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Il distacco del lavoro nella prospettiva dell'integrazione europeaMattei, Alberto January 2011 (has links)
Il lavoro di ricerca che ci si è proposti di affrontare ha l’obiettivo di analizzare il distacco del lavoro come fenomeno giuridico all’interno del suo contesto europeo, ossia nel mercato unico (Cap. I), nella sua evoluzione giurisprudenziale alla luce del conflitto di leggi (II), nel suo profilarsi all’interno dell’ordinamento nazionale (III) ed, infine, nelle sue possibili prospettive future nell’integrazione europea (IV). In particolare, si è dato spazio all’impatto che le libertà di circolazione dei servizi può avere sulla tutela dei diritti dei lavoratori e sulla manodopera in distacco nell’ambito di una prestazione transnazionale di servizi: l’allargamento-accessione dei paesi dell’Est dell’Unione europea assieme alla liberalizzazione del mercato dei servizi, analizzati nel lavoro, assieme all’intervento della Corte di Giustizia, in particolare il caso Laval, hanno mostrato il conflitto tra diritti sociali di azione collettiva, come il diritto di sciopero, e le libertà economiche, come la libera prestazione di servizi. Partendo dall’analisi legislativa e giurisprudenziale, si è voluto così porre in risalto come non vi sia un’appropriata tutela del lavoro svolto a livello trasnazionale, come quello in distacco, e, pertanto, entra in gioco la normativa internazionalprivatistica (Reg.593/08, cd. Roma I e prima la Convenzione di Roma del 1980) che incide sull’individuazione della legge applicabile ai rapporti di lavoro con elementi d’internazionalità e transnazionalità. Per tali motivi, ci si è proposti di analizzare il distacco del lavoro transnazionale, in un’ottica interdisciplinare a cavallo fra il diritto del lavoro e il diritto internazionale privato dell’U.e., al fine di evidenziare le lacune esistenti nell’ordinamento dell’Unione e provare a ricercare, anche attraverso gli “attori in gioco”, un possibile punto di equilibrio tra gli interessi che si contrappongono nel mercato unico nella prospettiva dell’integrazione europea.
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Il sindacato tra immunità e istanze di eteroregolazioneCristofolini, Chiara 19 April 2018 (has links)
La ricerca si propone di contribuire a rimettere a tema la democrazia nel sindacato come problema giuridico, confrontandosi con la questione dell’ammissibilità di una regolazione eteronoma dell’ordinamento sindacale e, di conseguenza, con gli approdi della dottrina immunitaria.
A tale fine verranno, innanzitutto, ripercorse le riflessioni dottrinali che hanno portato alla costruzione del principio libertà-immunità, in virtù del quale viene affermata l’inammissibilità di interventi dello Stato e l’impossibilità di predisporre modelli organizzativi sindacali eteroregolati. Le argomentazioni della dottrina italiana verranno quindi discusse in chiave comparata, attraverso un confronto con le teoriche sul rapporto tra controllo democratico e autonomia sindacale provenienti dai sistemi giuridici tedesco e inglese.
Le riflessioni dottrinali emerse dal contesto comparato, unitamente ai modelli organizzativi sindacali inglesi e tedeschi, saranno prese a termine di confronto nella successiva disamina sul funzionamento delle attuali associazioni sindacali italiane, al fine di verificare la qualità democratica del sistema interno risultato dell’autonomia riconosciuta dalla teoria immunitaria.
Dallo studio in chiave comparata e dall’approfondimento delle dinamiche interne al sindacato emergono istanze di eteroregolazione che inducono a ridiscutere il ruolo dello Stato nei confronti delle istanze di tutela dei diritti dei membri. Per questa via si perviene a proporre una diversa interpretazione del dettato costituzionale, fondata sul bilanciamento dell’autonomia sindacale con la tutela degli iscritti dell’organizzazione, diretta a consentire una maggiore protezione delle posizioni giuridiche endoassociative.
