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Global cities, global literature: New York e Tokyo nella narrativa contemporanea / Global cities, global literature: New York and Tokyo in contemporary novel

Barbieri, Francesco Eugenio <1982> 06 June 2013 (has links)
Scopo del lavoro è quello di tracciare un parallelismo tra la narrativa giapponese e angloamericana contemporanea, viste come parte di un sistema di significati che trascende la dimensione nazionale e si installa invece in una dinamica di tipo globale. Le opere letterarie prese in considerazione sono alcune fra quelle ambientate nelle due vere e proprie capitali culturali dei paesi, rispettivamente New York per gli Stati Uniti e Tōkyō per il Giappone. Spunto di partenza dell’analisi è stato il concetto di “global city”, formulato dalla studiosa e sociologa Saskia Sassen, che permette di mettere in relazione dal punto di vista economico, strutturale ma anche sociale le città di New York e Tōkyō. Tale formulazione consente infatti di ragionare in maniera motivata sull’esistenza di un rapporto di flussi di scambio di tipo culturale e, parallelamente, sull’acquisizione di una dimensione di tipo transnazionale di soggetti e tematiche della letteratura. In questo senso, il rapporto tra economia e globalizzazione evidenziato da Sassen può essere paragonato a quello che intercorre tra la letteratura e la globalizzazione. Punto di snodo metodologico del lavoro è rappresentato dall’analisi dello spazio urbano, esaminato sia in chiave urbanistico-architettonica che più specificamente letteraria. / The research aims at drawing a parallelism between contemporary American and Japanese fiction. Moving from the definition provided by Saskia Sassen of “global city”, the analysis concentrates on the representation of urban space in a selection of novels set in New York and Tōkyō, to underline similarities in subject and themes of contemporary literary expression that are valid in a transnational dimension.
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Macchine esperienziali: Narrativa, cognizione e atto di lettura / Experiential Machines: Narrative, Cognition, and the Act of Reading

Caracciolo, Marco <1984> 24 May 2012 (has links)
La mia tesi si riallaccia al dibattito teorico-letterario contemporaneo sulla possibilità di un approccio cognitivo alla narrativa e alla letteratura in particolare. Essa si propone di esplorare il rapporto tra narrazione ed esperienza, ridefinendo il concetto di “esperienzialità” della narrativa introdotto da Monika Fludernik nel suo Towards a “Natural” Narratology (1996). A differenza di Fludernik, che ha identificato l’esperienzialità con la rappresentazione dell’esperienza dei personaggi, la mia trattazione assegna un ruolo di primo piano al lettore, cercando di rispondere alla domanda: perché leggere una storia è – o si costituisce come – un’esperienza? L’intuizione dietro tutto ciò è che le teorizzazioni dell’esperienza e della coscienza nella filosofia della mente degli ultimi venti anni possano gettare luce sull’interazione tra lettori e testi narrativi. Il mio punto di riferimento principale è la scienza cognitiva “di seconda generazione”, secondo cui l’esperienza è un relazionarsi attivo e corporeo al mondo. La prima parte del mio studio è dedicata all’intreccio tra la narrativa e quello che chiamo lo “sfondo esperienziale” di ogni lettore, un repertorio di esperienze già note ai lettori attraverso ripetute interazioni con il mondo fisico e socio-culturale. Mi soffermo inoltre sul modo in cui relazionarsi a un testo narrativo può causare cambiamenti e slittamenti in questo sfondo esperienziale, incidendo sulla visione del mondo del lettore. Mi rivolgo poi al coinvolgimento corporeo del lettore, mostrando che la narrativa può attingere allo sfondo esperienziale dei suoi fruitori anche sul piano dell’esperienza di base: le simulazioni corporee della percezione contribuiscono alla nostra comprensione delle storie, incidendo sia sulla ricostruzione dello spazio dell’ambientazione sia sulla relazione intersoggettiva tra lettori e personaggi. Infine, mi occupo del rapporto tra l’esperienza della lettura e la pratica critico-letteraria dell’interpretazione, sostenendo che – lungi dal costituire due modalità opposte di fruizione dei testi – esse sono intimamente connesse. / My thesis makes a contribution to the contemporary literary-theoretical debate concerning the possibility of a cognitive approach to narrative and to literature in particular. It seeks to explores the relationship between narrative and experience, redefining the concept of the “experientiality” of narrative introduced by Monika Fludernik in her Towards a “Natural” Narratology (1996). Unlike Fludernik, who equates experientiality with the representation of characters’ experiences, my account places a premium on the act of reading, attempting to answer the question: why does reading a story offer itself as an experience? My intuition is that theorizations of experience and consciousness in the philosophy of mind of the last twenty years can shed light on the interaction between readers and narrative texts. I draw mainly on “second-generation” cognitive science, according to which experience is an active and embodied engagement with the world. The first part of my study is devoted to the interrelation between narrative and what I call the “experiential background” of every reader – the repertoire of experiences readers are familiar with through past interactions with the physical and socio-cultural world. I also examine the ways in which reading a narrative text can have an effect on this experiential background, leaving a mark on readers’ worldview. I then turn to readers’ bodily involvement, showing that narrative can draw on interpreters’ experiential background at the level of basic experience: embodied simulations of perception are part and parcel of our imaginative engagement with stories, contributing both to readers’ reconstruction of narrative space and to their intersubjective relationship with characters. Finally, I investigate the connection between the reading experience and the literary-critical practice of interpretation, arguing that – far from being two radically different ways of engaging with stories – they are intimately bound up.
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Metamorfosi temporali e spaziali: dal “Revisore” di Nikolaj Gogol’ alla “Morte accidentale di un anarchico” di Dario Fo. / Spatial and Time Metamorphosis: from "The Government Inspector" by Nikolai Gogol to "Accidental Death of an Anarchist" by Dario Fo.

