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Beatrice Potter e la signora Webb. La politica come amministrazione del carattere / Beatrice Potter and Mrs Webb. Politics as Administration of CharacterFerrari, Roberta <1984> 28 May 2015 (has links)
La tesi affronta la vita e la riflessione politica di Beatrice Potter collocandola all’interno del pensiero politico britannico ed europeo della fine dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Rispetto alla maggior parte della bibliografia disponibile, risulta un’autonomia e un’originalità anche rispetto alla riflessione del marito Sidney Webb. La riflessione politica di Potter è caratterizzata in primo luogo dalla ricerca del significato immediatamente politico di quella scienza sociale, che si sta affermando come approccio scientifico dominante nell’intero panorama europeo. Il lavoro è diviso in tre ampi capitoli così suddivisi: il primo ricostruisce l’eredità intellettuale di Potter, con particolare attenzione al rapporto con la filosofia evoluzionista di Herbert Spencer, suo mentore e amico. In questo capitolo vengono anche discussi i contributi di John Stuart Mill, Joseph Chamberlain, Alfred Marshall e Karl Marx e la loro influenza sull’opera di Potter. Il secondo capitolo prende in esame la sua opera prima dell’incontro con il marito e mostra come lo studio della povertà, del lavoro, della metropoli, della cooperazione e delle condizioni delle donne getti le basi di tutta la produzione successiva della partnership. Lo studio politico della povertà, cioè la messa a punto di una scienza amministrativa del carattere sociale del lavoro, rappresenta uno degli elementi principali di quella che viene qui definita un’epistemologia della democrazia. Il terzo capitolo riprende il tema cruciale della democrazia nella sua accezione «industriale» e indaga il ruolo funzionale dello Stato, anche in relazione alla teoria pluralista di Harold Laski, al socialismo guildista di George D. H. Cole e all’idealismo di Bernard Bosanquet. Centrale in questo confronto del pensiero di Potter con il più ampio dibattito degli anni venti e trenta sulla sovranità è la concezione della decadenza della civiltà capitalista e dell’emergere di una new civilisation, dopo la conversione al comunismo sovietico. / The dissertation addresses the political life of Beatrice Potter through the analysis of British and European political thought between the end of the Nineteenth century and the beginning of the Twentieth century. The aim of the research is to show the originality of her thought also in relation to her husband’s, Sidney Webb. Potter’s political reflection is first of all characterized by the study of the political meaning of social science, which is becoming dominant as a scientific approach all over Europe. The work is divided into three large chapters: the first one reconstructs her intellectual legacy, with particular attention to Herbert Spencer, mentor and friend, and his philosophy of evolution. This chapter also discusses the political thought of John Stuart Mill, Joseph Chamberlain, Alfred Marshall and Karl Marx and their influence on Potter’s social and political thought. The second chapter reconstructs and analyses her work before the encounter with Webb and shows how this first reflection on poverty, metropolis, work, cooperation and women’s condition represent the basis of all the later work of the partnership. The political analysis of poverty, that is the formulation of an administrative science of the social character of work, represent one of the main element of what I have defined an epistemology of democracy. The third chapter discusses the concept of democracy in its «industrial» meaning and stresses the functional role of the State, also in relation to the pluralist theory of Harold Laski, to the Guild Socialism of George D. H. Cole and to the Idealism of Bernard Bosanquet. The keynote in this debate around sovereignty between the Twenties and the Thirties is the conception of the decay of capitalist civilisation and the rise of a new one, after her conversion to Soviet Communism.
