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Sindrome da insensitività completa agli androgeni e massa ossea. Valutazione basale e longitudinale dopo oltre 12 mesi di terapia estrogenica / Complete Androgen Insensitivity Syndrome and bone mass. Basal evaluation and after long term estrogen treatment

Berra, Marta <1979> 16 April 2015 (has links)
L’osso è un tessuto target per estrogeni ed androgeni ma l’azione singola e la sinergia tra i due non sono compresi interamente. Le donne affette da Sindrome da Insensititvità Completa agli Androgeni (CAIS) hanno un cariotipo 46XY ma presentano una completa inattività del recettore degli androgeni. Nello studio abbiamo valutato la densità minerale ossea (BMD) in un gruppo di donne adulte CAIS sottoposte a gonadectomia al momento della prima visita e dopo almeno 12 mesi di terapia estrogenica. Il principale obiettivo è stato di valutare se, nelle donne CAIS, una ottimale estrogenizzazione fosse sufficiente a mantenere/ripristinare una adeguata BMD. 24 donne CAIS sono state sottoposte a DXA lombare e femorale all'arruolamento nello studio (t1), dopo terapia estrogenica di 12mesi(t2) e oltre (t>2). Sono state valutate: BMD(g/cm2) e Zscore lombare e femorale (a t1,t2 e t>2) E’ stato considerato se fossero rilevanti l’essere (gruppo1) o meno (gruppo 2) in terapia ormonale al t1 e l’età della gonadectomia. Risultati: Al t1 BMD e Zscore lombari e femorale erano significativamente ridotti rispetto alla popolazione controllo nel campione totale (lombare 0,900+0,12; -1,976+0,07, femorale 0,831 + 0,14; -1,385+0,98), nel gruppo 1 (lombare 0,918+0,116;-1,924+0,79, femorale 0,824+0,13;-1,40+1,00) e nel gruppo 2 (lombare 0.845+0,11 -2,13+1,15, femorale 0,857+0,17;-1,348+1,05) Al t2 e t>2 la BMD lombare è risultata significativamente aumentata (p=0,05 e p=0,02). Zscore lombare, BMD e Zscore femorale non hanno dimostrato variazioni significative. L’aver effettuato la gonadectomia in età post puberale è associato a Zscore lombare e femorale più elevati al t1. Nelle donne CAIS la terapia estrogenica è indispensabile per prevenire un'ulteriore perdita di BMD ma, da sola, non sembra in grado di ripristinare normali valori di BMD.I risultati del nostro studio supportano la tesi che gli androgeni, mediante l’azione recettoriale, abbiano un' azione diretta nel raggiungere e mantenere la BMD. / Bone is a target tissue for both estrogens and androgens. Women with Complete Androgen Insensitivity Syndrome (CAIS)present with a 46XY cariotype but absence of receptorial androgen action. In our study we evaluated bone mineral density (BMD)among adult CAIS women who previously underwent bilateral gonadectomy at recruitment and after at least 12 month estrogen treatment. The main goal was to evaluate if full dosage estrogen only therapy was enough to preserve/improve BMD. 24 CAIS women underwent lumbar spine and hip DXA scan at recruitment (t1), after estrogen treatment of 12 months (t1) and more (t>2). BMD(g/cm2),lumbar spine (L2-L4) and hip Zscore at t1,t2 e t>2 were evaluated. It was considered wether (group1) or not (group2) women were on hormonal treatment at recruitment and age at gonadectomy. Results:at t1 BMD and Z score at spine and hip were significantly reduced when compared to control population in all groups: all population (spine 0,900+0,12; -1,976+0,07, hip 0,831 + 0,14; -1,385+0,98) , group 1 (spine 0,918+0,116;-1,924+0,79, hip 0,824+0,13;-1,40+1,00) and group 2 (spine 0.845+0,11-2,13+1,15, hip 0,857+0,17;-1,348+1,05).At t2 and t>2 spine BMD and Zscore were significantly increased (p=0,05 e p=0,02). Spine Zscore, hip BMD and Zscore did not show significant changes. Postpubertal age at gonadectomy was related to higher lumbar spine and hip Zscore at t1 In CAIS women estrogen therapy is essential to prevent further bone loss but it doesn't seem to restore normal BMD values. Our study support the hypothesis that androgen, thorough receptorial action, have a direct role in reaching and preserving BMD.
