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Forme e modelli di diafonia nella musica tradizionale italiana

Magazzù, Grazia Agata <1967> 23 June 2008 (has links)
La tesi di Dottorato espone i risultati dell’analisi condotta su alcune tipologie di canto profano a due parti, osservate nella tradizione orale di specifiche aree rurali: le espressioni diafoniche oggetto di indagine sono state individuate in diverse regioni, prevalentemente nell’Italia centro-meridionale e in Sicilia, con alcune propaggini nell’Italia nord-orientale e in alcune aree europee abitate da minoranze italiane (Istria slovena e croata). I documenti analizzati sono stati reperiti grazie alla ricerca sul campo e rintracciati anche nelle pubblicazioni discografiche, nei cataloghi dei più importanti archivi pubblici e privati italiani. Sono stati definiti i caratteri formali dei repertori e l’indagine realizzata ha inoltre condotto a una mappatura attestante la presenza di repertori vocali simili in diverse sub-aree della Penisola, confermando la estesa diffusione di pratiche diafoniche tradizionali in Italia. Sulla base di analogie e ricorrenze è stato rilevato che le espressioni diafoniche italiane possono essere attribuite a una remota tradizione comune: sebbene le peculiarità relative a ciascun repertorio siano in molti casi abbastanza marcate, le connotazioni strutturali e i modi performativi che distinguono tali repertori pare vogliano indicare di essere di fronte a testimonianze di una tradizione musicale arcaica, in cui è possibile individuare procedure e attitudini diafoniche simili e condivise. L’ultima parte dell’indagine espone alcune riflessioni emerse dal confronto tra le forme diafoniche analizzate e repertori polifonici conservati nella tradizione scritta, prendendo come punto di partenza gli studi di Nino Pirrotta: ne emergono considerazioni per l’individuazione e l’analisi di possibili comuni occorrenze all’interno di pratiche performative localmente convergenti, pur se subordinate a modi di trasmissione diversi (tradizione scritta e non scritta della musica).
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Dalle feste di nozze alle orchestre di stato: Maria Lătărețu e l'invenzione della muzică populară / From Wedding Celebrations to the State Orchestras: Maria Lătărețu and the Invention of the Muzică Populară

