ciò avviene attraverso l'analisi di testi esemplari come gli hoelderliniani Fragment philosophischer Briefe e Verfahrungsweise des poetischen Geistes oltre agli inni Patmos, Friedensfeier, Brot und Wein e Der Zeitgeist e le loro ricadute entro l'opera georgeana, a fronte dello specifico paradigma della ciclicità.
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LA VITA DI DANTE DI LEONARDO BRUNI: EDIZIONE CRITICA E COMMENTO

ROGNONI, ROBERTA 03 April 2009 (has links)
LA VITA DI DANTE DI LEONARDO BRUNI: EDIZIONE CRITICA E COMMENTO Il lavoro è stato strutturato e realizzato così da dare alla luce l’edizione critica della Vita di Dante, che Leonardo Bruni scrisse nel 1436 assieme a quella del Petrarca, sul modello delle Vite di Plutarco. Le due biografie sono state tramandate nei secoli soprattutto insieme, come un’unica opera, ma hanno conosciuto pure una circolazione indipendente, nella tradizione manoscritta e in quella a stampa; ciò perché entrambe le Vite sono di per sé organismi indipendenti, dotati di propria autonomia, che, inseriti tra un Proemio generale e un Parallelo tra i due poeti, vengono ad assumere un aspetto unitario. Tale situazione di partenza ha consentito di poter lavorare anche solo sulla biografia dantesca, potendo approdare a risultati inediti e decisivi, rimandando l’edizione della Vita petrarchesca ad altra sede. Dall’editio princeps (1671) in poi, le Vite sono state pubblicate più volte nel corso dei secoli, ma sempre senza che venisse posta sotto vaglio critico la tradizione del testo, nella sua complessità e ricchezza di testimonianze. Questa edizione critica della Vita di Dante, dunque, ha il fine aprire l’accesso al testo bruniano in una modalità tutta nuova, basata su principi ecdotici, nella volontà di restituire la lezione genuina e il più vicino possibile all’originale. Per fare ciò sono stati sottoposti a recensio tutti i codici della Vita di Dante oggi conosciuti, a partire dal Repertorium Brunianum di James Hankins e da lì sviluppando la ricerca, con l’approdo a nuovi dati. Una volta recensita la tradizione è stato possibile costruire lo stemma codicum, in base agli errori evidenti, fino alla redazione del testo critico, dotato di apparato. Trattandosi di un’opera piuttosto attraente, non solo per il piglio critico con cui il Bruni “storico” la concepisce e realizza, ma anche per le numerose informazioni che ci dà, anche inedite, circa la vita del poeta e i fatti fiorentini a lui contemporanei, questa biografia dantesca è stata corredata anche di un commento, finora mai realizzato, così da approfondirne la lettura e sollecitare nuove riflessioni sul testo. Per fornire un’istantanea della tradizione che, “dialogando” con lo stemma, mettesse in luce i legami tra i codici, anche dal punto di vista contenutistico, è stata, infine, realizzata anche una sezione descrittiva dei testimoni recensiti, grazie ai dati reperiti nei cataloghi, nei repertori e in altre opere rilevanti, nonché aggiungendo una serie di informazioni che provengono da un’osservazione diretta degli esemplari. / This work is the critical edition of Life of Dante, written by Leonardo Bruni in Florence in the may of 1436, with the Life of Petrarch as like a Plutarch's lives (Vite Parallele). Every life is an independent text, being together, at the same time, an unitary work, because the have a "Proemio" and a "Parallelo between Dante and Petrarch" which are like a frame for all the work. This is the first critical edition of brunian Dante's Life: the text has been edited more times from the editio princeps (1671), but never including an analysis of all the manuscripts. This critical edition is equipped with a commentary, the first has been published. At last, the work show all descriptions of the manuscripts.
