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L'utilisation de roches autres que le silex au Paléolithique ancien et moyen : choix économiques, techniques et fonctionnels sur la base de l'étude des gisements de Sainte-Anne 1 (Haute-Loire, France) (MIS 5 et 6) et Notarchirico (Basilicata, Italie) (MIS 14 à 17) / The use of geomaterials different from flint in Early and Middle Paleolithic : economical technical and functional choices after the study of two sites : Sainte-Anne I (Haute-Loire, France) (MIS 5-7) and Notarchirico (Basilicata, Italy) (MIS 14-17) / L’utilizzazione delle rocce diverse dalla selce nel Paleolitico antico e medio : scelte economiche, tecniche e funzionali, sulla base dello studio dei siti di Sainte-Anne I (Haute-Loire, France) (SIO 5-7) e di Notarchirico (Basilicata, Italia) (SIO 14-17)

Santagata, Carmen 12 June 2012 (has links)
La question principale à laquelle nous avons tenté de répondre est la suivante : est-ce que la variabilité des matières premières (caractéristiques pétrographiques et morphologie des supports) a conditionné la production des hommes préhistoriques dans le temps et dans l’espace ? La mise en place de fiches descriptives technologiques spécifiques pour chaque catégorie d’objets nous a permis d’analyser les caractères techniques propres à chaque produit et de sélectionner les variables principales qui ont joué un rôle important dans l’évaluation des contraintes et ont guidé la production lithique. L’analyse critique des contextes lithostratigraphiques et la prise en compte des diversités techniques, technologiques ou chronologiques des industries permettent de reconsidérer les paradigmes à la base de la différentiation des techniques : produits du façonnage bifacial (biface, ébauche), système de production Levallois, système de production Discoïde. Ces termes ont trop longtemps masqué la variabilité exprimée par la production technique des tailleurs du Paléolithique. C’est vers l’analyse de la pluralité des comportements humains et des sociétés qu’il faut se diriger maintenant. / The use of geomaterials different from flint in Early and Middle Paleolithic. Economical technical and functional choices after the study of two sites : Sainte-Anne I (Haute-Loire, France) (MIS 5-7) and Notarchirico (Basilicata, Italy) (MIS 14-17).We tried to answer the question: has the variability of raw materials (from petrographical characteristics and morphological aspects) influenced prehistoric knappers during the production both in time and space? The creation and use of specific descriptive files for each category of objects allowed us to analyze the technical characteristics of the products and to select the variables that played a major role in the assessment of needs at the base of the lithic production. Critical analysis of the litho-stratigraphic contexts and consideration of technical, technological or chronological diversity allows to reconsider the paradigms underlying the differentiation of the techniques: products façonnage (double sided, ébauche), Levallois production system, discoid production system. These terms have for too long concealed the variability of the characters in Paleolithic lithic production. We have now to reconsider the purposes of lithic studies and to aim to decipher the plurality of individuals and palaeolithic societies behaviours. / L’utilizzazione delle rocce diverse dalla selce nel Paleolitico antico e medio : scelte economiche, tecniche e funzionali, sulla base dello studio dei siti di Sainte-Anne I (Haute-Loire, France) (SIO 5-7) e di Notarchirico (Basilicata, Italia) (SIO 14-17).La questione principale alla quale abbiamo tentati di rispondere è la seguente: la variabilità delle materie prime (caratteristiche petrografiche e morfologia dei supporti) ha condizionato gli uomini preistorici durante la produzione nel tempo e nello spazio? La creazione e l’utilizzo di schede di analisi specifiche per ogni categoria di oggetti ci ha permesso di analizzare i caratteri tecnici specifici dei prodotti e di selezionare le variabili principali che hanno giocato un ruolo importante nella valutazione delle necessità alla base della produzione litica. L’analisi critica dei contesti lito-stratigrafici e la considerazione delle diversità tecnica, tecnologica o cronologica delle industrie permette di riconsiderare i paradigmi alla base della differenziazione delle tecniche: prodotti del façonnage bifacciale (bifacciale, ébauche), sistema di produzione Levallois, sistema di produzione Discoide. Questi termini hanno per troppo tempo celato la variabilità dei caratteri che durante il Paleolitico era necessario prendere in considerazione nella produzione litica. Adesso bisogna dare un nuovo indirizzo agli studi, indirizzandoli verso la presa di coscienza della pluralità dei comportamenti umani e delle società paleolitiche.
