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"All'opera ha fatto seguito il ballo": Danza e stampa nell'Italia fascista / "All'opera ha fatto seguito il ballo": dance, press and Italian FascismTaddeo, Giulia <1986> January 1900 (has links)
Basata sul reperimento di un’ampia mole di testi giornalistici (come cronache, interviste, elzeviri e articoli di “Terza”) dedicati alle pratiche coreiche e pubblicati in Italia nel corso del ventennio fascista, la tesi ricostruisce i lineamenti di quello che, seppure ancora embrionale e certo non specialistico, si può comunque ritenere una sorta di “pensiero italiano” sulla danza del Primo Novecento.
A partire dalla ricognizione sistematica di numerose testate quotidiane e periodiche e, pertanto, dalla costruzione di un nutrito corpus di fonti primarie, si è proceduto all’analisi dei testi reperiti attraverso un approccio metodologico che, fondamentalmente storiografico, accoglie tuttavia alcuni rudimenti interpretativi elaborati in ambito semiotico (con particolare riferimento alle teorizzazioni di Jurij Lotman e Umberto Eco), il tutto al fine di cogliere, pur nell’estrema varietà formale e contenutistica offerta dal materiale documentario, alcune dinamiche culturali di fondo attraverso le quali disegnare, da un lato, il panorama delle tipologie di danza effettivamente praticate sulle scene italiane del Ventennio,e, dall’altro, quello dell’insieme di pensieri, opinioni e gusti orbitanti attorno ad esse
Ne è scaturita una trattazione fondamentalmente tripartita in cui, dopo la messa in campo delle questioni metodologiche, si passa dapprima attraverso l’indagine dei tre principali generi di danza che, nella stampa del periodo fascista, si ritenevano caratteristici della scena coreica internazionale – qui definiti nei termini di “ballo teatrale”, “ballo russo” e “danze libere” – e, successivamente, si presenta un approfondimento su tre singolari figure di intellettuali che, ognuno con un’attitudine estremamente personale, hanno dedicato alla danza un’attenzione speciale: Anton Giulio Bragaglia, Paolo Fabbri e Marco Ramperti.
Un’ampia antologia critica completa il lavoro ripercorrendone gli snodi principali. / The dissertation investigates the relationship between dance and press during the fascist period in order to reconstruct the narrative on dance dominating in Italy in the first half of the Twentieth Century and aims to think about the birth of dance criticism in Italy.
Unlike what happens in the rest of Europe and in America, in fact, throughout the first half of the twentieth century, Italian press can’t boast the presence of an authentic dance criticism.
Grounded on these assumptions, my inquiry focuses on a particular and controversial phase of Italian history such as the Fascist period, aiming, on the one hand , to reconstruct the discourses on dance elaborated by Italian journalism in the early twentieth century, and trying, on the other hand, to wonder about the cultural dynamic underlying the lack of a authentic dance criticism in Italy during the Fascism .
Starting from the recognition of some formal and conceptual elements characterising the discourses on dance published on daily newspapers and periodicals, I propose a methodological approach that intertwines an historiographical perspective with concepts derived from semiotics of culture.
By this I analyze the discourses mentioned above by posing the following questions: how can dance become one of the topics of journalistic discourse? What's the image of the dancing body developed in Italian journalism during the fascist period? What kind of cultural dynamics can generate the development of a critical discourse on dance? And, on the contrary, in which case is the emergence of a dance criticism inhibited?
A special attention is dedicated to three intellectuals who wrote about dance during the fascist period adopting a particularly interesting insight: Anton Giulio Bragaglia, Paolo Fabbri and Marco Ramperti.
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Il teatro comunitario in Argentina: paradigmi e pratiche tra identità e memoria. Con un focus sul caso italiano / Community theatre in Argentina: paradigms and practices between identity and memory. With a focus on the italian caseRusso, Giada Andreina <1986> 05 June 2015 (has links)
La tesi indaga l’esperienza del teatro comunitario, una delle espressioni artistiche più originali e pressoché sconosciute nel panorama teatrale novecentesco, che ha avuto in Argentina un punto di riferimento fondamentale. Questo fenomeno, che oggi conta cinquanta compagnie dal nord al sud del paese latinoamericano, e qualcuna in Europa, affonda le sue radici nella Buenos Aires della post-dittatura, in una società che continua a risentire degli esiti del terrore di Stato.
