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Vescovi, re, imperatori: Anastasio Bibliotecario tra Occidente e OrienteCò, Giulia January 2015 (has links)
La tesi di dottorato ha l'obiettivo di indagare la corrispondenza di Anastasio Bibliotecario, la cui attività a Roma raggiunse il culmine tra gli anni Sessanta e Settanta del IX secolo: egli fu collaboratore di tre papi, ebbe contatti con gli imperatori Ludovico II e Carlo il Calvo, fu ottimo conoscitore della lingua greca e della cultura bizantina e intermediario da un lato tra mondo franco e papato, dall’altro tra imperatore d’Occidente e imperatore d’Oriente. Nelle lettere anastasiane, sia in quelle scritte in maniera autonoma, sia in quelle readatte svolgendo incarichi più o meno ufficiali, è possibile individuare linguaggi, metafore, espressioni, citazioni, stili di volta diversi a seconda dei destinatari: tra questi, Adone di Vienne e Incmaro di Reims; Carlo il Calvo e Ludovico II, con il quale Anastasio sembra tessere una lunga e intensa collaborazione; e infine l’imperatore d’Oriente Basilio I. Poiché Anastasio fu coinvolto nelle principali questioni della metà del IX secolo, le lettere anastasiane nascono in contesti estremamente eterogenei: le problematiche questioni sorte tra i vescovi franchi (in particolare, per quanto riguarda il conflitto fra Incmaro di Reims e il nipote omonimo vescovo di Laon); i rapporti tra papato e Carolingi nella gestione degli affari interni ai regni e nella questione dell’incoronazione imperiale; i complessi rapporti fra Oriente e Occidente nella definizione dell’equilibrio delle funzioni dei due imperatori e della politica nel sud Italia; le tensioni generate dallo scisma di Fozio. All’interno di questi contesti, l'analisi delle lettere anastasiane permette quindi di individuare di volta in volta le diverse scelte comunicative rispondenti a specifiche scelte e linee politiche. Per visulizzare il testo greco è necessario istallare il font Hellenica.
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Signoria ecclesiastica e comunità rurali nel medioevo (secoli XII-XIII). S. Giorgio in Braida di Verona e i villaggi del Fiumenovo. Ecclesiastic Lordship and Rural Communities in the Middle Ages (12-13th c.). St Giorgio in Braida of Verona and the villages of Fiumenovo.Stella, Attilio January 2014 (has links)
The thesis analyses the relationships between the urban church of Verona and three of its subject villages (Cologna, Sabbion and Zimella), located in the eastern territory of Verona's district in the Communal Age. The introductive chapter is aimed at defining the object and the chronology of the research, and the 'status quaestionis' concerning rural lordship in the Italian historiography. The first section focuses mostly on the urban milieu, where the canons of St Giorgio lived and built their strategies and connections with the communal establishment. The second section analyses the environmental, settlement, social and institutional development of the three mentioned villages, contextualised in the dialectics between the city-state and the seigniorial powers in the district. The thesis includes two appendices consisting in the edition of 26 previously unpublished documents coming from the Vatican Archives and the State Archive of Verona.
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I poteri signorili in un'area di confine. L'Appenino tosco-emiliano tra l'XI e il XIV secolo.Pederzoli, Giovanni January 2016 (has links)
La presente ricerca si propone di studiare l’evoluzione dei poteri signorili nel contesto geografico dell’Appennino tosco-emiliano attraverso l’analisi, in chiave comparativa, di tre signorie rurali (conti Alberti, Ubaldini, conti di Panico ) inerenti quello specifico ambito territoriale. Dal punto di vista cronologico l’indagine ha inizio a partire dall’XI secolo – con la comparsa, nelle fonti, dei poteri signorili di banno – e termina intorno agli anni Trenta del XIV secolo – quando la contestazione delle prerogative signorili in quella zona era un fatto ormai consolidato sia in termini politici, sia in termini territoriali. Mediante lo studio della documentazione disponibile – dispersa in vari fondi archivistici, pubblici e privati – si è perciò tentato di approfondire alcune tematiche di carattere generale tra le più frequentate e discusse dalla storiografia, quali il rapporto tra città e contado, i processi di ricomposizione politica dei territori, lo sviluppo dell’aristocrazia rurale e delle prerogative ad essa connesse. La scelta di studiare le vicende relative alle tre famiglie dei conti Alberti, degli Ubaldini e dei conti di Panico risponde a precise opportunità di metodo e di ricerca. Riguardo alle prime si è tenuto conto dell’omogeneità territoriale delle zone d’influenza signorile, collocate, per la maggior parte, a ridosso delle montagne e delle colline delle attuali province di Firenze, Pistoia, Prato e Bologna. Riguardo alle seconde, invece, si è inteso privilegiare alcuni dominati signorili solo in parte studiati dalla storiografia e dall’erudizione locale, così da rendere più proficuo il confronto con realtà aristocratiche differenti che hanno goduto di maggior considerazione da parte degli storici (ad esempio, i conti Guidi). La ricerca è articolata in tre sezioni. Nella prima vengono analizzate le forme del potere esistenti nell’area che sta tra l’Emilia e la Toscana nel pieno medioevo discutendo la terminologia utilizzata per descrivere l’organizzazione dello spazio ed evidenziando il ruolo che ebbero alcune città (Firenze, Pistoia, Prato e Bologna) nel disciplinamento del territorio. Nella seconda sezione vengono indagati i presupposti del potere signorile, considerando quali “prerequisiti strutturali” prima il radicamento patrimoniale e il possesso degli uomini, poi la rete delle relazioni intessute con l’impero, con il papato, con i marchesi di Tuscia, con i vescovi, con gli enti ecclesiastici e con le città. Nella terza sezione la tesi descrive l’esercizio dei poteri signorili mostrando come questi si manifestassero nell’amministrazione della giustizia, nel controllo di determinati diritti di natura economica (in particolare quelli di derivazione pubblica), nell’attività militare e più in generale nell’uso della coercizione e della violenza. Ciascuno di questi aspetti è quindi posto in relazione con le pretese e le richieste provenienti dalle città comunali, nel tentativo di offrire una panoramica del tema quanto più possibile completa ed esaustiva.