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Randomised Italian Sonography Position of Occiput Trial Antevacum. Predizione dell'outome nel parto operativo mediante ecografia in travaglio di parto. Valutazione in itinere / Randomised Italian Sonography Position of Occiput Trial Antevacum. Operative delivery outcome prediction by intrapartum ultrasound. Analysis in itinere.

Maroni, Elisa <1979> 19 April 2016 (has links)
Obiettivo: Valutare se l’ecografia eseguita prima dell’applicazione di ventosa ostetrica, in particolare la determinazione ecografica della posizione dell’occipite fetale, migliori l'outcome del parto. Prima valutazione in itinere dei dati raccolti. Materiale e metodi: Studio randomizzato, in aperto, multicentrico. Le pazienti primigravide con feto singolo, cefalico, a termine di gestazione che necessitano di un parto vaginale operativo sono state randomizzate, previo consenso informato, per essere valutate mediante sola visita ostetrica vs. visita ostetrica ed ecografia sovrapubica per la determinazione della posizione dell’occipite fetale. L’outcome del parto, le complicanze materne e fetali sono state paragonate fra i due bracci di studio. Risultati: Da Maggio 2014 a Dicembre 2015 sono state reclutate 91 pazienti, 40 (45%) sono state sottoposte ad ecografia e visita digitale mentre 51 (55%) a sola visita ostetrica. L’età gestazionale al parto è risultata di 39,5 ± 1,2 settimane. 57 pazienti (64,8%) sono state sottoposte ad analgesia epidurale. Le principali caratteristiche cliniche e demografiche sono risultate paragonabili nei due gruppi di studio. Conclusioni: Dall’analisi dei primi dati raccolti non emergono differenze statisticamente significative rispetto agli outcome d’interesse. I numeri ancora troppo esigui non consentono, però, di trarre conclusioni definitive. / Objective: To evaluate if ultrasound evaluation of fetal occiput position before vacuum extraction improves the delivery outcome. Material and methods: Multi-centre randomised trial. Nulliparous women, at term, with single cephalic fetus undergoing vaginal instrumental delivery have been randomized, after written consent, to receive clinical assessment (standard care) or ultrasound evaluation and clinical assessment. The delivery outcome, fetal and maternal complications have been compared between the two groups. Results: From May 2014 to December 2015 91 patients have been recruited: 40 (45%) in the ultrasound group and 51 (55%) in the clinical evaluation group. Gestational age at birth was 39,5 ± 1,2 week. 57 patients (64,8%) have been submitted to epidural analgesia. Mean birth and demographic features were comparable between the two groups. Conclusions: Preliminary data show no statistically significant differences between the two groups. Although number are too small to drawn any conclusion.
