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Il reato e il peccato. Il tribunale dell'Inquisizione di Reggio Emilia in età moderna (XVI-XVIII secolo).

Al Sabbagh , Luca January 2019 (has links)
Il lavoro di ricerca svoltosi in questi tre anni di dottorato (2015 – 2018) è stato incentrato sulla ricostruzione monografica della storia del locale tribunale del Sant’Uffizio di Reggio Emilia e sul suo rapporto con l’episcopio dal punto di vista giudiziario in età moderna. Si tratta di una ricostruzione non semplice, dovuta alla dispersione delle carte. Parole chiave per comprendere come sia stato oggettivamente difficoltoso stilare una “fluida” concatenazione di eventi storici per questa istituzione. Il trasferimento della sede locale, tra Ferrara e Parma (XIII – XVI secolo), tra Parma e Ferrara (1509 – 1564), tra Ferrara e Reggio (1564 – 1598) e infine l’unione con Modena (1780 – 1785) crearono progressivamente un handicap, un vuoto nelle fonti, dovuto alla perdita o al mancato ritrovamento delle stesse, che è stato registrato da vari studiosi quali Prosperi, Spaggiari, Prodi e Biondi, giusto per citarne alcuni. La storia della corte inquisitoriale locale si connette strettamente, almeno nella sua struttura, con la sua storia archivistica: infatti, ad ogni trasferimento della sede, il suo archivio veniva spostato di concerto con essa determinandone la perdita di carteggi. Tale ricostruzione non è stata favorita nemmeno dalla storia dell’Archivio centrale del Sant’Uffizio (oggi Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede) negli anni della Rivoluzione francese e del periodo napoleonico: l’intero patrimonio di carte fu trasferito a Parigi nel 1809 e restituito a Roma nel 1816 a cui seguì la distruzione di gran parte del carteggio per motivazioni logistiche mostrate dagli stessi prelati della Sacra Congregazione. Fatte queste dovute premesse, tuttavia, non si è rinunciato a stendere una monografia su tale magistratura locale che, nonostante il suo essere spuria e lacunosa in certe parti a causa delle motivazioni addotte prima, senza nulla pretendere cerca di essere la più aggiornata possibile. Aiutandomi con fonti primarie e cronache custodite all’Archivio Diocesano e di Stato di Reggio Emilia, alla Biblioteca Municipale Antonio Panizzi della stessa città, all’Archivio di Stato di Modena e all’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede sono giunto alla compilazione di questo studio non tanto secondo un arco cronologico ben scandito ma per macro-tematiche, dividendolo in due parti (comprendenti rispettivamente due capitoli). La prima parte cerca principalmente di descrivere una storia, per così dire, istituzionale della sede locale del Sant’Uffizio dalle origini medievali alla sua unione con la sede modenese e la successiva soppressione. Nel primo e nel secondo capitolo in particolare vengono trattate, rispettivamente, la nascita della corte giudiziaria reggiana sino al suo trasferimento alla capitale estense, Ferrara, e la scansione degli eventi dai suoi anni ferraresi alla soppressione ducale del 1785. La seconda parte, invece, pone alcuni focus sul bilancio dei procedimenti penali svolti dalla magistratura e sul suo rapporto con il tribunale del vescovo. Il terzo capitolo verte sulla quantità di processi che il tribunale dovette affrontare e su alcuni reati-peccati particolarmente perseguiti tra il XVII ed il XVIII secolo, mentre il quarto capitolo ha come oggetto d’indagine il progressivo cambiamento, tra XVI e XVIII secolo, degli equilibri tra le due personalità di spicco in materia di giustizia di Fede: l’inquisitore da una parte ed il vescovo dall’altra. Seguono una breve e utile appendice documentaria delle carte più importanti inerenti alcune tematiche sviscerate nello studio e le relative conclusioni. La ricostruzione di una storia della magistratura che comprendeva un territorio relativamente piccolo come la città di Reggio e le sue propaggini (le vicarìe foranee) fa comprendere non tanto il funzionamento della stessa, quanto l’interconnessione tra centro e periferia, tra la Santa Sede (rappresentata dalla Congregazione del Sant’Uffizio) e la sua sede extra-romana. Un complesso network di provvedimenti e applicazioni degli stessi, di domande e di risoluzioni che nella storia dell’Inquisizione in Italia aggiunge un piccolo pezzo al puzzle enorme di studi sull’argomento.
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La rete di scambi epistolari fra medici italiani e di lingua tedesca nel XVI secolo: libertà  di ricerca, circolazione del sapere ed esperienze confessionali