Il teatro comunitario nasce dalla necessità di un gruppo di persone di un determinato quartiere di riunirsi in comunità e comunicare attraverso il teatro, con l'obiettivo di costruire un significato sociale e politico.
La prima questione messa a fuoco riguarda la definizione della categoria di studio: quali sono i criteri che consentono di identificare, all’interno della molteplicità di pratiche teatrali collettive, qualcosa di sicuramente riconducibile a questo fenomeno.
Nel corso dell’indagine si è rivelata fondamentale la comprensione dei conflitti dell’esperienza reale e l’individuazione dei caratteri comuni, al fine di procedere a un esercizio di generalizzazione.
La ricerca ha imposto la necessità di comprendere i meccanismi mnemonici e identitari che hanno determinato e, a loro volta, sono stati riattivati dalla nascita di questa esperienza. L’analisi, supportata da studi filosofici e antropologici, è volta a comprendere come sia cambiata la percezione della corporeità in un contesto di sparizione dei corpi, dove il lavoro sulla memoria riguarda in particolare i corpi assenti (desaparecidos).
L’originalità del tema ha imposto la riflessione su un approccio metodologico in grado di esercitare una adeguata funzione euristica, e di fungere da modello per studi futuri. Sono stati pertanto scavalcati i confini degli studi teatrologici, con particolare attenzione alle svolte culturali e storiche che hanno preceduto e affiancato l’evoluzione del fenomeno. / The thesis investigates the community theater experience as one of the most original and least known artistic expressions of the 20th century theater scene, which had a fundamental reference point in Argentina.
To date this phenomenon, which counts fifty companies all over Latin America and some in Europe, has its roots in post-dictatorship Buenos Aires, in a society that continues to be affected by State Terror.
Community theatre came to light from the need of a group of neighbors to gather in community and communicate through theatre to build social and political meaning.
The first issue is the definition of study category: what criteria allow to identify, within the multiplicity of collective theatre practices, something to clearly trace back to this phenomenon.
During the investigation, essentials were the understanding of real experience conflicts and the identification of common traits in order to carry out generalization.
Research has imposed the need to understand identitarian and mnemonic mechanisms that in turn determined and have been reactivated by the birth of this experience. The analysis, supported by studies in philosophy and anthropology, is intended to understand how the perception of corporeality changes in the context of the disappearance of the body, in particular where the work on memory concerns the absent bodies (desaparecidos).
The uniqueness of the topic has imposed the research of a methodological approach suitable to exert an adequate heuristic function, and act as a model for future studies. Therefore, Theatrological studies boundaries were crossed, paying special attention to the cultural and historical turns that preceded and accompanied the phenomenon's evolution.
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Body, Technology and Fashion. Nuovi modelli creativi per la scena contemporanea. / Body, Technology and Fashion. Innovative forms for the creation in contemporary theatre.Tonucci, Giulia <1984> 14 June 2016 (has links)
La tesi si pone l'obiettivo di investigare la scena performativa contemporanea concentrandosi sull’evoluzione, durante il Novecento, di due aspetti principali, o forme: il corpo e l’abito. In primo luogo, si tratta di porre la lente d'ingrandimento su ciò che ha comportato la modificazione del concetto di presenza del corpo sulla scena, attraverso il triplice filtro della tecnologia, della moda e del movimento. Diviene utile indagare, quindi, come il modo di pensare e agire sul corpo si sia modificato negli anni attraverso la realizzazione di costumi e di strumenti scenici in cui la componente tecnologica e multimediale ha acquisito sempre maggior importanza. Declinato dal campo della moda a quello delle arti sceniche, il design, infatti, si trova oggi a essere espressione di una ricerca che esplora le possibilità nascoste dell'interazione tra sistemi tecnologici multimediali e l'ambito artistico. Diviene importante, quindi, non sottovalutare la questione del costume nella composizione complessiva dell'opera ma sfruttare, invece, le infinite risorse che la moda può apportare all'estetica e alla percezione finale dello spettacolo stesso. Rispetto alla forma abito, si prenderà, quindi, in considerazione proprio la sua evoluzione attraverso il lavoro compiuto da stilisti all'avanguardia che collaborano, in maniera diretta o indiretta, con il mondo della live art. Un rapporto che è interessante esplorare nelle reciproche influenze tecniche ed estetiche. Basti pensare alle collaborazioni tra William Forsythe e Issey Miyake; o ancora al lavoro del designer inglese Garreth Pugh, i cui