Spelling suggestions: "subject:"SECS-P/09 finanzas aziendale"" "subject:"SECS-P/09 finanz aziendale""
11 |
EMPIRICAL EVIDENCE ON PREDICTABILITY OF EXCESS RETURNS: CONTRARIAN STRATEGY, DOLLAR COST AVERAGING, TACTICAL ASSET ALLOCATION BASED ON A THICK MODELING STRATEGYBORELLO, GIULIANA 15 March 2010 (has links)
Questa tesi è composta da 3 differenti lavori che ci confermano la prevedibilità degli extra rendimenti rispetto al mercato usando semplici strategie di portafoglio azionario utilizzabili sia dal semplice risparmiatore sia dall'investitore istituzionale.
Nel primo capitolo è stata analizzata la profittabilità della contrarian strategy nel mercato azionario Italiano. In letteratura é stato già abbondantemente dimostrato che i rendimenti azionari sono caratterizzati da un’autocorrelazione negativa nel breve periodo e da un effetto di ritorno alla media nel lungo periodo. La contrarian strategy é utilizzata per trarre profitto dalla correlazione seriale negativa dei rendimenti azionari, infatti, vendendo i titoli che si sono rivelati vincenti nel passato (in termini di rendimento) e acquistando quelli "perdenti" si ottengono profitti inaspettati.
Nel secondo paper, l'analisi si focalizza sulla strategia di portafoglio definita Dollar Cost Averaging (DCA). La Dollar Cost Averaging si riferisce a una semplice metodologia di portafoglio che prevede di investire una somma fissa di denaro in un'attività rischiosa a uguali intervalli di tempo, per tutto l'orizzonte temporale prefissato. Il lavoro si propone di confrontare i vantaggi, in termini di riduzione sostanziale del rischio, di questa strategia dal punto di vista di un semplice risparmiatore. Nell'ultimo capitolo, ipotizzando di essere un investitore istituzionale che possiede ogni giorno numerose informazioni e previsioni, ho cercato di capire come egli può usare tutte le informazioni in suo possesso per decidere prontamente come allocare al meglio il patrimonio del fondo. L’investitore normalmente cerca di identificare la migliore previsione possibile, ma quasi sempre non riesce ad identificare l’esatto processo dei prezzi sottostanti. Quest’osservazione ha condotto molti ricercatori ad utilizzare numerosi fattori esplicativi per ottenere un buona previsione. Il paper supporta l’esistente letteratura che utilizza un nuovo approccio per trasformare previsioni di rendimenti in scelte di gestione di portafoglio che possano offrire una maggiore performance del portafoglio.Partendo dal modello d’incertezza di Pesaran e Timmerman(1996), considero un cospicuo numero di fattori macroeconomici per identificare un modello predittivo che mi permetta di prevedere i movimenti del mercato tenendo presente i maggiori indicatori economici e finanziari e considerato che il loro rispettivo potere predittivo cambia nel tempo. / This thesis is composed by three different papers that confirm us the predictability of expected returns using different simple portfolio strategy and under different point of view (i.e. a generic saver and institutional investor).
In the first chapter, I investigate the profitability of contrarian strategy in the Italian Stock Market.
However empirical research has shown that asset returns tend to exhibit some form of negative autocorrelation in the short term and mean-reversion over long horizons. Contrarian strategy is used to take advantage of serial correlation in stock price returns, such that selling winners and buying losers generates abnormal profits.
On the second chapter, the analyse is focused in another classic portfolio strategy called Dollar Cost Averaging (DCA). Dollar Cost Averaging refers to an investment methodology in which a set dollar amount is invested in a risky asset at equal intervals over a holding period. The paper compares the advantages and risk of this strategy from the point of view of a saver.
Lastly, supposing to be an institutional investor who has a large number of information and forecasts, I tried to understand how using all them he decide with dispatch how to allocate the portfolio fund.