Nuovi modelli di regole che, in una prospettiva non paralizzante dell’autonomia collettiva, siano sintonici con la complessiva modificazione strutturale della fattispecie sindacale, potrebbero rafforzare la legittimazione e la funzione sociale del sindacato quale preziosa componente delle democrazie moderne.
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Libera circolazione delle imprese e dei servizi, distacco di manodopera e tutela dei lavoratoriAmato, Paolo January 2010 (has links)
Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di analizzare l’impatto che le libertà di circolazione delle imprese e dei servizi, nella loro applicazione combinata, possono avere sulla tutela dei diritti dei lavoratori e segnatamente sulla manodopera in distacco nell’ambito di una prestazione di servizi. I recenti processi di liberalizzazione, ed in particolare la liberalizzazione del mercato dei servizi, operata per il tramite della Direttiva Bolkestein, nonché l’allargamento ad Est dell’Unione Europea, hanno evidenziato come all’interno del mercato unico vi sia un forte attrito (e squilibrio) tra interessi di impresa e tutela dei diritti sociali. Tale attrito è stato di recente amplificato da talune sentenze della Corte di Giustizia (Laval, Viking, Ruffert e Lussemburgo), le quali hanno di fatto subordinato (e degradato) i diritti fondamentali dei lavoratori, così come i più importanti diritti sociali, quali il diritto alla negoziazione collettiva ed il diritto di sciopero, a mere e potenziali restrizioni del diritto di stabilimento delle imprese, sancito dall’art. 43 Trattato CE e del diritto alla libera circolazione dei servizi, previsto dall’art. 49 Trattato CE. Nella ricerca è stato quindi evidenziato, a più riprese, come accanto al processo di liberalizzazione progressivamente attuato, ed all’integrazione di mercati segmentati (ovvero di Paesi con tutele inferiori rispetto a quelli già membri), l’Unione Europea non abbia adottato un’adeguata normativa di protezione, lasciando il compito di garantire i diritti fondamentali dei lavoratori alla sola Direttiva 96/71/CE (in materia di distacco di manodopera) ed – indirettamente - alla normativa internazional-privatistica, per quanto concerna l’individuazione della legge applicabile ai rapporti con elementi di internazionalità. Tali normative sono state analizzate nel dettaglio, al fine di evidenziare le lacune esistenti nell’ordinamento comunitario (soprattutto a seguito dei principi emersi nelle sentenze sopra citate) e ricercare un punto di equilibrio tra gli interessi che si contrappongono nel mercato unico, ovvero tra il valore assoluto riconosciuto dalla Corte di Giustizia alle libertà economiche previste dal Trattato e le ragioni ed i diritti da riconoscersi alle organizzazioni sindacali ed alla manodopera impiegata nell’ambito di una prestazione di servizi. In tale contesto, ci si è concentrati sulle questioni attinenti alla tutela dei lavoratori operanti nel settore dei trasporti, soprattutto alla luce dei principi emersi nella sentenza Viking Lines, cercando di verificare se la normativa internazional-privatistica ed in particolare il Regolamento Roma I, potessero offrire una risposta alle esigenze di tutela di tali lavoratori. Infine, da tutta l’analisi e le ricerche condotte è emersa una conclusione ritenuta inevitabile, ovvero la necessità di procedere ad una riforma della normativa esistente, ed in particolare della Direttiva 96/71/CE, atto concepito all’epoca in cui il mercato unico risultava sostanzialmente omogeneo e con un generale livello di tutela condiviso in tutti gli Stati (allora) membri e che ad oggi, invece, risulta inadeguata a perseguire lo scopo per il quale essa era stata pensata ed adottata.
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Il sindacato tra immunità e istanze di eteroregolazioneCristofolini, Chiara January 2018 (has links)
La ricerca si propone di contribuire a rimettere a tema la democrazia nel sindacato come problema giuridico, confrontandosi con la questione dell’ammissibilità di una regolazione eteronoma dell’ordinamento sindacale e, di conseguenza, con gli approdi della dottrina immunitaria.