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Variabilita delle strutture commessurali nell'agenesia isolata del corpo calloso in un'ampia casistica di risonanza magnetica fetale / Variability of forebrain commissures in callosal agenesis: a prenatal magnetic resonance imaging study

Nanni, Michela <1976> 19 April 2016 (has links)
Introduzione e Scopo dello Studio L’agenesia completa del corpo calloso (ACC) anche quando isolata può essere espressione di eterogeneità anatomica. Lo scopo dello studio è descrivere la variabilità delle altre strutture commissurali in un’ ampia corte di feti con apparente agenesia completa isolata del corpo calloso con risonanza magnetica (RMN) in epoca pretale Materiale e Metodi In tutti i feti con a ACC riferiti all’ analisi con RM dal 2004 al 2014 presso la Neuroradiologia Pediatrica dell’ Ospedale Buzzi di Milano è stata valutata, da parte di due neuroradiologi esperti con più di 10 anni di esperienza in questo campo, la presenza di altre strutture commissurali: la commissura anteriore (CA) e la commissura ippocampale (CI) Risultati Complessivamente sono stati reclutati 62 casi: 3/62 (4,8%) non presentavano nessuna struttura commissurale cerebrale; 23/62 (37,1%) presentavano solo la CA, 20/62 (32,3%) presentavano sia la CA che la CI in una forma vestigiale, mentre i rimanenti 16/62 casi evidenziavano la presenza di una commissura ibrida (CIB) risultanza della fusione della CI vestigiale con un corpo rudimentale e prematuro del corpo calloso. I reperti prenatali sono stati successivamente confermati dalle immagini ottenute con la RM post-natale quando disponibili. Conclusioni Nella maggioranza dei feti della nostra corte era stata documentata allo studio prenatale con RM la presenza almeno di una commissura (CA); in circa la metà di essi era stata identificata in concomitanza la presenza di una seconda commissura: CI in una forma vestigiale o la CIB composta dalla fusione di due commissure; la CI vestigiale e il prematuro corpo del corpo calloso. Ulteriori studi sono necessari al fine di verificare se tale variabilità commissurale nei feti affetti da ACC isolata possa associarsi a diverse caratteristiche genetiche e avere un impatto sull’ outcome neurologico a lungo termine di questi giovani pazienti. / Background and Purpose Agenesis of corpus callosum (ACC), even when isolated, may be characterized by anatomical variability. The aim of this study was to describe the types of other forebrain commissures, in a large cohort of randomly enrolled fetuses with apparently isolated ACC at prenatal magnetic resonance (MR) imaging. Materials and Methods From 2004 to 2014 in all fetuses with apparently isolated ACC submitted to prenatal MR imaging, the presence of the anterior (AC) or a vestigial hippocampal commissure (HC) was assessed "in consensus" by two pediatric neuroradiologists. Results Overall 62 cases of ACC were retrieved from our database. In 3/62 fetuses (4,8%) no forebrain commissure was visible at prenatal MR imaging, 23/62 cases (37,1%) presented only the AC, 20/62 cases (32,3%) showed both the AC and a residual vestigial HC, whereas in the remaining 16/62 cases (25,8%) a hybrid structure (HS) merging a residual vestigial HC and a rudiment of CC body was detectable. Postnatal MR imaging, when available, confirmed prenatal forebrain commissure findings. Conclusions The vast majority of fetuses with apparently isolated ACC showed at least one forebrain commissure at prenatal MR imaging, and about half of cases also a second commissure: a vestigial HC or a hybrid made of HC and rudiment CC body. It remains to be assessed if such variability is the result of different genotype and if it may have any impact on the long term neurodevelopmental outcome
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Il ruolo dell'ecografia prenatale nell'infezione congenita da Citomegalovirus

Simonazzi, Giuliana <1973> 09 June 2008 (has links)
OBJECTIVE: To assess the effectiveness of ultrasound in the antenatal prediction of symptomatic congenital cytomegalovirus infection. STUDY DESIGN: The sonograms of 650 fetuses from mothers with primary cytomegalovirus infection were correlated to fetal/neonatal outcome. Infection status was disclosed by viral urine isolation at birth or CMV tissue inclusions at autopsy. Classification of symptomatic disease was based on postnatal clinical/laboratory findings or macroscopic evidence of tissue damage at autopsy. RESULTS: Ultrasound abnormalities were found in 51/600 (8.5%) mothers with primary infection and in 23/154 congenitally infected fetuses (14.9%). Symptomatic congenital infection resulted in 18/23 and 68/131 cases with or without abnormal sonographic findings, respectively. Positive predictive values of ultrasound versus symptomatic congenital infection was 35.3% relating to all fetuses/infants from mothers with primary infection and 78.3% relating to fetuses/infants with congenital infection. CONCLUSION: When fetal infection status is unknown, ultrasound abnormalities only predict symptomatic congenital infection in a third of cases.