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Tra Pleistocene Medio e Superiore nell’Italia nord-occidentale: Geoarcheologia di Ciota Ciara (VC) e Balzi Rossi Museo (IM)

Zambaldi, Maurizio 22 May 2020 (has links)
Il lavoro riguarda lo studio geoarcheologico di due siti chiave per le indagini sul Paleolitico dell’Italia settentrionale: Ciota Ciara in Piemonte e Balzi Rossi Museo (conosciuto anche come ‘ex-Birreria’) in Liguria. La ricerca si inserisce all’interno del recente filone di studi incentrato sulla revisione cronostratigrafica di siti pleistocenici già interessati da indagini archeologiche, ma latenti di una contestualizzazione su base stratigrafica e cronologica, parallelamente ad una scarsa disponibilità di dati paleoclimatici e paleoambientali. Entrambi i due studi di caso sono noti nell’ambito del dibattito internazionale incentrato sul popolamento umano in Europa, sulla gestione del territorio e sull’utilizzo dello spazio durante la Preistoria. I depositi indagati sono stati oggetto di campagne di scavo a partire del XX secolo e hanno restituito tracce di frequentazione antropica riconducibili al Paleolitico Medio, ma hanno al contempo messo in evidenza una sensibile carenza di dati stratigrafici. La metodologia applicata segue l’approccio geoarcheologico standard, basato sull’osservazione e la descrizione pedo-sedimentologica e stratigrafica delle evidenze riconosciute sul terreno, corroborata da analisi di laboratorio. Il focus è stato posto sullo studio microstratigrafico, effettuato principalmente per mezzo della tecnica della micromorfologia archeologica. La scelta operata ha permesso di concentrarsi su aspetti che raramente hanno trovato spazio durante le ricerche precedenti, consentendo di ottenere nuovi dati e di contribuire alla rivalutazione di quelli disponibili. La Ciota Ciara è la più conosciuta tra le cavità carsiche del Monte Fenera (Borgosesia, VC), proprio per via degli abbondanti ritrovamenti archeologici, paleontologici e delle tracce riconducibili a frequentazioni neandertaliane che conserva. Il sito costituisce infatti un unicum per il settore occidentale delle Alpi Meridionali per l’arco temporale che precede il MIS 4. L’intervento geoarcheologico si è incentrato sul deposito conservato presso l’ingresso della grotta rivolto a sud-ovest. L’analisi della disposizione stratigrafica e delle caratteristiche dei sedimenti ha indicato dinamiche sedimentarie connesse alla degradazione della dolomia del substrato e allo scorrimento di flussi concentrati di materiale preso in carico dalle acque del reticolo carsico interno e, successivamente, depositato in corrispondenza della zona atriale. A queste si sono alternate brevi fasi di stabilizzazione superficiale, indicate dalle tracce connesse ai processi postdeposizionali. Tra tutte, le evidenze riconducibili all’azione gelo suggeriscono condizioni paleoambientali e una cronologia più antica per la porzione inferiore del deposito. Nonostante parte del materiale archeologico abbia subito spostamenti, seppur a breve distanza, e non siano state riconosciute evidenze di occupazione antropica in situ, le analisi hanno accertato l’integrità della stratificazione conservata. Il sito di Balzi Rossi Museo (Ventimiglia, IM) rientra nell’omonimo complesso archeologico ed è ubicato al piede di una falesia in calcare in un contesto di costa rocciosa. L’analisi della disposizione stratigrafica e la ricostruzione delle dinamiche sedimentarie responsabili della formazione del deposito indagato (oggi parte integrante del percorso di visita del Museo) hanno permesso di riconoscere una successione che documenta l’ultimo ciclo glaciale: un paleosuolo sepolto, teatro di un’occupazione neandertaliana in situ, impostato su una piattaforma di erosione marina tirreniana del MIS 5e; una serie stratificata di brecce a supporto clastico, accumulatesi in conseguenza di eventi di crolli detritici e movimenti lenti di versante, innescati dal cambiamento climatico in senso umido e freddo; un profilo troncato di suolo, sviluppatosi sul sedimento colluviale a partire dal tardiglaciale, a sua volta protetto da depositi olocenici. Malgrado si debba tenere conto delle limitazioni che inevitabilmente caratterizzano i depositi archeologici scavati in virtù di esigenze e metodologie non più in linea con quelle attuali (o il cui studio non sia stato portato a compimento), le nuove indagini geoarcheologiche hanno permesso di ottenere dati inediti e di rivalutare su base cronostratigrafica alcune delle precedenti considerazioni. Al contempo, la presente ricerca offre uno spunto di riflessione per interrogarsi sul ruolo e l’utilità di rivalutare in chiave moderna contesti caratterizzati da problematiche archeologiche e metodologiche di lungo corso e spesso irrisolte, ma che sotto diversi aspetti possono ancora rivestire un ruolo importante per la ricerca contemporanea.
