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Il teatro ispano - veneto di Carlo Gozzi

PALAZZO, NADIA 08 May 2009 (has links)
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Storia e memoria in Yo el Supremo di Augusto Roa Bastos

CARINI, SARA 18 February 2009 (has links)
Pubblicato nel 1974, Yo el Supremo definisce l’idea di pensiero su parola e approccio alla storia di Augusto Roa Bastos. Sintesi del binomio oralità/scrittura che converge nel bilinguismo paraguaiano, sancisce l’impossibilità di creare un discorso assoluto attraverso il testo storico e il testo letterario. La parola scritta, elemento falsificatore e manipolatore della realtà in quanto portatrice del discorso ufficiale che si identifica con il discorso storico, viene decostruita attraverso dalla contrapposizione con la parola orale, portatrice della memoria viva, che mantiene il discorso collettivo del ricordo. Costruito su una pluralità di testi e voci che si sovrappongono e mostrano la realtà da diverse prospettive Yo el Supremo mette in continuo dialogo la volontà di potere del Supremo iscritta dalla Circular perpetua, con la volontà di libertà delle voci e dei testi che si contrappongono a tale discorso assoluto distruggendolo. / Published in 1974, Yo el Supremo defines the ideas on word and history that typify the work of Augusto Roa Bastos as a writer. The synthesis of the duality between orality and writing converges in paraguaian bilinguism and Yo el Supremo sanctions the impossibility of creating an absolutist discourse. The written word falsifies and manipulates the reality that is considered as the bringer of the official discourse of history and it is deconstructed by opposition with the oral word, keeper of the collective memory. Constructed on a plurality of texts and voices that superimpose and reveal reality from different perspectives, Yo el Supremo puts in continuous dialogue the will to power of the Supreme that is described in the Circular perpetua, with the will to freedom of the voices and texts that confront this discourse, destroying it.
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Islam aureo: evoluzione della figura del morisco nel teatro spagnolo dei Secoli d'Oro

BELLONI, BENEDETTA 02 March 2012 (has links)
La tesi si propone di analizzare il personaggio del morisco nel teatro spagnolo dei Secoli d’Oro. Scopo dello studio è dimostrare che la figura affiora come riflesso dell’immagine stereotipizzata del cristiano nuevo de moro, costruita dai membri della comunità cristiano-vieja. Il primo capitolo è incentrato sull’esposizione delle circostanze storiche che hanno contribuito a determinare, tra i secoli XVI e XVII, la cuestión morisca, identificandone i punti primari a livello socio-politico, geografico ed economico. Allo stesso modo, si intende presentare il protagonista della ricerca, l’individuo ispano-musulmano, contestualizzandolo da un punto di vista religioso, culturale e sociale. Il secondo capitolo comprende lo studio della rappresentazione deformata del soggetto morisco. L’analisi dei meccanismi di stereotipizzazione, messi in atto dalla classe dominante, evidenzia l’effettività di un progetto di discriminazione e marginalizzazione nei confronti degli appartenenti alla minoranza. Al fine di verificare se gli stessi processi si consolidino anche nel discorso letterario dell’epoca, il terzo capitolo della ricerca intende rintracciare la figura all’interno del teatro spagnolo rinascimentale e barocco ed esaminarne l’evoluzione. Nell’ambito del teatro della seconda metà del secolo XVI, l’analisi si sofferma sulle modalità di raffigurazione del personaggio nella produzione di tre significativi autori dell’epoca, Diego Sánchez de Badajoz, Juan Timoneda e Lope de Rueda. In un secondo momento, l’attenzione si focalizza sull’osservazione del ruolo che ricopre la figura all’interno di un corpus di nove commedie di Lope de Vega, esaminando nello specifico quattro aspetti del procedimento comico di cui sembra essersi servito il Fénix per ribadire la categorizzazione sociale anche a livello letterario. / The dissertation focuses on the analysis of the character of the morisco in the Spanish Golden Age theatre. The aim of the study is to demonstrate that the figure emerges as a reflection of the stereotyped cristiano nuevo de moro image constructed by the members of the cristiano viejo community. The first chapter concentrates on the description of the historical circumstances that have contributed to determine, between the 16th and 17th centuries, the cuestión morisca, identifying its main aspects from a socio-political, geographical and economic points of view. Meanwhile, the protagonist of our research, the Hispano-Muslim individual, is also examined from a religious, cultural and social perspectives. The second chapter provides the study of the deformed representation of the morisco subject. The analysis of the social stereotyping mechanisms reveals the efficiency of a discriminating scheme arranged by the ruling class towards the historical morisco figure. In order to verify whether the same processes are also enclosed in the literary discourse of the time, the third chapter aims to detect the figure in the Spanish Renaissance and Baroque theatre and to examine its evolution. Firstly, the analysis focuses on how the character is represented in the production of three main authors of the second half of the 16th century, Diego Sánchez de Badajoz, Juan Timoneda and Lope de Rueda. Afterwards, the attention concentrates on the observation of the role that covers the figure of the morisco in a corpus of nine plays written by Lope de Vega, especially on four aspects of the comic procedure which seem to have served to the author to reaffirm the social categorization also on the literary level.
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La trasgressione fantastica: infrazioni logiche e abissi di senso nella narrativa fantastica da Kafka a Cortázar