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Capacita' e formazione nel liberalismo di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Eredita' differenti del pensiero politico per una "cittadinanza del mondo" / Capabilities and Education in the Liberalism of Amartya Sen and Martha Nussbaum. Different Legacies of Political Thought for a "World Citizenship"Baglieri, Mattia <1985> 28 May 2015 (has links)
Il presente lavoro di ricerca si propone di discutere il contributo che l’analisi dell’evoluzione storica del pensiero politico occidentale e non occidentale riveste nel percorso intellettuale compiuto dai fondatori della teoria contemporanea dell’approccio delle capacità, fondata e sistematizzata nei suoi contorni speculativi a partire dagli anni Ottanta dal lavoro congiunto dell’economista indiano Amartya Sen e della filosofa dell’Università di Chicago Martha Nussbaum. Ci si ripropone di dare conto del radicamento filosofico-politico del lavoro intellettuale di Amartya Sen, le cui concezioni economico-politiche non hanno mai rinunciato ad una profonda sensibilità di carattere etico, così come dei principali filoni intorno ai quali si è imbastita la versione nussbaumiana dell’approccio delle capacità a partire dalla sua ascendenza filosofica classica in cui assume una particolare primazia il sistema etico-politico di Aristotele. Il pensiero politico moderno, osservato sotto il prisma della riflessione sulla filosofia della formazione che per Sen e Nussbaum rappresenta la “chiave di volta” per la fioritura delle altre capacità individuali, si organizzerà intorno a tre principali indirizzi teorici: l’emergenza dei diritti positivi e sociali, il dibattito sulla natura della consociazione nell’ambito della dottrina contrattualista e la stessa discussione sui caratteri delle politiche formative. La sensibilità che Sen e Nussbaum mostrano nei confronti dell’evoluzione del pensiero razionalista nel subcontinente che passa attraverso teorici antichi (Kautylia e Ashoka) e moderni (Gandhi e Tagore) segna il tentativo operato dai teorici dell’approccio delle capacità di contrastare concezioni politiche contemporanee fondate sul culturalismo e l’essenzialismo nell’interpretare lo sviluppo delle tradizioni culturali umane (tra esse il multiculturalismo, il comunitarismo, il neorealismo politico e la teoria dei c.d. “valori asiatici”) attraverso la presa di coscienza di un corredo valoriale incentrato intorno al ragionamento rintracciabile (ancorché in maniera sporadica e “parallela”) altresì nelle tradizioni culturali e politiche non occidentali. / This research discusses the importance of the analysis of the history of political thought (in both Western as well as non-Western thought forums) for the theory of the capabilities approach as founded and theorised by Amartya Sen (economist at the Harvard University) and Martha Nussbaum (philosopher of law at the University of Chicago). It will examine the impact of the history of political theory in Sen’s work which has been strongly influenced by the research of a close alliance between economics and ethics, but this contribution will also examine the most important fields of research of Nussbaum’s own version of the approach that finds its origins in the Ancient Greek and Roman political thought and especially in Aristotle’s ethical and political system. Ideas and institutions regarding education and lifelong learning philosophy have been chosen as a “prism” in order to study the three Western pillars of political theory which are mostly considered by Sen and Nussbaum and in particular: the emergence of the lexicon of positive and social rights; the debate around the nature of citizenship in the contractualist theory and the very debate around educational policies. Furthermore, this work aims to analyse Sen’s and Nussbaum’s endeavour to overcome the culturalist and essentialist conceptions championed especially in the contemporary political thought by considering the importance of non-Western legacies and heritage of political argumentation and reflection about politics in India’s political philosophy both in the ancient (Kautylia and Ashoka) and contemporary (Gandhi and Tagore) thought. Among these contemporary theories in political philosophy, the normative critique of Sen and Nussbaum faces especially multiculturalism, communitarianism, neorealism as well as the theory of “asian values” by remembering the very existence of political reflection in arenas of thought “other” than the West.
