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Expériences du sacré et (dé)figurations du Christ. Artaud, Beckett, Pasolini / Experiences of the Sacred and (De)figurations of Christ. Artaud, Beckett, Pasolini / Esperienze del sacro e (de)figurazioni di Cristo. Artaud, Beckett, Pasolini

Della Casa, Martina <1984> 04 June 2014 (has links)
« Dieu est mort » proclame à l’envi le fou nietzschéen. C’est sous l’égide inquiète de cette assertion paroxystique, traduisant ce «malaise de la culture» qu’évoquait Freud, que la pensée, la littérature et l’art du XXe siècle européen évoluent. Cependant, le christianisme dont ce cri signe l’extrême décadence, n’est pas seul à imprégner les productions artistiques de ce siècle, même les plus prétendument athées, mais avant tout la figure du Christ - autour de laquelle sont structurés tant cette religion que son système de croyance – semble, littéralement et paradoxalement, infester l’imaginaire du XXe siècle, sous des formes plus ou moins fantasmatiques. Ce travail se propose ainsi précisément d’étudier, dans une optique interdisciplinaire entre littérature, art et cinéma, cette dynamique controversée, ses causes, les processus qui la sous-tendent ainsi que ses effets, à partir des œuvres de trois auteurs : Artaud, Beckett et Pasolini. L’objectif est de fournir une clé de lecture de cette problématique qui mette en exergue comment « la conversion de la croyance », comme la définit Deleuze, à laquelle ces auteurs participent, n’engendre pas un rejet purement profanatoire du christianisme mais, à l’inverse, la mise en œuvre d’un mouvement aussi violent que libératoire qualifié par Nancy de « déconstruction du christianisme ». Ce travail entend donc étudier tout d’abord à la lumière de l’expérience intérieure de Bataille, l’imaginaire christique qui sous-tend leurs productions ; puis, d’en analyser les mouvements et les effets en les questionnant sur la base de cette dynamique ambivalente que Grossman nomme la « défiguration de la forme christique ». Les excès délirants d’Artaud, l’ironie tranchante de Beckett et la passion ambiguë de Pasolini s’avèrent ainsi participer à un mouvement commun qui, oscillant entre reprise et rejet, débouche sur une attitude tout aussi destructive que revitalisante des fondements du christianisme. / "God is dead!" cries the Nietzschean madman. It is under the anxious auspices of this jarring expression, encapsulating what Freud called the “discontent of civilization”, that the philosophy, literature and art of the 20th century developed in Europe. However, just as Christianity, whose extreme decadence this cry testifies to, has remained persistently present in the artistic productions of this past century—even in those who have claimed to be the most atheist—the figure of Christ, the center around which this religion and its belief system are structured, seems to both literally and paradoxically haunt the the 20th century European imagination to more or less phantasmatic extents. This work therefore aims to examine this dynamic, its motives, underlying processes and related effects, from an interdisciplinary perspective (that of literature, art, and cinema) based upon the works of Antonin Artaud, Samuel Beckett and Pier Paolo Pasolini. The primary objective here is to propose a key for understanding this issue where the “conversion of faith”, in Deleuzean terms, in which these authors participate, does not imply a purely profanatory rejection of Christianity. Artaud, Beckett and Pasolini rather bring forward that equally violent and liberating movement which Jean-Luc Nancy defines as the "deconstruction of Christianity". Hence this study has two goals. Firstly, to investigate the Christ-based imaginary universes of Artaud, Beckett and Pasolini in light of Bataille’s inner experience. Secondly, to question its motives and its effects starting from the ambivalent dynamics which Évelyne Grossman defines as the “defiguration of the Christological form”. By doing so, Artaud’s delirious excesses, Beckett’s pungent irony and Pasolini’s ambiguous passion reveal themselves to be participating in a common movement, wavering between recovery and refusal, and resulting in a predisposition which is both destructive and revitalizing with respect to the foundations of Christianity. / “Dio è morto!” grida il folle nietzschano, ed è sotto l’egidia inquieta di questa celebre asserzione, espressione che traduce quel “disagio della civiltà” di cui parla Freud, che si sviluppano il pensiero, la letteratura e l’arte del XX secolo europeo, assumendone le conseguenze. Eppure, non solo il cristianesimo, di cui quest’urlo testimonia l’estrema decadenza, resta insistentemente presente in seno alle produzioni artistiche di questo secolo, anche