Spelling suggestions: "subject:"dominal utterances"" "subject:"hominal utterances""
1 |
Les énoncés nominaux en français au regard du japonais / Nominal Utterances in Written French compared to Japanese / フランス語書き言葉における名詞発話文 ー日本語の理論に照らしてーKurihara, Yui 16 June 2017 (has links)
Le travail présenté dans cette thèse traite les séquences nominales en français écrit employées seules en dehors des énoncés verbaux, munies cependant d’une référence au monde. Dans le but d’apporter un nouvel éclairage sur de telles séquences nominales, traitées traditionnellement dans le cadre de la phrase, i.e. d’une relation prédicative entre deux termes, nous les appelons énoncés nominaux et adoptons la perspective de la grammaire japonaise qui n’est que partiellement influencée par la logique occidentale. Dans la théorie des Jutsu-tai/ Kan-tai (énoncés verbaux/ énoncés nominaux) de YAMADA Yoshio 山田孝雄 (1936), l’un des précurseurs de la grammaire japonaise, à laquelle nous recourons particulièrement, l’énonciation nominale s’explique, et ainsi s’oppose à l’énonciation verbale, par son mode d’embrayage particulier ; alors que la référence au monde des Jutsu-tai (énoncés verbaux) se définit au plan sémantico-syntaxique par la présence d’un verbe saturé et conjugué, les Kan-tai, les énoncés composés d’une séquence nominale qui n’a en soi aucune prédilection pour une fonction syntaxique spécifique, acquièrent leur énonçabilité en énonciation, par le mode même de l’énonciation. Ce mode, « Yobikake shij-suru yôtai (mode de désigner par appellation) » (YAMADA), que nous traduisons plutôt « désignation in situ », se caractérise par la mise en relation in situ entre l’énonciateur et l’entité désignée par la séquence nominale. Ce qui distingue l’énonciation nominale d’avec l’énonciation verbale qui n’est autre chose qu’une mise en relation prédicative entre deux termes du même niveau sémantico-syntaxique. / The purpose of this study is to investigate the noun phrases in written French outside of the context of verbal utterances, but nevertheless referring to the world. In order to illuminate such nominal phrases from a new angle, which have traditionally only been considered with respect to the sentence, i.e. to the predication between a subject and a predicate, this study calls them nominal utterances and adopts the perspective of Japanese grammar, which has not been influenced by the logic of Occidental grammar. In the definitions of Jutsu-tai and Kan-tai put forth by YAMADA Yoshio 山田孝雄 (1936), — verbal utterance and nominal utterance, respectively — a foundational text on Japanese grammar to which this study engages with, YAMADA defines nominal enunciations in contrast to verbal enunciations as a specific mode of anchoring. Whereas the reference to the world of Jutsu-tai (verbal utterances) is defined at the semantic-syntactic level by the presence of a conjugated verb with its arguments, (Kan-tai), utterances consisting of a noun phrase, which are not intended to assume a specific syntactic role per se, acquire the possibility of functioning as an utterance by the mode of enunciation itself. This mode, called « Yobikake shij-suru yôtai (mode of designation by naming) » (YAMADA), which this study translates as “designation in situ,” is characterised by establishing the relationship between the utterer and the referent of the noun phrase. This relationship distinguishes the nominal enunciation from the verbal enunciation by establishing the relationship between two arguments at semantic-syntactic level.
