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SOPRA IL "DE OPIFICIO MUNDI" DI GIOVANNI FILOPONO / About John Philoponus' "De opificio mundi"

I sette libri del "De opificio mundi" dell'alessandrino Giovanni Filopono (metà VI p.Ch.) sono il primo commento speculativo alla pericope cosmopoietica del Genesi mediante la fruizione di categorie filosofiche aristoteliche. Presentandone la prima traduzione italiana, si illustra il conato di novità che il Filopono esercita nell'esegesi biblica giacché interpreta Genesi non già attraverso il paradigma demiurgico del "Timeo" platonico, come in àmbito giudaico (Aristobùlo e Filone Ebreo) e nella produzione esameronale patristica (Cappàdoci), bensì attingendo alle opere fisiche e logiche dello Stagirita. Invece della struttura mitico-allegorica sottesa alla lettura cristiana del "Timeo" si impone l'approccio analitico di Aristotele: Filopono rifiuta l'interpretazione allegoretica, impiegando l'argomentazione sillogistico-deduttiva dell'"Organon" aristotelico, ricorrendo a filosofemi cardinali in Aristotele e nella tradizione scientifica che dal medesimo fiorì in Alessandria. Così Filopono in-venta un nuovo modello esegetico: superando l'allegorismo tradizionale (arbitrario e infedele al messaggio rivelato) e il letteralismo della scuola antiochena di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto, Cosma (banalizzante e senza metodo critico) Filopono conia un letteralismo metodologicamente forte, ove il metodo proviene formalmente dalla logica aristotelica e contenutisticamente dalla fisica aristotelica. Già commentatore dello Stagirita, Filopono fa incontrare Rivelazione e filosofia aristotelica, lasciando nel "De opificio mundi" un singolarissimo prodromo della scolastica cristiana. / The present essay is meant to illustrate the philosophical and exegetic work intitled "De opificio mundi" (seven books) written by John Philoponus in Alexandria in the middle of the sixth century A.D. about the kosmopoiesis of the first chapter of Genesis. It is argued this treatise is the first evidence of Biblical exegesis led not according to Plato's "Timaeus" but according to Aristotelian corpus, specially "Physics" and "Organon". Philoponus rejects the allegorical method based upon demiurgic "Timaeus" since he thinks it is arbitrary and untrue compared with the Revelation literalism; therefore Philoponus passes the limit of Aristoboulos, of Philo's "De opificio mundi" and also the limit of Christian tradition of Hexaemerons (Fathers of the Church just like Cappadocians). Philoponus replaces allegorism with a new kind of Biblical literalism: not the trivializing one led by the school of Antioch (Theodore of Mopsuestia, Theodoret of Cyrrhus, Cosmas Indicopleustes) but a scientific and methodic literalism relied on Aristotelian logic and on the (meta)physical concepts derived from Aristotle (kinesis, dynamis, hexis, hypokeimenon, etc.); so "De opificio mundi" has a syllogistic and deductive structure, not a mythic-allegorical one. Last philosopher in Late Antiquity, Philoponus is in-ventor of a striking Christian-Aristotelian scholasticism.

Identiferoai:union.ndltd.org:DocTA/oai:tesionline.unicatt.it:10280/11131
Date04 April 2016
CreatorsOTTOBRINI, TIZIANO
ContributorsBEARZOT, CINZIA SUSANNA, RADICE, ROBERTO
PublisherUniversità Cattolica del Sacro Cuore, MILANO
Source SetsUniversita Cattolica del Sacro Cuore. DocTA
LanguageItalian
Detected LanguageItalian
TypeDoctoral Thesis
FormatAdobe PDF
Rightsreserved

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