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Le laboratoire narratif des années 1910 en France et en Italie / The laboratory of the 1910s novel in France and Italy / Il laboratorio narrativo degli ’10 in Francia e in ItaliaQuadrato, Gabriella 15 September 2017 (has links)
Les années 1910 ont été lues tour à tour comme celles des avant-gardes, de la « crise du roman », de la « crise des intellectuels », de la « Belle Époque », de la « conscience malheureuse ». La notion de « laboratoire » semble bien faite pour contenir cette multiplicité. Qu’il s’agisse d’une crise ou d’un foisonnement de nouvelles beautés, le trait commun de ces différentes interprétations de la période semble être la réinvention de l’appréhension du mouvement. De quelle manière les œuvres emploient-elles l’aventure comme moyen de refondation de la péripétie romanesque ? Quels sont les types de mouvements narrés et comment dialoguent-ils avec ceux des narrations de la fin-de-siècle ? À la veille du premier conflit mondial, les champs littéraires français et italien sont proches. La plume d’Aldo Palazzeschi en a donné peut être la meilleure illustration, lorsqu’il considère qu’en 1914 « L’Italie déménage à Paris ». Quel est l’apport spécifique de chacun de ces univers littéraires à la réinvention de l’aventure dans le roman ? De quelle manière l’analyse des échanges entre les deux pays contribue-t-elle à éclairer les poétiques romanesques du mouvement et à dessiner leurs formes ? Peut-on parler d’un axe franco-italien de renouvellement narratif ? À travers le rapprochement d’œuvres habituellement dissociées ou même oubliées, notre étude se propose de forger des notions pouvant mettre en lumière les spécificités de cette saison du roman, qui ne peut être lue comme un « paléomodernisme » ou comme un simple prolongement du XIXe siècle. / The 1910s were read like those of the avant-gardes, of the "crisis of the novel", of the "intellectual crisis", of the "Belle Epoque",of the "unhappy conscience". The notion of "laboratory" seems well suited to contain this multiplicity. Whether it is a crisis or an explosion of new aesthetics, the common feature of these different interpretations of the period seems to be the reinvention of the conception of the movement. How do narrative works use adventure as a way to reimagine the plot? What are the types of movements narrated and how do they interact with those of the end-of-the-century? On the eve of the First World War, the French and Italian literary fields are close to each other that they almost overlap. Aldo Palazzeschi gave perhaps the best illustration, when he points out that in 1914 "Italy moves to Paris". What is the specific contribution of each of these literary worlds to the reinvention of adventure in the novel? How does the analysis of the exchanges between the two countries help to shed light on the poetics of the movement and to draw its forms? Is it possible to talk about a Franco-Italian axis of narrative renewal? Our thesis aims to use concepts that may be useful to distinguish the features of a certain novel’s era (which cannot be read only as a "paleomodernism" or as a simple extension of the nineteenth century) through the reconciliation of works that are usually dissociated or even forgotten. / Gli anni ’10 sono stati letti di volta in volta come gli anni delle avanguardie, della «crisi del romanzo», della «crisi degli intellettuali», della «Belle Époque», della «conscience malheureuse». La nozione di «laboratorio» appare utile per contenere questa molteplicità. Che si tratti di crisi o di effervescenza di nuove strade, il tratto comune delle diverse interpretazioni del periodo sembra essere la riconfigurazione della concezione di movimento. In che maniera le opere narrative utilizzano l’avventura come modo di rigenerazione della parola romanzesca? Quali sono i tipi di movimento narrati e come dialogano con quelli della fin-de-siècle? Alla vigilia della prima guerra mondiale, i mondi letterari francese e italiano sono vicini fin quasi a sovrapporsi. La penna di A. Palazzeschi ne ha dato forse la migliore illustrazione scrivendo, a proposito dell’anno 1914, che “L’Italia ha traslocato a Parigi”. Qual è l’apporto specifico di ciascuno dei due universi letterari alla rinascita dell’avventura nel romanzo? In che maniera l’analisi degli scambi tra i due paesi contribuisce a fare luce sulle poetiche romanzesche del movimento e a disegnarne le forme? È possibile parlare di un asse italo-francese di rinnovamento narrativo? Attraverso uno studio comparativo di opere abitualmente dissociate o cadute nell’oblio, la tesi propone delle nozioni che possano distinguere le specificità di una stagione del romanzo che non può essere letta come un “paleo-modernismo” o come un semplice prolungamento dell’Ottocento.
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La letteratura concentrazionaria / Literature Based on the Experiences in Concentration CampsRONDENA, ELENA 10 April 2008 (has links)
Affrontando lo studio della Letteratura Italiana risulta evidente l'omissione dai manuali, ad eccezione di Primo Levi, degli scritti di coloro che sono stati deportati tra il 1939 e il 1945 in seguito alle persecuzioni razziali. Il tempo trascorso dalla Shoah ha, invece, dimostrato la presenza di un ingente quantità di opere che costituiscono il corpus della Letteratura Concentrazionaria, ossia la letteratura dei campi di concentramento. Gli autori di questa letteratura sono poco conosciuti e considerati minori, ma la loro scrittura raggiunge spesso un'ineguagliabile altezza intellettuale, morale, stilistica. La narrazione dei loro ricordi traumatici è il risultato di precise decisioni: quali fatti raccontare, in che ordine cronologico, ma soprattutto attraverso quale forma. Questi testi concentrazionari, infatti, possono essere studiati da diversi punti di vista, quello più inusuale è la divisione per generi: racconto, autobiografia, saggio, romanzo, diario, lettera, poesia. Non sempre la distinzione fra questo o quel genere è netta, ma è molto significativo che a partire da una tragedia, quale l'Olocausto, si possa scegliere di raccontare la propria esperienza prestando attenzione al modo di esprimerla. È il primo segno che dimostra quanto anche di fronte al male l'uomo non perda il desiderio di ricercare il vero ed il bello. / Such a long time has passed since the end of the Shoah and it has become clear that there are a lot of works written in those years which now form the corpus of literature based on the experiences in concentration camps. The authors of these works are not very well-known and they are usually considered minor but their works have often reached highly intellectual, moral and stylistic results. The narration of their traumatic memories is the result of precise decisions, i.e. what to tell, in what chronological order, but especially in what forms. The texts based on the experiences in concentration camps can in fact be studied from different points of view. The most unusual is their study through genres: short story, autobiography, essay, novel, journal, letter, poetry. The distinction between one genre and another is not often clear-cut. What is interesting to underline is that in front of a tragedy, as the Holocaust was, it is possible to choose to tell one's own experience by paying special attention to the way of expressing it. This is evidence that in front of evil man does not ever lose the desire to look for truth and beauty.
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