Pugliese, Elio <1970> 18 July 2012 (has links)
Le musiche “popolaresche” urbane, in genere trascurate nella letteratura etnomusicologica, sono state quasi completamente ignorate nel caso della Romania. Il presente studio si propone di colmare almeno in parte questa lacuna, indagando questo fenomeno musicale nella Bucarest degli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Le musiche esaminate sono tuttavia inserite entro una cornice storica più ampia, che data a partire dalla fine del XVIII secolo, e messe in relazione con alcune produzioni di origine rurale che con queste hanno uno stretto rapporto. Il caso di Maria Lătărețu (1911-1972) si è rivelato particolarmente fecondo in questo senso, dal momento che la cantante apparteneva ad entrambi i versanti musicali, rurale e urbano, e nepadroneggiava con disinvoltura i rispettivi repertori. Dopo il suo trasferimento nella capitale, negli anni Trenta, è diventata una delle figure di maggior spicco di quel fenomeno noto come muzică populară (creazione musicale eminentemente urbana e borghese con radici però nel mondo delle musiche rurali). L’analisi del repertorio (o, per meglio dire, dei due repertori) della Lătărețu, anche nel confronto con repertori limitrofi, ha permesso di comprendere più da vicino alcuni dei meccanismi musicali alla base di questa creazione. Un genere musicale che non nasce dal nulla nel dopo-guerra, ma piuttosto continua una tradizione di musica urbana, caratterizzata in senso locale, ma influenzata dal modello della canzone europea occidentale, che data almeno dagli inizi del Novecento. Attraverso procedimenti in parte già collaudati da compositori colti che sin dal XIX secolo, in Romania come altrove, si erano cimentati con la creazione di melodie in stile popolare o nell’armonizzazione di musiche di provenienza contadina, le melodie rurali nel bagaglio della cantante venivano trasformate in qualcosa di inedito. Una trasformazione che, come viene dimostrato efficacemente nell’ultimo capitolo, non investe solo il livello superficiale, ma coinvolge in modo profondo la sintassi musicale. / Urban folk music, generally neglected by the ethnomusicological literature, has been almost completely ignored in the case of Romania. This essay partially tries to plug this gap, inquiring the phenomenon in Bucharest during the Thirties and the Forties of the 20th century. The music analyzed is inserted into a wider historical frame which begins with the end of the 18th century and compared with some rural repertoires deeply connected with it. The case of Maria Lătărețu (1911-1972) is very interesting by this point of view, because the singer belonged to both the musical contexts, rural as well as urban, and practiced the respective repertoires with great skill. After her move in the capital, by the ending of the Thirties, she became a protagonist in the world of the so called muzică populară, a typical urban and bourgeois creation yet with deep roots in the rural music. The analysis of her repertoire (or better, of her two repertoires), compared with some neighbouring repertoires as well, makes us better understand some musical processes which are crucial in this creation. We are talking about a musical genre that carries on an urban music tradition, with local features but influenced by the model of the western European song, which was born at least in the early 20th century. Through processes partially well-tested by some composers who created folk-style melodies or harmonized rural songs starting with the 19th century, in Romania as well as elsewhere, peasant melodies belonging to by Maria Lătărețu’s repertoire were transformed in something completely different. As it’s well shown in the last chapter, we are talking about a kind of transformation that involves in a deep way the musical syntax, not only the superficial level.
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Conservare la cultura, creare una storia. Tradizione e genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda. / Preserving the culture, creating a story. Tradition and gender in the village music of the Banyoro and Batooro of Uganda.

Cimardi, Linda <1983> 11 September 2013 (has links)
La dissertazione si articola attorno all’idea di tradizione e alla concettualizzazione di genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda occidentale. Il lavoro si sviluppa nel complesso in tre parti principali. Nella prima si presentano le trasformazioni storiche intervenute nelle relazioni di genere dal periodo precoloniale al presente e si introduce la musica di villaggio delle popolazioni considerate, ponendola a confronto con la musica di corte e con quella religiosa. La seconda sezione è dedicata allo studio dei repertori vocali e di danza di villaggio, a partire dalla documentazione realizzata con informatori anziani: di queste musiche sono considerate le caratteristiche stilistiche ed è condotta un’analisi che mira a mettere in luce le idee di genere trasmesse attraverso questi repertori. L’ultima parte del lavoro prende in considerazione le trasformazioni intervenute nel panorama musicale ugandese nell’ultimo secolo, a partire dall’influenza di musiche esterne, dall’insegnamento della musica tradizionale nelle scuole e dall’istituzione di festival scolastici e di gruppi folklorici: diverse performance attuali di canti e di danza sotto sottoposte a studio analitico. Nel complesso, si rileva una generale rifunzionalizzazione di musiche e idee di genere che si rifanno al passato, ma hanno valore soprattutto per il recupero della cultura locale nel presente,connotato dal contesto multiculturale dell’Uganda contemporanea e dalle politiche, promosse dal Governo, che favoriscono l’emancipazione femminile. / This dissertation is structured around the idea of tradition and the conceptualization of gender in the village music of the Banyoro and Batooro of western Uganda. The thesis is composed of three main parts. In the first one, the historical transformations in gender relations since the pre-colonial period up to the present are presented and village music is introduced through comparison with royal and religion music. The second section is devoted to vocal and dance repertoires, on the basis of the documentation realized with elders: stylistic characteristics of these musics are considered and an analysis is carried out, aiming to show the ideas about gender in these repertoires. The last part of this work considers the transformations occurred in Ugandan music landscape during the last century, depending on several factors: various extern musics influences, the teaching of traditional music in schools, and the institution of school festival and cultural groups. On the whole, we observe a general re-functionalization of traditional music and gender ideas, which are referring to the past but hold value in particular for the recovery of local culture in the present, with special reference to contemporary Uganda multicultural society and to Government politics for women emancipation.
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Uomini contro. Produzione, distribuzione e mercato del cinema politico italiano. 1994 - 2009.

