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Forme e logiche di reciprocità in Erodoto e Tucidide / Formes et logiques de réciprocité chez Hérodote et Thucydide / Forms and logics of reciprocity in Herodotus and Thucydides

Trifirò, Maria Stella 25 February 2016 (has links)
Cette étude vise à analyser les différentes formes et fonctions de l’éthique de la réciprocité dans la culture grecque du Ve siècle avant J.-C., en particulier chez Hérodote et chez Thucydide. Le principe de réciprocité est lié à l’une des premières formes d’application de la justice dans les relations sociales; son rôle est examiné dans le contexte des relations interpersonnelles et aussi dans les relations interétatiques. Il s’agit d’une morale ancienne, enracinée dans le système de pensée grec, qui nous offre une clé d'accès privilégiée à la compréhension du jeu des reflets qui s’établit entre historiographie et société. Le code éthique de la réciprocité est fondé sur le devoir de rendre également le bien et le mal reçus. J'ai concentré mon attention sur la réciprocité constructive fondée sur la coopération pacifique, qui peut être établie par l'échange de dons, services, bienfaits et gestes d'amitié. Ces réseaux ont un système de rituels, institutions et normes sociales qui peuvent être analysés afin d'explorer la capacité créatrice des Grecs dans l'instauration de relations entre différents communautés et cultures. Enfin l'analyse parallèle menée sur Hérodote et sur Thucydide a offert la possibilité d'observer l'évolution de la pensée éthique grecque et de développer une comparaison entre les deux auteurs. L'analyse historique des sources littéraires a été conduite à la lumière de la perspective anthropologique et sociologique moderne qui, en ce qui concerne les thèmes du don et de la réciprocité, propose des lignes d'interprétation également utiles pour l'analyse des textes anciens. Je me réfère à M. Mauss et aux études qui ont suivi son Essai sur le don. / This study aims to analyze the different forms and functions of the ethic of reciprocity in the Greek culture of the fifth century BC, especially in Herodotus and Thucydides. The principle of reciprocity is related to one of the first forms of justice’s application in social relations; its role is examined in the context of interpersonal relationships and also in inter-state relations. This is an old moral code, deeply rooted in the Greek system of thought, which offers a privileged access key for the comprehension of the close link that exists between historiography and society. The ethic of reciprocity imposes a mutual exchange of good and evil. I focused my attention on the constructive reciprocity based on peaceful cooperation, which can be established by the exchange of gifts, services, benefits and friendly gestures. These networks have a system of rituals, institutions and social norms that can be analyzed to explore the creative capacity of the Greeks in building relations between different communities and cultures. Finally the parallel analysis conducted on Herodotus and Thucydides give the opportunity to observe the evolution of Greek ethical thought and to establish a comparison between the two authors. Historical analysis of literary sources was conducted according to the modern anthropological and sociological perspective that, regarding the themes of gift and reciprocity, also offers useful interpretive guidelines for the analysis of ancient texts. I refer to M. Mauss’ Essai sur le don and to the rich bibliography that followed this work. / Questo studio mira ad analizzare le differenti forme e funzioni che l’etica della reciprocità assume nella cultura greca del V secolo a.C., in particolare in Erodoto e Tucidide. La reciprocità è una componente essenziale delle relazioni umane su cui la cultura greca ha elaborato una riflessione attenta. Questo principio morale costituisce una delle primarie forme di applicazione della giustizia nelle relazioni sociali; il suo ruolo si può indagare nell'ambito dei rapporti interpersonali e parimenti nelle relazioni interstatali. Si tratta di un sistema etico che ha delle radici profonde nel pensiero e nel costume greco e rende particolarmente visibile il fitto intreccio che esiste tra storiografia e società. Il principio di reciprocità si basa essenzialmente sul dovere di ricambiare in egual modo sia il bene sia il male ricevuto. Ho concentrato l’attenzione sull’aspetto costruttivo della reciprocità che si attua in scambi di doni, benefici, favori e gesti amichevoli. Questi legami dispongono di un apparato di riti, istituzioni e norme sociali attraverso cui è possibile esplorare la capacità creativa dei Greci di instaurare relazioni tra comunità e culture diverse. Infine l’analisi parallela condotta su Erodoto e su Tucidide ha offerto la possibilità di osservare l’evoluzione del pensiero etico greco e di sviluppare un confronto tra i due autori. L’analisi storica delle fonti letterarie è stata condotta alla luce della moderna prospettiva antropologica e sociologica che, per quel che riguarda i temi del dono e della reciprocità, propone delle linee interpretative altresì utili per l’analisi dei testi antichi. Mi riferisco all’Essai sur le don di M. Mauss e alla ricca bibliografia che segue a quest’opera.