le più dichiaratamente atee, ma la figura di Cristo, attorno alla quale questa religione e il suo sistema di credenza si strutturano, sembra tanto letteralmente quanto paradossalmente, infestare l’immaginario novecentesco europeo. Questo lavoro si propone quindi di indagare, in un’ottica interdisciplinare (letteratura, arte, cinema), proprio questa dinamica controversa, le sue ragioni, i processi che la sottendono e i suoi effetti, a partire dall’opera eclettica e esemplare di tre autori : Artaud, Beckett e Pasolini. Il fine è quello di offrire una chiave di lettura di questa problematica che metta in luce quanto la “conversione di credenza”, per dirlo in termini deleuziani, a cui questi autori partecipano, non implichi affatto un rigetto puramente profanatorio del cristianesimo, bensì la messa in opera di quel movimento, tanto violento quanto liberatorio, che Nancy definisce di “decostruzione del cristianesimo”. Questo lavoro si propone dunque, prima, di indagare, alla luce dell’esperienza interiore di Bataille, l’immaginario cristologico che è sotteso, più o meno visibilmente, alla loro produzione, e poi di analizzarne le movenze e gli effetti interrogandoli a partire da quella dinamica ambivalente che Grossman definisce di “defigurazione della forma cristologica”. Gli eccessi derliranti di Artaud, l’ironia talgiente di Beckett e la passionalità ambigua di Pasolini si rivelano così essere partecipi di un movimento comune che, oscillando tra ripresa e rifiuto, sfocia in un attitudine tanto distruttiva quanto rivitalizzante, nei confronti dei fondamenti del cristianesimo.
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Per un'archeologia del lavoro in eta' protobizantina. Organizzazione e committenza del cantiere edilizio attraverso i marchi dei marmorari / The archaeology of early-byzantine architectural yard. Work-organization, patrons and society through masons’ marks on marble

Marsili, Giulia <1985> January 1900 (has links)
La ricerca riguarda lo studio del cantiere edilizio protobizantino, con particolare riferimento al ciclo della lavorazione del marmo. Quest’ultimo viene analizzato sotto il profilo amministrativo, tecnico, sociale ed artigianale. L’elemento guida della ricerca sono i marchi dei marmorari, sigle apposte da funzionari e maestranze durante il processo produttivo. Dapprima, fonti letterarie ed epigrafiche, tra cui le sigle di cava e officina su marmo, vengono esaminate per ricostruire il sistema alto-imperiale di amministrazione delle cave e di gestione dei flussi marmorei, nonché l’iter tecnico-artigianale adottato per la produzione dei manufatti. Il confronto con i dati disponibili per la tarda antichità, con particolare riferimento alle cave di Proconneso, evidenzia una sostanziale continuità della prassi burocratico-amministrativa, mentre alcuni cambiamenti si riscontrano nell’ambito produttivo-artigianale. Il funzionamento degli atelier marmorari viene approfondito attraverso lo studio dei marchi dei marmorari. Si tratta di caratteri greci singoli, multipli o monogrammi. Una ricognizione sistematica delle sigle dalla pars Orientalis dell’impero, reperite in bibliografia o da ricognizioni autoptiche, ha portato alla raccolta di circa 2360 attestazioni. Per esse si propone una classificazione tipologica tra sigle di cava, stoccaggio, officina. Tra le sigle di cava si annoverano sigle di controllo, destinazione/committenza, assemblaggio/posizionamento. Una particolare attenzione è riservata alle sigle di officina, riferibili ad un nome proprio di persona, ovvero al πρωτομαΐστωρ, il capo-bottega che supervisionava il lavoro dei propri artigiani e fungeva da garante del prodotto consegnato alla committenza. Attraverso lo studio comparato delle sigle reperite a Costantinopoli e in altri contesti si mette in luce la prassi operativa adottata dagli atelier nei processi di manifattura, affrontando anche il problema delle maestranze itineranti. Infine, sono analizzate fonti scritte di varia natura per poter collocare il fenomeno del marmo in un contesto socio-economico più ampio, con particolare riferimento alle figure professionali ed artigianali coinvolte nei cantieri e al problema della committenza. / The research deals with the study of the architectural yard in early byzantine period, with a particular focus on the marble manufacturing cycle. This one is analyzed under an administrative, social and artisanal point of view. Masons’ marks on marble items are the guiding element of the research. First, epigraphic and literary sources are analysed in order to reconstruct the system of quarry-administration and marble supply during the Principate, as well as the handcrafted procedure adopted in the production. The comparison with the available data for late