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Accuratezza nella diagnosi prenatale di malformazione fetale

Segata, Maria <1973> 30 March 2009 (has links)
OBJECTIVE: One major problem in counselling couples with a prenatal diagnosis of a correctable fetal anomaly is the ability to exclude associated malformations that may modify the prognosis. Our aim was to assess the precision of fetal sonography in identifying isolated malformations. METHODS: We retrospectively reviewed the prenatal and postnatal records of our center for cases with a prenatal diagnosis of an isolated fetal anomaly in the period 2002-2007. RESULTS: The antenatal diagnosis of an isolated malformation was made in 284 cases. In one of this cases the anomaly disappeared in utero. Of the remaining cases, the prenatal diagnosis was confirmed after birth in 251 (88.7%). In 8 fetuses (7 with a suspected coarctation of the aorta, 1 with ventricular septal defect) the prenatal diagnosis was not confirmed. In 24 fetuses (8.5%) additional malformations were detected at postnatal or post-mortem. In 16 of these cases the anomalies were mild or would not have changed the prognosis. In 8 cases (2.8%) severe anomalies were present (1 hypoplasia of the corpus callosum with ventriculomegaly, 1 tracheal agenesis, 3 cases with multiple anomalies, 1 Opitz Syndrome, 1 with CHARGE Syndrome, 1 COFS Syndrome). Two of these infants died. CONCLUSIONS: the prenatal diagnosis of an isolated fetal anomaly is highly reliable. However, the probability that additional malformations will go undetected albeit small remains tangible. In our experience, it was 2.8%.
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Anomalie cerebellari fetali: confronto tra ecografia e risonanza magnetica prenatale e follow up a distanza

Gandolfi Colleoni, Giulia <1974> 25 March 2011 (has links)
Cerebellar malformation are increasingly diagnosed in utero. To assess the effectiveness of ultrasound and fetal magnetic resonance in the antenatal prediction of long term neurodevelopmental delay. STUDY DESIGN: We collected 105 cases of cerebellum malformation in the period 2000-2010 in Bologna and Bari University. Classification included cystic anomalies of posterior fossa and cerebellar hypoplasia. RESULTS: The greater group included Blake’s pouch cysts and mega cisterna magna cases (58/105). These cases seemed to have a good prognosis with a good outcome both in association with other anomalies and isolated. In cases of Dandy Walker malformation, vermis hypoplasia and cerebellum hypoplasia there were few survivors, so it was so difficult to outline some conclusion for child outcome. Despite great neuroimaging advances, in our study, ultrasound and MR reached a similar sensitivity (62-63%) for the diagnosis of posterior fossa anomalies, but the number of MR was lower compared with ultrasonography. CONCLUSION: Ultrasonography remains the screening method of choice for evaluation of cerebellum anatomy but probably MR imaging can improve some details expecially in the third trimester. Despite the data on Dandy Walker, vermis hypoplasia and cerebellum hypoplasia were conflicting and uncertain, for Blake and mega cisterna magna we can considered a rather good outcome.
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Problematiche delle infezioni da CMV in gravidanza: ruolo dell'ecografia

Marconi, Rebecca <1975> 25 March 2011 (has links)
Problematiche delle infezioni da Citomegalovirus in gravidanza Obiettivi: migliorare la sensibilità dell'ecografia nella diagnosi di infezione da CMV individuando un reperto ecografico cerebrale suggestivo di infezione fetale da Citomegalovirus a 20 settimane di gestazione. Metodi: tra febbraio 1989 e settembre 2009, 721 pazienti afferenti alla nostra Unità di Medicina Materno fetale per infezione primaria da CMV hanno eseguito amniocentesi e sono state sottoposte ad un esame neurosonografico transvaginale a 20-22 settimane di gestazione. Risultati: in 29 feti con infezione congenita sono state evidenziate anomalie ecografiche (17%), di cui in 22 casi a livello cerebrale. In 13 casi l'ecografia transvaginale ha permesso di identificare un alone ecogeno periventricolare a margini ben definiti ad un'epoca gestazionale media di 20.5 settimane (20-22 settimane). Di questi casi 12 pazienti hanno deciso di interrompere la gravidanza. L'unico neonato ha presentato alla nascita un'ipoacusia bilaterale. I riscontri autoptici ottenuti (7/12) hanno mostrato un'infezione citomegalica disseminata ed in 3 casi segni a livello cerebrale. Conclusioni: il limite ecografico della diagnosi di infezione fetale nei casi di infezione primaria da CMV è noto. In pazienti gravide alla 20 settimana di gestazione con infezione recente da Citomegalovirus, il riscontro di un alone ecogeno periventricolare risulta essere un precoce ed attendibile segno di infezione fetale e di possibile danno della sostanza bianca cerebrale. Occorrono però studi aggiuntivi per valutare la possibile manifestazione clinica di questa anomalia cerebrale nei neonati con infezione da CMV.
