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La produzione drammatica dei fratelli Figueroa y Córdoba, con edizione critica di "Mentir y mudarse a un tiempo" / The dramatic production of the brothers Figueroa y Córdoba, with critical edition of "Mentir y Mudarse a un tiempo"Fausciana, Emily <1981> 06 June 2012 (has links)
Diego e José de Figueroa y Córdoba furono due fratelli drammaturghi, attivi nella seconda metà del XVII secolo, che praticarono assiduamente la scrittura in collaborazione. Nel tentativo di rivalutare questi autori ingiustamente dimenticati dalla critica odierna, il presente lavoro si propone di offrire uno studio introduttivo alle figure e al teatro dei due fratelli.
Nella prima parte, si offre un profilo biografico dei fratelli Figueroa, riunendo le seppur scarse notizie che possediamo sulla loro vita, in modo da inquadrarne le personalità all’interno degli ambienti letterari dell’epoca. Ci si concentra, poi, sul corpus, proponendo una panoramica delle commedie scritte da Diego e José, dando di ciascuna una breve sinossi e un rapido inquadramento all’interno dei generi tipici del teatro aureo, e segnalando gli eventuali problemi di attribuzione. Si accenna, infine, alla collaborazione dei fratelli nella scrittura di molte delle loro commedie, avanzando alcune ipotesi sulla tecnica compositiva.
La seconda parte è costituita da un repertorio bibliografico del teatro “maggiore” dei due fratelli, in cui si descrivono analiticamente tutti gli esemplari conosciuti delle comedias dei Figueroa. Ogni descrizione si completa con una lista delle biblioteche in cui l’esemplare è conservato, lista compilata attraverso la consultazione di cataloghi, cartacei e on-line, delle principali biblioteche con fondi di teatro spagnolo del Siglo de Oro.
Infine, la terza parte è dedicata all’edizione critica di una delle commedie scritte in collaborazione da Diego e José: Mentir y mudarse a un tiempo, condotta usando come testo base un manoscritto probabilmente autografo. L’edizione si completa di un apparato critico, con analisi dei testimoni, stemma codicum e registro delle varianti. Precede l’edizione uno studio generale introduttivo all’opera. / Diego and José de Figueroa y Córdoba were two brothers, active in the second half of the XVII century, who assiduously collaborated in the writing of their plays. In an attempt to re-evaluate these authors, unjustly forgotten by today's critics, this work aims to offer an introductory study to the brother’s figures and theatre.
In the first part, some biographical notes will be given, bringing together the little information we have about the life of the Figueroas, in order to frame their personalities within the literary circles of the time. We will then concentrate on the theatrical corpus, offering an overview of the plays written by Diego and José, giving for each one a brief synopsis and a quick framing within the typical genres of Golden Age theatre, and pointing out possible problems of attribution. Finally, we will refer to the collaboration of the brothers in the writing of many of their works, putting forward some hypotheses about the composition technique.
The second part consist of a bibliographic catalogue of the mayor theatre written by the two brothers, where all the known exemplars of the Figueroa’s comedias are described analytically. Each description is completed with a list of libraries where the exemplar is hold, a list compiled by consulting catalogues, printed and on-line, of the main libraries with Golden Age Spanish theatre holdings.
Finally, the third part is dedicated to the critical edition of one of the plays written in collaboration by Diego and José: Mentir y mudarse a un tiempo, prepared using a manuscript, which is probably autographic, as the copy-text. The edition is completed by a critical apparatus, with analysis of the witnesses, stemma codicum and register of variants. The edition is preceded by a general introductory study of the play.
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Reciproche influenze tra geomorfologia e popolamento antico presso le piane di foce dei fiumi tirrenici. Il caso del Fiume Garigliano / Environment and settlements near the Tyrrhenian river mouths. The Garigliano riverFerrari, Kevin <1981> 04 July 2012 (has links)
La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide.
Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica.
Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni.
Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare.
L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo.
Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari.
Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica. / The Garigliano plain (between Lazio and Campania) is characterized still recent times by an alternation of swamps or wet zones and well drained areas due to the presence of old beach ridges. The settlement system and the economy of the region were influenced by these natural conditions. Toponyms, cartography and aerial photos show all the signs of these typical coastal facies.
This research wants to reconstruct the evolution of the coastal landscape and to study the relationship between the human presence, the organization of the territory, the historical events and the climatic changes thanks to the geoarchaeological methodologies.
Before the Iron Age there is only one settlement on the top of Monte D’Argento, that is a little rocky promontory near the coastline. At the foot of this little hill there was a big swamp attested by a level of peats that was changing into a little lagoon communicating with the sea. This change terminated with the beginning of the Iron Age and contemporary a new settlements system started.
The Roman control of the region started at the end of IVth century b.C. with the deduction of 3 colonies (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno), and the centuriation of the territory. In this period there is a great number of archaeological areas that shows a widely spread population. Minturnae was located on the top of the most ancient beach ridge, from where it was possible to control an important crossing point on the river.
After the IInd-IIIrd century A.D. there are few zones with pottery or archaeological sites and we can infer that a crisis of the settlement system was in act. The town was inhabitated till the end of the VIth or the beginning of the VIIth century A.D., then the population moved to the nearest hills.
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"A la búsqueda de nuevos horizontes". La scrittura della migrazione africana in Spagna / “A la búsqueda de nuevos horizontes”. African migration writing in SpainRossini, Ilaria <1983> 04 July 2014 (has links)
La migrazione genera spesso nei soggetti migranti forme di spaesamento, poiché lo spostamento fisico condiziona la sfera emotiva: in loro può emergere il senso di nostalgia verso la patria e il desiderio del ritorno, oppure la volontà di annullare le proprie radici e di conformarsi ai modelli della società ricevente.
Spesso tali sensazioni di spaesamento possono essere superate grazie alla pratica creativa della scrittura; è per questo che nelle varie realtà di immigrazione ha preso campo la pratica della scrittura migrante, dove si dà spazio all’altro che cerca di far sentire la propria voce, ricorrendo alla lingua del Paese d’arrivo, senza rinunciare ai tratti distintivi della sfera culturale d’origine, creando testi ibridi, che disegnano un ponte tra le culture.
Focus della ricerca è la scrittura della migrazione africana in Spagna, studiata sia in prospettiva generale che specifica, mediante quattro autori e le relative opere selezionate: Laila (2010) della marocchina Laila Karrouch, Las tres vírgenes de Santo Tomás (2008) dell’equatoguineana Guillermina Mekuy, Una vida de cuento (2006) del camerunese Boniface Ofogo, Amina (2006) del senegalese Sidi Seck.
L’analisi dei testi è effettuata sulla base di due filoni tematici, la famiglia e il rapporto con la società d’arrivo, ed è corredata dallo studio del lessico relativo ai due temi di riferimento.
Leggere fra le righe il microcosmo della famiglia significa porre l’attenzione sulle diverse dinamiche affettive che stanno dietro alla parola “migrazione” e sulle particolari dimensioni familiari che caratterizzano la vita odierna, dove spesso avviene il contatto fra più culture. Un contatto che si riflette nel macrocontesto della realtà ospite dove si ha modo di avviare un dialogo fra nativi e stranieri, poiché spesso le iniziali forme di contrasto si tramutano in sete di conoscenza e volontà di avvicinarsi, facendo emergere l’idea che la diversità non separa ma arricchisce. / Migration is a complex and circumstantial phenomenon generating somehow forms of disorientation on the migrants, since the physical relocation influences also the emotional sphere. On one hand, migrants might feel the raising of homesickness and the desire to go back home, but, on the other hand, the willingness to cancel their roots and to broadly adapt themselves to the new society.
These feelings of disorientation might be positively overcome through the practice of the creative writing, giving the chance to everybody to express themselves in hybrid texts through the host country language, shaping, in this way, a unique cross-cultural bridge thanks to distinctive cultural and literary features of their homeland.