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Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell / A Grand Narrative of Capitalism: Power and Social Sciences in Daniel Bell's Political ThoughtCento, Michele <1984> 06 June 2013 (has links)
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo. / This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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Tra Dio e la sfera pubblica. Mary Astell nella storia costituzionale inglese / Between God and the Public Sphere. Mary Astell in English Constitutional HistoryCappuccilli, Eleonora <1987> January 1900 (has links)
La tesi ricostruisce la vita e la dottrina politica di Mary Astell (1666-1731), pensatrice politica, filosofa e teologa inglese. La sua riflessione costituisce un capitolo essenziale ma poco esplorato della storia costituzionale e del pensiero politico inglese. Malgrado il suo conservatorismo anglicano, Astell incarna una critica proto-femminista al patriarcato. Questa critica, pur essendo specialmente affilata nel pensiero di Astell, è condivisa, al netto di alcune significative differenze, anche da altre importanti pensatrici tra metà Seicento e inizio Settecento. Essa è definita come antipatriarcalismo materiale, in quanto mette in discussione i rapporti materiali di potere tra i sessi e si oppone all'antipatriarcalismo formale di Locke. L'antipatriarcalismo materiale si lega all'irruzione femminile nella sfera pubblica in formazione, durante la grande ribellione degli anni Quaranta del Seicento, che è contestuale allo sviluppo di una agency femminile in campo economico e giuridico. Insieme al dibattito politico-religioso, dunque, si considerano i trattati giuridici, i manuali di condotta, le petizioni e le profezie femminili del secolo delle Rivoluzioni, al fine di ricostruire il contesto giuridico e sociale a cui appartengono Astell e le altre donne “straordinarie” del tempo. In questo scenario Astell elabora la sua teologia politica, che implica una critica delle politiche di tolleranza e del tentativo dei dissenzienti e dei whig di riscrittura della storia. Astell teorizza la necessità dell'ordine politico, laddove tutto il potere è nelle mani di Dio e del re, Suo vicario sulla terra. L'autorità divina assoluta consente di pensare un'eguaglianza radicale delle anime davanti a Dio, condizione che rende la subordinazione delle donne agli uomini impossibile da sostenere. Questa rivendicazione dell’uguaglianza delle donne emerge con forza nel dibattito sull'educazione, in cui Astell interviene proponendo la creazione di un ritiro filosofico-religioso femminile che inauguri una sfera pubblica separata in grado di preparare le donne ad affrontare la società degli uomini. / The thesis investigates the life and political thought of Mary Astell (1666-1731), English political thinker, philosopher and theologian. Her reflections constitute an essential but rather unexplored chapter of English political thought and Constitutional History. Despite her Anglican Toryism, she embodies a proto-feminist critique to early modern patriarchy. While this critique is most consistently advanced by Astell, it is shared, notwithstanding some significant differences, by other outstanding female thinkers of the Century of Revolution. It can be defined as material antipatriarchalism, insofar as it questions the material power relations between the sexes and opposes the formal antipatriarchalism of Locke. Material antipatriarchalism is strictly linked to the female irruption into the emerging public sphere during the great rebellion of 1640s, which concurs with women's economic and legal agency. Therefore, together with the political and religious debate, legal treatises, conduct books, female petitions and prophecies of XVII and early XVIII century are taken into account in order to reconstruct the judicial and social context to which Astell belongs. Against this backdrop Astell elaborates her own political theology, which entails a critique of toleration policies and of the dissenters' and Whigs' attempt to reinterpret the English past. Astell theorizes the necessity of political order, whereby all power is held by God and the King, His vicar on earth. Absolute divine authority, in turn, paves the way to the radical equality of all souls in front of God, a condition that makes women's subordination to men unsustainable. The claim to women's equality is strongly reflected in the educational debate, where Astell intervenes proposing the creation of a philosophical-religious retirement that should lead to a separate public sphere able to prepare women to confront the male-run society.
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Genealogia della città globalizzata. Presupposti politici dell'urbanizzazione del mondo / Genealogy of the Globalized City. Political Premises of the Planetary UbranizationCuppini, Niccolo' <1986> January 1900 (has links)
Lo Stato non riesce più a proporsi quale unico attore del campo politico, e all'interno di quest'ultimo emerge la città globalizzata come polo di una politica oltre lo Stato.