Chikhladze, Marietta <1981> 24 May 2012 (has links)
La tesi si propone di tracciare un confronto tra due autori molto distanti tra loro sia nel tempo che nello spazio: Nikolaj Gogol’ e Dario Fo; in particolare si analizzano le commedie Il Revisore di Gogol’ (1836) e Morte accidentale di un anarchico di Fo (1970). Il nesso tra le due opere è stato individuato dalla critica italiana (Franco Quadri, Ferdinando Taviani, Paolo Puppa). Tuttavia gli spunti interpretativi e comparativi non sono mai stati sviluppati appieno della critica. Nonostante le grandi distanze temporali e spaziali, l’analisi si propone dunque di evidenziare i numerosi motivi di consonanza tra le due opere e i due autori, che peraltro testimoniano anche della grande fortuna arrisa all’estero all’autore ucraino, attraverso la mediazione del teatro russo-sovietico del XX secolo. L’approccio metodologico adottato si fonda sui testi dei formalisti russi, di Lotman, sulla Stilkritik di Aurbach, sugli studi di Frye sulla Bibbia intesa come “grande canone” della letteratura occidentale, e soprattutto sull’analisi della cultura carnevalesca e popolare condotta da Bachtin. Lo studio è indirizzato su alcuni elementi precisi: la trama, lo scambio della personalità, l’impostura, la paura e il riso. Per ciascun di questi elementi è stata svolta l’analisi comparativa delle due opere, situandole in un contesto letterario e culturale che va all’antichità e al Medio Evo, dal quale entrambi gli autori mutuano molte suggestioni. / The thesis aims to draw a comparison between two authors widely separated in time and space: Nikolai Gogol and Dario Fo, in particular, we analyze the comedies The Government Inspector by Gogol (1836) and Accidental Death of an Anarchist by Fo (1970). The link between the two works has already been recognized by some Italian critics (Franco Quadri, Ferdinando Taviani, Paolo Puppa). However, comparative guidelines between the two works have never been fully developed. Despite the vast distances of space and time, our analysis is to highlight the many reasons of consonance between the two works and the two authors, which also testified, however, of the great fortune abroad of the Ukrainian author, through the mediation of the Russian-Soviet theater of the twentieth century. Our methodological approach is based on the Russian formalists, Lotman, on Stilkritik of Auerbach, on Frye analysis of the Bible as the "great canon" of Western literature, and especially on the analysis of the carnival and popular culture worked by Bakhtin. Our study focuses several crucial items: the Plot; the “Exchange of Personality”; the Deception; the Fear; the Laughter. Comparison has been carried out for each of these items, resulting the situation of the two comedies in a large literary and cultural context expanding from Antiquity and the Middle Ages to the second half of the twentieth century. From this context both authors, as we demonstrate, have borrowed a lot of suggestions.
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Le désert et la littérature de voyage européenne du XIXe siècle / Il deserto e la letteratura di viaggio europea del XIX secolo / Desert and European Travel Literature in the XIXth Century

