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Il mercato e il collezionismo di dipinti antichi nella Venezia austriaca (1815-1866)

Paruzzo, Valeria 07 October 2022 (has links)
La tesi è uno studio sul commercio e sul collezionismo di dipinti antichi a Venezia durante la seconda e la terza dominazione austriaca (1815-1848 e 1849-1866). Si è proposta in apertura una prima analisi organica dello sviluppo delle iniziative di tutela del patrimonio artistico mobile della città. Si sono ripercorse, avvalendosi di fonti archivistiche, le difficoltose negoziazioni del Governo veneto con Vienna che portarono all’introduzione del divieto all’esportazione di opere d’arte nel 1818. Di quest’ultimo si sono esplorate le criticità di formulazione e applicazione, in particolare in merito all’incapacità istituzionale di prevenire il sempre più diffuso commercio illecito di dipinti. La possibilità di acquistare a Venezia molti dei quadri entrati in possesso del Demanio, ma anche dipinti da antiche collezioni cittadine in via di disgregazione, oltre a pitture che arrivavano dall’entroterra e dall’estero, ben si conciliava con l’alta domanda da parte di compratori esteri (collezionisti, agenti, direttori di nuovi istituti museali) che, arrivati in laguna, conclusero importanti acquisizioni. Investendo nell’affitto di sedi prestigiose e nell’acquisizione di opere di qualità, emergenti figure di antiquari misero in campo diverse strategie commerciali ed esercitarono una forte influenza sulle vicende critiche, collezionistiche e conservative delle opere da loro raccolte. Si sono ricostruite nel dettaglio le modalità di esportazione e trasporto delle opere d’arte dalla laguna in tutta Europa. Anche per quanto riguarda il collezionismo di dipinti nel periodo asburgico si presentano nella tesi primi appunti per un più ampio programma di ricerca. Le numerose informazioni reperite su singole personalità di importanti antiquari, collezionisti e intermediari finora poco indagate sono confluite in dodici schede di approfondimento che mettono a fuoco le loro biografie e le specifiche vicende collezionistiche e conservative delle opere in loro possesso. Conclude il lavoro un regesto delle richieste di esportazione dal 1829 al 1860.
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Antichi maestri italiani al Thorvaldsens Museum di Copenaghen: il collezionismo di un artista danese nella Roma del primo Ottocento

Tonni, Sara 15 July 2024 (has links)
Questa tesi ha come obiettivo lo studio e la catalogazione del piccolo nucleo di Italian Old Masters - che ammonta a quaranta dipinti tra originali, copie antiche e moderne - collezionati a Roma nel primo Ottocento dallo scultore danese Bertel Thorvaldsen (Copenaghen 1770-1844), oggi conservati presso il Thorvaldsens Museum di Copenaghen. Tale focus ha portato a considerare anche la figura dello scultore in una prospettiva non ancora indagata, ossia come collezionista di dipinti databili tra il XV e il XVIII secolo, nonché di copie antiche e ottocentesche dai principali maestri rinascimentali e barocchi. Nella prima parte del lavoro l’analisi di fonti archivistiche in gran parte inedite mette a fuoco i molteplici ruoli di Thorvaldsen come collezionista, agente e intermediario, ripercorrendo la vasta rete sociale dell’artista entro e fuori i confini dello Stato Pontificio. Nella Roma a cavallo tra l’ascesa napoleonica e la Restaurazione, infatti, lo scultore iniziò a formare un’eclettica raccolta d’arte, anche grazie ai prestigiosi incarichi istituzionali da lui ricoperti e ai suoi contatti con artisti, mercanti e restauratori. Le sue collezioni erano visibili ad amici, conoscenti e viaggiatori a Casa Buti, in via Sistina, dove l’artista visse per quarant’anni. Varie testimonianze qui presentate permettono inoltre di avere un’idea delle raccolte Thorvaldsen prima del loro trasporto a Copenaghen, avvenuto in più momenti tra il 1838 e il 1844, quando nella capitale danese si iniziava a costruire il museo destinato a esporre le opere e le collezioni dell’artista secondo le sue volontà testamentarie. Nel secondo capitolo, il vaglio degli inventari ottocenteschi dei dipinti, della documentazione redatta in vista dell’imballaggio delle opere e del ricco carteggio tra gli esecutori testamentari di Thorvaldsen, attivi tra Roma e Copenaghen, consente oggi di chiarire alcuni aspetti fondamentali della storia della collezione sia prima che dopo l’arrivo dei quadri in Danimarca. Ad esempio, la sorprendente assenza, nell’Archivio di Stato di Roma, di licenze per l’estrazione della collezione Thorvaldsen all’estero potrebbe spiegarsi con la vicinanza di quest’ultimo a influenti personaggi della corte papale, quali il cardinale Antonio Tosti, tesoriere della Camera apostolica, che fornì in più di un’occasione dei lasciapassare per il trasporto delle opere. Sono poi stati approfonditi i criteri adottati per l’allestimento dei quadri una volta giunti a Copenaghen e la loro sfortuna in patria, dove alcuni dipinti ritenuti meno pregevoli furono addirittura messi all’incanto con un’asta organizzata dal museo stesso nel 1849, a solo un anno dalla sua apertura al pubblico. Il terzo capitolo è dedicato al gusto collezionistico di Thorvaldsen, il quale nella Roma cosmopolita della prima metà del secolo rivestì un ruolo cruciale per la comunità teutonica (e non solo) stanziatasi nell’Urbe. Le sue inclinazioni come collezionista furono di certo influenzate dall’amicizia con artisti e marchand-amateur della levatura di Vincenzo e Pietro Camuccini, così come dai rapporti intrattenuti con il purista Tommaso Minardi e, ancora, con Ludwig I di Baviera e con i pittori Nazareni: tutte relazioni che aprono nuove piste di ricerca per il collezionismo e il mercato artistico dell’intera penisola. Nel quarto e ultimo capitolo, che si presenta come un’appendice per agevolare la consultazione delle singole schede, viene infine presentato il catalogo dei dipinti. Lo studio de visu delle opere ha permesso di chiarire l’autore, il soggetto, la cronologia e, in alcuni casi, la provenienza delle singole opere, con significative novità su più fronti, che attendono ora di essere contestualizzate nei rispettivi corpora pittorici degli artisti rappresentati nella collezione. Si è così potuta approfondire la funzione didattica che i grandi maestri italiani esercitarono sull’arte di Thorvaldsen: un’ispirazione che è possibile ritrovare sia nelle raccolte d’arte che nella produzione grafica e scultorea dell’artista danese.

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