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The sacralization of politics and the politization of the sacred during the Spanish Civil War and the first francoism (1936-1943) / La sacralizzazione politica e la politicizzazione del sacro durante la guerra civile spagnola e il primo franchismo (1936-1943)Baisotti, Pablo Alberto <1977> 29 May 2015 (has links)
Tra il 1936 e il 1943 la Spagna visse un periodo di guerra civile e scontri fra la Falange e la Chiesa. Tutto ciò non fece altro che innalzare la figura di Franco, un generale, che viene sacralizzato e che governò per quasi 40 anni / The sacralization of politics and politization of the sacred occurred between 1936 to 1943 thanks to the war and the religious persecution. Franco gained power and became a god-like dictator.
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Sinistra extraparlamentare e Partito comunista in italia 1968-1976 / Radical Left-Wing Groups and Italian Communist Party in Italy 1968-1976Casini, Valentina <1981> 29 May 2015 (has links)
La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario». / The aim of the research is to reconstruct and interpret the relationship between the Italian Communist Party and the Radical Left-Wing Groups in Italy from 1969 to 1976. Based on researches in the archives of the Italian Communist Party, Ministry of Interior and small archives that conserve unpublished documents of the groups, the paper will focus on the constant attention and monitoring that the Italian Communist Party addressed to the extreme left groups and on how those political organizations have been changed their approach and strategy toward the PCI during this period. During the first half of the Seventies, the relationship between the PCI and these organizations were complex and sometimes contradictory. The conflict was consumed mainly on the mutual claim to possess the exclusive political representation of the social unrest that crossed the country in those years: the PCI representing himself as the only political force capable of mediating between social movements and institutions; the Radical Left-Wing Groups as «avant-garde» of a unfeasible «revolutionary» project.
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La strage di Ustica nell'opinione pubblica italiana (1980-1992): analisi di un caso politico e mediatico / The “Ustica case” in the Italian public opinion (1980-1992): study of a public issueRanci Ortigosa, Cora <1983> 26 May 2015 (has links)
Questa ricerca indaga come il “caso Ustica” si è articolato nell’opinione pubblica italiana negli anni compresi tra il 1980 e il 1992. Con l'espressione “caso Ustica” ci si riferisce al problema politico determinato dalle vicende legate all’abbattimento dell’aereo civile DC-9 dell’Itavia, avvenuto il 27 giugno 1980 in circostanze che, come noto, furono chiarite solamente a distanza di molti anni dal fatto. L’analisi intende cogliere le specificità del processo che ha portato la vicenda di Ustica ad acquisire rilevanza politica nell’ambito della sfera pubblica italiana, in particolare prendendo in considerazione il ruolo svolto dall’opinione pubblica in un decennio, quale quello degli anni ’80 e dei primi anni ’90 italiani, caratterizzato da una nuova centralità dei media rispetto alla sfera politica. Attraverso l’analisi di un’ampia selezione di fonti a stampa (circa 1500 articoli dei principali quotidiani italiani e circa 700 articoli tratti dagli organi dei partiti politici italiani) si sono pertanto messe in luce le dinamiche mediatiche e politiche che hanno portato alla tematizzazione di una vicenda che era rimasta fino al 1986 totalmente assente dall’agenda politica nazionale. L’analisi delle fonti giudiziarie ha permesso inoltre di verificare come la politicizzazione del caso Ustica, costruita intorno alla tensione opacità/trasparenza del potere politico e all’efficace quanto banalizzante paradigma delle “stragi di Stato”, sia risultata funzionale al raggiungimento, dopo il 1990, dei primi elementi di verità sulla tragedia e all’ampiamento del caso a una dimensione internazionale. / This research investigates how the "Ustica case" developed in the Italian public opinion between 1980 and 1992. The term "Ustica case" refers to the political problem determined by the vicissitudes of slaughter happened to the civil place DC-9 Itavia, which occurred June the 27th 1980 in circumstances which, as noted, were clarified only after many years after the fact. The analysis is intended to capture the specificity of the process that led to the events of Ustica to acquire political relevance in the context of the Italian public sphere, in particular taking into account the role played by public opinion in a decade, such as that of the '80s and early 90s in Italy, characterized by a new centrality of the media with respect to the political sphere. Through the analysis of a wide selection of printed sources (about 1500 items of the main Italian newspapers and about 700 articles taken from the organs of Italian political parties) have therefore highlighted the media and political dynamics that led to the theming of an issue that had remained until 1986 completely absent from national politics agenda. The analysis of judicial sources also allowed to check how the politicization of the “Ustica case”, built around the tension opacity / transparency of political power and around effective as trivializing paradigm of "massacres of State", is found at the achievement, after 1990, of the first elements of truth about the tragedy and of the widening of the issue to an international dimension.