Negri, Francesca <1981> 03 May 2011 (has links)
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La città ready-made. Partecipazione, relazione e azione nel ‘900 / The city as a ready-made. Participation, relation and action in the XX century

D'Angelo, Claudia <1983> 05 June 2015 (has links)
La città ready-made. Partecipazione, relazione e azione nel ‘900 è un percorso storico-critico che si snoda lungo tutto il ‘900 alla ricerca degli episodi in cui è possibile riscontrare la partecipazione nelle pratiche estetiche di diverse generazioni di artisti; per imbastire un racconto puntuale e sistematico, inoltre, si è ricorsi ad una metafora genetica che ha riscontrato una fase — corrispondente alla prima metà del secolo — in cui il cromosoma responsabile di tale afflato partecipativo è risultato recessivo e un’altra — corrispondente stavolta alla seconda metà, più o meno dagli anni ’60 ai ’90 — in cui si è potuto registrare, altresì, una dominanza. Ad influire su questi fenomeni e sul loro svolgimento nei decenni, i protagonisti assoluti di questa trattazione: la Città e il Pubblico che, di volta in volta, facendo sentire la loro presenza o facendola venir meno, hanno dettato l’agenda della socio-relazionalità nel ‘900. Si è, inoltre, provveduto a rileggere alcuni episodi estetici al fine di evidenziarne un andamento ciclico e di ripetizione: mentre nella prima metà della ricerca si è scovato il seme della socio-relazionalità nelle visite e nelle derive di dadaisti e situazionisti, nella seconda ci si è concentrati sull’ampia produzione dei collettivi artistici di New York negli anni ’70. A dimostrazione di come la relazionalità non sia un fenomeno esclusivamente legato alla pratica dell’arte degli anni ’90, ma che, con le opportune distinzioni generazionali, è possibile riscontrarne le tracce in tutta la contemporaneità. / The city as a ready-made. Participation, relation and action in the XXI century is a storiographic and critical path through the long run of the last century in order to find every generational episodes in which participation has been used as an aesthetic practice; to gain a more coherent point of view, I have been referring to a genetical metaphor that helped in figuring out a first phase — corresponding to first half of the century — in which the relational chromosome has resulted in being recessive; and a second phase — more or less corresponding to the 60’s and 90’s — in which the chromosome turned otherwise out to be dominant. Responsability for these phenomena belongs to the main characters of this story: the City and the Audience directly responsible, step by step, for the socio-relational agenda in the XXI century. Furthermore, some of these aesthetic episodes have been reviewed to better describe their cyclic nature: what happened in the first period (see dadaists visites or situationists’ derives, for example), happened again in the second period. Something to be osserved in New York’s artists collectives’ experiences, such as Group Material. All that said, it’s important to stop thinking about Relational Aesthetic as a 90’s phenomenon, in order to reveal its traces and clues in the contemporary era as a whole.
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Il libro di spese diverse di Lorenzo Lotto. Analisi e commento / Libro di spese diverse by Lorenzo Lotto. Analysis and commentary