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Caratteristiche cliniche ed ecografiche dei Sarcomi Uterini / Uterine sarcomas: clinical and sonographic characteristics

Giunchi, Susanna <1965> 02 April 2012 (has links)
Obiettivo: descrivere le caratteristiche ecografiche e flussimetriche dei sarcoma uterini Materiali e Metodi: Dall'archivio anatomopatologico di due cliniche Universitarie sono state reclutate retrospettivamente tutte le pazienti con diagnosi anatomopatologica di sarcoma uterino. Tutte le cartelle cliniche, le immagini e i filmati digitalizzati sono stati analizzati e dati raccolti in un database. Risultati: Sono stati inclusi nello studio 49 casi, che comprendono 17 leiomiosarcoma, 14 sarcoma dello stroma endometriale e 18 carcinosarcoma. L'età media alla diagnosi è stata 62 anni (range 35-87). L'ottanta per cento delle pazienti erano in menopausa al momento della diagnosi. Circa la metà delle pazienti presentavano sanguinamento anomalo e il 20% dolore pelvico. La maggior parte delle lesioni sono apparse iso-ipoecogene, senza coni d’ombra (47/49;96%). Conclusioni: I sarcomi uterini sono un gruppo eterogeneo di tumori che presentano aspetti ecografici diversi anche in relazione all’istotipo. Conoscere le diverse caratteristiche può essere utile ai fini di una corretta diagnosi. Nel nostro studio l’assenza dei coni d’ombra risulta essere l’aspetto più significativo. / Objectives: To describe the gray-scale and Color-doppler sonographic features of uterine sarcomas. Methods: consecutive patients with a histological diagnosis of uterine sarcoma were retrospectively recruited from the databases of two gynecologic oncology Departments. The sonographic reports and the digital images were analysed. Results: Forty-nine cases were included in the study: 17 leiomyiosarcoma, 14 endometrial stromal sarcoma and 18 carcinosarcoma. Median age of the patient population was 62 years (range 35-87). Half of the cases presented abnormal uterine bleeding and 20% pelvic pain. 47/49 (96%) lesions appeared as iso-hypoechoic, without cones of shadow. Conclusions: Uterine sarcomas are a heterogeneous group of tumours showing a range of preoperative sonographic aspects depending on the histological subtype. Knowledge of the spectrum of sonographic findings might help in suspecting these malignant tumours at ultrasound. Opposite to the most common benign uterine mesenchimal tumors (leyomiomas), they never show cones of shadow.