Quaranta, Alessandra January 2016 (has links)
La Tesi studia e approfondisce, rispetto alla letteratura esistente, i rapporti culturali, scientifici e professionali tra i medici italiani e i loro colleghi di area germanofona nel Cinquecento. L’indagine si avvale del metodo di analisi della fonte epistolare, applicato a un quantitativo di unità sufficienti sia per rispondere agli interrogativi posti all’origine della ricerca, sia per integrare lo "status" delle ricerche nel campo. Accanto all’analisi di fonti manoscritte il lavoro prende in esame una serie di fonti edite, come raccolte di "Epistolae medicinales" e opere di materia medica. La Tesi è idealmente divisa in tre parti, per un totale di sei capitoli. Nella prima di esse (capitoli primo e secondo) si indagano i nessi tra il rinnovamento della "scientia" medica del XVI secolo da una parte, e l’interesse per le coeve dottrine religioso-confessionali d’Oltralpe dall’altra, alla luce di un sistema del sapere che aspirava all’universalità, e sullo sfondo di un panorama culturale caratterizzato dalla forte interdipendenza fra le diverse discipline, nonché da molteplici nessi tra “scienza” e religione, ambiti che a loro volta non erano interpretati come compartimenti stagni. In particolar modo si prendono in esame alcuni significativi casi di medici italiani esuli "religionis causa", e si mettono in evidenza le ripercussioni che le loro peregrinazioni attraverso il suolo europeo sortirono sia sul loro modo di vivere la dimensione religiosa, sia sulla loro dimensione professionale. La seconda parte del lavoro (capitoli terzo, quarto e quinto) esplora i tratti qualificanti della cosiddetta "Respublica medicorum" europea in una prospettiva larga di storia socio-culturale, che prende in considerazione sia fattori culturali e filosofico-“scientifici”, sia socio-economici. Sono oggetto di attenzione, quindi, le dinamiche sociali e professionali interne della comunità europea dei medici, gli aspetti relativi alla circolazione libraria e del sapere tecnico medico-botanico al suo interno, e la concreta e quotidiana attività diagnostica e terapeutica dei "physici" del Cinquecento. La terza ed ultima parte (capitolo sesto) si avvale delle analisi precedenti, per definire i tratti dell’ambivalenza della scienza medica del Cinquecento. Inoltre, in questa sezione si formulano le prime riflessioni sulle caratteristiche della rete professionale dei "physici" in un’ottica comparativa rispetto alla categoria dei giuristi. L’attenzione, quindi, si sposta sulle "institutiones" dell’Arte, dello "Studium" e del "Collegium" medico-fisico, e sul contesto normativo da esse prodotte, il quale a sua volta attivava precisi meccanismi socio-professionali.
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L'alveare in fiamme: la ricezione della favola delle api nello spazio pubblico britannico (1714-1733)

Revolti, Matteo January 2016 (has links)
Il presente lavoro si propone di esaminare la ricezione britannica della Favola delle api" di Bernard Mandeville tra gli anni venti e trenta del Settecento. Questo studio intende esaminare la fortuna dell'opera di Bernard Mandeville alla luce dei linguaggi e dei mezzi di comunicazione attraverso cui essa venne presentata al pubblico britannico. "
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Bassiano Lando e la scienza" della medicina tra filosofia e teologia nel XVI secolo"

Ferretto, Silvia January 2010 (has links)
Il presente lavoro intende ricostruire la vita, e la vicenda umana oltre che professionale di un personaggio chiave dei rapporti tra umanesimo, filosofia, medicina e religione nel XVI secolo italiano ed europeo, Bassiano Lando († - 1562), per "ricollocare", tramite l'indagine su questa figura del panorama medico e filosofico cinquecentesco, le svolte riconosciute dalla storiografia come epocali della medicina, ed in particolare dell'anatomia nel XVI secolo, che hanno avuto come teatro la città di Padova.
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Monarquía Hispánica, governo del territorio e attività pastorale nella diocesi di Lima (1580-1606)