De Carolis, Francesco <1982> 05 June 2015 (has links)
Il progetto si concentra sull’analisi ed il commento del libro dei conti di Lorenzo Lotto. Esso viene conservato nell’Archivio storico della Santa Casa di Loreto, ed è meglio conosciuto con il nome apocrifo di Libro di spese diverse. Possiamo considerarlo uno dei più significativi documenti del Rinascimento italiano: infatti esso ci parla dei rapporti che l’artista ha intessuto con committenti, colleghi ed amici, rivelando tanto la sua condotta di vita che la sua attività. È una ricerca che tenta di concentrarsi sull’artista attraverso una lettura più corretta di questa fonte: infatti in passato il Libro di spese diverse era considerato un diario e studiato attraverso una visione non consona al genere di riferimento. / Regarding my doctoral project, I am conducting research on the analysis and the commentary of the account book by Lorenzo Lotto. It is held at historical archive in Loreto, and it is better known as Libro di spese diverse, an apocryphal name which we find on the front page. We can consider it as one of the most important document for the Italian Renaissance studies: indeed, the Lotto’s document refers to meetings with patrons, colleagues and friends, showing his lifestyle as well as his professional activity. This research focuses the attention on the artist reading this source more correctly: in the past times the Libro di spese diverse was considered a diary and it was studied by a wrong point of view.
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"All'opera ha fatto seguito il ballo": Danza e stampa nell'Italia fascista / "All'opera ha fatto seguito il ballo": dance, press and Italian Fascism

Taddeo, Giulia <1986> January 1900 (has links)
Basata sul reperimento di un’ampia mole di testi giornalistici (come cronache, interviste, elzeviri e articoli di “Terza”) dedicati alle pratiche coreiche e pubblicati in Italia nel corso del ventennio fascista, la tesi ricostruisce i lineamenti di quello che, seppure ancora embrionale e certo non specialistico, si può comunque ritenere una sorta di “pensiero italiano” sulla danza del Primo Novecento. A partire dalla ricognizione sistematica di numerose testate quotidiane e periodiche e, pertanto, dalla costruzione di un nutrito corpus di fonti primarie, si è proceduto all’analisi dei testi reperiti attraverso un approccio metodologico che, fondamentalmente storiografico, accoglie tuttavia alcuni rudimenti interpretativi elaborati in ambito semiotico (con particolare riferimento alle teorizzazioni di Jurij Lotman e Umberto Eco), il tutto al fine di cogliere, pur nell’estrema varietà formale e contenutistica offerta dal materiale documentario, alcune dinamiche culturali di fondo attraverso le quali disegnare, da un lato, il panorama delle tipologie di danza effettivamente praticate sulle scene italiane del Ventennio,e, dall’altro, quello dell’insieme di pensieri, opinioni e gusti orbitanti attorno ad esse Ne è scaturita una trattazione fondamentalmente tripartita in cui, dopo la messa in campo delle questioni metodologiche, si passa dapprima attraverso l’indagine dei tre principali generi di danza che, nella stampa del periodo fascista, si ritenevano caratteristici della scena coreica internazionale – qui definiti nei termini di “ballo teatrale”, “ballo russo” e “danze libere” – e, successivamente, si presenta un approfondimento su tre singolari figure di intellettuali che, ognuno con un’attitudine estremamente personale, hanno dedicato alla danza un’attenzione speciale: Anton Giulio Bragaglia, Paolo Fabbri e Marco Ramperti. Un’ampia antologia critica completa il lavoro ripercorrendone gli snodi principali. / The dissertation investigates the relationship between dance and press during the fascist period in order to reconstruct the narrative on dance dominating in Italy in the first half of the Twentieth Century and aims to think about the birth of dance criticism in Italy. Unlike what happens in the rest of Europe and in America, in fact, throughout the first half of the twentieth century, Italian press can’t boast the presence of an authentic dance criticism. Grounded on these assumptions, my inquiry focuses on a particular and controversial phase of Italian history such as the Fascist period, aiming, on the one hand , to reconstruct the discourses on dance elaborated by Italian journalism in the early twentieth century, and trying, on the other hand, to wonder about the cultural dynamic underlying the lack of a authentic dance criticism in Italy during the Fascism . Starting from the recognition of some formal and conceptual elements characterising the discourses on dance published on daily newspapers and periodicals, I propose a methodological approach that intertwines an historiographical perspective with concepts derived from semiotics of culture. By this I analyze the discourses mentioned above by posing the following questions: how can dance become one of the topics of journalistic discourse? What's the image of the dancing body developed in Italian journalism during the fascist period? What kind of cultural dynamics can generate the development of a critical discourse on dance? And, on the contrary, in which case is the emergence of a dance criticism inhibited? A special attention is dedicated to three intellectuals who wrote about dance during the fascist period adopting a particularly interesting insight: Anton Giulio Bragaglia, Paolo Fabbri and Marco Ramperti.
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I tre libri di salmi vespertini a otto voci (opp. I, VII e XI) di Giovanni Paolo Colonna / The three collections of psalms for vespers for eight voices (op. nos. I, VII and XI) by Giovanni Paolo Colonna