The research framework is focusing, from both a general and specific perspective, on the African migrant writing in Spain through the selected works of four authors: Laila (2010) by the Moroccan writer Laila Karrouch, Las tres vírgenes de Santo Tomás (2008) by Guillermina Mekuy from Equatorial Guinea, Una vida de cuento (2006) by the Cameroonian Boniface Ofogo and Amina (2006) written by the Senegalese Sidi Seck.
The analysis of these texts is well-framed within two main flows: the family and the relationship with the host society, linked to the study of the vocabulary related to the above mentioned themes.
The reader can feel emotional dynamics and domestic dimensions inside the family microcosm which are beyond the mere concept of “migration”, but where most of cultural pattern contacts arise. The host reality reflects this contact through the dialogue between natives and foreigners, whereas initial conflicts become afterwards opportunities to get closer and to better know each other, leading to the concept that diversity does not divide but connects and improve.
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The Bible in Medieval Love Lyrics: A Fundamental Element of European Poetry BooksHackett, Robert Lincoln <1982> 03 June 2014 (has links)
The focus of this study is the relationship among three different manuscripts (Modena, Bibl. Estense, MS α.R.4.4; Firenze, Bibl. Laurenziana MS Rediano 9; and London, BL, MS Harley, 2253) and the poetry they transmit. The aim of this research is to show the ways that the Bible was used in the transmission of the lyric poetry in the three literatures that they represent: Occitan (primarily through Marcabru’s songs), Italian (through the love poetry of Guittone d’Arezzo), and Middle English (through the Harley love lyrics and the MS.’s primary scribe), in a medieval European context.
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La resistenza dei legami. Narrazioni e rappresentazioni della famiglia nella trilogia di romanzi “Past Imperfect” (2004-2011) di Nuruddin Farah / The Resistance of Links. Narrations and Representations of the Family in Nuruddin Farah's Trilogy of Novels "Past Imperfect" (2004-2011)Mari, Lorenzo <1984> 23 May 2014 (has links)
Il presente progetto di ricerca riguarda la terza trilogia di romanzi di Nuruddin Farah, “Past Imperfect” (2004-2011). L’analisi dei tre testi che compongono la trilogia – “Links” (2004), “Knots” (2007) e “Crossbones” (2011) – evidenzia la persistente rilevanza delle narrazioni e delle rappresentazioni della famiglia all’interno di tutta la produzione letteraria dell’autore. Questa prospettiva critica richiede l’impiego di una metodologia che riunisce vari aspetti della critica letteraria di matrice post-strutturalista e, per altri versi, di stampo materialista, assecondando così le due principali tendenze critiche presenti all’interno degli studi postcoloniali. Lo stesso approccio teorico-metodologico può essere applicato anche in altri due ambiti critici chiamati in causa dalla trilogia di Nuruddin Farah: la cosiddetta “world literature” e la cosiddetta “failed-state fiction”. L’analisi delle narrazioni e delle rappresentazioni della famiglia richiede, inoltre, un approccio interdisciplinare molto esteso, stimolando ricerche negli ambiti della semiotica, dell’antropologia, della psicanalisi, dei Gender Studies e dei Trauma Studies. / The research project focuses on Nuruddin Farah’s third trilogy of novels, “Past Imperfect” (2004-2011). The analysis of the three novels included in the series – “Links” (2004), “Knots” (2007) and “Crossbones” (2011) – shows the persistency and the importance of the narrations and representations of the family throughout Nuruddin Farah’s literary production. This specific critical engagement requires a methodology which binds post-structuralist and materialist criticism together, according to the two main critical trends also used in Postcolonial Studies. The same approach can be also applied in two other critical fields which Nuruddin Farah’s trilogy allows reference to: “world literature” and “failed-state fiction”. The analysis of the narrations and the representations of the family, however, calls also for a broader interdisciplinary approach, involving further investigations in semiotics, anthropology, psychoanalysis, Gender and Trauma Studies.