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Valutazione dell’impiego dei test per la genotipizzazione di HPV e l’espressione degli oncogeni virali nel follow-up di donne conizzate per lesioni cervicali di alto grado nello screening del cervico-carcinoma della Regione Emilia-Romagna / Evaluation of the use of testing for the HPV genotyping and the expression of viral oncogenes in the follow-up of women after conisation for high-grade cervical lesions in cervical cancer screening in the Emilia-Romagna

Marra, Elena <1979> 15 April 2013 (has links)
Obiettivi: Valutare la prevalenza dei diversi genotipi di HPV in pazienti con diagnosi di CIN2/3 nella Regione Emilia-Romagna, la persistenza genotipo-specifica di HPV e l’espressione degli oncogeni virali E6/E7 nel follow-up post-trattamento come fattori di rischio di recidiva/persistenza o progressione di malattia; verificare l’applicabilità di nuovi test diagnostici biomolecolari nello screening del cervicocarcinoma. Metodi: Sono state incluse pazienti con citologia di screening anormale, sottoposte a trattamento escissionale (T0) per diagnosi di CIN2/3 su biopsia mirata. Al T0 e durante il follow-up a 6, 12, 18 e 24 mesi, oltre al Pap test e alla colposcopia, sono state effettuate la ricerca e la genotipizzazione dell'HPV DNA di 28 genotipi. In caso di positività al DNA dei 5 genotipi 16, 18, 31, 33 e/o 45, si è proceduto alla ricerca dell'HPV mRNA di E6/E7. Risultati preliminari: Il 95.8% delle 168 pazienti selezionate è risultato HPV DNA positivo al T0. Nel 60.9% dei casi le infezioni erano singole (prevalentemente da HPV 16 e 31), nel 39.1% erano multiple. L'HPV 16 è stato il genotipo maggiormente rilevato (57%). Il 94.3% (117/124) delle pazienti positive per i 5 genotipi di HPV DNA sono risultate mRNA positive. Abbiamo avuto un drop-out di 38/168 pazienti. A 18 mesi (95% delle pazienti) la persistenza dell'HPV DNA di qualsiasi genotipo era del 46%, quella dell'HPV DNA dei 5 genotipi era del 39%, con espressione di mRNA nel 21%. Abbiamo avuto recidiva di malattia (CIN2+) nel 10.8% (14/130) a 18 mesi. Il pap test era negativo in 4/14 casi, l'HPV DNA test era positivo in tutti i casi, l'mRNA test in 11/12 casi. Conclusioni: L'HR-HPV DNA test è più sensibile della citologia, l'mRNA test è più specifico nell'individuare una recidiva. I dati definitivi saranno disponibili al termine del follow-up programmato. / Objective. To evaluate the prevalence of several HPV genotypes in patients with CIN2/3 in Emilia-Romagna, the genotype-specific HPV DNA persistence and the expression of HPV oncogenes E6/E7 during follow-up after conisation, and their role in the prediction of residual disease; to verify the applicability of new molecular diagnostic tests in cervical cancer screening. Methods. Patients with abnormal screening citology treated by conisation (T0) for histologically confirmed CIN2/3 were included. At T0 and at 6, 12, 18 and 24 months of follow-up, in addition to the Pap smear and colposcopy, research and genotyping of HPV DNA of 28 types were performed. In case of positivity to the DNA of the 5 genotypes 16, 18, 31, 33 and/or 45, we proceeded to detect HPV E6/E7 mRNA. Preliminary results. The 95.8% of 168 selected patients were HPV DNA positive at T0. In 60.9% of cases the infections were single (mostly HPV 16 and 31), in 39.1% were multiple. HPV 16 was the most frequent genotype detected (57%). The 94.3% (117/124) of patients positive for 5 genotypes of HPV DNA were mRNA positive. Of the 168 patients 38 dropped out. At 18 months (95% of patients), the persistence of HPV DNA of any genotype was 46%, of HPV DNA of 5 genotypes was 39%, with mRNA expression in 21%. We found recurrent disease (CIN2 +) in 10.8% (14/130) at 18 months. Citology was negative in 4/14 cases, HPV DNA test was positive in all cases, mRNA testing in 11/12 cases. Conclusions: HR-HPV DNA test is more sensitive than cytology, mRNA testing is more specific in identifying a recurrence. Final data will be available after the follow-up planned.