Vannelli Uva, Michele <1981> 05 June 2015 (has links)
Le tre raccolte di salmi da vespro a otto voci nello stile pieno di Giovanni Paolo Colonna (Bologna 1637-1695), pubblicate rispettivamente nel 1681, nel 1686 e nel 1694 (opp.I, VII e XI), costituiscono un oggetto di studio privilegiato nell’ambito della ricca produzione a stampa dell’autore: in primo luogo, esse ebbero ampia e favorevole recezione, come testimoniano la diffusione degli esemplari, le ristampe, le copie manoscritte ricavate dalle edizioni; in secondo luogo, la fortuna postuma del compositore fu legata in buona parte alla sua musica sacra a doppio coro e, in particolare, al favore riscosso dai suoi libri di salmi; infine, l’analisi delle tre raccolte consente di confrontare le risorse tecniche e stilistiche messe in opera da Colonna in composizioni afferenti a uno stesso genere ma risalenti a periodi diversi. La dissertazione è articolata in tre parti: nella prima sono presi in esame gli ordinamenti liturgici secenteschi relativi alla celebrazione dei vespri, onde illustrare la cornice rituale alla quale i salmi di Colonna erano destinati, e si passano in rassegna alcune definizioni di stile pieno e di contrappunto a otto voci desunte dalla trattatistica coeva. La seconda parte è dedicata alla lettura storico-critica delle opp. I, VII e XI nel contesto generale della produzione dell’autore. La terza parte contiene l’edizione integrale dell’opera VII e XI, nonché una scelta di brani tratti dall’op. I. / The three collections of psalms for vespers for eight voices in the stile pieno by Giovanni Paolo Colonna (Bologna 1637-1695), published in 1681, in 1686 and in 1694 (op. nos. I, VII and XI) respectively, are a favourite topic of study within the vast printed output of the composer. First, they were well received everywhere, as shown by the circulation of the copies, the reprints and the handwritten copies taken from the editions. Secondly, the composer's posthumous fame was linked for the most part to his sacred music for double choir and, in particular, to the success of his books of psalms. Finally, the analysis of the three collections allows the comparison of the technical and stylistic resources used by Colonna in compositions belonging to the same genre but dating back to different periods. The dissertation is divided into three parts: the first considers the seventeenth century liturgical regulations concerning the celebration of vespers, in order to illustrate the liturgical context for which Colonna’s psalms were intended, and some definitions of stile pieno and counterpoint for eight voices taken from contemporary treatises are reviewed. The second part is devoted to the historical-critical examination of op. nos. I, VII and XI in the general context of the composer’s output. The third part contains the complete edition of op. nos. VII and XI, as well as a selection of pieces from op. I.
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Arte e design in Italia dalla metà degli anni Sessanta alle ultime tendenze / Art and design in Italy from the mid-sixties of the last century to the present