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La ricostruzione dell'assetto topografico della VI regio augustea di Roma dal periodo repubblicano all'età tardoantica / The reconstruction of the topography of the Augustan regio VI of Rome from the republican period until the Late AntiquityBruzzesi, Marco <1977> 16 September 2013 (has links)
La VI regio augustea di Roma rappresenta uno dei settori urbani maggiormente investiti dalle modifiche radicali compiute dall’uomo nel processo di urbanizzazione della città che ne hanno modificato profondamente la situazione altimetrica e la conformazione originaria. Questi notevoli cambiamenti ebbero origine sin dall’età antica, ma si intensificarono profondamente soprattutto nel periodo rinascimentale quando a partire da Pio IV e soprattutto con Sisto V, attivo in tante altre zone della città, si svilupparono numerose opere di rinnovamento urbanistico che incisero notevolmente sul volto e sulle caratteristiche della zona in esame. A partire dal Rinascimento fino ad arrivare ai grandi scavi della fine del 1800 tutto il quartiere incominciò a “popolarsi” di numerosi edifici di grande mole che andarono ad intaccare completamente le vestigia del periodo antico: la costruzione del Palazzo del Quirinale e dei vari palazzi nobiliari ma soprattutto la costruzione dei numerosi ministeri e della prima stazione Termini alla fine dell’800 comportarono numerosi sventramenti senza la produzione di una adeguata documentazione delle indagini di scavo.
Questa ricerca intende ricostruire, in un’ottica diacronica, la topografia di uno dei quartieri centrali della Roma antica attraverso l’analisi dei principali fenomeni che contraddistinguono l’evoluzione del tessuto urbano sia per quanto riguarda le strutture pubbliche che in particolar modo quelle private. Infatti, il dato principale che emerge da questa ricerca è che questa regio si configura, a partire già dal periodo tardo-repubblicano, come un quartiere a vocazione prevalentemente residenziale, abitato soprattutto dall’alta aristocrazia appartenente alle più alte cariche dello Stato romano; oltre a domus ed insulae, sul Quirinale, vennero costruiti lungo il corso di tutta l’età repubblicana alcuni tra i più antichi templi della città che con la loro mole occuparono parte dello spazio collinare fino all’età tardoantica, rappresentando così una macroscopica e costante presenza nell’ingombro dello spazio edificato. / The Augustan VI Regio of Rome is one of the most urban areas hit by man-made radical changes in the process of urbanization of the city that have fundamentally altered the situation altitude and the original conformation. These remarkable changes originated from the age old but deeply intensified especially during the Renaissance when starting Pius IV and above with Sixtus V, active in many other areas of the city, developed numerous works of urban renewal that they recorded significantly on face and on the characteristics of the area. Since the Renaissance up to the large-scale excavations in the late 1800s around the neighborhood began to "populate" to many buildings of great size that went to undermine completely the vestiges of the ancient period: the construction of the Palazzo del Quirinale and the various palaces but especially the construction of numerous ministries and the first station Termini to the 800 behaved numerous eventrations without the production of a proper documentation of investigations of excavation.
This research aims to reconstruct, in a diachronic way, the topography of one of the central districts of ancient Rome through the analysis of the main phenomena that characterize the evolution of the urban fabric both in terms of public buildings especially private ones. In fact, the main result that emerges from this research is that regional configuring, starting as early as the late Republican period, as a vocation mainly residential district, inhabited mainly by the high aristocracy belonging to the highest offices of the Roman state; as well domus and insulae, on the Quirinal, were built along the course of the republican age some of the oldest temples of the city with their size of the space occupied hill until Late Antiquity, representing a macroscopic and constant presence overall size of the space center.