|
2 |
Il frammento nominale nell’italiano digitato colloquiale. Proposta di classificazione sintattica, prospettive di analisi e applicazioni sul campoComandini, Gloria 10 December 2021 (has links)
Questo studio si concentra sull’analisi di un fenomeno assai comune nell’italiano e ben attestato da oltre un secolo in diverse altre lingue, antiche e moderne: le costruzioni prive di un verbo in forma finita nel loro nucleo sintattico principale, che evidentemente non sono state oggetto di una ellissi e che non sempre possono essere definite frasi. Dopo le analisi su questo fenomeno fatte da Mortara Garavelli (1971) sullo scritto letterario e da Cresti (1998) sul parlato colloquiale, in questa ricerca si vuole indagare la natura delle costruzioni senza verbo in una nuova varietà di italiano, ossia lo scritto informale e dialogico prodotto sul web, che sarà definito in questa ricerca come italiano digitato colloquiale (IDC). Pertanto, questo studio adotta un approccio corpus-based, ricercando le costruzioni senza verbo in una raccolta di testi di IDC realmente prodotti, ossia nel corpus COSMIANU (Corpus Of Social Media Italian Annotated with Nominal Utterances) (Comandini et al., 2018). Si è dunque deciso di individuare il fenomeno sulla base della definizione di enunciato nominale di Ferrari (2011; 2014), ma adottando due prospettive sintattiche ancora mai applicate in ambito italiano: la teoria sentenzialista di Merchant (2004; 2006; 2010) e quella non-sentenzialista di Barton & Progovac (2005), entrambe applicate in inglese a strutture ellittiche definite frammenti senza antecedente esplicito. Pertanto, si è deciso di definire le strutture senza verbo studiate come frammenti nominali, nell’ottica tanto di inquadrare un fenomeno che, nella nuova varietà di lingua studiata, assume forme diverse rispetto allo scritto letterario e al parlato colloquiale, quanto di unire simbolicamente due tradizioni di studio delle costruzioni senza verbo che non si sono mai incontrate, ossia quella italo-francese, risalente a Meillet (1906), e quella anglo-americana, risalente a Sweet (1900). Grazie all’analisi dei frammenti nominali nell’italiano digitato colloquiale in ottica non-sentenzialista, si so-no individuate undici classi di frammenti nominali, alcuni dei quali possono essere considerati delle frasi, poi-ché contengono o un rapporto predicativo tra due costituenti, o una Tense Phrase al proprio interno. Sul fronte dell’analisi sentenzialista, invece, si è ipotizzata l’esistenza di una nuova categoria di frammenti nominali, nei quali è stato eliso un elemento pro e un verbo essere. Grazie al contributo tanto della teoria sentenzialista, quanto di quella non-sentenzialista, è stato possibile notare come l’ IDC abbia come uno dei tanti tratti diagnostici proprio la presenza di frammenti nominali che ne incarnano le caratteristiche principali, ossia: a) l’estrema natura dialogica, che quindi spiega l’alta presenza di formule di saluto e di ringraziamento (es.: CIAO A TUTTE LE FANS; grazie 1000000000000) e di interiezioni (es.: bleah!); b) la forte aderenza al contesto comunicativo, con frammenti nominali che hanno come nodo iniziale un NP, un DP o un AP che fa direttamente riferimento a un elemento precedentemente reso rilevante nel contesto (es.: Bellissimoooooooooooo !!!!!!!!!!!!), oppure a un elemento immediatamente successivo, di cui si specifica la natura (es.: una domanda... perché é all'inverso?). Successivamente, si è testato come l’individuazione e l’analisi sintattica dei frammenti nominali possa aiutare a comprendere e a riconoscere meglio l’hate speech. Analizzando i frammenti nominali portatori d’odio nel corpus di tweet razzisti POP-HS-IT (Comandini & Patti, 2019), si è notato come l’ IDC d’odio presenti le medesime classi di frammenti nominali individuate in COSMIANU, ma in percentuali diverse, con una partico-lare rilevanza dei frammenti nominali che hanno come nodo iniziale un FocP (es.: FUORI QUESTE MERDE UMANE DALL'ITALIA). Inoltre, si è trovata una notevole presenza di frammenti nominali di classe FocP (es.: pezzi di merda loro e tutto l’islam) corrispondenti alle frasi esclamative studiate da Munaro (2006) (es.: Noioso, il tuo amico!), in cui l’elemento focalizzato a sinistra (pezzi di merda) è sempre una caratteristica intrinseca e non temporanea del soggetto (loro e tutto l’islam). Questa tipologia di frammenti nominali esclamativi e focalizzati veicola alcune delle caratteristiche più universali dell’hate speech, ossia l’espressione di un odio generalizzato e non dibattibile verso una categoria di persone vista come un gruppo monolitico. L’individuazione dei frammenti nominali più caratteristici dell’hate speech potrebbe aiutare i tool automatici ad annotare i testi d’odio in maniera più accurata.
|
Page generated in 0.0613 seconds