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«Präzise doch ungenau». Tradurre il saggio. Un approccio olistico al saggio poetico di Durs Grünbein / «Präzise, doch ungenau». Translating the Essay. A holistic approach to Durs Grünbein’s poetic Essay

Ruzzenenti, Silvia <1981> 19 December 2012 (has links)
Il saggio, genere di confine (Grenzgänger-Textsorte) per eccellenza, la cui indefinibilità è topos, si profila tuttora come terra incognita nell’àmbito delle scienze della traduzione. La presente ricerca mira a enucleare un modello traduttologico olistico per la traduzione del saggio. In feconda alternativa alla dicotomia approccio ermeneutico-letterario vs. approccio linguistico, la prospettiva teorico-metodologica del lavoro integra linee di ricerca filologico-letterarie e linguistico-testuali. Tale sguardo multiprospettico, l’unico in grado di dar conto della complessità del genere, permette di collocare operativamente il saggio e le sue varianti testuali principali (Textsortenvarianten), dal saggio specialistico (fachlicher Essay) al saggio poetico (poetischer Essay) sul continuum delle forme testuali comprese entro le dimensioni (scientifica, pragmatica, estetica) del Denkhandeln. Dalla produttiva intersezione tra la riflessione dell’Essayforschung classica e contemporanea e le più recenti indagini linguistico-testuali sulle forme del saggismo scientifico, si perviene alla formulazione di una definitio per proprietates del saggio. Segue lo sviluppo di un modello traduttologico olistico, che tesaurizza il proprio paradigma antropologico, la riflessione filosofico-ermeneutica e le acquisizioni della linguistica testuale, articolandosi attraverso le fasi ricorsive e interagenti di ricezione olistica, analisi poetico-ermeneutica e retorico-stilistica, progettazione linguistico-cognitiva, formulazione e revisione. L’approccio olistico così delinatosi viene quindi vagliato nella sua proficuità in sede applicativa. Funge da banco di prova un vero e proprio “caso limite” per complessità e qualità letteraria, ovvero il «poetischer Essay» del poeta, saggista e traduttore Durs Grünbein, una delle voci più acclamate nel panorama contemporaneo. La sezione pratica presenta infine l’inedita traduzione italiana dei saggi grünbeiniani Den Körper zerbrechen e Die Bars von Atlantis. / The Essay, the «anti-genre» par excellence, describes a neglected research area within the Translation Studies. My thesis develops a holistic approach for the translation of the Essay. Preliminarily it joins literary-philological and linguistic acquisitions within the multidisciplinary theoretical-methodological horizon of an anthropological, literary, hermeneutic & text linguistic traductological paradigm. Through a critical examination of state of the art of both the literary-philosophical Essayforschung and text linguistic studies on the Textsorte essay, the work provides an operative: 1. Localisation of the genre and its main variants (from the specialist essay to the poetic essay) on the prototypical text continuum among the dimensions (scientific, pragmatic, aesthetic) of the Denkhandeln (Thought as Action); 2. Definitio per proprietates of the Essay. On the basis of these operative acquisitions the thesis devises a holistic model for the translation of the genre. The translating model is designed as a process with recursive, interacting phases featuring: holistic reception, hermeneutical and poetic analysis, rhetorical and stylistic analysis, cognitive and linguistic draft, wording and revision. The validity of this model is tested through a highly complex case study, i.e. the translation of the «poetischer Essay» of Durs Grünbein, arguably one of the world’s greatest living poets who enjoys large international recognition not least as a new classic of critical-poetic prose. Finally the unpublished Italian translation of Grünbein’s Essays Den Körper zerbrechen and Die Bars von Atlantis is presented.
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Intermedialität zwischen Wort, Bild und Musik im Werk Kurt Tucholskys

Pistocchi, Francesca 13 July 2023 (has links)
Il progetto verte principalmente sullo studio dell’intermedialità nell’opera di Kurt Tucholsky, mettendo in comunicazione i testi dell’autore con la produzione saggistica che, fra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, descrive il rapporto fra scrittura, visione e suono. Scopo dell’indagine è tracciare un ritratto inedito di Tucholsky sostituendo, alla tradizionale prospettiva storico-biografica, un approccio di tipo formale e giungendo ad osservare la sua figura sotto una nuova luce.
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Walter Benjamins Konzept des Eingedenkens: Über Genese, Stellung und Bedeutung eines ungebräuchlichen Begriffs in Benjamins Schriften

Marchesoni, Stefano January 2013 (has links)
Si tratta di un'indagine approfondita circa il concetto di Eingedenken" che Walter Benjamin utilizza nei suoi scritti dal 1927 fino alla morte (nel 1940)."