Barre, Nicole <1982> 03 June 2014 (has links)
L'Europe commence à découvrir le désert à la fin du XVIIIe siècle. Ce milieu présente des aspects multiples aux premiers explorateurs, qui le décrivent comme un lieu vivant et varié. La géopolitique constitue le premier approche d'analyse : le désert peut être rendu plus viable si mieux administré, donc libre de la domination ottomane. Au cours du siècle, le tourisme se développe, aussi en raison de la colonisation ; l'expérience du désert devient commune, et les voyageurs partent en quête d'une expérience spirituelle aussi bien que d'une aventure. Le désert devient un écran de projection pour la rêverie et les souvenirs des Européens (la Bible et les topos traditionnels demeurent actifs dans l'imaginaire occidental) ; seules certaines caractéristiques de ce milieu sont dès lors appréciées par les voyageurs. Ensuite, avec l'âge du Réalisme, devient objet d'appréciation de la part des peintres. Grâce à la médiation de l'art, la littérature commence à regarder au désert d'un point de vue esthétique, et elle lui reconnaît un charme de la nudité et du dépouillement. La mort et le minéral caractérisent ce milieu vers la fin du siècle ; le désert se vide, et devient le "désert de sable" que nous tous connaissons aujourd'hui. / Europe starts its discovery of the desert at the end of XVIIIth century. This environment presents multiple aspects to the first explorers, who describe it as a various and living territory. Geopolitics is the first approach to the desert : this environment could be emproved by a wise government, different from Turkish domination. During the century, tourism develops, also as an effect of colonisation ; the experience of the desert becomes more common, and travellers seek spiritual experience as well as adventure. The desert starts then to be a projection screen for Europeans' fantasies and memories(the Bible and traditional topos still work in Western imagery), and thus only some of its components are apreciated by travellers. Then, in contemporary with the age of Realism, the desert becomes an interesting subject in itself for painters. Art helps Literature evolve towards an aesthetic appraisal of bare and waste desert. Death and mineral are the main aspects of this environment towards the end of the century ; desert gets empty, and prepare to become the "sandy desert" we all know.
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Un'imprecisione simile al sogno": La Ninfa nell'opera di Gabriele d'Annunzio e nella cultura del suo tempo"

Brugnara, Gabriella January 2010 (has links)
La Firenze di fine Ottocento è un vivacissimo centro culturale in cui convogliano intellettuali, artisti e studiosi provenienti da tutta Europa, in particolare inglesi, ma anche dall’America. Nasce in questo contesto il “mito del Rinascimento”, alimentato soprattutto dalla pubblicazione del Rinascimento (1873) di Walter Pater: personalità quali Berenson, Horne, Vernon Lee, Aby Warburg, vivono nel capoluogo toscano nel periodo in cui anche d’Annunzio soggiorna alla Capponcina, e con lui condividono un’autentica passione per Botticelli e per gli altri maestri rinascimentali nella cui opera si attua un tentativo di riconciliazione tra il cristianesimo e gli dèi dell’antica Grecia. Aby Warburg, partendo proprio dalla Nascita di Venere e dalla Primavera di Botticelli, e passando poi attraverso la Ninfa del Ghirlandaio della Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella, concentra i suoi studi su “Ninfa fiorentina”, figura in cui vede la Nike classica/ Vittoria romana tornata in vita nelle strade della Firenze rinascimentale. Si tratta dell’immagine di una fanciulla i cui capelli e i cui abiti leggeri(gli "elementi patetici") appaiono movimentati da una brise imaginaire; il suo aspetto è leggiadro, slanciato, il suo passo sembra accennare una danza. Eppure quanto più in lei colpisce e destabilizza è l’ambiguità profonda del suo essere, un’ambiguità che riguarda sia gli aspetti interiori come i tratti fisici: in questo senso anche il concetto di femminile diventa border line confondendosi con quello di androgino, in una commistione di aspetti che anche le figure femminili dannunziane esibiscono come carattere distintivo. Attraversando poesia, teatro, e soffermandosi in particolare sui romanzi, la presente tesi compie un’approfondita indagine sulla natura conservatrice e trasformista della Ninfa dannunziana.
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Il principio compositivo della variazione su tema nel romanzo del Novecento