When a wide set of forecasts of some future economic events are available, decision makers usually attempt to discover which is the best forecast, but in almost all cases a decision maker cannot identify ex ante the true process. This observation has led researchers to introduce several sources of uncertainty in forecasting exercises. The paper supporting the existent literature employs a novel approaches to transform predicted returns into portfolio asset allocations, and their relative performances. First of all dealing with model uncertainty, as Pesaran and Timmerman (1996), I consider a richer parameterization for the forecasting model to find that the predictive power of various economic and financial factors over excess returns change through time.
|
12 |
La Struttura Finanziaria Delle Banche / BANKS' LEVERAGESAMORI, DOMITILLA FLAVIA 06 April 2011 (has links)
Questa tesi cerca di analizzare le determinanti della struttura finanziaria delle banche. Si ritiene generalmente che il leverage ratio bancario sia determinato indirettamente tramite l’applicazione di requisiti patrimoniali, in particolare requisiti legati al rischio dell’investimento come nello schema di Basilea II. Molti dei recenti contributi empirici criticano questa tesi ed anzi individuano fattori di mercato come principali variabili nella determinazione del leverage. Una collezione dei recenti studi in materia viene raccolta nel primo capitolo.
Nel secondo capitolo, si analizza l’impatto dei requisiti patrimoniali sulla struttura finanziaria delle banche all’interno di un modello di signaling. Viene dimostrata l’esistenza di un equilibrio di separazione, in cui i requisiti patrimoniali non sono vincolanti per ogni tipo di banca; si dimostra inoltre che in equilibrio esiste una relazione negativa tra il leverage bancario e la qualità degli attivi: è infatti la banca di minore qualità ad avere un leverage maggiore. Questo risultato, in contrasto con la tradizionale teoria di finanza aziendale, può aiutare a comprendere alcuni episodi della recente crisi finanziaria ed interroga l’efficacia del sistema di Basilea II.
Infine, nell’ultimo capitolo, viene condotta un’analisi empirica sulle determinanti del leverage bancario . Sono identificate relazioni stabili e negative tra il leverage delle banche incluse nel campione e la qualità dei loro attivi. Questo risultato si conferma al variare degli strumenti utilizzati per identificare la qualità degli attivi. Questa relazione negativa ci suggerisce che le banche si pongano l’obiettivo di targettizzare un certo livello di leverage per dare un segnale al mercato circa la loro qualità intrinseca: migliore la qualità degli attivi, minore è il loro utilizzo di leva finanziaria. Queste banche rinunciano ad intraprendere investimenti profittevoli pur lanciare un messaggio al mercato e ridurre il costo del finanziamento. / This thesis analyzes banks’ choices over their leverage ratio targeting. It is commonly believed that the banks’ leverage ratio is implicitly driven by the risk-related regulation set by the Basel Committee. Many recent empirical studies on the subject challenge this presumption and suggest that factors other than regulation drive the banks’ choices on leverage. A review of the recent contributions on the subject is presented in the first chapter.
In the second chapter we study how capital requirements affect banks' capital structure within a standard signaling model. We prove the existence of a separating equilibrium in which capital requirements are not binding for every type of bank, and we show that in equilibrium there exists a negative relationship between bank's leverage and its intrinsic quality: it is the low type bank that takes on more debt. This result, in contrast with the traditional theory of corporate finance, sheds some light on some of the recent financial crises episodes and hence questions the effectiveness of the current regulatory environment.
Finally, in the last chapter, we conduct an empirical analysis on the cross-sectional determinants of banks' leverage. We find a negative and stable relation between banks leverage and the quality of their assets. This result is proved valid under different definition of assets' quality, based on ex-ante and ex-post expectation of the realization of asset quality. The results suggest that banks might target a certain leverage ratio to reveal their true quality to the market: the higher quality banks signal their private information to the market with a lower level of leverage, passing over some profitable opportunities to gain from a lower cost of funding.