antiquity, particularly referring to the quarries of Marmara Island, shows an effective continuity in the administrative and bureaucratic practice, but a remarkable transformation in the production system. The functioning of marble workshops is deepened through the study of masons’ marks. This term point out inscriptions composed of single or multiple Greek characters, carved by officials and workers during the productive process. About 2360 epigraphic evidences are collected in a database, which includes both published and unpublished witnesses from personal surveys. A typological classification of early byzantine marks is proposed, including quarry, stock, workshop marks. Among quarry marks, control, destination/committed, assembly/placement marks are counted. A particular attention is reserved to the class of workshop marks: they can be referred to proper names, that identify the πρωτομαΐστωρ, the head chief who supervised his own craftsmen’s work and check the products intended to the patrons. The operational process adopted in the manufacture is investigated through comparative analyses of marks, with a particular focus on the topic of itinerant workshops. In conclusion, several types of written sources are examined, in order to place the phenomenon of stone-working in a wider socio-economic context. The main attention is devoted to the subject of bureaucratic and artisanal figures involved in the architectural yards and to the problem of the committee.
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Las variaciones de la “serliana”: aspectos y motivos de la arquitectura del poder desde la Antigüedad al Renacimiento italiano y español / Le variazioni della "Serliana": Aspetti e motivi dell'architettura del potere dall'antichita' al rinascimento italiano e spagnolo / The Variations of the "Serliana": Aspects and Motifs of the Architecture of Power from Classical Antiquity to Italian and Spanish Renaissance

Parada Lopez de Corselas, Manuel <1986> January 1900 (has links)
Principales aportaciones: Elenco actualizado y más completo de “serlianas” hasta el momento, incluyendo el más amplio repertorio numismático e iconográfico sobre el tema. Visión de conjunto crítica de la “serliana” y motivos afines en la Antigüedad, la Edad Media y el Renacimiento, atendiendo a una selección de ejemplos en todos los formatos posibles (arquitectura e iconografía). Inclusión y explicación de la “serliana” dentro de los avances de la arquitectura romana, con atención a las fuentes escritas. Identificación de las principales áreas de origen y desarrollo de la “serliana”. Explicación de las causas y resultados de los procesos de innovación arquitectónica. Demostración de la llegada de la “serliana” a Hispania mucho antes que el disco de Teodosio. Indagación en las funciones y posibles implicaciones simbólicas de ejemplos de “serliana”. Hipótesis sobre el papel desempeñado por las arquitecturas efímeras. Hipótesis sobre el papel de la arquitectura militar en época romana para la difusión de la “serliana”. Comentario crítico de la situación de la “serliana” en la Antigüedad Tardía y visión general de sus procesos de transferencia y metamorfosis. Demostración de la pervivencia de la “serliana” en la Edad Media. Análisis de la arcada triple como posible sustituto de la “serliana”. Comentario crítico de los dibujos tardomedievales y renacentistas sobre la “serliana” y su relación con el estudio contemporáneo de los monumentos antiguos. Identificación de ejemplos y comentario crítico de la situación de la “serliana” en la Italia del Quattrocento y del Cinquecento. Análisis de las confluencias de la “serliana” Italia-España y evolución del motivo en este último ámbito. Demostración de las novedades propias del ámbito hispano. / The main contributions included in this doctoral thesis are An updated list of all examples we have been able to identify thus far, including the most complete iconographic and numismatic catalogue of images featuring the ‘Serliana’. A critical overview of the use of the ‘Serliana’ and similar motifs through Antiquity, Middle Ages and the Renaissance, including examples in as many different formats as possible (architecture and iconography) Identification of the main areas where the ‘Serliana’ originated and developed, and the formal and technical advances produced in each of these locations. Explanation of the causes and the consequences of the processes of architectonic innovation. Proving that the arrival of the ‘Serliana’ in Hispania dates from around the II century AD. Discussion of the numerous iconographic examples. Discussion of the functions and possible symbolic meaning. Hypothesis on the role of ephemeral architecture on the development of the ‘Serliana’. Hypothesis on the