La tesi elabora dunque il concetto di città globalizzata ricorrendo a un approccio genealogico. Vengono individuati una serie di passaggi all'interno dei quali si mostrano linee di forza, rotture e mutazioni del suo divenire storico.
L'analisi si muove analizzando il pensiero di autori vissuti in tali momenti, inserendoli all'interno della discussione di una sequenza di episodi che dalla città antica attraversano la modernità giungendo a oggi. Si dimostra come tutte queste capacità e problemi sviluppatisi storicamente si presentino simultaneamente all'interno della città globalizzata.
La dissertazione è sviluppata seguendo la tensione tra la semantica dello Stato in relazione alla città. In questa direzione si mostra come la città globalizzata sia progressivamente divenuta forma di governo, società e territorio dello Stato – potendo dunque oggi configurare forme di parziale autonomia rispetto ad esso. Viene inoltre indicata una traiettoria che dalla città-mondo giunge alla città globalizzata passando per la metropoli e la città globale, discutendo come ciascuno di questi profili urbani indichi uno specifico assemblaggio dal quale si possono dedurre le mutazioni dei rapporti di potere nonché delle forme economiche e della guerra.
La città globalizzata non è dunque il convergere verso un'unica forma di tutte le città del mondo, indicando invece una tensione con l'urbanizzazione planetaria contemporanea. Essa è piuttosto una griglia di intelligibilità politica per cogliere sistemi policentrici e multiscalari, attraversati da conflitti asimmetrici.
La tesi si muove sui confini di numerose discipline, proponendo metodologicamente la formula seeing like a city e sostenendo la necessità di politicizzare il campo degli studi urbani e di urbanizzare il pensiero politico per poter articolare con maggiore complessità la costitutiva relazione tra città e scienze sociali. / The State is no more the unique actor of the political field. So, the globalized city is emerging as a new subject within the political arena.
This thesis elaborates on the globalized city's concept through a genealogical approach. Within a series of tipping points, it shows the historical emergence of this new kind of city.
The analysis focuses on many political thinkers that lived in that series of topical moments, from the ancient city to nowadays planetary urbanization.
The dissertation is elaborated following the specific tension between the lexicon of the State related to the city. Than, it demonstrate that the globalized is historically become a form of govern, a society and a territory for the State. So, nowadays it shows some kind of autonomy in respect to it.
Secondly, the thesis discuss the trajectory that goes from the World city to the Globalized city, passing through the metropolis and the global city. Each of this urban profile shows a specific assemblage through which it is possible to understand the transformation occurred in the economical and political relationships, and also the transitions in the war paradigm.
The globalized city does not mean that every city on the planet is following the same model. Rather, it shows a tension in respect to the planetary urbanization forms. Instead, the globalized city is a grid to grasp politically the contemporary polycentric and multiscalar systems, that are crisscrossed by new asymmetric conflicts.
In terms of methodology, the dissertation is elaborated on the boundaries of many disciplines, and it proposes a “seeing like a city” as a way through which to politicize the urban studies field and to urbanize the political theories. This is, finally, a way to gain more complexity on the fundamental link between social sciences and the city.
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La questione antifederalista e il dibattito sulla ratifica della Costituzione degli Stati Uniti, 1787-1788Grappi, Giorgio <1977> 29 June 2007 (has links)
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Dalla costituzione al governo. Jeremy Bentham e le Americhe.Rudan, Paola <1978> 29 June 2007 (has links)
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L'idea di "società internazionale", l'espansione dell'ordinamento politico-giuridico internazionale europeo e la nascita dell'idea di "League of Nations" nella riflessione politico-giuridica inglese nella seconda metà del XIX secoloTortelli, Alessandro <1979> 29 June 2007 (has links)
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La construction politique de la nation. La nation dans les débats du Parlement de la Roumanie: 1866-1871Marton, Silvia <1976> 29 June 2007 (has links)
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Le concept de démocratie dans la pensée politique roumaine de la première moitié du XIXème siècleMarculescu, Raluca-Ioana <1975> 29 June 2007 (has links)
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