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Le faune del Paleolitico medio-superiore in Nord Italia: nuovi dati archeozoologici dal Riparo Mochi e dal Riparo Tagliente

Perez, Andrea 15 September 2023 (has links)
In the world of archaeological and anthropological research, the transition from the Middle Paleolithic (MP) to the Upper Paleolithic (UP) is widely debated and studied. During this period in Europe, the last Neanderthals were replaced by the first Anatomically Modern Humans (AMH). It is widely debated how and in what time frame this replacement occurred, and if, when, and where the two human species interacted with eachother. In order to understand the differences and similarities between Neanderthals and AMH, many branches of archaeology collaborate to answer these questions. For example, the study of artifacts or genetic investigations can provide a wealth of information on the cognitive-behavioral abilities of the two hominins or on possible hybridization. In this context, archaeozoology is an extremely interesting branch for reconstructing the interactions between humans and the environment in which they lived and thus defining the economic and behavioral strategies of the two human species. Of particular interest are the sites of RiparoMochi (Ventimiglia) and RiparoTagliente (Verona), which present evidence of occupation by the last Neanderthals and subsequent arrival of AMH. Due to their geographical location, crucial for investigating the arrival of AMH in Europe, the study of faunal remains from these two sites is of fundamental importance. This thesis proposes an archaeozoological study useful for shedding light on the human-environment dynamics that occurred between the end of the MP and the beginning of the UP innorthern Italy, examining two sites belonging to two distinct geographical regions, Liguria and Veneto, characterized (today and in the past) by different climatic and environmental conditions. In addition to the classic archaeozoological study, the methodologies applied here range from analyses of dental microwear to the use of 3D technology for the study of bone artifacts. The archaeozoological analysis of these two contexts is also necessary due to the scarcity of faunal data for the two sites, which are infact preliminary or incomplete. How did Neanderthal hunting strategies differ between the Tyrrhenian and Adriatic sides of the Apennines? Did the arrival of AMH correspond to a change in hunting behavior or in the way sites were occupied? How have the fauna and surrounding ecosystems of the two sites evolved? Answering these and other questions will help to understand how the rapid climatic and environmental changes that characterized the end of the MP influenced human groups and animal populations in the two regions and how human-environment interactions changed in the transition from the late MP to the beginning of the UP. / Nel mondo della ricerca archeologica e antropologica, la transizione fra il Paleolitico Medio (PM) e il Paleolitico Superiore (PS) è ampiamente dibattuta e studiata. In questo periodo, in Europa, gli ultimi Neandertal vengono sostituiti dai primi Umani Anatomicamente Moderni (UAM). È ampiamente dibattuto come e in quanto tempo sia avvenuta questa sostituzione e se, quando e dove, le due specie umane abbiano interagito fra loro. Al fine di comprendere le differenze e le similitudini fra Neandertal e UAM, molte branche dell’archeologia collaborano per rispondere a queste incognite. Ad esempio, lo studio dei manufatti o le indagini genetiche possono dare molte informazioni sulle capacità cognitivo-comportamentali dei due ominini o su una possibile ibridazione. In questo contesto l’archeozoologia è una branca di estremo interesse per ricostruire le interazioni fra l’uomo e l’ambiente nel quale viveva e definire quindi le strategie economiche e comportamentali delle due specie umane. Di particolare interesse sono i siti di Riparo Mochi (Ventimiglia) e Riparo Tagliente (Verona), i quali presentano testimonianze dell’occupazione da parte degli ultimi Neandertal e la successiva frequentazione di UAM. Per via della loro posizione geografica, nevralgica per indagare sull’arrivo di UAM in Europa, lo studio dei resti faunistici provenienti da questi due siti è di fondamentale importanza. In