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Rex prudens et sapiens. Semantica della regalità negli specula principum d'epoca tardomedievale (secoli XII-XV)

Frigeni, Roberta <1977> 01 July 2008 (has links)
La ricerca di Roberta Frigeni, svolta ad ampio spettro diacronico, è condotta su di una campionatura di specula principum - editi ed inediti - elaborati tra XII e XV secolo, e ne indaga il linguaggio quale referente privilegiato, rilevandone persistenze terminologiche e nuclei sintagmatici ricorrenti, al fine di individuare concetti utili a delineare un lessico politico proprio di questa testualità, in corrispondenza al sorgere dell’entità statale europea nel XIII secolo (con particolare riguardo all’area francese, ai regni di Luigi IX e Filippo il Bello). A partire da un’analisi critica delle tesi di Quentin Skinner circa la ‘ridefinizione paradiastolica’ del sistema delle virtù classiche entro il trattato De principatibus, lo studio innesca un percorso di indagine à rebours che - sondando il linguaggio - rintraccia nella trattatistica delle institutiones regum del XV secolo (Pontano, Patrizi, Carafa, Platina) e degli specula principum medievali (Elinando di Froidmont, Gilberto di Tournai, Vincenzo di Beauvais, Guglielmo Peraldo, Egidio Romano, Guido Vernani) una consonanza di motivi nella sintassi e nell’immaginario preposti ad illustrare le potenzialità semantiche del nome di prudentia, individuata quale unica virtù sopravvissuta alla ‘ridescrizione’ del codice etico operata da Machiavelli. Indagando i progressivi ampliamenti del campo semantico sorto attorno al nome della virtù di prudenza entro la letteratura speculare, la ricerca mostra come il dialettico rapporto con i lessemi di sapientia, astutia, fides ed experientia abbia avuto un ruolo determinante per il sorgere di un’immagine del principe emancipata dalla figura biblica del “rex sapiens”, e per la formazione di un lessico ospitale delle manifestazioni concrete del vivere politico ed economico. I processi di dilatazione e rarefazione del bacino semantico di prudentia sono, infatti, funzionali ad illustrare come il linguaggio della testualità speculare registri l’acquisizione di nuove strumentazioni teoriche grazie al rinnovamento delle fonti a disposizione lungo il secolo XIII, che - sostituendo progressivamente il più recente dossier aristotelico al solo apparato veterotestamentario - permettono di integrare la concezione delle virtù in senso operativo, adattandola alle esigenze politico-economiche dei nuovi contesti istituzionali monarchici.
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Scholia Latina in Platonem. La recezione del Menone e del Fedone nel Medioevo latino

Bisanti, Elisa 26 April 2021 (has links)
This study offers a reinterpretation of the direct tradition of medieval Platonism on the basis of new evidence from the Meno and the Phaedo translated into Latin by Henry Aristippus between 1154 and 1160. In particular, it provides an edition of interlinear and marginal annotations and glosses of the Meno and the Phaedo: the manuscript tradition is particularly useful for understanding which aspects of these two Platonic dialogues were particularly studied during the Middle Ages, as it preserves the considerations of various readers on Platonic philosophy. In the most fortunate cases, it is precisely the manuscript tradition that offers new perspectives that can be used to redesign the networks of reception of the two Platonic texts examined in this study in the centuries following their translation, with particular reference to the 13th and 14th centuries. The research was carried out on unpublished material and manuscript testimonies, with the help of two strategies. First, the medieval sources were submetted to a doxographic analysis, through a bottom-up approach consisting in the identification of the terms ‘Plato’, ‘Meno’, ‘Phaedo’ (or ‘Fedrone’ according to medieval usage). This allowed to understand in which contexts and in relation to which themes the references to the three terms appeared and to provide a list of authors who, between the 13th and the 14th century, had the opportunity to read the Meno and/or the Phaedo in Henry Aristippus’ translation. The second strategy, which we could perhaps describe as ‘inside-out’, was applied in the editing phase of the interlinear and marginal annotations and glosses of the two translations. As an especially important paratextual element, the ‘marginal’ writing proves to be particularly useful for deriving the constituent elements of the two dialogues (inside) that were commented, re-written, re-elaborated and interpreted in the margins of the two texts (outside). By employing both strategies, it is possible to reveal the core concepts of Platonic philosophy that, to a greater or lesser extent, caught the attention of medieval readers of the Latin Meno and the Phaedo.
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Genesi e struttura della teologia trinitaria nel primo libro delle Sententiae di Pietro Lombardo