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The disappearing butch: discursively disciplining queer subjectivities.Moody, Cara Dawn 17 August 2011 (has links)
Our current social climate suggests that there is greater tolerance and acceptance of lesbians than ever before. There is evidence to suggest that gays and lesbians are becoming fully integrated into mainstream culture. Gay and lesbian characters are now regular media features with entire television shows such as The L-Word constructed around “lesbian” characters. Social acceptance of same sex sexual behavior has become such that celebrities such as Madonna and Britney Spears can kiss each other on national television to the titillation and amused delight of straight viewers. Perhaps the biggest indicator of increased acceptability of gays and lesbians is Canada’s 2005 change in marriage laws, now granting marriage licenses to same sex couples.
Despite these seeming advances to gay and lesbian equality, I contend that rather than cause for celebration, these developments are simply a modern spin on an old tactic – a reformulated method of assimilating and “normalizing” lesbians. The greater acceptance afforded to lesbians today is at least in part, a result of media images that commodify lesbians as reproductions of Hollywood straight women. Within this context it seems that few lesbians today, and even fewer young lesbians self identify as butch. My hypothesis is that if lesbian feminism was the old threat to butch identity, the shunning of identity and the appeal of inclusivity within the neo-liberal, capitalist paradigm is perhaps the new. Using Foucauldian discourse analysis and a feminist methodology, this thesis analyses historical and contemporary discourses related to lesbian subjectivity to explicate how butch identity is being made to disappear within North American lesbian communities. / Graduate
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La goutte et la feuille. Transfigurations de la beauté naturelle dans la littérature européenne: Chateaubriand, Hölderlin et Leopardi. / The drop and the leave. Transfigurations of natural Beauty in the european Literature: Chateaubriand, Hölderlin and Leopardi. / La goccia e la foglia. Trasfigurazioni della bellezza naturale nella letteratura europea: Chateaubriand, Hölderlin e Leopardi.Di Bartolo, Maurizio <1965> 04 June 2014 (has links)
La goutte et la feuille . Transfigurations de la beauté naturelle dans la littérature européenne : Chateaubriand , Hölderlin et Leopardi . La thèse se présente comme une étude morphologique de l'esthétique de la nature à la fin de 18 ans. Siècle. Le dénominateur commun est une étude comparative des paradigmes scientifiques et des images symboliques utilisés dans la littérature européenne . Sous ce point de vue la thèse identifie les formes originaires de la goutte et de la feuille comme un point de contact entre des moments culturels distincts, même si entrelacés. Un passage particulièrement important du travail est l'analyse structurelle du paysage . Le paysage est le point culminant d'accès aux secrets de l'écriture romantique. Le paysage commence avec la représentation classique du jardin édénique et se termine avec la forêt exotique américaine. Celle-ci est décrite par Chateaubriand, en tant qu’objet d’une KOINONIE stylistique à l’immensité sublime du désert et l'océan . Hölderlin place avec la beauté naturelle devient une harmonie secrète et sombre dans l'inconscient symbolique de l'âme humaine . Leopardi est l'auteur du désenchantement , et pourtant il est encore capable de pressentir empathiquement la mesure de l’imagination envers la beauté naturelle. Avec Léopards , cependant, s’accomplit la séparation finale entre l’EPOS de la beauté naturelle et l’ETHOS de la nature . Cette dernière est une grandeur morale, et au fait elle représente le moment de la dissolution nihiliste, notamment magnitude de l’esthétique typiquement romantique . Après Chateaubriand , Leopardi , et Hölderlin beauté naturelle ne seront plus transfigurant . / The drop and leaf. Transformations of the natural beauty in European literature: Chateaubriand, Hölderlin and Leopardi. The thesis introduces a morphological study of the aesthetics of nature at the end of 18. Century. The common thread is a comparative study of scientific paradigms and symbolic images used in the European literature. From this point of view, the thesis identifies the leaf and the drop as a point of contact between distinct and twisted cultural moments. A particularly important point is the analysis of the landscape. The scenery is the highlight for access to the secrets of writing romance. The landscape begins with the classical representation of the Garden of Eden and ends with the exotic forest. The latter is described by Chateaubriand, involvement in a sublime immensity of the desert and the ocean . Hölderlin instead with the natural beauty becomes a secret harmony and sunk into the unconscious symbolic of the human soul. Leopardi is the author of disenchantment, and yet he is still capable of feeling empathy towards natural beauty. With Leopardi , however, takes the final separation between natural beauty and nature. The latter is a moral grandeur, and is in fact the moment of nihilistic dissolution of a magnitude typically romantic aesthetic. After Chateaubriand, Leopardi , and Hölderlin the substance of natural beauty will no longer be transfiguring .