Zeppegno, Giuliana January 2009 (has links)
La tesi propone una disamina comparatistica e multifocale della narrativa fantastica novecentesca, allo scopo di rintracciare gli inneschi e i dispositivi di quella trasgressività semantica e logica nella quale si è individuato uno degli aspetti più significativi del fantastico contemporaneo, nella persuasione che a scatenarne e orientarne il processo siano, a diverse latitudini e in corrispondenza di congiunture storico-politiche eterogenee, meccanismi strutturalmente simili. Un viaggio esplorativo attraverso le diverse forme del fantastico contemporaneo ha permesso di individuare con una certa precisione la trasgressione fantastica, collocandola nel punto di intersezione tra determinate caratteristiche tematiche, mondo-finzionali, formali. In modo particolare, si sono rivelate determinanti per la sua definizione: 1) una certa novità tematica dell’immagine fantastica contemporanea, intraducibile alla luce delle enciclopedie dominanti e non riconducibile ai codici di riferimento validi per la narrativa fantastica tradizionale; 2) la contraddittorietà interna al mondo finzionale istituito dal testo, per rendere conto del quale la semantica a mondi possibili si rivela, ancorché ricca di spunti nelle sue linee generali, fondamentalmente insufficiente, e la salvaguardia della sua consistenza e referenzialità, in assenza della quale la trasgressione manca di un oggetto contro cui dirigere i propri assalti; 3) un esteso ricorso del testo alla narrazione reticente, declinata nelle diverse, possibili forme i. della reticenza esplicativa (silenzio sulle cause contingenti), ii. della reticenza relativa alla fabula (con conseguente produzione di fabule aperte), iii. della reticenza semantica (silenzio sul significato complessivo, simbolico o allegorico del racconto). L’analisi incrociata della narrativa breve di diversi autori (Kafka, Borges, Ocampo, Bombal, Merino, Dürrenmatt, ma soprattutto Julio Cortázar e, quale controparte attestata spesso su posizioni opposte, più raramente portatrice di un’analoga trasgressività, Dino Buzzati) ha permesso di constatare come il concorso dei fattori elencati tenda alla produzione di immagini radicamente negative, refrattarie alla significazione tanto per l’intrinseca vuotezza semantica (si tratta appunto di immagini aberranti, nuove, per parafrasare le quali mancano codici di riferimento adeguati) quanto per il carattere di assoluta eccezione di cui godono all’interno del mondo finzionale che le alberga. Si è quindi osservato come tali immagini, oscure per ragioni sia tematiche che prettamente formali (impiego esteso e drastico della reticenza), convergano in diversi punti con la nozione benjaminiana di allegoria vuota, con la quale condividono l’amplissima, se pure non infinita, apertura semantica e lo sguardo critico-negativo che per suo tramite il testo rivolge alla realtà esterna. Interrogandosi infine sulla natura specifica della trasgressione fantastica, la si è potuta rintracciare nell’attacco ai principi cardine della logica aristotelica, esaminato mediante il proficuo accostamento della nozione di logica simmetrica proposta da Ignacio Matte Blanco ai dispositivi logicamente paradossali in atto nei testi, riuscendo a individuare in questo modo, nella precipua combinazione tra trasgressione logica e trasgressione semantica realizzata da numerosi racconti contemporanei − e in modo assolutamente paradigmatico dalla narrativa breve di Julio Cortázar − la versione più acuta e dirompente della trasgressione che anima l’avanguardia novecentesca del genere.
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"¡ Y yo seguiré a caballo!" Rafael Trujillo: la storia, l'uomo, il personaggio