BRAMBILLA PISONI, ESTER 13 March 2012 (has links)
Lo scopo di questa ricerca è l’analisi del I libro delle Sententiae di Pietro Lombardo nel quadro della teologia trinitaria del XII secolo. Un riscoperto interesse, grazie agli studi di Colish e Rosemann, invita ad ipotizzarne una lettura interpretativa che, riconoscendo l’ingente sforzo dell’autore nella raccolta e sistemazione delle fonti latine e greche, intende rintracciare una certa sistematicità ed alcune novità nel genere e nelle questioni affrontate. Un approccio storico-filologico applica l’analisi testuale ai nodi tematici più importanti della dottrina lombardiana a partire da una preliminare riflessione sul metodo e sul linguaggio adottati, da cui si evince l’intento didattico-apologetico dell’autore. Nella dialettica auctoritas/inquisitio si vuole infatti ridurre il rischio di incorrere nell’errore e da qui in posizioni eretiche. Il Lombardo espone una teologia positiva che mantiene costante il riferimento all’essenza del Dio trinitario nella sua unità e trascendenza; l’analisi di proprietates e nomi divini, la questione della generazione divina, la pneumatologia ed il tema De potentia Dei vanno collocati all’interno del dibattito del tempo. In tale contesto, il confronto con la teologia di Pietro Abelardo risulta funzionale a comprendere la distanza e la novità che le Sententiae rappresentano, pur nella indubbia ricezione di aspetti metodologici ed in parte concettuali dal maestro palatino. / According to some recent studies, such as Colish’s and Rosemann’s, further investigation is likely to be needed in order to approach Peter Lombard’s Sentences. Hence this study aims at analysing the Sentences I within the Trinitarian theology of the XII century: the author’s systematic effort in collecting and ordering the main theological sources suggests new perspectives in the genre and in the themes. An historical-philological approach applies the textual analysis to the Lombardian work, after examining his theological method and language. In the dialectic between authority and investigation, the Master’s purpose turns out to be twofold: educational and apologetic, teaching scholars to avoid ‘errors’ and, consequently, heretical positions. So, within a ‘positive theology’, the main feature of Lombard’s collection is the transcendence and the supreme unity of God. On this base themes like the divine properties, the Son’s generation, the doctrine of the Holy Spirit and the divine omnipotence are investigated in the context of the medieval theological debates. For instance, the comparison between Peter Lombard and Peter Abelard on the Trinitarian topics highlights the Lombardian original account, in spite of his certain reception of some of the Abelardian methodological, and partly conceptual, issues.
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L'ANTROPOLOGIA DI ANSELMO D'AOSTA TRA FONDAMENTO ONTOLOGICO E ISTANZA TEOLOGICA

ODINI, LUCA 22 March 2013 (has links)
La ricerca si propone, attraverso una lettura ermeneutica storico-teoretica della quasi totalità dei testi anselmiani, di far emergere quale sia la concezione antropologica dell’autore e all’interno di quali linee teoriche possa essere ricondotta. Emergerà come innegabile il riferimento all’impianto antropologico e teologico agostiniano ma sarà altrettanto evidente come Anselmo si ponga in parziale discontinuità con questo nucleo fondativo proponendo notevoli elementi di novità. Lo studio si snoda su cinque capitoli che rispondono al tentativo di mostrare come - pur non potendo prescindere dal fondamento di Dio da cui tutto procede, per poi passare attraverso l’icona del Cristo e della sua incarnazione, fino ad arrivare all’uomo ed essere nuovamente condotti in ultima istanza a Dio – l’impianto anselmiano proponga significativi aspetti di discontinuità con il paradigma di riferimento. Nella parte conclusiva, attraverso una ripresa del Proslogion, si è mostrato come alla luce del percorso compiuto anche l’id quo maius acquisti un significato e una valenza ancor più ricca soprattutto per i suoi riflessi sul versante antropologico che possono suggerire stimoli assai interessanti anche per l’uomo contemporaneo. / The aim of this study is to analyze Anselmo's scriptures, his literary references and anthropological conception through an hermeneutic historical-theoretic approach. The analysis shows an anthropological and theological connection with Agostino's inheritance but, at the same time, it is possible to evidence that Anselmo introduces new elements of reflection. My research is based on five chapters that try to demonstrate the distinctive feature of Anselmo anthropological conception starting from his main philosophical/theological subjects such the foundation of God, the proceeds of everything from Him, the figure of Christ, his incarnation and the human being. In conclusion, the id quo maius acquired an important and renewed meaning -through the anthropological interpretation done - not only for the historical research but for the contemporary man too.
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L'UNUM ARGUMENTUM DI SANT'ANSELMO. ALLA RICERCA DELL'INTERPRETAZIONE AUTENTICA DELLA PROVA ANSELMIANA DELL'ESISTENZA DI DIO

VETTORELLO, LUCA 12 April 2014 (has links)
Contro l’argomento anselmiano del Proslogion sono state sollevate varie obiezioni, come quelle, molto note, di Gaunilone, di san Tommaso e di Kant. In questo saggio si sostiene la tesi che tutte queste critiche si basano fondamentalmente su una interpretazione imprecisa del testo di Anselmo che, se correttamente letto, ne risulta invece al riparo. Viene quindi offerta una nuova lettura dell’unum argumentum, con la quale, ricercandone lo spirito originario e più autentico, viene messa in risalto innanzitutto la sua struttura formale di dimostrazione per assurdo, illustrando in secondo luogo l’importante rapporto di complementarità che lega questa tipologia di prova a quelle strutturate in modo diverso, che procedono cioè a posteriori per costruzione diretta. / Many important Authors – as Gaunilo, Thomas Aquinas and Kant – have brought many well-known objections against the anselmian argument. This paper proposes the thesis that all these objections are based on an inaccurate interpretation of the Proslogion: in fact, an in-depth analysis of the text shows its fully validity. Therefore, it is offered a new reading of the anselmian argument, that looks for its original and authentic sense: firstly, it is enlightened its formal structure of proof by contradiction, and secondly it is showed its important complementary relationship with the other kind of a posteriori proofs.

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