A tale fine verranno, innanzitutto, ripercorse le riflessioni dottrinali che hanno portato alla costruzione del principio libertà -immunità , in virtù del quale viene affermata l’inammissibilità di interventi dello Stato e l’impossibilità di predisporre modelli organizzativi sindacali eteroregolati. Le argomentazioni della dottrina italiana verranno quindi discusse in chiave comparata, attraverso un confronto con le teoriche sul rapporto tra controllo democratico e autonomia sindacale provenienti dai sistemi giuridici tedesco e inglese.
Le riflessioni dottrinali emerse dal contesto comparato, unitamente ai modelli organizzativi sindacali inglesi e tedeschi, saranno prese a termine di confronto nella successiva disamina sul funzionamento delle attuali associazioni sindacali italiane, al fine di verificare la qualità democratica del sistema interno risultato dell’autonomia riconosciuta dalla teoria immunitaria.
Dallo studio in chiave comparata e dall’approfondimento delle dinamiche interne al sindacato emergono istanze di eteroregolazione che inducono a ridiscutere il ruolo dello Stato nei confronti delle istanze di tutela dei diritti dei membri. Per questa via si perviene a proporre una diversa interpretazione del dettato costituzionale, fondata sul bilanciamento dell’autonomia sindacale con la tutela degli iscritti dell’organizzazione, diretta a consentire una maggiore protezione delle posizioni giuridiche endoassociative.
Nuovi modelli di regole che, in una prospettiva non paralizzante dell’autonomia collettiva, siano sintonici con la complessiva modificazione strutturale della fattispecie sindacale, potrebbero rafforzare la legittimazione e la funzione sociale del sindacato quale preziosa componente delle democrazie moderne.
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The Regulation of Financing and Administration of Social Security Systems in the Context of the Rights-Based Approach to Development: the Cases of Russia and UkraineVashchuk, Yuliya January 2011 (has links)
The present work analyzes the development of the international standards in the area of financing and administration of social security and their influence on the
reforms of social security systems in transitions economies of Eastern Europe.
Particular attention is given to the concept of the rights-based approach to development as a leading principle behind the development agenda of international organizations. In particular, ILO Convention No. 102 and other international legal standards regulating the financing and administration of social security schemes are examined regarding their suitability for the ratification by transition economies. The research of possible reasons is undertaken to answer the question as to why the standards have received an unusually low level of ratifications. Examples of several
Latin American countries are provided to illustrate the lack of sustainability as a result of pension reforms which were carried out in contradiction to the basic principles of the financing and administration of social security systems as provided by ILO legal instruments. Further, the mechanisms of financing and administration of social security systems in Russia and Ukraine are analyzed in order to assess the countries’ readiness to ratify ILO instruments in these areas, as well as to assess the
suitability of the instruments for these countries. The research has showed that despite being largely outdated, ILO Convention No. 102 still has significant influence on the development of social security systems and provides for
fundamental principles in the areas of financing and administration of social security schemes. Russia and Ukraine are currently at different stages of readiness
to ratify the Convention, as they adopted contrasting strategies in the development of social security systems. In particular, due to the introduction of privately funded
social security schemes Russia is likely to be reluctant to proceed with the ratification. However, the research has revealed no legal obstacles for Ukraine to be able to ratify the Convention.
