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El turista y el colonizador : una lectura sobre el Viaje a Oriente de Flaubert y Rimbaud

Reyes Macaya, Rodolfo Ignacio January 2012 (has links)
Licenciado en artes mención en teoría e historia del arte / Gustave Flaubert (1821-1880), indudablemente uno de los más importantes escritores occidentales, no sólo se caracteriza por publicar una serie de textos maestros -entre los cuales Madame Bovary es sino el más logrado, al menos el de mayor resonancia en nuestros días-, también se define por ceder ante las fantasías y placeres que prometiera Oriente, encaminando sus pasos hacia aquellas tierras exóticas, peligrosas y sensuales. Su móvil: el placer de ver con sus propios ojos aquello entrevisto desde su infancia en la gran cantidad de representaciones que por aquel entonces circulaban sobre el mundo oriental. Por otra parte, Arthur Rimbaud (1854-1891), poeta, vagabundo, desertor intratable, cumbre y modelo de un rabioso malditismo decimonónico, fija su itinerario sobre aquellas tierras donde la soberanía es ejercida por el sol y la brutalidad; es también Oriente su espejismo. Oriente con sus misterios y, sobretodo, una compleja maquinaria de subyugación colonial que resulta indisociable a la producción de las representaciones que pretendieron desvelarlo. Sin embargo, el móvil de Rimbaud es diferente: enriquecerse a toda costa. Dicho de otro modo, mientras el primero es movido por la promesa de una voluptuosidad mayor, el segundo persigue incansablemente el oro que pudiera arrebatar a los nativos de los territorios donde Occidente ha arribado con todo su poderío técnico. De tal manera que, en sus respetivos viajes, Flaubert resulte ser el turista, así como Rimbaud, el colonizador. Dos caras de la misma moneda, desentrañadas aquí con el objeto de reflexionar sobre el lugar del sujeto moderno, específicamente del hombre de letras, al momento de viajar en la búsqueda de lugares que -sembrados a partir de una representación- tal vez no están más que en la propia mente de aquellos que viajan.
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El rol de las colectividades árabe/islámica y judía de la Argentina respecto del Medio Oriente (1947-2007)

Méndez, Norberto Raúl January 2008 (has links) (PDF)
La cuestión que nos planteamos se centra principalmente en conocer si las colectividades árabe y judía de Argentina cumpliríana un rol en la determinación de la política exterior gubernamental con los países de Medio Oriente, con la posición argentina respecto del conflicto en dicha región y también si esta influencia se manifestaría en la política interior del Estado hacia ambas colectividades. Nos serviremos del análisis de ciertos hitos históricos como eje ordenador del tratamiento. Rastreando las acciones de ambas colectividades en relación con el conflicto del Medio Oriente y las políticas de Estado respecto del mismo tema, verificaremos la verosimilitud de ese rol supuestamente cumplido.
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El discurso presidencial estadounidense en Oriente Medio : cambios y continuidades en George Bush y Barack Obama

Morán Tapia, Marcelo January 2015 (has links)
Tesis para optar al grado magíster en estudios internacionales / En este trabajo mostraremos el poder del lenguaje en los discursos presidenciales. Tomaremos como ejemplo los discursos pronunciados por George Bush, durante su segundo mandato, y por Barack Obama, durante su primer periodo, en Medio Oriente. A través de la teoría post-moderna y de su impacto en las Relaciones Internacionales, abordaremos el análisis de los discursos, a través de técnicas cuantitativas y cualitativas
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Comunicare la fede: il fondamentale contributo della tipografia francescana di Gerusalemme (1847-1947). Un secolo di storia / COMUNICARE LA FEDE: IL FONDAMENTALE CONTRIBUTO DELLA TIPOGRAFIA FRANCESCANA DI GERUSALEMME (1847-1947). UN SECOLO DI STORIA / Communicating the Faith: the fundamental contribution of the Franciscan Printing Press in Jerusalem (1847-1947). A Century of History