role played by military architecture. Review of the usage of the ‘Serliana’ in Late Antiquity and general overview of the processes of transfer and transformation. Demonstration that the usage of the ‘Serliana’ continued through the Middle Ages Analysis of the triple arcade as a possible replacement for the ‘Serliana’. Critical commentary of late medieval and Renaissance drawings depicting the ‘Serliana’, and its relationship with the study at the time of classical monuments. Identification of examples and critical commentary of the usage of the ‘Serliana’ in Quattrocento Italy. Identification of paradigmatic examples and critical commentary of the usage of the ‘Serliana’ in Quattrocento and Cinquecento Italy. Analysis of the convergence of the ‘Serliana’ from Italy to Spain and evolution of the motif in the latter country. Demonstration of the specifically Spanish innovations.
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Frammenti di Erodoto: Problemi e metodi nello studio della storiografia frammentaria / Fragments of Herodotus: problems and methodology in the study of fragmentary historiography

Liuzzo, Pietro Maria <1985> 23 May 2014 (has links)
Il percorso sui Frammenti di Erodoto è cronologico. L'introduzione presenta criteri di lavoro, un esempio di studio sul Proemio delle Storie e la struttura generale. Per ogni momento è preso in considerazione un fenomeno particolare con un esempio. Il primo caso è contemporaneo ad Erodoto. Si tratta di un test che riguarda la criticità di alcuni concetti chiave tradizionali: intertestualità e riferimenti letterali. Il secondo capitolo è uno studio sulla storiografica di IV secolo a.C., periodo di fioritura e determinazione delle norme del genere. Qui si mettono in luce la criticità dei frammenti multipli aprendo in questo modo ampie possibilità di ricerca. Il capitolo successivo, sulla tradizione papiracea mostra il passaggio storico tra la tradizione indiretta a la tradizione manoscritta e permette uno sguardo all'epoca alessandrina. Include un catalogo ed alcuni aggiornamenti. Il capitolo quinto pone invece problemi tradizionali di trasmissione delle tradizioni storiche affrontando lo studio di FGrHist 104, testo che permette di osservare passaggi della storiografia di quinto e quarto secolo avanti Cristo. I due capitoli sulle immagini e sul Rinascimento, paralleli per quanto riguarda i riferimenti cronologici, offrono un ponte per passare dal discorso storiografico a quello in cui la consapevolezza di Erodoto è già maturata come parte della ”cultura”. Alto Medioevo, Umanesimo e Rinascimento offrono spazio a storie delle Storie che iniziano ad essere quasi di ricezione di Erodoto. Questo tema è l'oggetto dei due capitoli finali, studi legati alla presenza o assenza di Erodoto in discipline e pensieri moderni e contemporanei: il pensiero di genere e l’analisi conversazionale. Le appendici completano soprattutto il capitolo su Aristodemo con uno studio sul codice che lo trasmette, il papiro P.Oxy 2469 e il testo stesso, con traduzione e commento storico. Il lavoro si completa con una premessa, una bibliografia strutturata e indici di persone e passi citati. / The thesis on the fragments of Herodotus has a chronological structure. The introduction sets criteria, with an example about the Proemium. Each period is considered through a phenomenon and an example. the first case is contemporary to Herodotus, it is a test of key concepts as intertextuality and direct quotations. the second chapter studies the historiography of the IV century B.C., a period in which the genre flourished and defined its own rules. here are highlighted the problems of multiple fragments which in turn open to new possibilities for research. the following chapter presents through the papyrological tradition, the passage from indirect to manuscript tradition and allows to glance at the alexandrinian period. It includes a catalogue. The fifth chapter faces problems of transmission of historical traditions looking a late text, FGrHist 104, which has remains of historiography of the V and IV century B.C.. The chapters on images and the Renaissance are chronologically parallel and offer a bridge from the historiographic discourse to the period in which Herodotus' presence in culture was established. Middle Ages, Umanesimo and Renaissance contain stories of the Stories introducing the reception of Herodotus. This is the theme of the two final chapters, which look at Herodotus in two modern disciplines: Gendre Studies and Conversation Analysis. The appendixes complete the fifth chapter with presentations of the manuscript and of P.Oxy 2469, the text, translation and commentary to the text. The thesis is completed by a foreword, a structured bibliography and indexes.