questa tesi si propone uno studio archeozoologico utile a far luce sulle dinamiche uomo-ambiente intercorse fra la fine del PM e l’inizio del PS in Nord Italia, prendendo in esame due siti facenti parte di due regioni geografiche distinte, la Liguria e il Veneto, caratterizzate (oggi e in passato) da differenti condizioni climatico-ambientali. Oltre al classico studio archeozoologico, le metodologie qui applicate spaziano dalle analisi della microusura dentale all’utilizzo della tecnologia 3D per lo studio di manufatti in osso. L’analisi archeozoologica di questi due contesti risulta inoltre necessaria a causa della scarsità di dati faunistici per i due siti, questi risultano infatti preliminari o incompleti. Come differivano le strategie di caccia dei Neandertal fra il versante tirrenico e adriatico degli appennini?L’arrivo di UAM ha corrisposto ad un cambiamento del comportamento venatorio o nelle modalità di occupazione dei siti? Come si sono evolute le faune e gli ecosistemi circondanti i due siti? Rispondere a queste ed altre domande permetterà di comprendere come le rapide variazioni climatico-ambientali che caratterizzarono la fine del PM, abbiano influito sui gruppi umani e sulle popolazioni animali delle due regioni e come le interazioni uomo-ambiente siano mutate nel passaggio dal PM finale e l’inizio del PS.
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Éclairage de la tracéologie lithique sur le système techno-économique nomade châtelperronien / The chatelperronian settlement and techno-economical systems : a functional point of view / El aporte de la traceología sobre el sistema tecno-económico nómada chatelperroniense

Baillet, Mickaël 20 February 2017 (has links)
Pour l’extrême ouest eurasiatique, le problème demeure de savoir selon quelles modalités anthropologiques Neandertal et l’Homme d’Anatomie Moderne (HAM) se sont succédés, lors d’une sous-époque artificiellement qualifiée de « Transition ». Une solution pourrait selon nous venir d’une approche globale du système techno-économique nomade, là où l’approche technologique des industries lithiques, mise en oeuvre de façon privilégiée jusqu’à aujourd’hui, a montré ses limites. Notre thèse applique cette échelle systémique aux industries lithiques châtelperroniennes,depuis le nord de la France jusque dans la corniche vasco-cantabrique. Le Châtelperronien est pa railleurs une culture emblématique du problème évoqué. Nous avons placé la tracéologie lithiqueainsi que l’expérimentation au coeur de notre méthodologie analytique, afin de cerner à la fois les stratégies industrielles et les activités outillées des communautés châtelperroniennes. Tandis que nous nous sommes basé sur des modèles théoriques explicites pour appréhender plus généralement leur système de fonctionnement économique relativement à leur mode de nomadisme. Nous avons également utilisé la tracéologie afin d’éclaircir la problématique taphonomique spécifique au Châtelperronien.Nos observations sur l’état de surface des collections nous pousse finalement à suggérer que la dichotomie entre «sites à indices de passage » et « sites à dépôt archéologique » ne serait pas le résultat taphonomique d’évènements climatiques induisant une érosion à géométrie variable(i.e. intersites et/ou intrasites), comme nos prédécesseurs concevaient habituellement cette problématique spécifique. Au contraire, elles témoigneraient bien d’un mode d’occupation très contrasté du territoire. L’analyse fonctionnelle des industries, de son côté, abonde également dans ce sens en révélant que les stratégies industrielles reflètent une double partition, à la fois humaine et économique.En effet, d’une part, le « support de Châtelperron » équipe notamment des individus missionnés sur des sites logistiques tels que des haltes de chasse, afin qu’ils fabriquent et utilisent tour à tour des armatures de sagaie ou des couteaux de boucherie. D’autre part, d’autres haltes logistiques sont conçues comme la conjonction entre le renouvellement de l’industrie lithique et la réalisation d’activités spécialisées à caractère vivrier (boucherie) et artisanal (peausserie, et très probablement industrie osseuse). Quant aux campements résidentiels, manifestement très rares et alors sous abris rocheux, ils accueillent l’ensemble du groupe et sont