Carretta, Simona January 2012 (has links)
Il modello formale della variazione su tema, celebre soprattutto per il suo impiego come principio di composizione musicale - in particolare per gli sviluppi ad esso apportati da artisti quali Bach, Beethoven o Schönberg - tuttavia non esaurisce le sue potenzialità espressive esclusivamente nell’ambito di quest’arte. Il principio di ritornare a più riprese su un determinato soggetto, per rimodularlo, però, in maniera ogni volta leggermente diversa, in quanto corrispondente ad una sorta di forma mentis «universale» - come osserva Françoise Escal -, trova applicazione, da una parte, anche come metodo di indagine filosofica (Husserl si serve della “libera variazione” in quanto metodo per sviluppare la cosiddetta Wesenserchauung, la visione dell’essenza); dall’altra, esso è riscontrabile anche in ambiti artistici diversi dalla musica, ad esempio nella pittura e nella letteratura. Nel romanzo, in particolare, l’impiego del principio compositivo della variazione, implicando la presentazione di uno stesso tema o motivo di base da diverse prospettive (che, in tal caso, possono corrispondere al punto di vista dei diversi personaggi, oppure alla diversa distanza temporale assunta rispetto alla narrazione di un medesimo avvenimento), sembra configurarsi come un espediente idealmente funzionale al conseguimento dell’obiettivo conoscitivo principale di quest’arte, improntata allo svelamento della sostanziale relatività di tutte le cose.
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Intertextuality and Intratextuality in the Pessoan Epic: Mensagem

Annavini, Silvia January 2011 (has links)
The thesis is articulated in three main chapters which try to explore how the dynamics of intertextuality is translatable, within the Pessoan oevre, also in an intratextual manner. Actually, I tried to explore progressively how the system of literary genres combines with the Pessoan introjection and subversion of literary genres and models. In the first chapter I focused on the relationships between the Sebastianist myth and the Portuguese imperialism both from a diachronic and synchronous perspective trying to pinpoint the consequences this issues acquire in a literary ambit. I took under consideration the relationship with the Camonian epic model and attempted to demonstrate that the revision of the Camoes' pattern stems from a much profounder need to revise the Lusitanian imperialistic ideal. Moreover, I have also scrutinezed the presence and the echoes of the European historical avant-gardes affecting Alvaro De Campos' Odes' epic tendencies. The second chapter is more centered on the influence of some Victorian poets upon Mensagem's texturing and which is mainly perceivable through the analysis of some Victorian devises such as the use of "persona" developped by a few Victorian poets such as Robert Browning and futher on amplified by some modernist poets such as T.S. Eliot and Ezra Pound for instance and, emblematically exasperated by Pessoa in his distinguishing heteronymia. Interestingly, this feature reveals itself particularly pivotal to Mensagem's structuring as it affects the Pessoan weaving of his Luistanian modernist epic as well. In the third chapter, I took under consideration the influence of brief genres upon Mensagem, some of which are typical of Classicism, such as epitaphs, epigrams, and epitaphs on Pessoa's epic imaginary. Furthermore, in spite of the undeniable ascendancy of fragment upon the Pessoan production, the bewitchment for classicism Pessoa shows in many critical essays finds a concrete form by the poetics of Antonio Mora, Alberto Caieiro and Ricardo Reis but also offers a possible interpretative chink in Mensagem as well.
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TENDENZE DELLA CRITICA LETTERARIA E LA NARRATIVA CENTRO AMERICANA DEGLI ULTIMI ANNI