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Un Mediolaniensis mos in epigrafia: l'officina epigrafica di Mediolanum / Searching for a Mediolaniensis mos in epigraphy: the epigraphic habit of Mediolanum

Zoia, Serena <1986> 25 May 2015 (has links)
Si compie un'indagine al fine di determinare se all'interno dell'epigrafia romana fossero presenti precise specificità locali e quale livello di consapevolezza ne avessero i fruitori del mezzo epigrafico. Campione di indagine è l'orizzonte epigrafico di Mediolanum, di cui si definiscono le specificità - monumentali, impaginative, sintattiche, ma anche relative a maestranze e committenza - per confronto con le produzioni epigrafiche circostanti. Il quadro finale è quello di una produzione ben inserita negli orizzonti cisalpino e transpadano, ma che allo stesso tempo se ne differenzia per una serie di peculiarità, che in taluni casi sembrerebbero volutamente ricercate dai committenti. / The aim of this thesis is to point out the existence of local specificities in the Roman epigraphic production, and to determine whether the users of the epigraphic medium were aware of them or not. At this purpose the epigraphic production of Mediolanum has been taken into account; the Milanese inscriptions have been catalogued, analyzed from both a monumental and textual point of view, and compared to those of other Cisalpine cities. In this way it has been possible to find out several peculiarities that distinguished the epigraphic habit of Mediolanum from both the Cisalpine and Transpadane one; besides, in some cases, the purchasers of the inscriptions seem to have been well aware of these peculiarities.
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L’espace urbain indien dans la littérature européenne au XXème siecle. Pour une perspective post-orientaliste. / Indian urban space in European literature of XXth century. Towards a post-orientalistic perspective.

Funari, Fernando <1986> January 1900 (has links)
L'affermarsi della teoria della « imaginative geography » di Edward Saïd (Orientalism, 1978), nell'arco degli ultimi trent'anni, ha imposto un orientamento prettamente sociopolitico, gramsciano e foucaultiano alla critica del testo, proponendo un'unica soluzione interpretativa per un corpus eterogeneo di testi (scientifici e artistici, antichi e moderni) accomunati dal fatto di « rappresentare l'Oriente ». La costruzione europea dello spazio orientale, dice Saïd, non rappresenta solo un misconoscimento dell'Altro, ma una sua rappresentazione tendenziosa e finalizzata a sostenere la macchina dell'imperialismo occidentale. In particolare, la rappresentazione « femminilizzata » della geografia orientale (come luogo dell'exploit del maschio bianco) preparebbe e accompagnerebbe l'impresa di assoggettamento politico e di sfruttamento economico dei paesi ad Est dell'Europa. Se Orientalism ha conosciuto fortune alterne dall'anno della sua apparizione, negli ultimi anni una vera e propria corrente anti-saidiana ha preso forza, soprattutto in ambito francese. Attraverso l'analisi di circa trenta opere francesi, belga, inglesi e italiane del Novecento, questa tesi cerca di visualizzare i limiti teorici della prospettiva saidiana rivolgendosi a un esame della rappresentazione dello spazio urbano indiano nella letteratura europea