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Petrarca a Dresda: dai manoscritti alle stampe

Forner, Fabio 02 July 2020 (has links)
La SLUB di Dresden conserva non solo preziosi manoscritti con le opere di Petrarca, molti di questi in italiano, ma anche moltissime stampe. I manoscritti e le stampe petrarcheschi presenti a Dresda sono una spia del successo dell’opera di Petrarca, ma anche, più in generale, della cultura italiana della quale Petrarca è considerato il campione in quanto padre dell’umanesimo. Ma dopo il XVIII secolo e in particolare nel XIX secolo Petrarca, dismesse nell’immaginario di molti intellettuali le vesti del filosofo morale, diventa sempre più il grande poeta volgare che ha descritto in versi perfetti il suo amore per Laura. Petrarca a Dresda diviene, durante il Romanticismo, il poeta del Canzoniere, l’opera poetica degna della raffinatissima traduzione metrica che Karl Förster porta a termine durante il primo ventennio del XIX secolo proprio nella capitale sassone, porto sicuro per tante opere e per tanti lettori del Petrarca volgare.
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Il codice Mscr.Dresd.Ob.21: una possibile collocazione in area mantovana

Di Pietro, Marica 02 July 2020 (has links)
Il presente elaborato intende approfondire le ipotesi avanzate nel mio precedente lavoro di ricerca, Il Codice inedito di falconeria della Biblioteca di Dresda (Mscd.Dresd.Ob.21), stampato e catalogato presso la SLUB, sulla base delle argomentazioni dello studioso croato Grmek riguardo la tradizione letteraria del trattato di Iacobello Vitturi contenuto nel codice Ob.21. L’intento è quello di definire la collocazione spaziale del manoscritto e, al fine di raggiungere tale obbiettivo, la ricerca è stata incentrata sul raffronto linguistico del codice dresdense col manoscritto conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, ms. 1349. Le particolarità linguistiche rintracciate nel codice Ob.21 a seguito dell’analisi comparativa mi hanno permesso di chiudere la ricerca nella direzione intrapresa: le forme mantovane del lessico della lingua adoperata in tutto il codice Ob.21, insieme ad altre spie fonetiche e morfologiche, costituiscono un’ulteriore prova a favore della collocazione del manoscritto in area mantovana.
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Un approccio alle raccolte poetiche-drammatiche tra Sei e Settecento

Marri, Fabio 02 July 2020 (has links)
I manoscritti qui considerati vanno dal Seicento al primo Ottocento, e documentano una fase della letteratura italiana che continuava a interessare lettori e collezionisti. Un caso esemplare è il manoscritto Ob.37, raccolta calligrafica, che contiene soprattutto sonetti, canzoni e poesie musicali senza indicarne il nome dell’autore. La prima menzione di questo supporto è nel catalogo Scheureck del 1755, ma non sappiamo altro sulla sua acquisi-zione. Il lavoro erudito consiste nell’identificare gli autori delle poesie, e rintracciare i testi anche in codici simili della stessa epoca. Interessante pure un gruppo di manoscritti che portano le segnature Mscr.Dresd.Ob.48.b, Ob.48.c, Ob.48.d, Ob.48.e, Ob.48.f, Ob.48.g, Ob.48.ga e Ob.48.h, prevalentemente libretti di opere liriche, con l’eccezione del Falcone, commedia la cui esecuzione va collocata a Vienna intorno al 1740. Di qualche interesse ne è la lingua, aperta sia a modi proverbiali, letterari o popolari, sia a sezioni in dialetto veneto e lombardo, che si possono paragonare a quelle della commedia dell’arte fino ai primi successi di Carlo Goldoni.
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Gli italiani a Dresda

Baggio, Serenella 02 July 2020 (has links)
La SLUB di Dresda riflette nella sua collezione italiana di manoscritti e antiche stampe non solo l’eclettismo dei gusti dei bibliofili sassoni o le diverse fortune dei loro agenti in Italia, ma la varietà dell’offerta culturale italiana, riflessa in modelli linguistici diversi per ragioni geografiche, sociali o anche solo diafasiche. Il giovane Cristiano I fu educato all’italiano probabilmente su due grammatiche in contrasto fra loro per motivi ideologici, una italianista, l’altra toscanista, come mostra il confronto delle loro marche d’uso. Allo straniero italofilo era richiesta una paziente tolleranza della variabilità, alimentata da accese questioni della lingua e da un polimorfismo ineliminabile in un paese da sempre poli-centrico e conflittuale.
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Handschriften von Dantes Divina commedia in Berlin und Dresden