GIANNI, SILVIA MARIA 01 April 2009 (has links)
Il ricco patrimonio della tradizione del pensiero critico latinoamericano permette di addentrarsi nell’eterogeneità dei processi culturali presenti nel territorio continentale e della regione istmica e favorisce una più puntuale riflessione sulle differenzialità con cui si manifesta la modernità. Da essa dipende inoltre la rilettura di alcune categorie come quella di nazionalità, multiculturalismo, identità, hibridez e mestizaje, eterogeneità e transculturazione. Con questa strumentazione teorica si è esaminato il romanzo centroamericano attuale, attraverso la selezione di un corpus di quindici scrittori considerati maggiormente rappresentativi della diversificazione narrativa e dell’eterogeneità dello sviluppo culturale dei sei paesi ispanofoni della regione. L’analisi delle loro opere mette in evidenza la molteplicità della rappresentazione dello spazio come riproduzione della fisionomia plurale delle identità centroamericane; il rapporto tra storia, memoria e scrittura; l’incorporazione della voce femminile e l’esplorazione degli spazi privati; gli scenari del dopo-guerra, la violenza e la rottura con la rappresentazione immaginaria di alcune società attraverso il discorso letterario. Sono autori che hanno intrapreso letture differenti di uno stesso fenomeno, mettendo in risalto divergenze e punti di contatto, somiglianze e differenze che è possibile decifrare con l’uso della nozione di “totalità contraddittoria”. / The rich heritage of the tradition of Latin American critical thought allows us to penetrate in the heterogeneity of cultural processes present on the continent and on the isthmus and favours more punctual reflections on the differentiality with which modernity manifests itself. Dependent on this modernity is also the re-reading of certain categories, such as those of nationality, multiculturalism, identity, hibridez and mestizaje, heterogeneity and transculturation. It is in the light of this theoretical framework that the current Central American novel has been examined, by selecting a corpus of fifteen authors seen as most representative of the narrative diversification and heterogeneity of the cultural development of the six hispanophone countries of the region. The analysis of the works of these authors discloses the multiplicity of the representation of space as reproduction of the plural physiognomy of Central American identities; the relationship between history, memory and writing; the incorporation of the female voice and the exploration of private spaces; the post-war scenes, the violence and rupture with the imaginary representation of some societies through literary discourse. They are authors that have undertaken different readings of the same phenomenon, highlighting divergences and points in common, similarities and differences which can be deciphered by means of the notion of “contradictory totality”.
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Au-delà du formalisme. La critique des écrivains en France et en Italie pendant la seconde moitié du XXe siècle

Lorandini, Francesca January 2014 (has links)
My dissertation covers the field of what Albert Thibaudet called “the critique of artists†in order to show that, throughout the second half of the twentieth century, this form of criticism has given readers a different perspective on literature in comparison to that of the formalists and the neo-avant-garde. In the first part of my study, I examine the evolution of formalist criticism in the twentieth century, considering the linguistic turn of the 1960s as the natural outcome of a cultural revolution which took place at the end of the nineteenth century. By conducting a comparative study between France and Italy, I attempt to outline a transnational model which shows that the two formalist critiques share the same understanding of the literature postulated by the neo-avant-garde. The second part of my thesis is devoted to the study of one of the main tendencies in the critique of the writers since the Second World War, a tendency that called into question a purely intrinsic study of the work of art. Here, I propose a comparative study of the literary critique of Georges Perec, Michel Tournier, Philippe Muray, Tommaso Landolfi, Pier Paolo Pasolini and Pier Vittorio Tondelli, in order to underline that their critical practice has not limited itself to a personal declaration of their poetic views, but it has truly opened up an alternative approach to formalist theoretical positions. They refused to speak of literature as a secluded world, and by doing so they anticipated one of the most important features of the literature of the end of the twentieth century, both in France and in Italy.
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An Ecoritical Approach to Chaucer. Representations of the Natural World in the English Literature of the Middle Ages

Alias, Simona January 2011 (has links)
Starting from an introduction on ecocriticism the work traces the development of the idea and the representations of nature in the ancient world which so much influenced the Middle Ages; it focuses on the English world by offering an interpretation of the natural world in Beowulf, and draws conclusion on possible eco-oriented ideas of the relationship between humans and the natural world in the ancient Classic and in the Anglo-Saxon worlds. Then the work surveys representations of the natural world in the English Literature of the Middle Ages, considering the fundamental influence of the 12th century philosophical ideas and also offering various examples of different philosophical and cultural approaches to the idea and to the representation of nature and oh humanity's relation with it. From these premises the work finally proceeds to offer an eco-oriented interpretation of some of Chaucer's works: Troilus and Criseyde, the House of Fame, the Parlement of Foules, and a small selection from the Canterbury Tales. The study of these works shows how Chaucer, albeit not deeply or exclusively involved with the specific matter of an "ecological" idea of the relationship between humanity and nature (also due to the fact that culture in the Middle Ages was seen as a composite but at the same time monolithic system, with little disciplinary specialization), was definitely interested in the subject and in his portrait of human interior and social life both on an individual and on a collective level, he does not miss the chance to exhort his audience to keep an ethical behavior not only toward the other humans, but toward the natural world itself, which is the source for human life and human imagination alike.

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