contemporanea. Nello specifico, uno studio delle nuove strutture e dei nuovi modelli della femminilizzazione dello spazio orientale indiano cercherà di completare – superandolo in direzione di un « post-orientalismo » – il riduzionismo della prospettiva saidiana. / The emergence of the Edward Said’s theory of "imaginative geography" (“Orientalism”, 1978), over the last thirty years, has imposed to textual criticism a purely socio-political (Gramscian and Foucauldian) orientation, offering a single interpretation of a heterogeneous corpus of texts (scientific and artistic, ancient and modern) having in common the characteristics of "representing the East". It follows that the European construction of the Oriental space is not just a misunderstanding, but a tendentious representation aiming to support Western imperialism. In particular, the "feminized" representation of eastern geography (as the theatre of the exploit of the white male) is supposed to allow the political subjugation and the economic exploitation of the countries to the East of Europe. If “Orientalism” has experienced mixed fortunes since its publication in the 80ies, in recent years, a real anti-saidian current has gained strength. The thesis a aims to show the limits of the saïdien theoretical approach through the analysis of about thirty French, Belgian, English and Italian works of the 20th century, focusing on examination of the representation of Indian urban space in contemporary European literature. More specifically, a study of the new models and structures of the Indian space’s feminization will try to contribute in filling the gap in the studies of the saidian perspective towards the approach of “post-orientalism”. / L'affermarsi della teoria della « imaginative geography » di Edward Saïd (Orientalism, 1978), nell'arco degli ultimi trent'anni, ha imposto un orientamento prettamente sociopolitico, gramsciano e foucaultiano alla critica del testo, proponendo un'unica soluzione interpretativa per un corpus eterogeneo di testi (scientifici e artistici, antichi e moderni) accomunati dal fatto di « rappresentare l'Oriente ». La costruzione europea dello spazio orientale, dice Saïd, non rappresenta solo un misconoscimento dell'Altro, ma una sua rappresentazione tendenziosa e finalizzata a sostenere la macchina dell'imperialismo occidentale. In particolare, la rappresentazione « femminilizzata » della geografia orientale (come luogo dell'exploit del maschio bianco) preparebbe e accompagnerebbe l'impresa di assoggettamento politico e di sfruttamento economico dei paesi ad Est dell'Europa. Se Orientalism ha conosciuto fortune alterne dall'anno della sua apparizione, negli ultimi anni una vera e propria corrente anti-saidiana ha preso forza, soprattutto in ambito francese. Attraverso l'analisi di circa trenta opere francesi, belga, inglesi e italiane del Novecento, questa tesi cerca di visualizzare i limiti teorici della prospettiva saidiana rivolgendosi a un esame della rappresentazione dello spazio urbano indiano nella letteratura europea contemporanea. Nello specifico, uno studio delle nuove strutture e dei nuovi modelli della femminilizzazione dello spazio orientale indiano cercherà di completare – superandolo in direzione di un « post-orientalismo » – il riduzionismo della prospettiva saidiana.