Tudini, Flavia January 2019 (has links)
L’intento di questa ricerca è di definire l’importanza del sistema di circolazione delle informazioni per il governo della Monarquía Hispánica, focalizzando l’attenzione sulla diocesi di Lima negli anni di governo dell’arcivescovo Toribio di Mogrovejo (1580-1606). All’interno di questo contesto più ampio, si vuole anche mostrare l’influenza delle osservazioni e dei suggerimenti inviati da Mogrovejo al re all’interno della legislazione indiana, in particolare all’interno delle reales cedulas, e della successiva Recopilación de Leyes de Indias.
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Dissenso religioso e libri proibiti nel Principato vescovile di Trento tra fine Quattrocento e inizio Seicento

Paris, Alessandro January 2011 (has links)
La ricerca affronta la diffusione della Riforma protestante e il commercio di libri proibiti in una statualità di confine tra mondo italiano e mondo tedesco all'inizio dell'età moderna. Affiorano voci dei protagonisti, interessanti convergenze e conflitti istituzionali tra principi-vescovi di Trento, Impero e Inquisizione romana nella pratica della censura e repressione del dissenso religioso.
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Non è la fine del mondo. Lalande, le comete e la comunicazione del rischio nel Settecento.

Ampollini, Ilaria January 2016 (has links)
Nell'aprile del 1773, Parigi fu scossa dal timore che una cometa provocasse un disastroso cataclisma. All'origine del clamore, il "Mémoire sur les comètes" dell'astronomo Lalande (Bourg-en-Bresse 1732-Paris, 1807), che aveva sostenuto la non impossibilità fisica e matematica di uno scontro/incontro tra Terra e comete.
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Gli Statuta Almae Urbis": il diritto municipale a Roma nella seconda metà del XVI secolo."

Carlino, Maria Luisa January 2011 (has links)
Gli statuti municipali della città di Roma, riformati nel 1580, rappresentano il fulcro attorno al quale è stata condotta la ricerca. Dopo una breve riflessione sul mancato interesse suscitato per più secoli da questa "forma iuris" negli storici, l'attenzione si è spostata sull'oggetto 'statuti'. La particolarità della città e i diversi fori di competenza dei numerosi tribunali romani sono serviti a comprendere in parte il perché di un nuovo "corpus" normativo. Ma un'analisi più dettagliata di coloro che furono gli artefici della riforma ha permesso di chiarire numerosi aspetti di un processo durato più di cinquant'anni. L'emergere alla fine di una figura, un giurista romano, Luca Peto, che si dedicò alla riforma istituzionale del comune di Roma e al rinnovamento degli statuti, ha fatto sì che anche alcuni passaggi fondamentali avvenuti durante la riforma uscissero dall'ombra. Ciò ha reso più comprensibile la distribuzione della materia statutaria nei libri del "corpus", mettendo in evidenza anche una continuità con il passato che sembrava scomparsa. Gli "statuta Urbis" anche dopo l'approvazione di Gregorio XIII continuarono ad essere interpretati in maniera differente dai giurisperiti. Ne conseguì un dibattito che rimase vivo fino alla metà del Settecento.
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Imagining Great Britain, Europe and the Colonies in the Universal Magazine of Knowledge and Pleasure (1747-1814). An Enquiry into the foundation of Britishness