le lieu où sont mis en oeuvre l’ensemble des industries lithique et osseuse, ainsi que la parure, reflétant le panel probablement complet des activités de ces communautés.En somme, il ressort une spécialisation des outils au Châtelperronien, et plus généralement une spécialisation cynégétique du système technique lithique, couplées à un mode logistique de nomadisme sur de vastes territoires. Ceci pourrait refléter une segmentation du groupe par spécialistes, et notamment une partition sociologique dans laquelle la figure du chasseur occupe une place majeure.Enfin, la confrontation de notre modèle châtelperronien spécifique avec les principales cultures de la Transition sur notre aire géographique fait ressortir une définition restrictive du Paléolithique supérieur. En effet, la spécialisation cynégétique du système technique lithique et, corrélativement,celle du statut de chasseur parmi les membres du groupe, représentent selon nous deux traits singularisant les communautés du Paléolithique supérieur. / At the far west of Eurasia, questions persist regarding what factors led anatomically modernhuman groups to succeed Neanderthals during the so called “Middle to Upper PaleolithicTransition.” Technological approaches to lithic analysis, which have until recently been the principal mean used to investigate these questions, have now shown their limitations. Instead, we suggest amore global approach, which examines both techno-economic and settlement systems.Here, we apply this mode of analysis to the Châtelperronian industry, which is found from northernFrance to the Vasco-Cantabrian region of northern Spain and is emblematic of the above-mentionedproblems. Methodologically, we approach this lithic industry by way of use wear analysis andexperimental archaeology. Our aim is to understand both overarching industry strategies and theways in which specific tools were used. We use theoretical models to investigate the relationshipbetween Châtelperronian functional economy and their mode of nomadism, and use traceology to clarify taphonomic problems specific to the Châtelperronian.We observed, using different levels of magnification, that the natural texture of most lithic artifacts appears to be surprisingly well preserved. This leads us to the conclusion that contrary to previous understandings, the perceived dichotomy between “sites à indices de passage” (i.e. coarse grained assemblages) and “sites à dépôt archéologique” (i.e. fine grained assemblages), cannot be the resultof climatic events resulting in different degrees of intersite and/or intrasite erosion. Instead, we suggest that this be the result of different pattern of movement of Châtelperronian groups. Additionally,the results of our use wear analysis suggest that Châtelperronian industrial strategies were the resultof a division in both human and economic terms.We hypothesize that individuals carried lithic blanks to logistical sites (e.g. hunting camps), manufactured so called “Châtelperronian points”, and used these tools as both projectile points and knives for butchery. This type of specialized activity hints at segmentation within a given group. Different type of logistical sites can be associated with different combinations of activities performed at them including the rejuvenation of lithic tools (i.e. flint knapping), the production of food (i.e.butchery), and other craft activities (i.e. hide working and the production of bone and antler tools).In contrast, residential sites were likely home to entire groups. These are rare in the archaeological record, and are always associated with rock shelters. These sites contain lithic and bone tools, as well as personal ornaments, which were manufactured on site. These residential sites can be considered good representations of the Châtelperronian industry as a whole, and likely reflect nearly the entire range of daily activities performed.In sum, Châtelperronian tools were specialized elements of a lithic industry focused on hunting within a system of logistical mobility spanning vast territories. This could reflect a social division of Châtelperronian groups into specialists, with the role of the hunter occupying a primary position. Finally, a comparison of our model of the Châtelperronian to that of other “transitional” cultures