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Tra parola e silenzio: Sprachreflexion in Christa Wolf e Kurt Drawert

Rota, Andrea January 2009 (has links)
La tesi intende soffermarsi sulla correlazione tra la scomparsa della RDT e la riflessione sulla lingua che importanti autori dell’Est tedesco tematizzano durante e dopo la Wende. Sebbene l’autunno 1989 sia stato spesso inscritto nei contorni di un’irripetibile Sprachrevolte [rivolta della lingua], nel “nuovo” contesto unitario scrittori orientali di diverse generazioni registrano ripetutamente l’inadeguatezza e l’impossibilità delle proprie parole a rapportarsi con la realtà orientale post-socialista. Riflettendo sul proprio vissuto, sulle proprie opere e sul linguaggio che articola l’esperienza esistenziale e sociale quotidiana, gli intellettuali formatisi nella RDT cercano di orientarsi tra i frammenti di una realtà divenuta improvvisamente estranea - quando non apertamente ostile. La difficile transizione da uno ieri familiare - per quanto controverso - a un domani riunificato e ancora sconosciuto costituisce lo sfondo sul quale importanti autori orientali testualizzano, sotto forma di Sprachreflexion [riflessione sulla lingua], le incertezze e gli interrogativi sul proprio ruolo sociale e culturale all’interno della Germania unita. Di fronte alla controversa dissoluzione della RDT e al conseguente, radicale dissesto del suo mondo culturale, negli anni Novanta gli scrittori dell’Est tracciano i difficili bilanci letterari delle proprie esperienze di vita. Si tratta di resoconti esistenziali tutt’altro che semplici, dai quali emergono le pesanti ripercussioni che la Wende e la riunificazione nazionale hanno avuto, nel giro di brevissimo tempo, sul ruolo sociale e culturale della dissidenza politico-letteraria. Come già avvenuto in altri momenti cruciali della storia tedesca contemporanea, la Selbstreflexion letteraria stimolata dalla riunificazione tocca in primis lo strumento per eccellenza dell’agire intellettuale, artistico e sociale: la lingua. La crisi che nel blocco orientale segna la fine del cosiddetto “secolo breve” si rivela infatti prolifico motore di una poliedrica riflessione metalinguistica e metaletteraria, al cui interno le parole (tanto quelle apparentemente semplici della quotidianità, quanto quelle “elaborate” dell’ars scribendi) assurgono a precipuo oggetto di discorso. Le riflessioni sulla lingua e sul suo prodotto più elevato, la letteratura, si inseriscono dunque all’interno dell’approfondita disamina letteraria ed esistenziale di chi, soffermandosi sui codici della propria storia, indaga se stesso e al contempo il mondo circostante. Inscindibile dallo Zeitgeist ad essa contingente, la Sprachreflexion degli autori tedesco-orientali collima inevitabilmente con la Geschichts- e la Gesellschaftsreflexion, con la riflessione sulla storia, sulle sue cesure e sulla società che le ha prodotte. Schwerpunkt der Dissertation ist die Korrelation zwischen dem Zusammenbruch der DDR und der erzählerischen Sprachreflexion, die das Werk einiger in der DDR aufgewachsener u. dort schon tätiger Autoren nach der Wende thematisieren. Ab 1990 wird die literarische Beziehung zwischen Wörtern, Begriffen und Alltagswahrnehmungen problematischer als sonst: Bei manchen Ost-Schriftstellern verschiedener Generationen scheint die Sprache des wiedervereinigten Deutschlands, keine Adhärenz mehr in Bezug auf ihre Lebenserfahrungen und -auffassungen zu besitzen. Am Beispiel von Christa Wolfs u. Kurt Drawerts Sprachreflexion wird die Problematisierung des Wort- und Erzählvermögens als eine Phase vom literarischen Aufarbeitungsprozess der DDR-Auflösung interpretiert.