|
13 |
CRISIS, INSOLVENCY AND RESTRUCTURING. AN AMERICAN MODEL IN EUROPE: THE Z-SCORE. A NEW APPROACH AND POSSIBLE EVOLUTIONSCERRI, ANDREA 31 March 2014 (has links)
Dopo una delle peggiori crisi economica e finanziaria mondiale , gli studi sulla previsione delle insolvenze sono diventato uno degli argomenti più dibattuti tra gli studiosi e ricercatori. Al fine di soddisfare le esigenze sia di valutazione interna sia degli investitori professionali , lo studio riscopre il modello "Z - score" di Altman nella sua forma originale , nota per la sua semplicità. Il modello, ancora largamente utilizzato nei mercati statunitensi, è per sua natura poco utilizzato nell’analisi di società europee. La tesi analizza e descrive le caratteristiche dello Z -score, valutandone i risultati come strumento per la previsione di insolvenza nel mercato europeo. Lo studio è condotto su 568 società , prese dagli indici azionari di 7 mercati europei , tra il 2000 e il 2010 .
I risultati del test evidenziano una grande variabilità di risultato tra i diversi settori industriali. Il modello risulta semplice ed efficace, ma sostanzialmente incapace di prevedere il rischio di default in Europa, se utilizzato nella sua forma originale . La seconda parte della ricerca studia pertanto come i risultati del modello possano essere valutati da una nuova prospettiva per i mercati europei, concentrandosi su singoli settori industriali. Lo Z score viene testato su un campione di imprese in buona salute ed un altro di aziende insolventi, per 3 gruppi industriali diversi. La ricerca cerca anche di valutare elementi qualitativi accanto a quelli quantitativi, al fine di analizzare in maniera completa il rischio di insolvenza. / After one of the worst world economic and financial crisis, the insolvency prediction has become one of the most debatable topics among scholars. In order to satisfy both the professional investors’ needs and the internal evaluation process, the Thesis rediscovers the original Altman “Z-score” model, known for its convenience. This model is still largely used in the US equity markets but, also for its origin, has hardly been applied to the European equity index. The Thesis investigates and describes the operating characteristics of Altman’s Z-score, evaluating its performance as a tool for insolvency prediction in today's European market. The base model capability is tested examining 568 companies, listed in the main stock indexes of 7 European markets, between 2000 and 2010.
A large variability among different industries arises from the analysis conducted. The Thesis results prove that the model is user-friendly but a substantial inability to predict the risk of default in Europe if used in its original form. The second research question try to analyse how could the model be useful for the European markets, testing the Z score over good heath and insolvent firms from 3 industrial groups. The research studies how the model’s results could be evaluated from a new perspective, focusing on individual industrial sectors results. The research also tries to evaluate qualitative elements alongside the quantitative ones, in order to give a harmonized and comprehensive estimation of the insolvency risk.
|
14 |
ESSAYS ON CORPORATE FINANCE AND INDUSTRIAL ORGANIZATIONBOCCALETTI, SIMONE 21 November 2018 (has links)
Il presente lavoro di tesi analizza da un punto di vista teorico i contratti di debito con collaterale e la scelta di specializzazione degli asset produttivi. Le imprese soggette a vincoli finanziari danno in pegno i loro asset come collaterale per migliorare l’accesso al credito. Tuttavia, i prenditori di fondi trovano spesso difficoltà nel finanziare progetti con asset eccessivamente specializzati perché il loro valore di liquidazione è basso (asset troppo specializzati hanno un valore di riutilizzo limitato) anche quando i progetti hanno un rendimento atteso elevato. In questo contesto, questa tesi vuole rispondere alle seguenti domande di ricerca: in quale modo la scelta di specializzare un asset produttivo influisce sui contratti finanziari? Quali sono gli effetti delle diverse scelte di specificità su quantità e condizioni del credito? E sulla competizione nel mercato del prodotto? La tesi tratta sia temi di finanza aziendale che temi di organizzazione industriale, e, utilizzando un nuovo approccio teorico, analizza congiuntamente il grado di specificità degli asset e il loro valore di liquidazione. La specializzazione degli asset aumenta il ritorno dei progetti ma diminuisce il valore di liquidazione degli asset stessi. Quando le imprese devono impegnare gli asset come collaterale, questo implica un aumento del costo del debito. Analizzando questo “specificity trade-off”, la tesi dimostra che: nel mercato secondario il valore di liquidazione di un asset dipende dal grado di specificità, dai costi di riutilizzo e dalla presenza di potenziali acquirenti; imprese che devono ricorrere a finanziamenti investono meno in specializzazione degli asset rispetto a imprese che riescono ad auto-finanziarsi; la struttura del mercato e il grado di specializzazione scelto sono influenzati dalle condizioni finanziarie; quando il grado di specificità degli asset produttivi influisce sul grado di differenziazione dei prodotti, il trade-off implica che le imprese che devono finanziarsi attraverso il mercato dei capitali investono meno in specializzazione e, di conseguenza, sono esposte ad un grado di concorrenza maggiore nel mercato del prodotto. / My dissertation is about collateral debt contracts and the choice of specializing productive assets, from a theoretical perspective. Financially constrained firms pledge their productive assets as collateral in order to enhance their access to credit. However, firms may find it difficult to finance projects when their collateralized productive assets are too specialized since their liquidation value is low (as a matter of fact redeployability of those assets to alternative uses is scarce) even when their projects have large expected returns. In this context, my dissertation aims to answer the following research questions: how does the choice of asset specialization affect financial contracts? Which are the implications of different degree of asset specificity for the amount of credit and product market competition? This dissertation is at a cross road between industrial organization and corporate finance and uses a novel approach where the choice of asset specialization and the liquidation value of a productive asset are analyzed together. Asset specialization increases firms' project returns, but decreases the liquidation value of productive assets. When firms are credit constrained this implies a higher cost of debt. By examining this specialization trade-off, I am able to prove the following results: in the secondary market the resale value of a productive asset is determined by its degree of asset specificity, redeployability costs and the presence of firms willing to acquire the it; financially constrained firms invest less in asset specialization compared to self-financing firms; market structure and the degree of asset specialization may be influenced by financial choices; when asset specificity affects product market differentiation, the specialization trade-off implies that financially constrained firms invest less in product differentiation, and, as a consequence, face tougher competition compared to non-financially constrained firms.
|
15 |
Il valore dell’impresa nel contesto familiare: il ruolo del consiglio di amministrazione / FIRM VALUE IN FAMILY-CONTROLLED FIRMS: THE INFLUENCE OF THE BOARD OF DIRECTORSBUCHETTI, BRUNO 24 April 2020 (has links)
La tesi si pone l’obiettivo di investigare la relazione tra composizione del CDA e le performance delle imprese familiari quotate italiane.
Il database, interamente raccolto a mano, copre un periodo di 3 anni (2014-2016). Il numero totale di amministratori analizzati è 2.661. Per ogni amministratore sono state acquisite 26 variabili per un totale di 69,186 dati raccolti.
La variabili sono state estratte guardando alle esperienze professionali e al ruolo di ogni amministratore all'interno del CDA. Precisamente, le variabili fanno riferimento alle precedenti esperienze lavorative, alle possibili connessioni generate con altre imprese, a conoscenze tecniche acquisite (commercialista, avvocato, consulente strategico e professore), al livello di educazione scolastica, l’appartenenza alla famiglia controllante, caratteristiche specifiche (genere, età e nazionalità), eventuali esperienze all’estero e altri elementi dettagliati nella tesi.
Queste variabili sono chiamate “strutturate” quando sono acquisite direttamente della “relazione annuale sulla corporate governance” (art. 123- bis TUF), documento obbligatorio per le società quotate italiane e “non strutturate” quando sono state acquisite per il tramite dei curricula presentati dagli amministratori alla data di nomina. / In this dissertation I investigate the relation between board composition and the performance of family-controlled firms.
The element that makes this thesis unique is that the database was entirely hand-collected, with the analysis covering the three-year period from 2014 to 2016 for a total of 2,661 directors analyzed, and 26 variables extracted for each director1. The total number of hand-collected variables for all the board members is 69,186.