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Il Maquis nella letteratura spagnola contemporanea. Storia, memoria e rappresentazione narrativa / The Maquis in Spanish contemporary literature. History, memory and narrative representation / El Maquis en la literatura española contemporánea. Historia, memoria y representación narrativaPossi, Valeria <1985> 23 May 2014 (has links)
La tesi analizza la rappresentazione del maquis nella letteratura spagnola contemporanea, scritti in castigliano e pubblicati dal 1985 ad oggi.
La tesi si articola in tre capitoli: il primo presenta a livello teorico la metodologia e gli strumenti utilizzati nello svolgimento dello studio, ed è incentrato innanzitutto sul tentativo di definizione e catalogazione dei romanzi del maquis, con una particolare attenzione alla temperie culturale cui fanno riferimento, presentando le estetiche postmoderna e neomoderna e cercando di situare le opere narrative facenti parte del corpus della ricerca.
Nel secondo capitolo è centrale in cambio l’analisi dei rapporti tra Storia e narrazione: oltre a concentrarsi sul dibattito interdisciplinare circa le connessioni tra la Storia e la narrativa, si cerca di dar conto dei riflessi di questa riflessione contemporanea all’interno delle opere facenti parte del corpus.
Infine, il terzo capitolo riguarda l’analisi delle metafore animali rintracciabili nei romanzi sul maquis scelti, concentrandosi principalmente su Luna de lobos di Julio Llamazares e La agonía del búho chico di Justo Vila. L’impiego di questa figura retorica, che si ritrova in vari gradi in tutte le opere narrative scelte, risponde tanto ad una ricerca di verosimiglianza quanto alle modalità di rappresentazione della realtà empirica, riportando l’attenzione sui metodi atti alla figurazione e all’accesso alla conoscenza del mondo.
La proposta di un cambio di paradigma estetico e narrativo in atto nella letteratura contemporanea spagnola cerca quindi una conferma nel momento dell’analisi, attraverso la quale si cerca di indagare se, e in che misura, il romanzo sul maquis si inserisce nel dibattito letterario odierno, e quanto contribuisce allo sviluppo del medesimo paradigma estetico in via di definizione – quello neomoderno –, cercando una conferma che si basa sulla presenza di quelle tematiche segnalate nel momento della discussione teorica e metodologica come tratti basilari e strutturanti le opere. / This thesis analyzes the representation of the maquis in contemporary Spanish literature, written in Castilian and published from 1985 to present.
The thesis is divided into three chapters: the first presents the methodology and theoretical tools used in the course of the study, and primarily focuses on trying to define and classify the maquis’ novels, focusing on the cultural background to which they refer, presenting the neomodern and postmodern aesthetics and trying to situate the narrative works which are included in the research corpus.
The second chapter focuses on the analysis of the relationship between history and narrative: while it is centered on the interdisciplinary debate about the connections between history and fiction, the analysis tries to register the contemporary debate about it in the novels chosen as part of the corpus.
Finally, the third chapter deals with the analysis of animal metaphors in novels such as Julio Llamazares’s Luna de lobos and Justo Vila’s La agonía del búho chico. The use of this figure of speech answers both to a research of verisimilitude and to the representation of empirical reality, bringing their attention to the different ways of figuration and access to the knowledge of the world.