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La costruzione dell’altro. Corrispondenti fra Italia e Germania dal Deutsches Reich alla Prima guerra mondiale (1871-1915)

Lombardi, Pia Carmela 01 July 2024 (has links)
The research project analyses the articles and ego-documents published by Italian correspondents in Germany and German journalists in Italy between 1871 and 1915 in order to investigate the transformation of the image of the Other through stereotypes and clichés in a period that was central to bilateral relations. The aim of the study is therefore to reconstruct the way in which Italian and German correspondents describe the Other. The category of news correspondents was chosen for a specific reason: these journalists contributed with their articles not only to the expansion of the public sphere in their respective countries, but also to the development of certain images of the Other in Italy and Germany. The research focuses on two main aspects. Firstly, the representation of the Other developed significantly between 1871 and 1915 and the stereotypes used by journalists are by no means fixed but have changed over time. Secondly, the long period studied makes it possible to describe the different phases of certain standardised images and their spread in public opinion. The research focuses on the following sources: newspaper articles and ego-documents, i.e. diaries and memoirs of correspondents (where available). The articles analysed come from some of the best-known newspapers of the period examined: for Italy, Gazzetta Piemontese (later La Stampa), Corriere della Sera and Il Secolo; for Germany, Allgemeine Zeitung, Kölnische Zeitung and Berliner Tageblatt. The selected correspondence covers the following period: the 1870s after the foundation of the Empire; the 1890s to observe how the news correspondents portrayed the other country at a time when the two nations were very close; finally, the period before the First World War with Italy’s supposed “betrayal” of Germany and Austria-Hungary. The research project begins with Ferdinando Fontana (Gazzetta Piemontese), in Berlin between 1878 and 1880, and his memoirs; the study continues with the articles by Umberto Coccoluto Ferrigni/Yorickson (Corriere della Sera, 1893-1903) and Mario Mariani (Il Secolo, 1907-1915) in order to cover the entire period studied. The research shows a development in the representation of the Other by the Italian correspondents that is not only due to the central events in German-Italian relations, but also to the political tendencies of the newspapers. The latter is observed mainly between the end of the 19th century and the beginning of the First World War. While a certain mistrust of Germany’s great military commitment can be observed in the articles and ego-documents following the foundation of the Empire, the last years of the century are characterised by a greater openness of Italy towards Germany. The Germans are often portrayed as a model to be emulated or mocked sympathetically through new stereotypes and consolidated standardised images. The role of Italian correspondents in Germany between 1914 and 1915 is also interesting: they were not war correspondents but journalists who remained in Germany (for as long as possible) not only to follow German military developments, but also to observe the changing mood towards Italy. Mario Mariani not only wrote articles for Il Secolo, but also memoirs and diaries, which today are important sources for understanding the development of the image of the Other from Italy’s declaration of neutrality to the “betrayal” of 1915. The selected correspondence can be categorised into different types in Italy and Germany. The articles by Italian journalists deal with German politics in only a few cases: in Ferdinando Fontana’s 118 articles, almost half report on current political events, while the rest describe the correspondent’s life in Germany and the relationships he tries to build with the local population. In Yorickson, this particular tendency to deal with various aspects of everyday life in Germany can be found in all 173 articles selected for research: instead of Reichstag sessions, the journalist prefers theatre performances, walks through the capital and observations of the behaviour of Germans on various occasions, especially in their relations with Italians. In addition to the articles, there are also ego-documents, as in the case of Mario Mariani. Although it is difficult to analyse the correspondence of the journalist from Il Secolo due to the lack of source, the memoirs are an important document because they reflect the author’s opinion. Moreover, most first-person documents from the war period are intended for publication, as in this case. Mariani’s memoirs therefore fulfil the