abiti sono il prodotto di ispirazioni molteplici, dalle esibizioni serpentine di Loïe Fuller, così come dai costumi geometrici schlemmeriani. Procedendo attraverso un lavoro di sovrapposizioni in trasparenza rispetto ai tre domini di teatro, moda e tecnologia, l'obiettivo sarà allora quello di verificare l'apporto, in termini di sviluppo estetico e compositivo, che le loro reciproche ibridazioni possono apportare alla scena performativa contemporanea. / The dissertation investigates the evolution and the relation, along the last century, of two main aspects of the contemporary performing arts, indicated here as forms, such the body and the garment, through the implication of the new technologies. First of all, pointing out how the modification of the concept of presence worked for a re-consideration of both the two forms, through the triple filter of technology, fashion and movement. Then, analysing how the development of technological and multimedia garments and stage devices change the way of thinking and acting to the body on stage itself. As well as in the field of fashion and in the context of the performing live arts, design is today the expression of a research that explores the possible interactions and contaminations between technology and arts. The garment issue, then, becomes relevant in the whole composition of the performing artwork, and as well to consider how fashion can be a rich and important source in terms of aesthetic and perception for the theatre world. About the analysis of the form – garment, as the second main object after the form-body in the structure of this thesis, is important considering how the dress item is evolving by means of the work of avant-garde fashion designers who collaborate, directly or not, with the live art domain. Therefore, the relation between fashion and performing arts will be explored through their mutual influences, in a technical and aesthetic point of view. Along the dissertation, there will be also presented several examples of the collaborations between designers and theatre directors/choreographers. Leading the research by overlapping the three domains of theatre, fashion and technology, finally the main object will be to verify the aesthetic and the structural contribution that their interaction have on the contemporary performing arts.
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La nuovissima Teatrologia. Gli studi teatrali in Italia fra Novecento e Duemila / The Brand-new Theatrology. Italian Theatre Studies from the XXth to the XXIst CenturyFerraresi, Roberta <1983> January 1900 (has links)
Scopo del presente progetto di ricerca è indagare i lineamenti degli studi teatrali in Italia negli anni Novanta e Duemila. La tesi, tuttavia, configura piani di indagine più ampi, sia in senso temporale che geografico: prendendo in considerazione il rapporto fra la teatrologia italiana post-novecentesca e la sua tradizione disciplinare, da un lato, e, dall'altro, le esperienze nel medesimo campo di altre culture teatrali occidentali. La tesi si struttura in tre parti: nella prima vengono analizzati i processi di rifondazione (anni Sessanta e Settanta) e di consolidamento (anni Settanta e Ottanta) degli studi teatrali italiani; nella seconda si presentano i caratteri della teatrologia post-novecentesca (anni Novanta e Duemila); nella terza, essi vengono indagati attraverso la lente di uno specifico aspetto che si propone di assumere per descrivere il paradigma disciplinare a quest'altezza: quello del progetto di ricomposizione che sembra manifestarsi negli studi teatrali come messa in dialogo di alcune coppie di polarità oppositive tradizionalmente determinanti (teoria/storia, teoria/pratica, ecc.). Ciascuna delle parti si articola nella ricostruzione storica delle vicende occorse alla disciplina (tenendo conto anche dei loro rapporti con i coevi accadimenti in altri campi artistici, del sapere e socio-culturali) e nell'analisi della produzione scientifica di un determinato periodo. In ogni capitolo, infine, tali elementi vengono messi in relazione sia con le tendenze in atto sui più ampi scenari teatrologici internazionali, che con la tradizione di studio. Il progetto di ricerca si è sviluppato attraverso un'ampia ricognizione bibliografica della produzione scientifica del settore, all'interno di cui è stato dato ampio rilievo al ruolo di quegli ambienti di lavoro teatrologico coagulatisi intorno alle maggiori riviste del campo di studio; si è avvalso inoltre di un intenso programma di ricerca sul campo, che è consistito in una serie di incontri con alcuni dei protagonisti della rifondazione e dello sviluppo della nuova teatrologia italiana. / The purpose of this project is to investigate Italian Theater Studies in the Nineties and in the Two Thousand. The thesis, however, set up broader plans of research, both temporally and geographically: taking into account the relationship between Italian post-twentieth century Theatrology and its disciplinary tradition and, on the other side, with other Western experiences in the same field.