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Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell'Italia del secondo dopoguerra (1943-1953) / Diplomatic Games. Sport and Foreign Policy in post-war Italy (1943-1953)Sbetti, Nicola <1986> 29 May 2015 (has links)
Questa tesi di dottorato, partendo dall’assunto teorico secondo cui lo sport, pur essendo un fenomeno periferico e non decisivo del sistema politico internazionale, debba considerarsi, in virtù della sua elevata visibilità, sia come un componente delle relazioni internazionali sia come uno strumento di politica estera, si pone l’obiettivo di investigare, con un approccio di tipo storico-politico, l’attività internazionale dello sport italiano nel decennio che va dal 1943 al 1953. Nello specifico viene dedicata una particolare attenzione agli attori e alle istituzioni della “politica estera sportiva”, al rientro dello sport italiano nel consesso internazionale e alla sua forza legittimante di attrazione culturale. Vengono approfonditi altresì alcuni casi relativi a «crisi politiche» che influirono sullo sport e a «crisi sportive» che influenzarono la politica. La ricerca viene portata avanti con lo scopo primario di far emergere, da un lato se e quanto coscientemente lo sport sia stato usato come strumento di politica estera da parte dei governi e della diplomazia dell’Italia repubblicana, dall’altro quanto e con quale intensità lo sviluppo dell’attività internazionale dello sport italiano abbia avuto significative ripercussioni sull’andamento e dai rapporti di forza della politica internazionale. / The argument of the present work is that sport is a peripheral and not vital phenomenon in the international political system, but because of its high public visibility it has to be considered both as a part of international relations and a foreign policy tool for governments and diplomacy. The present PhD study aims at inquiring, in a historical-political approach, into the international role of sport in the decade 1943-1953. It will give particular attention to the actors and institutions of the “sporting foreign policy”, to the Italian re-entering into the international sport arena and its soft power; in addition, attention will be drawn to some particular “political crises” that touched the sporting activity and to some “sporting crises” obliging the intervention of the government and diplomacy. The final aim of the study is to understand if and how sport was consciously used as a foreign policy tool, and at what degree of intensity the international activity of the Italian sport was influenced by the development and the balance of power in international politics.