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Diagnosi prenatale delle malformazioni fetali: ecografia e risonanza magnetica a confronto in 11 anni di esperienza / Prenatal diagnosis of fetal anomalies: comparison between ultrasound and magnetic resonance in 11 years of experience

Carletti, Angela <1976> 15 April 2013 (has links)
Obiettivo: Valutare l’accuratezza reciproca dell’ecografia “esperta” e della risonanza magnetica nelle diagnosi prenatale delle anomalie congenite. Materiali e metodi: Sono stati retrospettivamente valutati tutti i casi di malformazioni fetali sottoposte a ecografia “esperta” e risonanza magnetica nel nostro Policlinico da Ottobre 2001 a Ottobre 2012. L’età gestazionale media all’ecografia e alla risonanza magnetica sono state rispettivamente di 28 e 30 settimane. La diagnosi ecografica è stata confrontata con la risonanza e quindi con la diagnosi postnatale. Risultati: sono stati selezionati 383 casi, con diagnosi ecografica o sospetta malformazione fetale “complessa” o anamnesi ostetrica positiva infezioni prenatali, valutati con ecografia “esperta”, risonanza magnetica e completi di follow up. La popolazione di studio include: 196 anomalie del sistema nervoso centrale (51,2%), 73 difetti toracici (19,1%), 20 anomalie dell’area viso-collo (5,2%), 29 malformazioni del tratto gastrointestinale (7,6%), 37 difetti genito-urinari (9,7%) e 28 casi con altra indicazione (7,3%). Una concordanza tra ecografia, risonanza e diagnosi postnatale è stata osservata in 289 casi (75,5%) ed è stata maggiore per le anomalie del sistema nervoso centrale 156/196 casi (79,6%) rispetto ai difetti congeniti degli altri distretti anatomici 133/187 (71,1%). La risonanza ha aggiunto importanti informazioni diagnostiche in 42 casi (11%): 21 anomalie del sistema nervoso centrale, 2 difetti dell’area viso collo, 7 malformazioni toraciche, 6 anomalie del tratto gastrointestinale, 5 dell’apparato genitourinario e 1 caso di sospetta emivertebra lombare. L’ecografia è stata più accurata della risonanza in 15 casi (3,9%). In 37 casi (9,7%) entrambe le tecniche hanno dato esito diverso rispetto agli accertamenti postnatali. Conclusioni: l’ecografia prenatale rimane a tutt’oggi la principale metodica di imaging fetale. In alcuni casi complessi e/o dubbi sia del sistema nervoso centrale sia degli altri distretti anatomici la risonanza può aggiungere informazioni rilevanti. / Objective: To evaluate the accuracy of fetal magnetic resonance (MRI) compared to 2D-3D ultrasound in the prenatal diagnosis of congenital anomalies. Materials and methods: We retrospectively evaluated all cases of fetal malformations underwent "expert" ultrasound and MRI in our Hospital from October 2001 to October 2012. The gestational age at ultrasound and magnetic resonance were respectively 28 and 30 weeks. The ultrasound diagnosis was compared with the MRI and then with the postnatal diagnosis. Results: 383 cases were selected, with a sonographic diagnosis or suspected fetal "complex" malformation or obstetric history of positive prenatal infections, evaluated with 2D-3D ultrasound, MRI and complete of follow-up. The study population included: 196 anomalies of the central nervous system (CNS) (51.2%), 73 thoracic defects (19.1%), 20 abnormalities of the face and the neck (5.2%), 29 malformations of the gastrointestinal tract (7.6%), 37 genitourinary defects (9.7%) and 28 cases with other indications (7.3%). An agreement between ultrasound, MRI and postnatal diagnosis was observed in 289 cases (75.5%) and was greater for the CNS anomalies, 156/196 cases (79.6%), compared with the others congenital defects, 133/187 cases (71.1%). The MRI has added important diagnostic information in 42 cases (11%): 21 CNS abnormalities, 2 facial and neck defects, 7 thoracic malformations, 6 gastrointestinal anomalies, 5 genitourinary defects and 1 case of suspected lumbar emivertebra. The ultrasound was more accurate than MRI in 15 cases (3.9%). In 37 cases (9.7%) both techniques were not correlated with postnatal findings. Conclusions: Prenatal ultrasound is still the primary fetal imaging modality. In some complex CNS and extra-CNS anomalies, particularly in late pregnancy, MRI can add relevant information.

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