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La scuola hegeliana dal 1818 al 1831. Interpretazioni e sviluppi della filosofia di Hegel da parte dei suoi primi seguaci e collaboratori

Bertani, Corrado 09 July 2024 (has links)
La dissertazione vuol essere la prima ricostruzione complessiva dell’attività e dell’opera filosofica della scuola hegeliana negli anni dal 1818 al 1831, cioè dalla nomina di Hegel a professore a Berlino fino alla sua morte. Essa si compone di un’Introduzione, dieci capitoli e due appendici. L’introduzione si propone tre obiettivi: 1) spiegare in che senso si possa e si debba parlare di ‘scuola’ a proposito della cerchia dei seguaci di Hegel; 2) mostrare, sulla base delle fonti, che i contemporanei (non solo gli hegeliani, ma anche filosofi e intellettuali di tendenze diverse) erano del tutto consapevoli dell’esistenza di tale scuola; 3) spiegare le ragioni per cui l’opera dei primi hegeliani è stata finora trascurata dalla storiografia filosofica. Il capitolo 1 intende: tracciare la storia della scuola hegeliana dall’ottobre 1818 al novembre 1831; chiarire le cause dell’adesione all’hegelismo e la struttura delle relazioni interpersonali all’interno della scuola; provare che i membri della scuola pensavano a se stessi come ai portavoce di una filosofia impersonale; stilare una bibliografia primaria degli hegeliani; infine, ipotizzare e giustificare la distinzione di quattro obiettivi principali della loro attività filosofica. I capitoli dal 2 al 9 prendono in esame gli scritti attinenti alle singole parti del sistema hegeliano (nessuno dei quali è mai stato oggetto di studi specifici fino ad ora). Si inizia (capitolo 2) con la Propedeutica filosofica di G. A. Gabler (1827); che si rivela essere un tentativo di ‘avviamento’ alla filosofia mescolato a elementi di teoria dello spirito soggettivo e ricalcato sulle prime tre parti della Fenomenologia dello spirito, di cui offre anche un commentario sui generis. Il capitolo 3 è incentrato sulla prima parte del sistema hegeliano. Ampio spazio è riservato ai Lineamenti di filosofia della logica di H. W. F. Hinrichs (1826), primo e malriuscito tentativo di proseguire e ‘completare’ la teoria logica secondo l’impostazione hegeliana. Altri approfondimenti concernono i tentativi più antichi di spiegare il significato della dialettica, della contraddizione e della struttura del concetto secondo Hegel. Il capitolo 4 considera la seconda parte del ‘sistema’, la filosofia della natura, e la prima sezione della terza parte, la filosofia dello spirito soggettivo. In entrambi tali ambiti la scuola fu quasi del tutto silente nel periodo considerato. Nel primo caso l’unica eccezione è data da un breve compendio di Leopold von Henning sulla teoria dei colori di Goethe (1821). Nel secondo caso ci si imbatte in un astruso trattato di psicologia filosofica di J. G. Mussmann, che a un’attenta analisi si rivela come opera eclettica. Pienamente ‘ortodosso’, invece, è risultato il Sistema della morale filosofica di K. L. Michelet (1828), protagonista del capitolo 5. L’indagine ha svelato che tale opera vuol essere un rifacimento più esauriente e comprensibile della Moralità dei Lineamenti. A tal fine Michelet ha attinto a piene mani all’etica aristotelica, che ha riformulato in chiave dialettica e di cui si è servito per interpretare diversi punti centrali della teoria hegeliana della moralità. Dopo la moralità è la volta dell’eticità. A tale riguardo sono stati studiati due scritti di von Henning risalenti ai suoi primi anni di attività al fianco di Hegel, che affrontano l’uno il tema dello svolgimento storico dei princìpi etici, l’altro il problema delle epoche della storia universale. Sempre nel capitolo 6 si fa cenno allo storico Heinrich Leo e al filosofo della storia Christian Kapp, quest’ultimo citato spesso nelle fonti, ma erroneamente, come hegeliano. L’esposizione prosegue con le tre sezioni dello spirito assoluto, che furono i settori in cui la scuola fu più prolifica. Tale circostanza spiega l’ampiezza dei capitoli 7-9, tutti preceduti da una panoramica generale e contenenti una ricca varietà di posizioni. In ambito estetico (capitolo 7) spiccano: gli scritti con cui Hinrichs e C. F. Göschel proposero una lettura ‘fenomenologica’ del Faust di Goethe; una monografia di H. T. Rötscher su Aristofane (1827), nella quale trovano sistematica applicazione la filosofia della storia di Hegel e le sue osservazioni sulla commedia attica; una esposizione e critica della Critica del giudizio di Kant ad opera di Bruno Bauer; i primi studi storico-letterari di K. Rosenkranz; infine alcuni interventi sul romanticismo letterario, che integravano ciò che Hegel diceva nelle lezioni di Estetica. Un quadro molto vario e complesso offre pure la filosofia della religione. Un’analisi dettagliata è dedicata alla Religione nel suo rapporto interno alla scienza di Hinrichs (1822), agli Aforismi su non-sapere e sapere assoluto di Göschel (1829) e ai Pensieri sulla morte e l’immortalità di Ludwig Feuerbach (1830). Altri ritratti, più brevi, hanno per oggetto uno studio giovanile di D. F. Strauß sull’apocatastasi; la critica riservata a Schleiermacher, a nome della scuola, da Rosenkranz; la ‘dogmatica cristiana’ di K. P. Marheineke, portavoce dell’hegelismo nella Facoltà teologica berlinese; infine un saggio sullo «sviluppo della coscienza religiosa» di K. Conradi (1831). Chiude il capitolo l’elenco delle recensioni di filosofia e storia della religione apparse sugli «Jahrbücher» tra 1827 e 1831. Il capitolo 9 è diviso in due parti. La prima cerca di indicare le ragioni della centralità della storia della filosofia per la scuola hegeliana, propone una panoramica dei suoi risultati principali in tale ambito, infine descrive il saggio di Michelet sull’etica di Aristotele del 1827. La seconda parte è dedicata alla dissertazione di H. G. Hotho sulla filosofia di Cartesio (1826). Tali opere sono le prime testimonianze scritte dell’interpretazione ‘hegeliana’ del pensiero aristotelico e cartesiano. Le Conclusioni tirano le fila delle indagini condotte nel corso della trattazione. Vi si rileva come l’esame delle fonti abbia confermato l’ipotesi di partenza che l’attività degli hegeliani sia stata orientata verso quattro obiettivi, spesso compresenti. Vi si mostra, inoltre, che tale attività fu guidata e condizionata da due fattori: le finalità concrete del lavoro svolto dai seguaci di Hegel, e il loro desiderio di concorrere a realizzare il programma ‘ideologico’ che lo stesso Hegel aveva tracciato fin dal suo insediamento a Berlino. Chiudono la dissertazione due appendici e una bibliografia della letteratura primaria. La prima appendice contiene un regesto dei corsi di lezione tenuti (o solo annunciati) dai seguaci di Hegel dalla fine del 1818 alla fine del 1831, a Berlino e in altre università tedesche. La seconda appendice propone un profilo bio-bibliografico di quindici autori, riferito agli inizi della loro carriera universitaria e alle forme del loro rapporto istituzionale e personale con Hegel. Tra i documenti qui riprodotti, di cui diversi sono inediti, si segnalano i pareri di Hegel sull’attività didattica dei suoi Repetenten, le tesi difese dagli hegeliani per conseguire il dottorato o l’abilitazione, infine un saggio di Hinrichs sulla dialettica, del 1824.

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