The dissertation is divided into three parts: the first discusses the Italian Theatrology's “re-founding” process (in the Sixties and Seventies) and its following consolidation (between the Seventies and the Eighties), while the second one presents Italian post-twentieth century Theatrology's characters (in the 1990s and 2000s); in the third part, they are investigated through a specific point of view, taken to describe the disciplinary paradigm at this time: the “recomposition” project that seems to occur in Italian Theatre Studies since the mid-1980s, as putting in relationship some of important traditionally couples of opposing polarities (theory/history, theory/practice, etc.).
Each part is developed both through reconstruction of the history of the discipline (including its relationship with other artistic, humanistic and socio-cultural events) and the analysis of the scholarly production of the time (theoretical approaches, historical practice, methodological debates, etc.). In each chapter, finally, those items are studied together with broader international theatrological trends, and the Italian disciplinary tradition.
The research was developed through the investigation of the scholarly production of Theatre Studies, with a particular attention to the role of those working environments clustered around the major theatrological journals; it has also been supported by an intensive fieldwork program, which consisted of a series of meeting with some of the protagonists of the foundation and the developing of Italian new Theatrology.
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Piccolo teatro della città di Milano: per una mappatura delle strategie di relazione con il pubblico / "Piccolo Teatro di Milano": a map of relational strategies between stage and audienceColciago, Sara <1987> 14 June 2016 (has links)
La ricerca è costituita dal tentativo di realizzare una mappatura delle attività del Piccolo Teatro di Milano relative alle strategie di relazione con il pubblico, tanto in termini di formazione dello spettatore quanto di concezione dello stesso come elemento partecipe di una comunità. Sono stati presi in esame tre distinti nuclei, in parte sovrapponibili a tre fasi della storia del teatro milanese ed esemplificativi di differenti tipologie di azione.
1) Fondazione del Piccolo Teatro e il background progettuale che la precede, analizzata attraverso i contributi giornalistici di Paolo Grassi e Giorgio Strehler, in cui vengono esplicitate le linee guida che si concretizzeranno del progetto anche con largo anticipo rispetto al 1947; 2) Iniziative di contatto e creazione di un rapporto con il pubblico attuate negli anni Sessanta, considerate in parallelo con le grandi polemiche di stampo extra-teatrale che a partire dall'attività del Piccolo Teatro coinvolgono l'ambiente culturale e politico intorno al tema dell'autonomia artistica; 3) Sviluppo di una presenza digitale costituita dagli spazi promozionali/informativi (sito web), relazionali (social network) e didattico/divulgativi (archivio multimediale). / The aim of this research is to create a map of all the strategies of “Piccolo Teatro di Milano” related to theatre/audience relationship, about audience education and belonging of the spectator to the community. Three distinct units have been taken into examination, and these are partially superimposable on three historical periods of Piccolo Teatro's history, and are examples of different methods of action.
1) Foundation of “Piccolo Teatro di Milano”, and the planning background that precedes it, analyzed through the various newspaper articles by Paolo Grassi and Giorgio Strehler. In these articles, the major project guidelines are explained sooner than 1947; 2) Initiatives concerning the contact with a main audience, and creation of a connection with said audience, in the contemporary era of the Sixties. This has to be taken into consideration together with the great protest of an extra-theater context, that starting from the activity of the Piccolo Teatro, involve both the cultural and political milieu which surrounded the independence of artistic activity; 3) Development of a web activity, through social networks, websites and digital archives.