Lotta, Daniela <1974> 05 June 2015 (has links)
Il lavoro di ricerca è rivolto ad indagare l’emersione di schemi di variazione comuni all’arte e al design, limitatamente al contesto italiano e in un arco di tempo che va dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso a oggi. L’analisi vuole rintracciare, mediante l’applicazione della metodologia fenomenologica, un sentire condiviso tra le due discipline e, nel pieno rispetto dei relativi linguaggi e con nessuna volontà di sudditanza degli uni rispetto agli altri, individuare i rapporti di corrispondenza omologica capaci di mettere in luce lo spirito del tempo che le ha generate. La ricerca si pone l’obiettivo di estendere gli studi sul contemporaneo attraverso un’impostazione che intende applicare gli strumenti metodologici della critica d’arte all’evoluzione stilistica delle tendenze del design italiano. Non si è voluto redigere una “storia” del design italiano ma, considerata anche l’ampiezza dell’argomento, si è necessariamente proceduto a delimitare il territorio di applicazione scegliendo di prendere in considerazione il solo settore del design dell’arredo. Si è dunque optato per una visione globale delle vicende del design del prodotto, tesa ad indagare gli snodi principali, concentrando pertanto l’analisi su alcuni protagonisti della cultura del progetto, ossia su quelle figure risultate dominanti nel proprio tempo perché capaci con il loro lavoro di dare un contribuito determinante alla comprensione delle fasi evolutive del design italiano. Gli strumenti utili a condurre l’analisi provengono principalmente dalla metodologia binaria individuata dallo storico dell’arte Heinrich Wölfflin e dagli studi di Renato Barilli, il cui impianto culturologico ha fornito un indispensabile contributo al processo di sistematizzazione dei meccanismi di variazione interni alle arti; sia quelli di tipo orizzontale, di convergenza reciproca con gli altri saperi, che di tipo verticale, in rapporto cioè con le scoperte scientifiche e tecnologiche della coeva cultura materiale. / The analysis was designed to track, through the application of a phenomenological method, a feeling that is common to the two disciplines. It also aims to identify relationships of homological correspondence able to highlight the spirit of the time that generated them, while fully respecting the relevant languages and in no way subjecting one to the other. The research therefore intends to extend the studies on contemporary art and design by applying the methodological tools of art criticism to the stylistic evolution of trends in Italian design. The intention was not to draw up a "history" of Italian design but it was necessary to define the area of application by choosing to consider only the field of furniture design. I have therefore opted for a global view of the sequence of events in product design, aimed at investigating major turning points and thus focusing the analysis on some of the leading figures in design culture. The tools used to conduct the analysis come mainly from the binary method identified by the art historian Heinrich Wölfflin and the studies of Renato Barilli, whose culturological system provided an essential contribution to the process of systematization of the mechanisms of variation internal to the arts; both horizontal ones, which mutually converge with other fields of knowledge, and vertical ones, which relate to the scientific and technological discoveries of contemporary material culture.
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La storia del cinema muto a Bologna attraverso la documentazione d'epoca. Protagonisti, imprese, spettacoli e luoghi per la gestione dell'immaginario della società urbana (1896-1925). / Silent film history in Bologna through primary sources. People, companies, entertainment and places for the management of the social imaginary in the urban context (1896-1925).

Nepoti, Elena <1985> January 1900 (has links)
Studio storiografico condotto su fonti archivistiche, filmiche e sulla stampa locale e specializzata che ricostruisce dettagliatamente l'ambiente cittadino d'inizio Novecento nel quale si sono diffusi i primi spettacoli cinematografici, determinandone le caratteristiche e tracciandone l'evoluzione fra 1896 e 1925. L'avvento della cinematografia è strettamente connesso a un processo di modernizzazione del volto urbano, degli stili di vita, delle idee e il cinema si salda a queste istanze di rinnovamento, con una precisa ricaduta sull'immagine della città e sull'esperienza dei suoi cittadini appartenenti alle diverse classi sociali. / The focus of this work is to reconstruct in detail the urban environment, its characteristics and evolution, in the beginning of the Twentieth Century, when the first movies were shown, using primary and filmic sources, and local and specialised press. Early cinema history is closely related to a process of modernization of the city of Bologna, as well as lifestyles and ideas, and the movies are tightly related to these instances, with a precise influence over the image of the city and on the experience of the citizens belonging to different social classes.

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