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La manifattura del cuoio e della calzatura nell'Italia comunale. Tecniche, struttura produttiva e organizzazione del lavoroRighi, Laura January 2018 (has links)
In epoca pre-industriale, il cuoio era uno dei materiali maggiormente utilizzati, tanto nel settore calzaturiero quanto nel settore militare o nei trasporti. Questa ricerca si propone di indagare principalmente due attività collegate a questo materiale, la manifattura conciaria e la produzione calzaturiera, e la loro organizzazione tra XIII e XV secolo. La tesi si articola in cinque capitoli volti a esplorare tutti gli attori e i fattori coinvolti nella produzione di cuoio attraverso l' analisi di documentazione d'archivio: testi legislativi, documentazione giudiziaria, amministrativa e fiscale, affiancata da registri di conti privati e atti notarili. La scelta di affrontare fonti di natura differente ha richiesto la presa in esame di diversi centri urbani, la scelta è dunque ricaduta sulle città di Arezzo, Bologna e Rimini, mantenendo sempre aperto il confronto con altre realtà dell'Italia centro-settentrionale. Il primo aspetto preso in esame è la relazione tra attività produttive e governi cittadini che erano responsabili della gestione di un alto numero di lavoratori che si occupavano di un'attività che aveva un forte impatto sul territorio, tanto in termini di sfruttamento delle risorse (idriche, minerali, agricole e dell'allevamento) quanto in termini di inquinamento. Una volta individuate le materie prime necessarie per la produzione, e le politiche attivate per il suo reperimento, si è svolta un ricostruzione del settore innanzitutto dal punto di vista tecnico, per identificare il processo produttivo e le sue caratteristiche. L'analisi delle fasi di lavorazione che permettevano la trasformazione della pelle in cuoio e poi la produzione di calzature, ha evidenziato innanzitutto alcuni fattori che ne influenzavano l'organizzazione. Conseguentemente ci si è dunque interrogati sulle modalità di organizzazione del settore e di divisione del lavoro e si è scelto di indagare innanzitutto come le corporazioni intervenivano e si inserivano in tale ciclo produttivo. Prendendo come esempio il caso di Bologna si è evidenziato il percorso di strutturazione e gerarchizzazione delle corporazioni del settore, che aveva progressivamente portato a una più netta divisione del ciclo produttivo, e che parallelamente concedeva maggiori margini d'azione ad alcuni singoli operatori economici. I soggetti maggiormente influenzati da tali modifiche istituzionali erano infatti gli imprenditori e i lavoratori del settore che nel corso del tardo Medioevo ebbero la possibilità di migliorare il proprio status, grazie al coinvolgimento, tanto economico quanto politico, nelle corporazioni del cuoio. Infine, una sezione è stata dedicata all'analisi degli oggetti in cuoio, delle loro caratteristiche tecniche ma soprattutto del loro valore, sia simbolico che di mercato. Lo studio di oggetti, persone e istituzioni coinvolte nel complesso settore del cuoio si propone di inserire innanzitutto un ulteriore tassello nella ricostruzione delle attività economiche, commerciali e manifatturiere, e nella ridefinizione delle componenti della società urbana dell'Italia comunale. In secondo luogo, l'analisi di diversi centri urbani ha consentito di evidenziare alcuni modelli di organizzazione e la loro evoluzione nel corso degli ultimi secoli del Medioevo.
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Spes optima regni". L'azione politica di Lotario I (795-855) alla luce delle fonti storico-narrative del secolo IX"Sernagiotto, Leonardo January 2017 (has links)
La presente tesi indaga il ruolo svolto da Lotario I (795-855), figlio dell’imperatore Ludovico il Pio e associato al potere imperiale dall’817, all’interno della storia dell’Impero carolingio, specificatamente tra gli anni 814 e 843. L’azione di governo di Lotario è stata esaminata principalmente sulla base di un’attenta analisi delle fonti storico-narrative coeve alla vita dell’imperatore, indagine che ha permesso di rivedere e considerare sotto un’ottica nuova alcuni eventi chiave della storia carolingia, tra cui in primis il rapporto di Lotario con il padre Ludovico il Pio e il fratellastro Carlo il Calvo.