Ferro, Gaia 28 June 2024 (has links)
The 18th century witnessed a significant evolution of national identities across the European continent. In Great Britain, this process encountered challenges in reconciling three distinct regional identities: Scotland, Ireland, and England retained separate identities characterized by distinct customs, histories, and traditions. Consequently, efforts to cultivate a shared sense of Britishness turned to the English periodical press. The increasing readership of newspapers played a pivotal role in defining a cohesive British national identity. This thesis examines the emergence of Britishness within a specific monthly periodical, the Universal Magazine of Knowledge and Pleasure (1747-1814). As implied by its title, the Universal Magazine sought to cover a diverse array of topics in its articles, making its contribution to fostering a sense of national unity indispensable. In line with the notion of a gradual emergence of national identity in Great Britain, this thesis investigates the role of print culture in shaping Britishness. Emphasizing themes concerning the relationship between Great Britain and other national identities, including internal divisions within the British Isles, the study explores how cultural and political developments influenced conceptions of British identity and national and international politics. Thus, the thesis aligns with the concept of a national identity forged in response to 18th-century events in Europe and North America. Using the Universal Magazine as a primary source, this study analyzes a selection of articles relevant to the aforementioned themes. This selection was curated following a preliminary process of cataloguing and indexing all articles published in the magazine during its existence (1747-1814), given the absence of prior studies on this specific periodical. Ultimately, the thesis aims to provide insights into the themes and political inclinations of the Universal Magazine. In line with the perspectives of scholars such as L. Colley and B. Anderson, who advocate for the national press as a unifying force, this thesis offers a conceptual framework for understanding the connections between Great Britain and continental Enlightenment culture. It demonstrates how this intersection influenced the formation of Britishness. / Il XVIII secolo vide una significativa evoluzione delle identità nazionali in tutto il continente europeo. In ambito britannico, questo processo ha dovuto scontrarsi con l’esistenza tre distinte identità regionali: Scozia, Irlanda e Inghilterra hanno mantenuto una propria unicità culturale, caratterizzata da miti storici, credenze e percorsi religioso-culturali distinti. Di conseguenza, gli sforzi per coltivare un senso condiviso di britannicità si sono rivolti alla stampa periodica inglese, in accordo con la crescente importanza che tale mezzo aveva guadagnato tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII. Il crescente numero di lettori dei periodici londinesi ha svolto un ruolo fondamentale nella definizione di un’identità nazionale britannica coesa. Questa tesi esamina l'emergere della Britishness all'interno di uno specifico periodico mensile, lo Universal Magazine of Knowledge and Pleasure (1747-1814). Come suggerisce il titolo, lo Universal Magazine ha cercato di trattare nei suoi articoli una vasta gamma di argomenti, rendendo indispensabile il suo contributo alla promozione di un senso di unità nazionale. In linea con l’idea dell’emergere graduale di un’identità nazionale in Gran Bretagna, questa tesi vuole indagare il ruolo della cultura della stampa nel plasmare la Britishness. Esaminando gli articoli riguardanti il rapporto tra la Gran Bretagna e altre identità nazionali, comprese le identità regionali di Scozia, Irlanda e Inghilterra, lo studio esplora come gli sviluppi culturali e politici del lungo Settecento abbiano influenzato le concezioni dell'identità britannica e della politica nazionale e internazionale. Pertanto, la tesi ricerca il concetto di identità nazionale come forgiata in risposta agli eventi del XVIII secolo in Europa e Nord America. Utilizzando lo Universal Magazine come fonte primaria, questo studio analizza una selezione di articoli pertinenti ai temi sopra menzionati. Questa selezione è stata curata a seguito di un processo di catalogazione e indicizzazione di tutti gli articoli pubblicati sulla rivista nel corso della sua esistenza (1747-1814), data l'assenza di studi su questo specifico periodico. Di conseguenza, la tesi si propone di fornire approfondimenti sui temi e sulle inclinazioni politiche dello Universal Magazine. In linea con le prospettive di studiosi come L. Colley e B. Anderson, che sostengono la stampa nazionale come fattore culturalmente unificante, questa tesi offre un quadro concettuale per comprendere le connessioni tra la Gran Bretagna e la cultura illuminista continentale, dimostrando come questa intersezione abbia influenzato la formazione della britannicità. / Im 18. Jahrhundert kam es auf dem gesamten europäischen Kontinent zu einer bedeutenden Entwicklung nationaler Identitäten. In Großbritannien stieß dieser Prozess auf die Herausforderung, drei unterschiedliche regionale Identitäten in Einklang zu bringen: Schottland, Irland und England behielten getrennte Identitäten bei, die durch unterschiedliche Bräuche, Geschichten und Traditionen gekennzeichnet waren. Folglich wandten sich die Bemühungen, ein gemeinsames Gefühl der britischen Identität zu kultivieren, der englischen Zeitschriftenpresse zu. Die zunehmende Leserschaft von Zeitungen spielte eine entscheidende Rolle bei der Definition einer kohärenten britischen Nationalidentität. Diese Arbeit untersucht die Entstehung des Britentums innerhalb einer bestimmten Monatszeitschrift, dem Universal Magazine of Knowledge and Pleasure (1747-1814). Wie der Titel schon andeutet, wollte das Universal Magazine in seinen Artikeln ein vielfältiges Themenspektrum abdecken und leistete damit einen unverzichtbaren Beitrag zur Förderung des Gefühls der nationalen Einheit. Im Einklang mit der Vorstellung einer allmählichen Entstehung nationaler Identität in Großbritannien untersucht diese Arbeit die Rolle der Druckkultur bei der Gestaltung des Britentums. Die Studie konzentriert sich auf Themen im Zusammenhang mit der Beziehung zwischen Großbritannien und anderen nationalen Identitäten, einschließlich interner Spaltungen innerhalb der britischen Inseln, und untersucht, wie kulturelle und politische Entwicklungen die Vorstellungen von britischer Identität sowie nationaler und internationaler Politik beeinflussten. Somit steht die These im Einklang mit dem Konzept einer nationalen Identität, die als Reaktion auf die Ereignisse des 18. Jahrhunderts in Europa und Nordamerika geschaffen wurde. Unter Verwendung des Universal Magazine als Primärquelle analysiert diese Studie eine Auswahl von Artikeln, die für die oben genannten Themen relevant sind. Diese Auswahl wurde nach einem vorläufigen Prozess der Katalogisierung und Indexierung aller in der Zeitschrift während ihres Bestehens (1747-1814) veröffentlichten Artikel zusammengestellt, da keine früheren Studien zu dieser speziellen Zeitschrift vorliegen. Letztlich soll die Arbeit Einblicke in die Themen und politischen Ausrichtungen des Universal Magazine geben. Im Einklang mit den Perspektiven von Wissenschaftlern wie L. Colley und B. Anderson, die sich für die nationale Presse als vereinende Kraft einsetzen, bietet diese Arbeit einen konzeptionellen Rahmen für das Verständnis der Verbindungen zwischen Großbritannien und der kontinentalen Aufklärungskultur. Es zeigt, wie diese Schnittstelle die Entstehung des Britischen Wesens beeinflusste.
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Eresia e tolleranza. Jacopo Aconcio e gli stratagemmi di Satana