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Poesia come corpo-voce: ipotesi teoriche e esempi novecenteschi (Yeats, Lorca, Artaud, Bene)Gasparini, Francesca <1972> 02 July 2007 (has links)
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Il corpo, la scena, le tecnologie: per un'estetica dei processi d'integrazionePitozzi, Enrico <1977> 02 July 2007 (has links)
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Il posto del re(gista): estetiche e prassi operative della regia nelle origini e nel contemporaneoSacchi, Annalisa <1977> 02 July 2007 (has links)
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Il folle in Cristo come performer. Teatralità e performatività nel fenomeno della sacra follia a Bisanzio (secc. IV-XIV) e in Russia (secc. XI-XVII)Maravic, Tihana <1976> 02 July 2008 (has links)
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Il ruolo del teatro di Sa’d Allah Wannus nel panorama del mondo arabo contemporaneoErcolanelli, Luisamaria <1980> 02 July 2008 (has links)
INTRODUZIONE.
Presentazione della ricerca e del metedo seguito per realizzarla.
CAPITOLO PRIMO.
Il contesto storico, politico e sociale di riferimento.
- Storia della Siria,
- La Siria politica e il conflitto israelo-palestinese
- La società siriana: multiculturalismo, tradizione, islam.
- Teatro e letteratura in Siria, e nel Bilad AlSham.
CAPITOLO SECONDO.
I testi.
Traduzione integrale di due opere teatrali di Sa’d Allah Wannus. Breve presentazione.
- “ Riti di segni e trasformazioni.”, (tukus al-isharat wa-l-tahawwulat), 1994. Il
dramma si svolge nella Damasco del XIX secolo, dove un affare di morale e buon
costume è il punto di partenza per la metamorfosi dei suoi protagonisti, mettendo a nudo
le riflessioni, i desideri più intimi, le contraddizioni e le angosce di una società in crisi.
Interessante l’analisi delle figure femminili di questa piece, le loro scelte, il loro ruolo
nella società e soprattutto la presa di coscienza delle loro posizioni.
- “ I giorni ubriachi.” , (Alayyam Almakhmura), 1997. Il ritratto di una famiglia
siriana degli anni trenta. Due genitori, quattro figli, e un nipote che a distanza di anni
decide di ripercorrere e raccontarci le loro storie.Una madre che vive tormentata dal suo
spettro e che decide di abbandonare la propria famiglia e i propri figli per seguire un
altro uomo. Un padre che tiene con violenza le redini delle proprie relazioni, e che rifiuta
l’occidente in tutte le sue forme per restare aggrappato alle proprie tradizioni. Un figlio
che sceglie l’ordine e la carriera militare, e che, incapace di risolvere il suo rapporto di
dipendenza dalla madre, e di risolvere il conflitto tra la legge e un affetto quasi
morboso, sceglie di suicidarsi. Un figlio che sceglie la via della perdizione, delle droghe,
del furto e degli affari illegali, e che va incontro al successo e alla ricchezza...
CAPITOLO TERZO.
Biografia di Sa’d Allah Wannus, presentazione delle sue opere principali.
Sa’d Allah Wannus (1941 – 1997) è sicuramente uno dei principali protagonisti nell’ambito del
teatro arabo contemporaneo. Scrittore, critico, drammaturgo, riformatore, uomo impegnato
politicamente, e infine essere umano nella lotta tra la vita e la morte (muore a 56 anni per tumore,
dopo un lungo periodo di degenza).
Mio intento è quello di analizzare l’opera di quest’autore, attraverso i suoi numerosi scritti e piece
teatrali (purtroppo al giorno d’oggi ancora quasi interamente non tradotte dall’arabo), fino ad
arrivare, attraverso queste, ad una lettura della società araba contemporanea, e al ruolo che il teatro
assume al suo interno.
Vita e opere di Sa’ad Allah Wannus. Nasce in Siria nel 1941 in un piccolo villaggio vicino
alla città di Tartous, sulla costa mediterranea. Dopo aver terminato gli studi superiori, nel 1959,
parte per Il Cairo (Egitto), per studiare giornalismo e letteratura. Rientra a Damasco nel 1964,
lavorando al tempo stesso come funzionario al ministero della cultura e come redattore o giornalista
in alcune riviste e quotidiani siriani. Nel 1966 parte per Parigi, dove studierà con Jean-Louis
Barrault, e dove farà la conoscenza delle tendenze del teatro contemporaneo. Ha l’occasione di
incontrare scrittori e critici importanti come Jean Genet e Bernard Dort, nonché di conoscere le
teorie sul teatro di Brech e di Piscator, dai quali sarà chiaramente influenzato.