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Constitutional Balancing and Fundamental Labour Rights: an Analytical Approach to the Italian and Spanish Case Law on Post-Crisis ReformsFrosecchi, Giulia January 2019 (has links)
A number of labour and social security reforms adopted by EU countries in the aftermath of the 2008 crisis have been challenged before national Constitutional Courts, which have sought to resolve the conflict between fundamental labour rights and conflicting economic interests, through balancing exercises. The thesis investigates the legal reasoning developed by the Italian and Spanish Constitutional Courts in crucial post-crisis judgments. The study draws on neo-constitutional theories and starts from the assumption that fundamental labour rights, understood as rights aimed at protecting workers and their dignity either during their working life or after retirement, must be fully enforced, albeit can be subject to limitations in order to protect other rights and interests constitutionally guaranteed. In order to achieve this objective, the thesis focuses on the jurisprudential theories on balancing characteristic of the two judicial constitutional traditions addressed and designs an analytical framework that allows a comprehensive assessment of the units of analysis. Overall, the research has shed light over a number of issues, which have a general relevance as far as concerns the relationship between Constitutional Courts and fundamental labour rights. With regard to the specific cases investigated, the study suggests that both Courts tend to supervise the balancing conducted by the legislator, rather than to balance actively the conflicting constitutional interests. However, the techniques applied substantially diverge. The analysis shows that while the Spanish Judge has failed to both apply the proportionality test and guarantee a full enforcement of fundamental labour rights, the unstructured and dialectic technique traditionally used by the Italian Court has been – more – functional to this aim. On the other hand, in both cases, despite the significant differences, the Courts have uphold the limitations to the scope of fundamental labour rights, imposed by post-crisis policies.
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Il lavoro marittimo nell’era della globalizzazione e della digitalizzazioneFaggioni, Camilla 17 April 2023 (has links)
The thesis concerns maritime labour and its recent challenges from an international law perspective. The purpose of the work is twofold. First, it analyses how maritime labour has changed in most recent years. In particular, the work discusses the impact on maritime labour of two recent phenomena, namely globalisation and digitalisation. As far as the former is concerned, the thesis outlines that globalisation has given rise to flags of convenience and open registries, which have led to a marked deterioration in living conditions on board. As far as the latter is concerned, it is shown that digitalisation has made crews less and less numerous, although at the same time increasingly qualified and competent.
Second, the study investigates whether the current international legal framework is adequate to cope with the changes described above, or whether it should be modified – and, if so, in which sense. Specifically, the research examines the main Conventions, bilateral agreements as well as voluntary or self-regulatory instruments. In addition, the study takes into account international collective bargaining, which is relevant because the maritime sector is highly unionised, and the International Transport Workers’ Federation (ITF) has made a great effort over the years to get global shipowners to guarantee minimum conditions for seafarers. This research has an innovative and original approach. Maritime labour law is a rather neglected branch of legal studies. Only few researchers have investigated this subject. In particular, an organic study on this topic still represents a desideratum in Italy. This work intends to fill this gap, providing an Italian point of view on maritime labour law. In fact, even though the issue transcends national borders by its very nature, the transposition of international legal instruments at domestic level can vary greatly from state to state. In addition, the maritime sector is usually studied from an economic perspective, rather than from a labour law perspective. For example, most publications about flags of convenience focus on the distortion of competition. This research shifts the approach and looks at the phenomenon from the workers’ point of view. Such an approach is relevant for seafarers and for the entire sector, since taking the human factor into account is crucial for the sustainable development of the field.
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Economic Security for the Working Poor? Trade-Linked Labor Standards, Workers' Rights, and the Politics of Representation of Bangladesh's Garment WorkersHossain, Jakir January 2012 (has links)
Labor standards have been introduced in both developed and developing countries with the presumption that there is synergy at work in the relationship of labor standards and workers’ rights. Standards translate into workers’ rights, and enhance workers’ economic security. The question I address in this dissertation is whether the inherent link in the nexus makes the transformation towards workers’ economic security possible, and what factors do shape standards to transform into rights, and in turn, influence economic security. Focusing on the forms of labor standards, I argue that the choice of instruments and the transformation process determine whether the link automatically creates synergy, or produces tensions /conflicts. The dissertation shows that synergistic or conflicting relationship depends upon the internal dynamics of the institutional mechanisms, and myriad of interest groups through which workers’ interests are (mis)represented. Taking labor standards installation in Bangladesh and the concomitant transformation mechanisms for the increasingly globalized garment sector workers as a case in point, I claim that the issue of workers’ economic security has been lost in the whirlpool of standards, rights, and representation. This study shows that labor standards in Bangladesh installed through three routes— rights legislation, rights conditionality, and corporate codes—have hardly translated into workers’ rights, and these provisions largely have failed to promote the workers’ economic security. The failure to transform labor standards into workers’ rights and workers’ economic security is best explained by the lack of adequate and effective representation of the working poor by the various interest groups. I argue that the inability of the institutional mechanisms to address the needs of the working poor is due to acts of omission and/or commission by both the state and non-state actors. The ‘standards-rights-economic security’ nexus can only work for an equitable outcome for workers if there are adequate and effective forms of workers’ representation in the institutional mechanisms. The politics of representation drives the outcome of the nexus.