Giacomelli, Renato January 2014 (has links)
Il presente lavoro propone una rilettura del pensiero religioso di Jacopo Aconcio, filosofo e teologo del XVI secolo. Attraverso l'analisi delle opere religiose, ovvero del "Dialogo di Giacopo Riccamati", della "Somma brevissima della dottrina christiana", di "Una essortatione al timor di Dio" e degli "Stratagemata Satanae", e della vicenda biografia dell'autore si è inteso cogliere lo sviluppo storico del suo pensiero e il suo rapporto con il dibattito intellettuale coevo. La ricerca tenta di superare le lacune documentarie appoggiandosi alle testimonianze di chi ha condiviso con Aconcio i momenti più significativi della sua vita, come Leonardo Colombini, Francesco Betti, Adriaan Haemstede e Cassiodoro de Reyna. L’analisi del "Dialogo di Giacopo Riccamati" si caratterizza per la trattazione distinta della versione manoscritta del "Dialogo" e di quella a stampa, quasi come se si trattasse di due opere diverse, e per il confronto con la letteratura propagandistica riformata destinata alla penisola italiana. Le sfumature e i silenzi della "Somma brevissima della dottrina christiana" sulle questioni teologiche più rilevanti rivelano la vicinanza di Aconcio all’ambiente degli esuli italiani in Svizzera. Il ricorso a strumenti propri della tradizione umanistica e l’interesse per la letteratura apocalittica sull’Anticristo confermano un’adesione sincera ai principi della Riforma ma anche una personalità critica e indipendente. La ricostruzione del coinvolgimento di Aconcio nel processo intentato a Londra contro Adriaan Haemstede, con particolare attenzione alla documentazione conservata, come la lettera che Aconcio invia al ministro francese Nicolas Des Gallars e quella di Pier Martire Vermigli alle chiese straniere di Londra, permette di individuare interessanti nuclei argomentativi che troveranno poi spazio negli "Stratagemata Satanae". La denuncia delle «astuzie di Satana» è l’occasione per approfondire la personale riflessione religiosa di Aconcio. L’analisi dell’opera, indirizzata all’individuazione dei suoi presupposti antropologici e di quelli gnoseologici, si sofferma poi sulla definizione dei "fundamenta fidei" e sugli argomenti utilizzati da Aconcio per delegittimare l’uso della violenza contro gli eretici. Il confronto tra il testo e il dibattito contemporaneo rivela che gli "Stratagemata Satanae" si distinguono soprattutto per l’attenzione alla costruzione della tolleranza: Aconcio non si limita a criticare la coercizione del coscienze ma elabora anche gli strumenti necessari a garantire un dialogo religioso proficuo e pacifico.

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