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Tra pacifismo e ambientalismo: il Nuclear Freeze Movement e la risposta dell'amministrazione Reagan / Between pacifism and environmentalism: the Nuclear Freeze Movement and the Reagan AdministrationSantese, Angela <1985> 26 May 2014 (has links)
Negli anni Ottanta si assiste tanto nel vecchio quanto nel nuovo continente alla rinascita del movimento antinucleare. Mentre in Europa l’origine di questa ondata di proteste antinucleari è collegata alla “doppia decisione” NATO del 1979, negli Stati Uniti la genesi si colloca nel contesto dalla mobilitazione dei gruppi ambientalisti in seguito all’incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island. Dopo l’elezione di Ronald Reagan, alle proteste contro le applicazioni pacifiche dell’atomo si affiancarono quelle contro la politica nucleare del Paese. La retorica di Reagan, il massiccio piano di riarmo, unitamente al rinnovato deteriorarsi delle relazioni tra USA e URSS contribuirono a diffondere nell’opinione pubblica la sensazione che l’amministrazione Reagan, almeno da un punto di vista teorico, non avesse escluso dalle sue opzioni il ricorso alle armi nucleari nel caso di un confronto con l’URSS. I timori legati a questa percezione produssero una nuova ondata di proteste che assunsero dimensioni di massa grazie alla mobilitazione provocata dalla Nuclear Weapons Freeze Campaign (NWFC). Il target della NWFC era l’ampio programma di riarmo nucleare sostenuto da Reagan, che secondo gli attivisti nucleari, in un quadro di crescenti tensioni internazionali, avrebbe fatto aumentare le possibilità di uno scontro atomico. Per evitare lo scenario dell’olocausto nucleare, la NWFC proponeva «un congelamento bilaterale e verificabile del collaudo, dell’installazione e della produzione di armi nucleari». L’idea del nuclear freeze, che era concepito come un passo per fermare la spirale del riarmo e tentare successivamente di negoziare riduzioni negli arsenali delle due superpotenze, riscosse un tale consenso nell’opinione pubblica americana da indurre l’amministrazione Reagan a formulare una risposta specifica. Durante la primavera del 1982 fu, infatti, creato un gruppo interdipartimentale ad hoc, l’Arms Control Information Policy Group, con il compito di arginare l’influenza della NWFC sull’opinione pubblica americana e formulare una risposta coerente alle critiche del movimento antinucleare. / At the end of the Seventies, the antinuclear movement in both Europe and in the United States experienced a resurgence, having lain dormant for much of the previous decade. In Europe, the origin of this fresh antinuclear wave is most often traced back to NATO’s ‘double track’ decision of 1979. In America, environmental groups mobilized against the use of nuclear power following the accident at Three Mile Island, while at the same time the fear of nuclear war reinforced the movement for nuclear disarmament, which criticised the nuclear military build-up and the collapse of détente. In the early 1980s therefore the American antinuclear movement experienced a renaissance, due also to the convergence between the well-established pacifist tradition and the new political environmentalism.
The organization through which the U.S. antinuclear movement became a mass phenomenon during Reagan tenure was the Nuclear Weapons Freeze Campaign (NWFC). The target of the NWFC was Reagan’s nuclear build-up that, according to antinuclear activists, was increasing the peril of a nuclear confrontation. To avoid this scenario the movement proposed a bilateral freeze on nuclear weapons. At the same time the Reagan administration created an ad hoc interdepartmental group, the Arms Control Information Policy Group in order to face the NWFC’s influence on public opinion and to shape the public debate on arms control issue. The interplay between the Freeze movement and the White House took the form of a competition to gain the support of American public opinion. In analyzing this interplay, this study try to understand how the resurgence of antinuclear activism in the Eighties how the fear of nuclear annihilation helped to elevate public awareness of peace and disarmament issues, how disarmament movements attempted to influence government decision-making, how the dialogue about nuclear weapons between antinuclear groups and policy-makers evolved.