The board composition is measured using different variables extracted directly from the board members’ characteristics and professional experiences. The board members’ characteristics are measured in terms of previous work experiences, specific connections with other companies, work experience in specific sectors, personal characteristics, level and type of education, international experience, role and power on the board and the relation with the family (family member or not). These variables are called “structured variables” when they are collected using the table that Italian listed companies must publish every year in a report called “Corporate Governance report and ownership structure” (art. 123- bis TUF). In contrast, variables are considered “unstructured variables” when they are collected using the information provided in the directors’ curricula.
|
16 |
L'impatto della tassazione sulle scelte finanziarie delle imprese: un'analisi empirica su dati dell'area-euro / The Impact of Taxes on Corporate Financial Decisione: an Empirical Analysis on Euro Area DataSIMONETTA, ALESSANDRO 17 October 2007 (has links)
La tesi si focalizza sull'analisi dell'impatto della tassazione sulle scelte finanziarie delle imprese. nella prima parte dal lavoro viene presentata una review della letteratura teorica di riferimento. Successivamente vengono effettuate due diverse analisi empiriche finalizzate a spiegare quali siano le determinanti della politica di indebitamento e dei dividendi di imprese quotate dell'Area Euro e come esse si siano modificate dopo l'introduzione della moneta unica. / This research is implemented to investigate on the impact of taxation on corporate financial decisions. In particular two main financial policies are considered: the capital structure policy and the payout policy. This corporate dimensions are investigated making use of empirical approaches on Euro-firms data to investigate also on the impact of the introduction of the Euro on the same issues.
|
17 |
LE CONNESSIONI TRA ECONOMIA E POLITICA: L'EVIDENZA EMPIRICA IN ITALIA 1987-2006 / POLITICAL CONNECTIONS: THE EMPIRICAL EVIDENCE IN ITALY 1987-2006PELLEGRINI, LAURA 02 July 2010 (has links)
Questo lavoro prende in esame le connessioni fra economia e politica in Italia nel periodo compreso tra il 1987 e il 2006. Tale filone di studi si situa all’interno del sempre più variegato e crescente interesse per il legame fra corporate governance, potere di mercato, struttura finanziaria e performance dell’impresa. Dopo una prima parte volta a mettere in luce alcuni principali lineamenti teorici ed istituzionali del tema in oggetto, segue una seconda parte, di natura prettamente empirica. In primo luogo si vogliono mettere in luce quali siano state le società quotate connesse nel periodo considerato e le modalità con cui ha avuto luogo la connessione, nonché illustrare alcuni aspetti descrittivi dei soggetti e delle società connesse che costituiscono il campione. In secondo luogo, seguendo la letteratura internazionale in materia, viene svolta un’analisi empirica al fine di testare se esistano particolari differenze tra società politicamente connesse e società non connesse in termini di leverage, redditività, efficienza produttiva e potere di mercato. In particolare, il terzo capitolo contiene una puntuale esposizione delle fonti e delle metodologie che hanno portato alla definizione dei database utilizzati ed implementati, fornendo alcune prime evidenze di tali connessioni. Nel capitolo IV si forniscono le statistiche descrittive del campione preso in esame relativo alle società italiane industriali ed holding di partecipazione quotate sul MTA e MTAX nel periodo 1987-2006, in termini sia di capitalizzazione di mercato, sia di redditività, struttura proprietaria e finanziaria. Infine, nel capitolo V viene proposta una verifica empirica sul campione così determinato, provando ad enfatizzare le relazioni esistenti tra alcune grandezze determinate quali il grado di indebitamento, il potere di mercato e alcuni indicatori di redditività ed efficienza e principalmente una variabile volta a individuare la presenza o meno di connessioni politiche nelle società stesse. / This study analyses politically connected firms in Italy, since 1987 to 2006. We take into consideration this nation because in Italy political connections are supposed to have been more valuable and relevant than in other countries. We focus our attention on listed industrial corporations, leaving out of consideration banks and insurance companies. We try to develop two main questions: which listed industrial corporations have been politically connected in this period? Have these firms been politically connected through top officers or large shareholders, President of the Republic, members of Parliament or ministers? Which is the value of political connections and which are the differences between politically connected and non connected firms? This study tries to highlight the features and the sizes of the political connection in the Italian context, giving evidence of the economic, political and institutional framework. According to the existing literature we argue that firms with political connections gain financial benefits in terms of greater market power, but show poorer performances and efficiency than non connected firms because of the relevant private benefits that characterize the politically connected ones. Moreover we argue that politically connected firms show lower leverage than their non-connected peers defining a more complex framework in comparison to other relevant studies.