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Amicizie, parentele, fedeltà a nord e sud delle Alpi: la rete di relazioni dell’imperatrice AdelaideRomani, Marta 21 May 2021 (has links)
The aim of this PhD thesis is to investigate the political role of Adelheid of Burgundy in tenth-century Europe. Adelheid was certainly one of the central figures of the Ottonian dynasty during her years as empress and during her widowhood. The systematic study of the diplomas in which she acted as mediator alongside Otto I, Otto II and Otto III was an attempt to understand the basis of her political relevance. The result of the diplomatic research was analyzed through the method of social network analysis, which offered a new and global point of view on the issue and allowed to better focus on the various actors that composed the network of relationships of Adelheid during her life. / Lo scopo della presente tesi di dottorato è l’analisi del ruolo politico di Adelaide di Borgogna nell’Europa del secolo X. Adelaide fu certamente una figura di spicco all’interno della dinastia ottoniana sia in qualità di imperatrice al fianco di Ottone I sia negli anni della vedovanza. Lo studio sistematico dei diplomi in cui la sovrana venne indicata come mediatrice presso il marito, il figlio e il nipote ha rappresentato il punto di partenza per indagare le basi e le motivazioni della sua rilevanza politica. In particolare, il risultato della ricerca diplomatica è stato esaminato attraverso la metodologia della social network analysis che ha offerto un punto di vista nuovo e globale sulla questione e ha permesso di individuare più chiaramente i vari attori che composero la rete di relazioni dell’imperatrice nell’intero corso della sua vita.
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Devozioni lecite ed illecite nella predicazione di Giacomo della MarcaIoriatti, Mara January 2010 (has links)
La mia tesi concerne la tematica delle devozioni considerate lecite ed illecite da Giacomo della Marca, francescano osservante del XV secolo, nella sua predicazione.
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Fenomeni identitari e appartenenza religiosa: problemi storiografici e aspetti politici della cristianizzazione dei GotiGheller, Viola January 2014 (has links)
La tesi si propone di dimostrare la fallacia delle varie ricostruzioni relative alla cristianizzazione di massa dei Goti, che pongono l'accento di volta in volta sul ruolo di Ulfila o di Valente, e sul portato identitario del cristianesimo subordinazionista abbracciato dai barbari. In effetti, il fenomeno di conversione è ben più complesso e si svolge tra il III e il V secolo, intrecciandosi continuamente con le relazioni politiche e diplomatiche tra Romani e Goti. La vera e propria "conversione di massa" non può dirsi conclusa prima dello stanziamento dei Goti in Aquitania nel 418. Solo con il regno di Teoderico II, e ancor più all'epoca di Eurico e Alarico II, i re di Tolosa iniziano a proporre la propria fede religiosa come elemento identitario e come "strategy of distinction" rispetto ai Romani residenti in Gallia.
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«Sens e Razos d'una Escriptura»: edizione e studio della traduzione Occitana dell'Evangelium Nicodemi = «Sens e Razos d'una Escriptura»: édition et étude de la traduction Occitane de l'Evangelium NicodemiCollura, Alessio January 2014 (has links)
La tesi fornisce la prima edizione critica commentata del poema occitano 'Sens e razos d'una escriptura', il cosiddetto Vangelo occitano di Nicodemo. Si tratta di un testo in couplets d'octosyllabes, di origine linguadociana orientale e attribuibile, verosimilmente, agli anni '80/'90 del XIII secolo. Un'ampia introduzione di carattere storico-letterario, filologico e codicologico anticipa l'edizione stessa (corredata da traduzione in italiano) e fornisce un primo tentativo di contestualizzazione del testo.
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La Vie des Pères. Genèse et diffusion d'un recueil de contes exemplaires du XIIIe siècleMariani, Daniela January 2019 (has links)
La Vie des Pères, raccolta di racconti esemplari dell’inizio del XIII secolo, aspira alla formazione religiosa cristiana proponendo nella narrazione e nei para-sermoni dell’autore (i prologhi e gli epiloghi ai racconti) un insegnamento teologico. In una prospettiva critica letteraria e storica, questa ricerca analizza la genesi e la ricezione del testo. Le intenzioni poetiche dell’autore determinano l’aggiornamento di una materia narrativa preesistente ai temi spirituali dominanti intorno al 1215 (la confessione, l’eucarestia, il celibato dei chierici). Il pubblico medievale (XIII-XV secolo) ha interpretato il testo a partire dai supporti fisici che lo hanno trasmesso. La tradizione manoscritta è così studiata come un insieme di testimoni di presentazione del testo, più o meno modificato e adattato a diversi contesti (altre opere religiose, testi profani, testi non narrativi) e per diverse comunità interpretative: i possessori dei manoscritti, i lettori che hanno annotato i margini, i copisti che hanno strutturato l’opera con le rubriche. Ne emerge una sostanziale coerenza dell’opera tra la funzione esemplare e l’utilizzo effettivo.
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