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Centro-sinistra e autonomia speciale. La DC trentina tra il 1955 e il 1968 / Center-left and special autonomy. Democrazia Cristiana in Trentino between 1955 and 1968Agostini, Giovanni <1981> 26 May 2015 (has links)
La tesi è una ricerca di storia politica che affianca due diverse “storie” di centro-sinistra, quella nazionale e quella che vide protagonista la Democrazia Cristiana del Trentino. Lo studio analizza i fatti attraverso il filtro delle DC come se quello trentino e quello nazionale fossero due partiti, per poi tentare di capire ciò che accadeva alla loro sinistra alla ricerca dei diversi pesi e dei differenti equilibri che al centro e alla periferia si manifestavano nei rapporti con il PSI e con il PCI, e per osservare le reazioni della Chiesa così da valutare se le gerarchie romane e quelle trentine interagirono in modo differente sugli sviluppi delle rispettive esperienze politiche di quegli anni. Il testo è organizzato in quattro capitoli. Il primo e il secondo (speculari e dedicati allo stesso lustro: 1955-1960) rappresentano un confronto tra i differenti iter d’avvicinamento al centro-sinistra che la politica nazionale e quella trentina sperimentarono nella seconda metà degli anni Cinquanta. Nel terzo capitolo (1960-1964) e nel quarto (1964-1968) le vicende nazionali e quelle locali sono invece raccontate in modo intrecciato, ripercorrendo le diverse fasi dell’alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista, e nel contempo dando conto della trasformazione del Trentino da una realtà di tipo agricolo ad una di tipo industriale, del passaggio da una comunità di tipo cattolico tradizionale ad una che si accinge a vivere in un contesto secolarizzato, e da una società che si autopercepisce come periferica ad una che ospita una delle contestazioni studentesche più peculiari, incisive e note d’Italia. / This thesis is a research of political history focusing on the evolution of the coalition built between the Italian Parties Democrazia Cristiana (DC) and Partito Socialista Italiano (PSI) in the Italian region of Trentino Alto Adige. The study analyses the facts through the filter of the political party DC as if the local and the national were two parties, then tries to understand what was happening to their left, by researching the different way of behaving towards the Italian Socialist Party (PSI) and the Italian Communist Party (PCI) at national and at regional level. Another element of the research was to observe the reactions of the Church in order to assess whether the Roman and the Trentino hierarchies interacted differently during the developments of their political experiences during those years. The paper is organised into four chapters. The first and second (structured in the same way and dedicated to the same five years: 1955-1960) represent a comparison of the different process of approaching the center-left that the national and the trentino politics experienced during the second half of the Fifties. In the third chapter (1960-1964) and the fourth (1964-1968) national and local events are reported in a twisted way, retracing the different phases of the alliance between the Christian Democrats and the Socialist Party, and at the same time explaining the transformation experienced by Trentino from a rural land into an industrial region, the transition from a traditional Catholic community type to one that is going to live in a secular context, and from a society that perceives itself as peripheral into one that hosts one of the most distinctive, influential and famous students protest of Italy.
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Il dilemma femminista dell'uso politico della violenza in Italia negli anni Settanta e Ottanta: tra pensiero politico e caso storico / The feminist dilemma of the political use of violence in Italy in the seventies and eighties: between political thought and historical caseMalizia, Marilisa <1984> January 1900 (has links)
Degli anni Settanta si parla, ormai quasi canonicamente, come gli anni della crisi, una crisi che compare quasi simultaneamente fuori e dentro i confini nazionali, e si configura come vera e propria crisi di sistema. Considerando il turning point rappresentato dai Seventies, è diffusa l'interpretazione nel contesto italiano del paradigma politologico secondo il quale è nella mancanza e nelle assenze del sistema politico-istituzionale alle domande di modernizzazione democratica provenienti dalle soggettività che emergono in quella che è stata definita la “stagione dei movimenti” che andrebbero individuate le radici prima della scelta della violenza come strumento di lotta politica e poi del cosiddetto “riflusso”. Questo studio cerca di analizzare le dinamiche e gli sviluppi nella relazione tra movimento femminista e violenza politica in Italia tra anni settanta e anni ottanta. Per comprendere ed analizzare le dinamiche di tale sviluppo è stato necessario prima ricostruire la genealogia del concetto di violenza politica elaborato dalla filosofia politica nel XX secolo e poi confrontarlo con il concetto di violenza proposto