|
18 |
PIANIFICAZIONE STRATEGICA E PROGRAMMAZIONE INTEGRATA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. IL CASO DI REGIONE LOMBARDIA ALL'INIZIO DELLA IX LEGISLATURA / Strategic and operational integrated planning in public administration. The case of Lombardy Region at the beginning of ninth legislature.CRISTOFERI, FILIPPO 30 March 2012 (has links)
Il presente percorso di ricerca si è posto l’obiettivo di contribuire al consolidamento metodologico di una pianificazione strategica e di una programmazione operativa funzionali all’attività della pubblica amministrazione regionale.
Si è analizzata l’esperienza di Regione Lombardia all’inizio della IX legislatura attraverso una impostazione metodologica basata su un longitudinal case study, allo scopo di individuare delle regolarità che potessero condurre verso una analitical generalization secondo un’ottica di policy research a garanzia della trasferibilità e della utilizzabilità delle regolarità tracciate.
L’approccio sostanziale volto a fare emergere gli elementi, le tecniche, le metodologie e gli strumenti sviluppati ha permesso di riscontrare delle regolarità che sono indipendenti dal contesto particolare. Tra gli altri si citano l’importanza della continuità, l’integrazione e la trasversalità del processo, e la funzione fondamentale di una struttura organizzativa dedicata al processo strategico e di un sistema informativo a supporto. Si auspica che le considerazioni metodologiche di sintesi pongano le basi, in alcune amministrazioni regionali, per un ripensamento dei propri modelli e sistemi di pianificazione strategica e programmazione operativa. / The aim of this research is to contribute to the methodologic improvement of strategic and operation integrated planning in public administration system. Through a methodological approach based on a longitudinal case study, this work analyzes the experience of Lombardy Region at the begining of ninth legislature in order to identify regularities that could lead to a analitical generalization. A policy research approach has been usefull in order to guarantee susteinable future application in different regional contexts.
The substantive approach has the aim to bring out the elements, techniques, methodologies and tools that have been developed in Lombardy experience. This allowes us to detect regularities that are independent of the particular context.
Among others, for example, the importance of continuity, integration and versatility of the process, and the presence of a department dedicated and a supporting information system that support and implement strategic process. The hope is that the final methodological considerations will be usefull to some regional governments to re-model their strategic and operational processes and systems.
|
19 |
Il Consiglio di Amministrazione nelle Società Quotate: Teoria ed Evidenza / The Board of Directors of Listed Firms: Theory and EvidenceCAROSI, ANDREA 06 March 2009 (has links)
Il presente contributo esamina il consiglio d’amministrazione delle società aventi azioni quotate in Borsa Italiana, e le retribuzioni destinate ai suoi membri, alla luce delle numerose innovazioni dell’ordinamento giuridico italiano e seguendo quella linea di analisi recentemente proposta dalla letteratura avente alla propria base l’idea che gli amministratori possono influenzare a proprio vantaggio i termini del pay-package loro corrisposto.