Overgaauw, Eef 02 July 2020 (has links)
Von Dantes Divina commedia sind weltweit mehr als 800 Handschriften aus der Zeit bis 1500 erhalten geblieben. Diese ungemein hohe Zahl ergibt sich nicht nur aus der künstlerischen Qualität von Dantes Hauptwerk, sondern auch aus dem hohen Grad der Alphabetisierung und des Wohlstands der städtischen Bevölkerung Mittel- und Norditaliens im 14. und 15. Jahrhundert sowie aus den Angeboten von zahlreichen Berufsschreibern, Papier- und Pergamentmachern, Buchbindern, Miniaturisten und Buchhändlern. In der Staatsbibliothek zu Berlin und in der Sächsischen Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek Dresden werden zehn Handschriften der Divinia commedia aufbewahrt, die hier einzeln vorgestellt werden. Für jede Handschrift wird die Stellung in der Überlieferung der Divina commedia bestimmt, ebenso die Schrift, die Illuminierung, die Datierung und Lokalisierung sowie die Provenienz. Bis auf wenige wurden diese Handschriften vermutlich durch Berufsschreiber geschrieben. Im Ergebnis erweist sich die Qualität der meisten dieser zehn Handschriften als höher als die der Mehrzahl der erhaltenen Handschriften der Divina commedia.
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Oralità nella predicazione medievale: l’esempio della Leggenda di sant’Antonio abate conservata presso la SLUB (Mscr.Dresd.Ob.6)

Coscia, Michele 02 July 2020 (has links)
Oggetto di questo articolo è la Leggenda di sant’Antonio abate conservata nella terza unità codicologica del Mscr.Dresd.Ob.6, uno tra gli otto codici del XV sec. nella lingua del sì presenti nella Sächsische Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek Dresden (SLUB). Avendo fornito alcune informazioni riguardanti l’intero manoscritto, ci si concentrerà sulla terza unità codicologica, descrivendone le principali caratteristiche formali e contenutistiche, collocando il testo ivi conservato nel più ampio contesto culturale della predicazione medievale in volgare. Sulla base di una rigorosa analisi del testo (analisi linguistica, ma anche analisi dei segni paragrafematici e della grafia), si tenterà di comprenderne l’uso e la provenienza. L’analisi si conclude con un paragrafo dedicato alla sintassi, rilevando come la Leggenda di sant’Antonio abate da un lato segua le norme sintattiche proprie dell’italiano antico e dall’altro sia fortemente influenzata dal modello neotestamentario e dalla sua funzione di supporto alla predicazione. Le conclusioni delle mie ricerche metteranno infine in luce il rapporto tra questo testo – con la sua punteggiatura e sintassi – e l’oralità propria del contesto omiletico.
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Handschriftliche Libretti von Domenico Lalli oder: von Neapel über Venedig und Arolsen nach Delhi

Pegah, Rashid-S. 02 July 2020 (has links)
Domenico Lalli (eigentlich: Sebastiano Biancardi, 1679-1741) wird hauptsächlich als venezianischer Librettist wahrgenommen. Sicherlich liegt dies auch an seiner gelegentlichen Zusammenarbeit mit Antonio Vivaldi. Allenfalls ist noch von seiner Tätigkeit in Neapel die Rede. Tatsächlich finden sich in Beständen verschiedener früherer Hofbibliotheken eigenhändige Textbücher von Domenico Lalli, so beispielsweise in Dresden (Mscr.Dresd.Ob.48.e, Ob.48.f, Ob.48.g, Ob.48.ga) und in München. Ausgehend von solchen Textfunden werden Lallis Beziehungen zu Höfen im Heiligen Römischen Reich Deutscher Nation in den Blick genommen.

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