dal pensiero femminista nello stesso arco temporale. Allo stesso tempo si è considerato il fenomeno della violenza politicamente motivata agita nel decennio settanta, analizzando le specificità del femminismo stesso, ma anche, la possibilità di individuare lo scarto – politico, ideologico e esistenziale – tra le definizioni date dalla pratica femminista alla categoria di violenza e le peculiarità degli altri movimenti che si muovevano nella scena politica e sociale tra anni settanta e anni ottanta / The Seventies are regarded almost canonically as the years of crisis, a crisis that appears almost simultaneously inside and outside national borders, and is configured as a real crisis of the system. This study seeks to analyze the dynamics and developments in the relationship between feminist movement and political violence in Italy in the seventies and eighties. To understand and analyze the dynamics of this development, it has been necessary first to reconstruct the genealogy of the concept of political violence drafted by the political philosophy in the twentieth century and then compare it with the concept of violence proposed by feminist thought in the same timeframe. At the same time the phenomenon of politically motivated violence acted in the seventies was considered, by analyzing the specificities of Italian feminism itself, but also, the possibility of identifying the gap - political, ideological and existential - between the definitions given by feminist practices to the category of violence and the peculiarities of the other movements that emerged in the political and social scene in the seventies and eighties
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Cattolici e liberali dall'antifascismo alla seconda guerra mondiale (1925-1943) / Catholics and Liberal from Antifascim to the Second World War (1925-1943)Mazzei, Federico <1983> 12 July 2013 (has links)
Il quadro tematico della tesi è la storia politica e culturale delle relazioni tra il cattolicesimo democratico di origine «popolare» e la tradizione del liberalismo italiano, in un arco cronologico compreso tra l’antifascismo dell’Aventino e la fondazione della Democrazia Cristiana. L’ipotesi della ricerca è che proprio in questo «lungo viaggio» la classe dirigente del cattolicesimo politico (a cominciare dalla leadership di Alcide De Gasperi) abbia completato quel processo di acculturazione in senso «liberale» che le avrebbe consentito di guidare consensualmente l’uscita dal fascismo nel secondo dopoguerra. / The framework of the thesis deals with the political and cultural history of the relationship between the democratic Chatolicism stemming from the Italian Popular Party and the tradition of the Italian Liberalism, from the antifascist coalition of the «Aventino» to the establishment of Christian Democracy. The assumption of the research is that in its «long way» the political membership of the political Catholicism (starting with De Gasperi leadership) had go through with a process of «liberal» acculturation, that would allow it to lead the exit-strategy from Fascism in the Second post-World War.
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Michele Sindona e l'economia italiana / Michele Sindona and the italian economyD'Addea, Ottavio <1976> January 1900 (has links)
La vicenda personale di Michele Sindona è utile per ricostruire l'economia italiana degli anni sessanta e settanta. Divenuto uno dei massimi esperti in Italia nell'evasione del fisco e nell'esportazione di capitali all'estero, il banchiere si insinua nel capitale di Banca unione e Banca privata finanziaria acquisendo le partecipazioni della famiglia Feltrinelli.
Il tentativo di scalare la Bastogi viene bloccato dal governatore di Bankitalia. Il banchiere cerca l'apoggio negli States della comunità italo americana e della P2 di Licio Gelli. La sua competenza in materia finanziaria e i suoi legami lo rendono il punto di contatto ideale tra ideali dei circoli repubblicani atlantici e la sponda anticomunista facente capo alla Dc e alla P2 in Italia. / The aim of the present thesis is to describe the Italian economic context in which Michele Sindona worked.
He soon became the most famous italian expertice in financial advisory and tax; at that time he also come into contact with Moizzi which gave him its personal shares in” financial Private Bank” and, thanks to the good relation with Cesare Merzagora, he catched the stock of the Feltrinelli family so granting himself the access to the “Union Bank's capital” ; Sindona seems to transfer his activities to the States. After the OPA defeat in '72 the group's activities begin to operate outside of any legal ; Infact By Fasco Ag, a Lichtenstein brokerage , Sindona export capital on deposit at foreign sited branch banks ;this way of doing allows him to act outside of any legal constraint, virtually masking financial activities. The creation of Moneyrex, the first Italian agency broker, made the Sindona group began to expose too heavily in the foreign exchange market. The economic crisis of '74 leads to the collapse of the Franklin Bank and other institutions of the group.