A tal fine l’elaborato presenta una struttura articolata in due parti, nella prima delle quali viene fornita una visione organica dell’assetto istituzionale in cui l’analisi empirica, prodotta nella seconda, trova il proprio presupposto. Più specificatamente, la prima parte della tesi fornisce un’analisi giuridico-finanziaria della figura dell’amministratore (Capitolo 1) e del consiglio d’amministrazione (Capitolo 2), che risulta, oltre che assente in letteratura, quantomai attuale alla luce delle numerose e recenti riforme normative introdotte in materia. La normativa primaria, costituita dagli articoli del codice civile riguardanti gli amministratori ed i sistemi d’amministrazione e controllo (libro V, sezione VI bis, del Codice Civile) e dalle disposizioni contenute nel T.U.F., va oggi infatti completata con le nuove disposizioni contabili derivanti dall’applicazione degli IAS, ed in particolare dell’IFRS2, con le novità introdotte dalla cosiddetta Nuova Legge sul Risparmio (D. L. n. 262/2006), con le linee di comportamento descritte nella terza versione del Codice di Autodisciplina (Best Practice Code, 2006), con le prescrizioni di tipo previdenziale e fiscale contenute nelle Leggi "Finanziaria" del 2006 e del 2007, nonché con le novità in materia di governance bancaria volute da Mario Draghi (emanate a Marzo di quest’anno ma da recepire entro il 30 Giugno 2009). La seconda parte dell’elaborato, prendendo spunto dai diversi approcci utilizzati in letteratura (Capitolo 3), e con riferimento al contesto italiano, fornisce invece un’analisi empirica del sistema di compenso applicato agli amministratori. Dapprima è tracciata, relativamente al periodo indagato (1999-2006), la dinamica temporale della ricchezza distribuita ai propri amministratori dalle società italiane. Successivamente viene fornita una stima dell’intensità degli incentivi impliciti nei directors’ pay-packages (i.e. pay-performance sensitivity), unitamente ad una analisi delle determinanti che ne sono alla base. L’ipotesi che guida tale parte del lavoro è che in un contesto caratterizzato da proprietà concentrata, a causa della capacità dell’azionista di maggioranza di estrarre risorse dalla società, è ragionevole presumere che gli amministratori risultino destinatari di una remunerazione meno sensibile alle performances dell’impresa e tendenzialmente più elevata. Più semplicemente la questione che viene posta è se gli amministratori scontano la possibilità d’espropriazione, componendo convenientemente il proprio pacchetto di compenso.
I risultati ottenuti confermano la validità dell’impianto d’ipotesi proposto ed evidenziano che la qualità della corporate governance è la variabile chiave. Le imprese dotate di un efficace ed efficiente governo societario riescono a controllare il processo di formazione delle remuneration policies impedendone manipolazioni opportunistiche. Le imprese caratterizzate da weak corporate governance risultano invece non solo incapaci di attuare politiche retributive volte alla massimizzazione del valore d’impresa, ma anche esposte all’estrazione di risorse da parte dei propri amministratori. / What the largest corporation pay their top managers is one of the most analyzed topics in corporate finance since Jensen and Murphy, 1990. As they noted (Jensen and Murphy 2004), a well-designed remuneration package for executives attracts the right executives at the lowest cost; retains them at the lowest cost (i.e. encourage the right executives to leave the firm at the appropriate time); and motivates executives to take actions that create long-run shareholder value and avoid actions that destroy value. However, several recent studies have shown that the characteristics of real world compensation contracts rarely meet their counterparts in compensation contracting theory because of the executives’ capability to influence the terms of their compensation package to their personal advantage. For example, Yermack (1997) provides evidence that executives influence timing of their stock option awards, receiving at-the money options just prior to releasing news that increases company stock prices. Bebchuk, Fried, and Walker (2002) and Bebchuk and Fried (2003, 2004) argue that the practice of granting options at-the-money (rather than out-of-the-money or with exercise prices indexed to market movements) reflects the influence of rent-seeking managers trying to maximize their compensation in ways that are largely camouflaged to investors and the public. Going ahead, others empirical research give proofs that the executives’ power to influence their pay package is stronger when shareholders are diffuse and more passive (Bertrand and Mullainathan, 2001), and when the corporate governance is weaker (Garvey and Milbourn, 2006; Harford and Li, 2007).
At the same time, the expropriation literature shown that dominant shareholders, especially in firms with poor corporate governance (Klapper and Love, 2004; Durnev and Kim, 2005; Dahya, Dimitrov and McConnell, 2008) and in countries with weak legal protection (La Porta, Lopez-de-Silanes, Shleifer and Vishny, 2002; Claessens, Djankov, Fan and Lang, 2002; Durnev and Kim, 2005), are able to divert resources from others shareholders to himself for personal consumption. Since expropriation implies fewer resources assignable to marginal shareholder, the firms which are ex ante more likely to be expropriated, trade at discounted valuations. Despite the considerable empirical evidence on the costs bore both by the dominant shareholder and by the minorities in case of expropriation, the literature doesn’t provide evidence of the cost supported by directors. Expropriation, in fact, represents, ex ante, a cost also for directors. First, it’s a direct cost which negatively affects the expected overall compensation rewarded, when directors have part of their remuneration which is tied to company’s performances. Since expropriation is a net loss for the company, which leads to a correspondent fall in the company market valuation, the closer is the alignment of directors’ interests with those of shareholders, the bigger is this cost. Second, since directors have to perceive the maximization of shareholders’ wealth (i.e. avoid loss of it), expropriation should affect negatively the director’s reputation capital.