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IL COPING DIADICO NELLA COPPIA E TRA LE GENERAZIONI / DYADIC COPING WITHIN THE COUPLE AND ACROSS GENERATIONS

DONATO, SILVIA 12 February 2009 (has links)
Il presente lavoro di ricerca si focalizza sul coping diadico, ovvero sulle modalità con cui partner affrontano come coppia, secondo la prospettiva di Guy Bodenmann (1997, 2000, 2005), le situazioni stressanti quotidiane. Primo obiettivo del presente lavoro di tesi è stato analizzare in un campione italiano (N = 778 partecipanti; cfr. Studio 1) la struttura fattoriale di uno strumento self-report messo a punto da Bodenmann (“Dyadic Coping Questionnaire”, Bodenmann, 1997, 2000) allo scopo di misurare la tendenza dei partner a mettere in atto diverse modalità di coping diadico. I risultati del primo studio confermano la struttura multifattoriale della scala, in linea con la teorizzazione di Bodenmann. In particolare si evince una più fine articolazione delle risposte di coping diadico positivo rispetto a quelle di coping diadico negativo. Nonostante l’importanza del coping per il benessere dei partner e della relazione (Bodenmann, Pihet, & Kaiser, 2006), poco si conosce dei possibili precursori di tale competenza relazionale. Secondo obiettivo del presente lavoro è stato dunque esaminare due delle possibili fonti dell’acquisizione del coping diadico da parte dei partner analizzando, in un campione composto da coppie in procinto di sposarsi e dai loro genitori (N = 764 partecipanti) se e quanto i partner fossero simili 1) ai loro rispettivi genitori e 2) tra loro per ciò che concerne la tendenza ad usare il coping diadico. Tali somiglianze sono inoltre state confrontate tra loro alla luce del processo di riallineamento caratteristico della fase della relazione che la coppia giovane sta attraversando (cfr. Studio 2). Due tipi di somiglianza sono stati presi in considerazione: la somiglianza unica e la somiglianza stereotipica, allo scopo di tenere in considerazione come il comune background culturale dei partecipanti possa influire sulle somiglianze esaminate. Somiglianza unica e stereotipica sono state qui considerate entrambe come portatrici di significato e sono state dunque esaminate parallelamente. Lo Studio 3 infine aveva l’ obiettivo di approfondire le somiglianze tra genitori e figli emerse nello studio precedente alla luce del genere del figlio, dal genere del genitore, e dalla valutazione da parte dei figli dei modelli di vita rappresentati dai loro genitori. I risultati hanno mostrato come sia le somiglianze tra figli e genitori sia tra i partner nella tendenza al coping diadico siano significative e come le somiglianze tra genitori e figli varino in funzione della dimensione di coping diadico considerata, del genere del figlio e del tipo di modello di coping diadico che i genitori rappresentano per i propri figli. Quanto emerso è stato inoltre discusso alla luce delle piste future di ricerca e implicazioni per l’intervento. / The present work is focused on dyadic coping, that is the way partners manage as a couple the stress they encounter in their everyday life (Bodenmann, 1997, 2000, 2005). The first objective of the present research was to examine in a sample of Italian couples (N = 778 participants) the factorial structure of a self-report instrument designed to measure partners’ dyadic coping tendency (Dyadic coping Questionnaire by Bodenmman, 1997, 2000). Findings from the first study of the present work confirmed the multidimensional nature of the scale, in line with Bodenmnann’s theory. In particular, it emerged a more detailed definition of positive dyadic coping responses, as compared to negative ones. Despite the importance of dyadic coping for the well-being of the relationship as well as of the partners themselves, little is known on how this competence originates. The second objective of the present research was then to explore two possible sources of dyadic coping acquisition by examining whether and how young adults prior to marriage were similar to 1) their parents and 2) their partners in their dyadic coping tendency (N = 764 participants). Moreover, similarities with parents and with partners were compared in light of the specific stage of the relationship partners were living (cfr. Study 2). Similarity was computed adopting an idiographic approach via intraclass correlations and stereotype adjustment was performed in order to take into account the impact of partners and parents shared cultural background on similarity. For the purpose of the present work both stereotypical and unique similarities were considered meaningful and then examined simultaneously. Study 3 was aimed at further exploring the parent-child similarities emerged from study 2 by assessing whether and how parent-child similarity in dyadic coping differed as a function of parents and children’s gender and whether they were associated with children’s perceptions of the kind of models their parents represented for their lives. Results highlight that both parent-child and partners’ similarities were significant and differently modulated as a function of the different dimensions of dyadic coping considered, children’s gender as well as the kind of dyadic coping models parents represented for their children. Future paths of research and implications for intervention were discussed.