Clashing with the Industrial Italian financial establishment Sindona preclude himself at the end any attempt to reform the Italian financial system ,so strictly connected to the Statal Industry and to the Italian political party system. The banker was involved in the defeat of the referendum on divorce in 1974 that he had generously funded. Not any more able to count on the Dc his fate is always more tied up to P2; the banker is so used by that organization to finance its economic activities. Sindona is finally crushed by the Italian economy and political system tied to opposing blocs of the Cold War.
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L'influenza del Giappone sulla moda italiana dal XVI al XX secolo / The Influence of Japan on Italian Fashion from the XVIth Century to the XXth CenturyDimitrio, Laura <1974> January 1900 (has links)
Questa ricerca ha per oggetto lo studio dell’influenza del Giappone sulla moda italiana, dalla metà del XVI alla fine del XX secolo.
Le prime notizie sugli abiti giapponesi giunsero in Italia intorno al 1550, dopo che il Giappone era stato ‘scoperto’ nel 1543 da alcuni mercanti portoghesi naufragati sulle sue coste. Tuttavia i primi timidi influssi giapponesi nella moda italiana si manifestarono solo dopo la seconda metà del XVII secolo, quando i nobiluomini italiani cominciarono a indossare kimono giapponesi come vesti da camera. Inoltre in alcuni tessuti di produzione italiana furono introdotti schemi decorativi desunti dalle contemporanee stoffe nipponiche.
Ma fu solo alla fine dell’Ottocento che scoppiò in Europa e in Italia una diffusa passione per il Giappone e per la sua cultura, che è stata definita giapponismo. Dal momento che la moda è lo specchio dei tempi, anche la moda italiana, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, venne percorsa da insistiti riferimenti all’abbigliamento giapponese, in particolar modo al kimono.
Dopo il giapponismo tardo ottocentesco, il secondo periodo in cui sono riscontrabili evidenti influssi giapponesi sulla moda italiana si colloca tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del Novecento. Durante questa fase di neo-giapponismo, alcuni stilisti italiani come Mila Schön e Ken Scott hanno continuato a trarre ispirazione dai costumi giapponesi tradizionali. Altri, invece, come Romeo Gigli ed Ennio Capasa, sono stati influenzati dai fashion designers giapponesi contemporanei Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che proponevano abiti oversize, spesso informi e asimmetrici. / The aim of this paper is to investigate the influence of Japan on Italian fashion from the half of the XVIth century to the end of the XXth century.
The first information on Japanese clothes reached Italy around 1550, after Japan was ‘discovered’ by some Portuguese sailors who arrived on Japanese coasts after a shipwreck in 1543. However, the first mild influences of Japan on Italian fashion can be seen only after the second half of the XVIIth century when Italian noblemen started wearing kimonos as night-gowns. In addition, at that time, Japanese-style patterns derived from Japanese fabrics were introduced in some Italian fabrics.
But it was just at the end of the XIXth century that a sort of Japanese culture mania called Japonisme spread out in Europe and in Italy. Since fashion is a reliable mirror of its times, also Italian fashion between 1880 and 1920 experienced more than once the influence of Japanese clothing, especially of the kimono.
After late XIXth century Japonisme, the second time when Italian fashion was profoundly influenced by Japan was between the Seventies and the Nineties of the XXth century. During that phase of neo-Japonisme, some Italian fashion designers such as Mila Schön and Ken Scott repeatedly drew inspiration from old Japanese clothes. Others, such as Romeo Gigli and Ennio Capasa were influenced by contemporary Japanese fashion designers such as Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto and Rei Kawakubo who designed over-size clothes, often shapeless and asymmetrical.
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