This work examines the director’s compensation in firms which are more likely to be expropriated by their dominant shareholders. In essence, the question I address is whether directors discount the expropriation’s possibility, setting up conveniently their compensation’s contract. I explore this issue using a sample of directors’ compensation data of Italian Listed firms made up over the period 1999-2006. The case of Italian Listed companies is of particular interest for several concomitant reasons. First, Italian firms have been historically more prone to choosing a closely-held ownership structure characterized by a wide separation between ownership and control (Johnson, La Porta, Lopez de Silanes and Shleifer, 2000; Faccio and Lang, 2002; Volpin, 2002; and Barontini and Caprio, 2006; Mengoli, Pazzaglia, and Sapienza, 2006). Second, Italy is a country where the low protection of minority shareholders allows controlling shareholder to extract a considerable amount of private benefits (Bigelli and Mengoli, 2004; McCahery and Vermeulen, 2004; and Bigelli, Merhotra and Rau, 2006). Finally, Italy is a country where the high dominant shareholder’s capability to replace directors and where the low efficiency of the job-market of directors, provide narrowed incentives to directors in order to effective monitoring dominant shareholder’s actions (Barontini and Caprio, 2002; Volpin, 2002).
Overall, results confirm the testable hypotheses, and provide evidence of the key-role exerted by corporate governance. Firms with strong corporate governance are able to monitor the compensation policies creation process avoiding opportunistic manipulation. On the opposite, firms with weak system of corporate governance seem unable to implement compensation policies directed at the firm value maximization, and, going ahead, seem to be expropriated also by theirs directors.
|
20 |
MICROFINANCE IN INDUSTRIALIZED AREAS: SOCIAL CAPITAL AS A TRIGGER FOR A VALUABLE DEVELOPMENTBRAMANTI, VALENTINA 31 March 2014 (has links)
Il presente elaborato esplora il potenziale contributo del concetto di capitale sociale al settore della microfinanza nei paesi industrializzati. Per capitale sociale si intende “la somma delle risorse attuali e potenziali rese accessibili da reti individuali o organizzative di relazioni personali”.
La tesi è composta da tre articoli. Il primo, di natura teorica, analizza il settore della microfinanza nei paesi industrializzati mettendone in luce peculiarità e sfide, secondo lo schema teorico proposto da Prior e Argandona. Il capitale sociale dei clienti e è proposto come uno degli elementi chiave per la crescita del settore.
Il secondo, quantitativo, tratta il tema dell’imprenditoria etnica, target privilegiato della microfinanza, analizzando su un campione di 60 imprenditori di diverse etnie la relazione tra capitale sociale, cultura del paese d’origine e attitudine dell’imprenditore a intraprendere pratiche di responsabilità sociale d’impresa.
Il terzo infine, presenta il caso della Fondazione Welfare Ambrosiano, istituzione di microfinanza operante nel territorio di Milano. L’articolo sottolinea il ruolo fondamentale giocato dal capitale sociale dei membri della Fondazione per la nascita di partneship strategiche, mettendone in evidenza la migliore configurazione di capitale sociale per la nascita e il successo di un’organizzazione non profit. / The dissertation focuses on the concept of social capital, i.e. “the sum of the actual and potential resources embedded within, available through, and derived from the network of relationships possessed by an individual or social unit” (Nahapiet and Ghoshal, 1998). My dissertation is composed by three articles which explore the concept of social capital, seeking to provide answer to what its contribute within the microfinance sector.
|
Page generated in 0.0983 seconds