of western Eurasia leads us to propose a more restrictive definition of the Upper Paleolithic. We posit that hunting specialization, both in terms of lithic technology and the status of the hunter relativeto other members of the group, represent the only traits which set apart Upper Paleolithic societies. / En el caso del extremo occidental de Eurasia, la cuestión reside en establecer los factores antropológicos que llevaron a la sucesión Neanderthal-“Humanos Anatómicamente Modernos”durante la transición entre el Paleolítico Medio y el Superior. Estimamos que una vía de acercamiento puede derivar de un análisis más global del sistema tecnoeconómico nómada, alejándose deuna perspectiva tecnológica sobre la industria lítica demasiado restringida.Nuestra perspectiva se ha aplicado al estudio de una cultura característica del periodo, el Chatelperroniense,introduciendo un énfasis particular en el análisis funcional de los utillajes líticos y en elestudio de los patrones territoriales de los asentamientos. Para abordar los patrones territoriales,hemos recurrido a modelos teóricos explícitos que los relacionan con sistemas económicos específicos.En el caso del análisis funcional, hemos situado la observación de las huellas de uso y unimportante referencial experimental como núcleo de la metodología desarrollada. En este caso el objetivo es doble ya que se trata de reconocer las estrategias técnicas aplicadas a los propios utillajesde piedra y de reconocer también estas estrategias en los procesos técnicos en los que estos utillajeshan participado. El estudio traceológico ha servido asimismo para abordar cuestiones tafonómicasrelativas a la conservación de los yacimientos estudiados gracias a la lectura de las alteraciones sufridas por las superficies de los utillajes de piedra. Estas evidencias sugieren una conservación inesperadamente buena de los contextos arqueológicos. Ello viene a demostrar que las diferencias entre tipos de yacimientos que se habían observado –que se atribuían a alteraciones tafonómicas diferenciales- son en realidad el resultado de comportamientos y modos de ocupación diferentes ybien contrastados en cada uno de ellos.Por otra parte, los resultados generales del análisis funcional redundan en esta percepción, la deuna partición doble –humana y económica- en el seno de las estrategias técnicas. Nuestros resultadossugieren que existe una primera estrategia que implica una circulación en el territorio depuntas-cuchillos de chatelperron, probablemente transportados por individuos que se desplazana ocupaciones especializadas, como los campamentos de caza; estos instrumentos se utilizarían como cuchillos de carnicería y también como parte de elementos de proyectil. Algunas de estas ocupaciones especializadas reunirían un conjunto algo más complejo de funciones incluyendo larenovación del utillaje lítico agotado y algunos trabajos especializados relacionados con la subsistencia–carnicería- o actividades de elaboración de algunos productos (en piel y materias óseas). Los campamentos residenciales son muy escasos, casi siempre en abrigos y cuevas, y en ellos se llevarían a cabo el conjunto de tareas necesarias para estas comunidades y, en este sentido, puedenconsiderarse representativas de los comportamientos generales durante el periodo.En conjunto, se aprecia una especialización del utillaje durante el Chatelperroniense, muy orientada hacia las actividades cazadores en el marco de un sistema territorial que implica una gran movilidad logística. Ello podría reflejar una segmentación social interna de las comunidades con la apariciónde especialistas entre los que jugaría un papel importante la figura del cazador.Como conclusión, la comparación del modelo que emerge acerca de los comportamientos chatelperronienses con los propios de otras culturas de este periodo de transición en torno al 40.000nos lleva a proponer una definición más restrictiva para caracterizar al conjunto del Paleolítico Superior.En este sentido, planteamos que la especialización cazadora, tanto en lo que afecta al sistema técnico lítico como al estatus del cazador respecto a los otros miembros del grupo, representa el rasgo diferencial esencial que define a las comunidades humanas del Paleolítico superior.

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