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Strategie insediative, economiche e scambi culturali nell'Appennino bolognese e romagnolo nell'eta' del Bronzo / Settlement and economic strategies and cultural exchanges in bolognese and romagnolo Appennines during the Bronze age

Guerra, Lisa <1978> January 1900 (has links)
Il seguente lavoro analizza lo sviluppo dell’occupazione territoriale dell’area collinare e montana del bolognese e della Romagna nell’età del Bronzo. Si sono censite le attestazioni archeologiche relative all’età del Bronzo nell’area di studio, per analizzare le tendenze insediative e le loro eventuali modificazioni nel corso del tempo, onde individuare le strategie alla base del scelta del luogo da insediare e le eventuali vie di percorrenza. Attraverso l’analisi tipologica del materiale rinvenuto nei vari contesti si è cercato di determinare le influenze culturali provenienti dal centro Italia o dalla zona terramaricola. Per raggiungere questo obbiettivo si sono analizzati i dati di archivio della Soprintendenza ai beni archeologici dell’Emilia Romagna e l’Archivio Renato Scarani, protagonista delle ricerche archeologiche in Emilia Romagna per il periodo degli anni ’50-’70 del XX secolo, recentemente acquisito dall’Università di Bologna. Ai dati desunti dagli archivi, che in molti casi hanno chiarito le vicende concernenti le indagini ed i posizionamenti di molti dei siti segnalati ed esplorati tra la seconda metà del XIX e gli anni ’70 del XX secolo, che costituiscono la maggioranza del campione analizzato, si sono aggiunti i dati recentemente acquisiti a seguito degli scavi a Monterenzio Località Chiesa Vecchia (Bo), uno dei siti più importanti (per stratigrafia conservata e per contesto territoriale) dell'Appennino Bolognese. / The following paper analyzes the development of territorial occupation of the hills and mountains of Bologna and Romgna during the Bronze Age. They have been censused the claims related to the Bronze Age archaeological sites in the study area, to analyze trends settlement and their possible changes over time, in order to identify the strategies behind the choice of location to settle and channels.Through typological analysis of the material found in different contexts we have tried to determine the cultural influences coming from the central Italy or from terramare's area. To achieve this goal we analyzed the data archive of the Superintendence of Cultural Heritage of Emilia Romagna and the Renato Scarani's Archive, protagonist of archaeological research in Emilia Romagna for the period of the 50s and 70s of the twentieth century, recently acquired by the University of Bologna. The data taken from the archives, which in many cases have clarified the matters involving investigations and placements of many of the reported sites and explored between the second half of the nineteenth and the 70s of the twentieth century, that make up the majority of the sample analyzed; the data have been implemented by the result of the excavations in Monterenzio-Località Chiesa Vecchia(Bo) one of the most important (for stratigraphy and preserved for local context) of the Bolognese.
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Citta' e territorio: La formazione della citta' romana nell'ager gallicus / Cities and landscape: the formation of the Roman town in the ager Gallicus

Silani, Michele Giovanni <1983> January 1900 (has links)
La presente ricerca affronta lo studio della formazione delle realtà urbane nell'area dell'antico Ager Gallicus, grossomodo corrispondente all'attuale territorio delle Marche settentrionali. Nel quadro della colonizzazione romana il fenomeno urbano rappresenta, infatti, l'elemento cardine nell'organizzazione di un territorio. Per tale ragione, si è scelto di condurre un lavoro finalizzato alla comprensione dei tempi e dei modi che portarono alla formazione dei municipi e delle colonie nella strutturazione romana del territorio, cercando anche di comprendere le scelte insediative alla base delle singole forme strutturali. L'analisi della genesi e dello sviluppo del fenomeno urbano nell'ager Gallicus ha come obiettivo ultimo l'approfondimento della conoscenza sulla colonizzazione e romanizzazione in area medio adriatica. La ricerca si articola in: uno stato dell'arte delle più recenti interpretazioni storiografiche; una sintesi sulle cosiddette “forme della conquista” (frequentazioni “precoloniali”, realtà santuariali, fondazioni coloniarie, realtà proto-urbane legate all'agro); una dettagliata e aggiornata schedatura storico-archeologica e urbanistico-topografica delle singole realtà urbane dell'ager Gallicus (le colonie di Sena Gallica, Pisaurum, Fanum Fortunae e Aesis, e i municipi di Forum Sempronii, Suasa e Ostra, e Sentinum); una parte conclusiva dove, mettendo a confronto gli elementi alla base della definizione urbana delle realtà esaminate, vengono delineati e sintetizzati i principali modelli di formazione delle città nell'ager Gallicus così individuati (fondazione coloniaria; fondazione coloniaria preceduta da una fase precoloniale nella forma di conciliabulum; nucleo di aggregazione precedente (conciliabulum) scelto quale polo di riferimento del popolamento sparso nel territorio al momento delle distribuzioni viritane; centro di servizio creato in funzione