LEONETTI, ARIANNA 03 September 2021 (has links)
Il primo secolo di storia della Franciscan Printing Press, tipografia francescana nata a Gerusalemme nel Convento di San Salvatore nel 1847, è stato suddiviso in quattro fasi, corrispondenti alle quattro parti della tesi di dottorato "Comunicare la fede: il fondamentale contributo della tipografia francescana di Gerusalemme (1847-1947). Un secolo di storia". La parte iniziale (che copre il triennio 1847-1850) è dedicata alle intricate vicende che hanno portato alla fondazione della stamperia, dal ristabilimento del Commissariato Generale di Vienna fino alla pubblicazione del primo vero volume, un Catechismo in arabo ed in italiano ad uso dei fedeli di Terra Santa del 1847. La seconda sezione si concentra su un periodo enormemente innovativo (1850-1879) e, al tempo stesso, gravemente critico. Dopo una ricognizione circa i nuovi strumenti in uso nell’officina (dal torchio d’accidente a quello litografico, passando per la creazione di un laboratorio per la fusione di caratteri tipografici), sono stati analizzati i nove anni (1865- 1874) più incerti della stamperia, in cui i francescani rischiarono a più riprese di perdere il possesso dell’officina. La terza sezione racconta una fase, quella tra 1879 e 1898, più tranquilla e stabile della precedente, ma non meno ricca di avvenimenti: tanti sono stati gli sforzi, in questo tempo, per disciplinare la FPP, uniformandola alle officine europee. I dati raccolti su questo periodo consentono anche una indagine della struttura sociale-culturale della Palestina di fine Ottocento. La quarta e ultima parte documenta, in fine, un periodo decisamente più lungo dei precedenti, che ha avuto inizio nel 1899 e si è concluso dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la nascita dello Stato d’Israele. Cinquanta anni (o quasi), segnati da grandi e gravi sconvolgimenti politici, in cui la tipografia francescana è riuscita sempre a configurarsi come istituzione pacifica e costruttiva, mai polemica. Nel ricostruire i primi cento anni di attività di una tipografia che è casa editrice e insieme opera missionaria, e che ha anche il merito di essere stata la prima a stampare in arabo in tutta la Palestina, si può facilmente scadere nel racconto agiografico, nell’estremizzazione del lato sociologico. Contro il rischio di una lettura ideologica delle fonti si è quindi operata una scelta storiografica particolare, dettata dalla volontà di far parlare in prima persona gli attori che hanno vissuto concretamente tutte le fasi della stamperia francescano-gerosolimitana nel suo primo secolo di attività. Per questo motivo, all’interno della tesi, viene dato ampio spazio a due tipi di documenti, librari e archivistici (che occupano pure un’appendice dedicata in fine di ogni sezione). Per rendere più agevole la fruizione degli argomenti trattati, che coniugano la ricerca storica secondo il proprium della storia del libro, si poi è scelto di accompagnare il testo con fotografie inedite di libri, documenti d’archivio e attrezzi di stampa originali della Franciscan Press, ritrovati (tanto fortunatamente quanto fortuitamente) in un deposito sotterraneo del Convento di San Salvatore. / The first century of history of the Franciscan Printing Press, a Franciscan printing house established in Jerusalem at St. Saviour's Convent in 1847, has been divided into four phases, corresponding to the four parts of the doctoral dissertation “Communicating the Faith: the fundamental contribution of the Franciscan Printing Press in Jerusalem (1847-1947). A Century of History”. The initial part (that covers the three-year period 1847-1850) is dedicated to the intricate events that led to the founding of the printing house, from the re-establishment of the General Commissariat in Vienna to the publication of the first volume, a Catechism in Arabic and Italian for the use of the worshippers of the Holy Land in 1847. The second section focuses on an enormously innovative and critical period (1850-1879). After a survey of new and old tools used in the typography, the section focuses on nine years (1865-1874), in which the Franciscans risked several times to lose the possession of their Franciscan Printing Press. The third section covers a less complicated period, between 1879 and 1898: many efforts were made during this time to discipline the FPP, bringing it into line with European workshops. The data collected also allow an investigation of the social-cultural structure of Palestine at the end of the Nineteenth Century. The fourth and last part is focused on a longer period, started in 1899 and ended after the Second World War, with the birth of the State of Israel. Fifty years marked by great political upheavals, in which the Franciscan printing house always managed to configure itself as a peaceful and constructive institution.
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Ebraismo e Stato di Israele nelle riviste cattoliche italiane (1963-1978) / Judaism and State of Israel in Italian Catholic Reviews (1963-1978)

PALUMBO, ENRICO 26 March 2010 (has links)
I percorsi che hanno portato i cattolici a ripensare il proprio rapporto con gli ebrei sono molti e investono aspetti molteplici del problema. A questo tema, approdato infine al Concilio Vaticano II con la dichiarazione Nostra Aetate (1965), si è aggiunta la questione della posizione dei cristiani di fronte alla nascita dello Stato di Israele. Le riviste cattoliche italiane (di cui si sono qui prese in esame quelle d’opinione di diverso orientamento), luogo di discussione e di formazione di un’opinione pubblica consapevole, rispettarono tale pluralismo e, grazie all’impulso conciliare, affrontarono con crescente competenza la questione dei rapporti ebraico-cristiani, diventando fucina di un confronto fecondo con l’ebraismo. La vicenda dello Stato di Israele si è certamente intrecciata con il dialogo ebraico-cristiano, ma la maggior parte delle riviste cattoliche riuscì a non confondere i due piani e a compiere valutazioni distinte. La solida difesa del dialogo ebraico-cristiano si accompagnò nelle riviste della sinistra cattolica, soprattutto dopo il 1967, a una visione sempre più critica del ruolo che Israele stava svolgendo in Medio Oriente e a un avvicinamento alle posizioni palestinesi. Nella destra cattolica, in alcuni casi lontana dallo spirito conciliare sul tema dei rapporti tra le due fedi abramitiche, furono maggiori le voci in favore dello Stato di Israele, il cui ruolo era inserito nel quadro della guerra fredda. / Paths bringing Catholics to reconsider their relationship with the Jewish are various and touch manyfold aspects of the issue, which finally was brought up during the Second Vatican Council in the declaration Nostra Aetate (1965). Meanwhile Christians were further confronted by the foundation of Israel. Italian Catholic reviews, in the pluralism of the Council, faced with increased competence the issue of Christian-Jewish relationship and became the place for internal debates, opinion making, but also fruitful confrontation with Hebraism; those holding different views are specifically taken into account in this work. The course of Israel as state is certainly interwoven with the Christian-Jewish dialogue, but most Catholic reviews managed to keep the discussion and their evaluations on two different levels. The support of Christian-Jewish dialogue did not prevent left-wing Catholics from a critical vision of the role played by Israel in the Middle East, particularly in 1967, when positions came close to Palestinians. On the other hand within the Catholic right-wing, sometimes far from the spirit of the Council about the two religions with same roots, voices rose in favour of Israel and its role in the frame of the cold war.

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