In questi anni, e soprattutto in seguito agli avvenimenti del Maggio 1968, si sviluppa in modo
determinante la sua coscienza politica, e sono questi gli anni in cui compone alcune tra le sue piece
più importanti, come: Serata di gala per il 5 giugno (haflat samar min ajl khamsa huzayran) nel
1968, L’elefante, oh re del tempo! (al-fil, ya malik al-zaman!) 1969, Le avventure della testa del
Mamelucco Jaber (Meghamarat ra’s al-mamluk Jabiir) 1970, Una serata con Abu-Khalil al-
Qabbani (Sahra ma’a Abi Khalil Al-Qabbani) 1972, Il re è il re (al-malik uwa al-malik) 1977.
Parallelamente porta avanti una intensa attività artistica e intellettuale. Soggiorna di nuovo in
Francia e a Weimar, per portare a termine la sua formazione teatrale, fonda il Festival di teatro di
Damasco, traduce e mette in scena numerosi spettacoli, scrive e pubblica numerosi articoli e una
importante serie di studi sul teatro, intitolata: Manifesto per un nuovo teatro arabo (bayanat limasrah
‘arabi jadid) (1970). Scrive in numerose riviste e giornali e fonda la rivista La vita teatrale
(al-hayyat al-masrahiyya), del quale sarà capo redattore.
La visita del presidente egiziano Anouar Sadat a Gerusalemme nel 1977 e gli accordi di Camp
David l’anno seguente, lo gettano in una profonda depressione. E’ l’inizio di un lungo periodo di
silenzio e di smarrimento. Ritornerà a scrivere solamente nel 1989, con l’inizio della prima Intifada
palestinese, scrive allora una piece teatrale intitolata Lo stupro (al-ightisab), dove presenta
un’analisi della struttura dell’elite al potere in Israele. Questo testo apre una nuova epoca creativa,
durante la quale Wannus compone alcuni testi molto importanti, nonostante la malattia e il cancro
che gli viene diagnosticato nel 1992. Tra questi le pieces Miniature storiche (munamnamat
tarakhiyya), nel 1993, e Rituali per una metamorfosi (tukus al-isharat wa-l-tahawwulat), nel 1994 e
A proposito della memoria e della morte (‘an al-dhakira wa-l-mawt) nel 1996, una sua ultima opera
in cui sono raccolti dei racconti, drammi brevi e una lunga meditazione sulla malattia e la morte.
Nel 1997 l’UNESCO gli chiede di redigere il messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro, che si
tiene ogni anno il 27 marzo. Nel 1997, poche settimane prima della sua scomparsa, realizza insieme
ad Omar Almiralay il film documentario Il y a tant de choses a reconter, una intervista in cui
Wannus parla della sua opera, e del conflitto Israelo-Palestinese. Muore a 56 anni, il 15 maggio
1997, per un’amara coincidenza proprio il giorno anniversario della creazione di Israele.
Wannus drammaturgo engagè: l’importanza del conflitto israelo palestinese nella sua
opera. Un’analisi dell’influenza e dell’importanza che le opere di Wannus hanno avuto nel seno
della società araba, e soprattutto il suo impegno costante nell’uso del teatro come mezzo per la
presa di coscienza del pubblico dei problemi della società contemporanea. Punto cardine dell’opera
di Wannus, il conflitto israelo palestinese, e il tentativo costante in alcune sue opere di analizzarne
le cause, le strutture, le parti, i giochi di potere. E’ il simbolo di tutta la generazione di Wannus, e
delle successive. Analisi delle illusioni e dei miti che la società araba ripropone e che Wannus ha
cercato più volte di mettere a nudo. La lotta contro le ipocrisie dei governi, e il tentativo di far
prendere coscienza alla società araba del suo ruolo, e delle conseguenze delle sue azioni.
L’individuo, la famiglia, la società ... il teatro. Distruggere le apparenze per mettere a
nudo l’essere umano nella sua fragilità.
CONCLUSIONI.
APPENDICE:
Intervista con Marie Elias
BIBLIOGRAFIA.
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