same task as the correspondence studied: they are intended to influence public opinion by spreading a certain image of the Other, in this case the enemy. The German sources were selected from the following newspapers: Allgemeine Zeitung with 70 articles, Kölnische Zeitung with 100 articles and Berliner Tageblatt with 50 articles. Before the unification of Italy, the German correspondents mainly wrote about artistic and cultural topics, while it was only from the 1870s that more attention was paid to the Italian political, economic, and social context. One particularity is the gender of the first correspondent examined: it is possible that it was a woman who used the female gender symbol instead of the signature with her first name and surname. The use of signs and symbols can also be observed in other German newspapers. The KZ-journalist, for example, uses the cloverleaf symbol and his articles alternate strongly clichéd representations of Italy with analyses of political, economic, and social events in the Kingdom. However, there are cases in which the journalist not only uses a particular symbol for articles, but also signs his own first and last name. This is the case of Hans Barth (Berliner Tageblatt), in Rom from the years before World War I until 1915. Barth’s articles are particularly interesting because they show the perspective of a German journalist who continued to write articles from Italy after the proclamation of neutrality, despite living in an atmosphere full of unrest and contrasts. The research project aims to show how different representations of the Other influenced public opinion. It also shows attempts to “update” the already established view of the Other according to different political events. Finally, this study aims to be a first step towards a deeper investigation of the role that Italian and German correspondents played in the representation of the Other and the attempts of journalists and newspapers to influence public opinion through certain stereotypical images. / Das Forschungsprojekt analysiert die zwischen 1871 und 1915 veröffentlichten Artikel und Ego-Dokumenten der italienischen Korrespondenten in Deutschland und der deutschen Journalisten in Italien, um den Wandel des Bildes des Anderen durch Stereotypen und Klischees in einem für die bilateralen Beziehungen zentralen Zeitraum zu untersuchen. Ziel der Studie ist es daher, die Art und Weise, in der italienische und deutsche Korrespondenten den Anderen beschreiben, zu rekonstruieren. Die Kategorie der Auslandskorrespondenten wurde aus einem bestimmten Grund ausgewählt: Diese Journalisten trugen mit ihren Artikeln nicht nur zur Erweiterung der Öffentlichkeit in ihren jeweiligen Ländern bei, sondern auch zur Entwicklung bestimmter Bilder des Anderen in Italien und Deutschland. Die Forschung dreht sich um zwei Hauptthemen. Erstens hat sich die Vorstellung des Anderen zwischen 1871 und 1915 deutlich weiterentwickelt und die von den Journalisten verwendeten Stereotypen sind keineswegs fixiert, sondern veränderten sich im Laufe der Zeit. Zweitens ermöglicht es der lange untersuchte Zeitraum die verschiedenen genetischen Stadien bestimmter standardisierter Bilder und ihr relatives Überleben in der öffentlichen Meinung zu beschreiben. Die Forschung konzentriert sich auf folgende Quellen: Zeitungsartikel und Ego-Dokumente, d. h. Tagebücher und Memoiren von Korrespondenten (soweit vorhanden). Die analysierten Artikel kommen aus einigen der bekanntesten Zeitungen des untersuchten Zeitraums: Für Italien Gazzetta Piemontese (später La Stampa), Corriere della Sera und Il Secolo; für Deutschland die Allgemeine Zeitung, die Kölnische Zeitung und das Berliner Tageblatt. Die ausgewählten Korrespondenzen umfassen den folgenden Zeitraum: Die 1870er Jahre nach der Gründung des Kaiserreichs; die 1890er Jahre, um zu beobachten, wie die Korrespondenten das andere Land in einer Zeit, in der sich die beiden Länder sehr nahestanden, darstellten; schließlich die Zeit vor dem Ersten Weltkrieg mit dem angeblichen „Verrat“ Italiens an Deutschland und Österreich-Ungarn. Die Auswahl der von italienischen Journalisten verfassten Artikel beginnt mit Ferdinando Fontana, Korrespondent für Gazzetta Piemontese zwischen 1878 und 1880 in Berlin, und seinen Memoiren; anschließend werden die Artikel von Umberto Coccoluto Ferrigni/Yorickson (Corriere della Sera, 1893-1903) und von Mario Mariani (Il Secolo, 1907-1915) berücksichtigt, um so den gesamten untersuchten Zeitraum zu erfassen. Die Studie zeigt eine Entwicklung in der Vorstellung des Anderen durch die italienischen Korrespondenten, die nicht nur auf die zentralen Ereignisse in den deutsch-italienischen Beziehungen, sondern auch auf die politischen Tendenzen der Zeitungen zurückzuführen ist. Das letztgenannte Phänomen lässt sich