The proposal of a paradigm shift in aesthetic and narrative taking place in contemporary Spanish literature is the main focus of the analysis, which central postulate is the research for a confirmation to the hypothesis that asserts that maquis’ novels fits into the coeval debate, and contribute to the development of neomodern aesthetic paradigm being defined nowadays, looking for a confirmation that relies on the presence of those issues which are basic traits of these novels and which were reported in the methodological discussion proposed in the first chapters.
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L(ocus) d(atos) d(ecreto) d(ecurionum): La concessione di spazi pubblici nelle comunita' cittadine dell'italia romana / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum): the granting of public spaces in the urban communities of Roman ItalyPistarino, Valentina Emanuela <1981> 23 May 2014 (has links)
La tesi riguarda la concessione di spazi di proprietà pubblica a privati, intesi come singole persone o enti, quali ad esempio i collegi, da parte delle autorità cittadine. Le fonti a disposizione per indagare tale pratica burocratica sono quasi totalmente di natura epigrafica, per lo più attestanti l’espressione locus datus decreto decurionum, variamente abbreviata, o formule similari. Questo aspetto della vita civica è stata cursoriamente oggetto di studio in diversi contributi, ma si tratta di articoli che circoscrivono il tema, analizzandolo in relazione a ristrette aree geografiche, oppure considerandone determinati aspetti (ad esempio l’ambito sacro o quello funerario). Si è perciò ritenuto utile proseguire questa linea di ricerca affrontando uno studio di più ampio raggio, che comprenda la documentazione epigrafica dell’intero territorio italico (costituito dalle undici regioni augustee ad esclusione di Roma), per tutte le tipologie testuali (iscrizioni sacre, funerarie, onorarie, su opera pubblica, exempla decreti), allo scopo di formulare osservazioni più precise e puntuali sulla procedura burocratica in esame, pur con tutti i limiti noti a chi affronti questo genere di indagine.
Tra le conclusioni raggiunte, è emerso come durante il I-II sec. d.C. vi fosse la tendenza a concedere, sporadicamente, dei loca sepulturae extraurbani a membri delle famiglie delle élites cittadine, anche donne e fanciulli, mentre il foro e le altre aree pubbliche interne alla città erano soprattutto utilizzate direttamente dai decurioni per l’elevazione di dediche e statue. Nel corso del II sec. d.C., con massima diffusione nell’età antonina e poi in quella severiana, prese invece piede l’uso privato a scopo onorario degli spazi pubblici siti all’interno delle città, ovvero in aree prima pressoché precluse all’intervento di singoli cittadini: familiari e liberti, collegi e altri organismi commissionavano statue dedicate prevalentemente agli amministratori locali, magistrati cittadini spesso divenuti anche cavalieri. / The thesis deals with the granting of public spaces to privates, defined as individuals or entities, such as colleges, by the city authorities. The sources available to investigate this bureaucratic practice are almost entirely the epigraphic ones, mostly showing the expression locus datus decreto decurionum, variously abbreviated, or similar formulas. This aspect of civic life has been sporadically studied in a number of contributions, but these are items that surround the topic, analyzing it in relation to restricted geographical areas, or considering certain aspects (such as the funerary or sacred sphere). It was therefore considered useful to continue this line of research tackling a study of more wide-ranging, including the epigraphic documentation of the entire Italian territory (consisting of the eleven Augustan regions with the exception of Rome), for all types of texts (sacred, funerary, honorary, on public works, exempla decreti) in order to express observations on the bureaucratic procedure in question, even with all the limits known to those who deal with this kind of investigation. Among the conclusions, it emerged that during the I-II century A.D. there was a tendency to sporadically grant loca sepulturae to the families’ members of the urban élites, including women and children, while the forum and other public areas inside the cities were directly used by the decuriones for the elevation of dedications and statues. During the second century AD, with maximum diffusion in the Antonine and Severan age, the private use of public spaces within the city for honorary aims increased, using areas previously almost precluded to the intervention of individual citizens: families and freedmen, colleges and other organizations commissioned statues mainly dedicated to local administrators, often also become equites.
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