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La produttività sociale delle organizzazioni di terzo settore in reti associative multilivello / The Social Productivity of Third Sector Organizations in Multilevel Associative Networks

DELLISANTI, FRANCESCO 02 March 2007 (has links)
La tesi indaga il ruolo specifico agito dalle organizzazioni di terzo settore in reti associative multilivello, dal punto di vista della capacità di generare e valorizzare le relazioni con gli altri membri e con l'ambiente esterno. Per reti multilivello si intendono quegli organismi, a diversi gradi di formalizzazione, che riuniscono al loro interno entità locali, di secondo livello, ed eventualmente di livelli coordinativi superiori, con lo scopo di fornire supporto all'attività dei gruppi affiliati o di coordinarne le risorse materiali e immateriali per il benessere sociale della comunità. Le indagini condotte hanno incluso nel campo di osservazione sia le reti che comprendono esclusivamente organizzazioni di terzo settore le organizzazioni multilivello di terzo settore sia i network di partnership miste con enti pubblici. La dimensione della produttività sociale delle reti è stata letta attraverso la lente del concetto di capitale sociale, inteso come la dotazione, da parte di una rete, di relazioni caratterizzate da codici normativi e prassi di fiducia, reciprocità e collaborazione. I risultati delle tre indagini presentate, di carattere sia quantitativo che qualitativo, mostrano che: a) esiste uno specifico capitale sociale prodotto da organizzazioni multilivello di terzo settore che è in grado di connetterle sia all'interno del network (funzione bonding) che all'esterno (funzione bridging); b) che tale capitale sociale di terzo settore possiede delle sue proprie qualità che lo distinguono dalla relazionalità agita in reti di servizio pubbliche; c) che la relazionalità delle organizzazioni di terzo settore è in grado, in certe condizioni, di svilupparsi verso l'esterno in reti di partnership miste con soggetti del settore pubblico, determinando nuove dinamiche relazionali ed esiti societari peculiari. / The dissertation deals with the specific role played by third sector organizations in multilevel associative networks in terms of capacity to generate and foster relationships with other members and with the outer context. Multilevel associative networks are defined as those entities that gather local agencies, second level and higher coordination level entities with the aim of providing support for the affiliated groups and/or coordinating material and immaterial resources for the benefit of the community. The research field included networks comprising third sector organizations only so-called third sector multilevel organizations as well as plural partnership networks with other public agencies. The social productivity dimension was studied through the lenses of the social capital concept, defined as that specific set of resources possessed by those networks endowed with relationships of trust, reciprocity and collaboration. The results of the three research projects presented, carried out with quantitative and qualitative techniques, show that: a) there is a specific social capital produced by third sector multilevel organizations which connects actors both within the network (bonding function) and with the outer world (bridging function); b) the third sector's social capital presents some distinctive characteristics compared with the relational properties of public service networks; c) third sector organizations are able, under certain circumstances, to develop social capital networks also with public agencies, setting new dynamics and peculiar social outcomes.

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