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La formazione professionale continua tra responsabilizzazione dell'impresa e individualizzazione dei percorsi professionali. Lezioni dal modello francese.Merlo, Giulia 01 October 2019 (has links)
This research aims to explore the most relevant legal tools developed to support the access of people, already active in the labour market, to vocational training measures; focusing on the protective role they may play both in the individual employment relationship and in the labour market. Regarding the first thematic core, the research will point out that current flexible productive structures require continuous realignment process of workers’ professional capital vis-a-vis the organizational needs. As far as the labour market dimension is concerned, according to the most recent theoretical perspectives, it is highlighted how training tools can assume an essential function in the dimension of professional security when projected towards the preventive protection of employment transitions. Starting from these premises, this research investigates possible regulatory answers to empower employers in order to maintain their workers professionalism, as well as to guarantee the employment security dimension. 2 In order to identify the most pertinent regulatory solutions, different approaches and instruments are analysed. In particular, the French and Italian legal systems are compared. These systems have adopted extremely different approaches to vocational training: in France the development of a complete and organic continuing training framework has been one of the absolute priorities in the field of social legislation, while in Italy, at the moment, there is no structured and unitary discipline on the matter. In particular, the comparative analysis reveals that in the French legal system, both the needs of adapting professional skills to organizational changes, and the "preventive" protection of employment transitions have found suitable regulatory responses. They have been provided through the provision of a complex system of employers’ duties, as well as by forecasting specific tools allowing direct and individual access to training measures. To the contrary, the Italian legal framework lacks clear requirements designed to empower companies with regard to the adaptation or development of the human capital of their workforce Furthermore, the Italian legal system does not provide for an individual right to training, which would allow workers to independently access training, on the basis of a personal and conscious prospect of professional development.
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Poverty Everywhere Endangers Prosperity Everywhere: Trade Agreements and Labour Rights ProtectionMazzetti, Michele 10 July 2023 (has links)
Historically, International Labour Law was developed to mitigate the negative social externalities of the Industrial Revolution and protect international trade from unfair competition. With a similar objective, the international community failed to establish the International Trade Organisation provided for in the 1948 Havana Charter. In its place, the General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) was adopted. However, the Havana Charter remains the first universal trade treaty to include a social clause. During the Cold War, Western countries failed to introduce a social clause in the GATT. The most resounding failure was in the 1990s when the World Trade Organisation (WTO) was created. This failure drove Western countries to introduce social clauses in bilateral and non-universal multilateral trade agreements. Since the 2000s there has been a ‘boom’ of new social clauses. These clauses have developed into two main models: the conditional model and the cooperative (or promotional) model. The former model is typical of the US, the latter of the EU. The US and EU clauses have four characteristics and structural elements: social obligations, procedural commitments, implementation mechanisms and dispute settlement mechanisms. The main difference between the two types of social clauses lies in the presence (US model) or absence (EU model) of sanctions for breach of obligations. The research question of this dissertation concerns the legal efficacy of social clauses. First, the research reconstructs the historical-legal background and conceptualises social clauses. Second, the study compares the EU and US models from a legal-historical perspective. Third, the dissertation comparatively assesses two fundamental (and so far unique) cases for breach of social obligations: the US v. Guatemala case and the EU v. Republic of Korea case.
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