di assegnazioni di terre ai coloni). Infine, viene tracciato un quadro complessivo della romanizzazione dell'ager Gallicus, che, in estrema sintesi, si configura come un processo progressivo di occupazione del territorio rispecchiato dallo sviluppo stesso del fenomeno urbano, ma che si differenzia dalle aree limitrofe o dall'area cisalpina per alcune importanti dinamiche etnico-demografiche. / The present research focuses on the formation of the urban realities in the ancient area of the ager Gallicus, corresponding to the actual territory of the northern Marche region. In fact, within the framework of the Roman colonization, the urban phenomenon represents the pivotal element for the organization of the territory. For this reason, the study is aimed at the comprehension of the dynamics and settlement choices at the basis of the structural forms of the Roman occupation. The final goal of the analysis of the genesis and development of the urban phenomenon in the ager Gallicus is to contribute to the general knowledge about the colonization and romanization processes in the entire medium-Adriatic area. The study is articulated in: state of the art of the most recent historiographic interpretations; a synthesis of the so-called “forms of the conquest"; a detailed and updated analysis, from the historical-archaeological and urban-topographical point of view, of the single urban realities of the ager Gallicus; a conclusive part where, confronting the elements at the basis of the urban definitions of the several examined realities, the main models for the formation of the cities are defined and described (coloniary foundation; coloniary foundation preceded by a pre-colonial presence in the form of a conciliabulum; previous nucleus of aggregation selected as reference pole for the spread settlements, scattered over the territory during the viritane distributions; centre of service created in function of the lands assignments to the colonists). Finally, a wider framework about the romanization in the ager Gallicus is outlined. In synthesis in this territory, the romanization appears as a progressive process of occupation, directly reflected by the development of the urban phenomenon, but which differs from what attested in the bordering areas or in the Cisalpina for some important ethnic and demographic dynamics.
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Hierapolis-Castabala: The Urban Development in A.D. 1st to 3rd Centuries

Zeyrek, Ali Nadir <1976> January 1900 (has links)
The goal of the present dissertation is to explore the urbanization process in Castabala in A.D. 1st to 3rd centuries, along with the factors affecting the urbanization of the city and the impact of Romanization on this process, by making use of the buildings that are proven or assumed to date back to this period. A further goal is to provide a general assessment of these buildings based on the finds and findings revealed by the excavations in Castabala, which first started in 2009, and use these as evidence for proposing new dating for buildings that have not been fully dated.
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The Circulation of Physiognomical Discourse in European Theatrical Culture, 1780-1830

Mur, Maria-Christina <1988> January 1900 (has links)
This dissertation analyses the influence and impact of the discourse on Physiognomy on European theatrical culture at the end of the eighteenth and the beginning of the nineteenth centuries. The debate about the scientific nature of Physiognomy prompted by the work of Johann Caspar Lavater, is discussed in the theoretical and philosophical introduction. Starting from the concept that Physiognomy refers to particular signs on the face, which can be read and interpreted through a well-defined system, this dissertation looks for evidence of a knowledge and awareness of this pseudo-scientific theory among various authors of theatrical works. The methodology applied in the two analytical parts refers to the semiotics of theatre and the subdivision of its material into “performance text” and “dramatic text”. The first part discusses the influence of Physiognomy on theatrical performance. Theatre is seen as a public space and the actor stands at the centre of the performance. The acting manuals published between 1740 and 1840, offer a large amount of physiognomic and pathognomic elements, among them, the theory related to the passions and emotions comes to be of crucial importance in this analysis. In the second part, the influence of Physiognomy on the plays is analysed. This part is dedicated to a text analysis of a selected dramatic corpus of plays in French, English, Italian and German. The analyses begin by summarizing some newly developed genres, such as Melodrama, Comédie Larmoyante, Drame bourgeois, Rührstück, and Bürgerliches Trauerspiel. Physiognomy makes an appearance in many different guises: in the so-called “physiognomical portraits”, for instance, where we find animated discussions on the passions to be displayed, and also direct references to Johann Caspar Lavater and his science. The text analysis ends with a contextualization of the dramatic corpus seen within a wider artistic production of the time (portraits, caricatures, silhouettes).

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