zwischen dem Ende des 19. Jahrhunderts und dem Beginn des Ersten Weltkriegs beobachten. Ist in den Artikeln und den Ego-Dokumenten nach der Kaiserreichsgründung ein gewisses Misstrauen gegenüber dem großen militärischen Engagement Deutschlands festzustellen, so sind die letzten Jahre des Jahrhunderts durch eine größere Offenheit Italiens gegenüber dem Kaiserreich gekennzeichnet. Die Deutschen werden oft als nachahmenswertes Vorbild dargestellt oder durch neue Stereotypen und konsolidierte standardisierte Bilder sympathisch verspottet. Interessant ist auch die Rolle der italienischen Korrespondenten in Deutschland zwischen 1914 und 1915: Sie waren keine Kriegsberichterstatter, sondern Journalisten, die sich (so lange wie möglich) in Deutschland aufhielten, nicht nur um die deutschen militärischen Entwicklungen zu verfolgen, sondern auch um den Wandel der Stimmung gegenüber Italien zu beobachten. Mario Mariani schrieb nicht nur Artikel für Il Secolo, sondern auch Memoiren und Tagebücher, die heute wichtige Quellen sind, um die Entwicklung des Bildes des Anderen von der Neutralitätserklärung Italiens bis zum „Verrat“ von 1915 zu verstehen. Die ausgewählten Korrespondenzen sind unterschiedlichen Genres in Italien und Deutschland zuzuordnen. Die Artikel italienischer Journalisten befassen sich nur in wenigen Fällen mit der deutschen Politik. Von den 118 Artikeln Fontanas betrifft fast die Hälfte das politische Zeitgeschehen. Der andere Teil beschreibt das Leben des Korrespondenten in Deutschland und die Beziehungen, die er zur Bevölkerung aufzubauen versucht. Bei Yorickson findet sich diese besondere Tendenz, sich mit verschiedenen Aspekten des Alltagslebens in Deutschland zu befassen, in allen 173 für die Forschung ausgewählten Artikeln: Anstelle der Reichstagssitzungen bevorzugt der Journalist Theateraufführungen, Spaziergänge durch die Hauptstadt und Beobachtungen des Verhaltens der Deutschen bei verschiedenen Anlässen, besonders in ihren Beziehungen zu Italienern. Außer den Artikeln gibt es auch Ego-Dokumente, wie im Fall von Mario Mariani. Trotz der Schwierigkeit einer Analyse der Korrespondenzen des Journalisten von Il Secolo aufgrund des Fehlens von Quellen, stellen die Memoiren ein wichtiges Dokument dar, weil sie die Meinung des Autors widerspiegeln. Außerdem sind die meisten Ego-Dokumente aus der Kriegszeit für die Veröffentlichung bestimmt. Marianis Memoiren erfüllen daher dieselbe Aufgabe wie die untersuchten Korrespondenzen: Sie sollen die öffentliche Meinung beeinflussen, indem sie ein bestimmtes Bild des Anderen, in diesem Fall des Feindes, verbreiten. Die deutschen Quellen wurden aus der Allgemeinen Zeitung mit 70 Artikeln, der Kölnischen Zeitung mit 100 Artikeln und dem Berliner Tageblatt mit 50 Artikeln ausgewählt. Vor der Einigung Italiens schrieben die deutschen Korrespondenten hauptsächlich über künstlerische und kulturelle Themen, während erst ab den 1870er Jahren dem politischen, wirtschaftlichen und sozialen Kontext Italiens mehr Aufmerksamkeit geschenkt wurde. Eine Besonderheit ist das Geschlecht des Korrespondenten der Allgemeinen Zeitung: Es ist möglich, dass es sich um eine Frau handelte, die anstelle der Unterschrift mit ihrem Vor- und Nachnamen das weibliche Geschlechtssymbol benutzte. Die Verwendung von Zeichen und Symbolen ist auch in anderen deutschen Zeitungen wie der Kölnischen Zeitung und dem Berliner Tageblatt zu beobachten. Der KZ-Journalist verwendet beispielsweise das Kleeblatt-Symbol und in seinen Artikeln wechseln sich stark klischeehafte Vorstellungen Italiens mit Analysen der politischen, wirtschaftlichen und sozialen Ereignisse im Königreich ab. Es gibt jedoch Fälle, in denen der Journalist nicht nur ein bestimmtes Symbol für Artikel verwendet, sondern auch seinen eigenen Vor- und Nachnamen unterschreibt. Dies ist der Fall von Hans Barth, Korrespondent des Berliner Tageblatts von den Jahren vor dem Ersten Weltkrieg bis 1915. Barths Artikel sind besonders interessant, weil sie die Perspektive eines deutschen Journalisten zeigen, der nach der Proklamation der Neutralität weiterhin Artikel aus Italien schrieb, obwohl er in einer Atmosphäre voller Unruhen und Kontraste lebte. Das Forschungsprojekt soll hervorheben, wie unterschiedliche Vorstellungen des Anderen die öffentliche Meinung beeinflussten. Es zeigt auch Versuche auf, die bereits etablierte Sichtweise des Anderen entsprechend den verschiedenen politischen Ereignissen zu „aktualisieren“. Schließlich ist diese Studie ein erster Schritt zu einer tieferen Untersuchung der Rolle, die italienische und deutsche Korrespondenten bei der Vorstellung des Anderen spielten, und der Versuche von Journalisten und Zeitungen, die öffentliche Meinung durch bestimmte stereotype Bilder zu beeinflussen.

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