FOPPA PEDRETTI, CLARA 13 June 2014 (has links)
La storia della Repubblica Dominicana è stata tristemente costellata, fin dalle origini, da un susseguirsi di sanguinose lotte, invasioni, guerre, feroci dittature, occupazioni militari e violente calamità naturali. Tuttavia, l’Era di Trujillo è ricordata dal popolo dominicano come il periodo più penoso e buio, che ha profondamente marcato il suo passato e la cui essenza si trascina silenziosa nel suo presente. Rafael Leonidas Trujillo Molina, pur essendo solo l’ultimo dei tiranni che hanno oppresso il popolo quisqueyano, è riconosciuto come uno dei dittatori più spietati dell’America Latina. Il suo diabolico carisma, accompagnato dalla crudeltà delle sue azioni, ha lasciato una traccia indelebile nell’identità e nell’animo della sua gente, diventando un’ispirazione letteraria che ha saputo dare vita, valicando anche i confini dell’isola, alla novela del trujillato. La presente ricerca si concentrerà sull’evoluzione della novela del trujillato e del personaggio letterario di Trujillo nel contesto dominicano e all’interno dei romanzi scritti da autori stranieri come Galíndez di Manuel Vázquez Montalbán, En el tiempo de las mariposas di Julia Álvarez, La Fiesta del Chivo di Mario Vargas Llosa e La breve y maravillosa vida de Óscar Wao di Junot Díaz. / The history of the Dominican Republic is cluttered with a string of bloody fights, invasions, wars, cruel dictatorships, military occupations and aggressive natural disasters. Nevertheless the Dominicans remember the ‘Trujillo’s Era’ as the darkest and more sorrowful period, that has deeply scarred their past and whose essence silently drags on in their present. Rafael Leonidas Trujillo Molina is only the last dictator who has oppressed the Dominican people, but he is known as one of the most vicious and ruthless dictators that have plagued Latin America. His diabolic charisma and his cruel actions have indelibly marked the identity and the soul of his people, becoming a literary inspiration that could cross the island’s confines and give rise to the novela del trujillato. This thesis aims to analyze the evolution of the novela del trujillato and the character of Trujillo both in the Dominican context and in the novels, written by foreign authors, Galíndez by Manuel Vázquez Montalbán, En el tiempo de las mariposas by Julia Álvarez, La Fiesta del Chivo by Mario Vargas Llosa and La breve y maravillosa vida de Óscar Wao by Junot Díaz.
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L'ospitalità linguistica. Studio comparativo delle traduzioni tedesca, inglese, danese ed italiana di El Llano en llamas di Juan Rulfo, secondo la traduttologia di Antoine Berman / Linguistic Hospitality. A Comparative Study of the German, English, Danish and Italian Translations of Juan Rulfo's El Llano en llamas, According to Antoine Berman's Translation Theory

LISI, LAURA ANA 23 March 2007 (has links)
In questo lavoro si cerca di applicare i principi teorici e i metodi del filosofo e traduttologo franco-canadese Antoine Berman a uno studio comparativo di quattro traduzioni (tedesca, inglese, danese ed italiana) del volume di racconti El Llano en llamas, di Juan Rulfo. L'applicazione della griglia analitica di Berman mira ad identificare i processi di trasformazione linguistica e culturale - ai quali i traduttori devono cedere nell'affrontare un'opera di pensiero e lingua stranieri, e le negoziazioni necessarie per travasare lo stile e i micro-universi testuali di Rulfo alle quattro lingue di arrivo. L'obiettivo è di misurare l'operatività di questa metodologia per un'analisi comparativa che mira a stabilire come e in che misura i testi rulfiani siano stati trasposti. Di fronte alle tendenze che mettono al centro la leggibilità di una traduzione e la considerazione delle competenze e attese del lettore di arrivo, Berman offre una prospettiva di tipo ermeneutico che si basa sulla nozione di 'ospitalità linguistica': l'obiettivo della traduzione non è quello di rendere comprensibile, di annettere, l'estraneo, bensì quello di accoglierlo in quanto estraneo per arricchire l'orizzonte di arrivo. / This work seeks to apply the theoretical principles and methods of the French-Canadian philosopher and translation theorist Antoine Berman to a comparative study of four translations (German, English, Danish and Italian) of Juan Rulfo's El Llano en llamas. The application of Berman's analytical grid aims at identifying the processes of linguistic and cultural transformation to which the translators cede when dealing with a work conceived and written in a foreign language. The analysis thus focuses on describing the negotiations needed to transfer Rulfo's style and his textual micro-universes to the four target languages. The main objective is to measure the efficacy of this methodology for a comparative analysis aimed at establishing how and to what extent Rulfo's texts have been transposed. In contrast to theoretical approaches where the readability of a translation and the consideration of the target reader's competences and expectations are the main focus, Berman offers a hermeneutical perspective based on the notion of 'linguistic hospitality': the aim of translation is not that of making the foreign comprehensible, of annexing it, but rather that of hosting it as something foreign in order to enrich the target horizon.

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