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Molecular and biochemical characterization of therapeutic properties of paeoniae-glycyrrhiza decoction, a Chinese herbal preparation, against antipsychotic-associated hyperprolactinemiaWang, Di, 王迪 January 2013 (has links)
Hyperprolactinemia (hyperPRL) is a highly prevalent adverse side effect in antipsychotic therapy as most antipsychotic drugs are dopamine D2 receptor antagonists. Peony-Glycyrrhiza Decoction (PGD, 芍藥甘草湯) is a classic Chinese herbal formula initially used to treat muscle pain and spasm. Our pilot clinical studies have confirmed the effectiveness of PGD in alleviating antipsychotic-induced hyperPRL in patients with schizophrenia. In the present study, we further examined the effects of PGD, its individual herbal preparations and major compounds in suppressing prolactin (PRL) hyperactivity in in vitro and in vivo models and underlying mechanisms.
PGD treatment significantly suppressed PRL secretion in MMQ cells, an exemplary model of hyperPRL that is derived from pituitary adenoma cells. PGD also suppressed PRL synthesis of MMQ cells in a dose-dependent manner; however, these suppressive effects were completely abolished by pretreatment with 10 μM haloperidol, a dopamine D2 receptor antagonist. PGD did not affect hyperactive PRL in GH3 cells that lack the D2 receptor expression, but PGD significantly increased the expressions of the D2 receptor and dopamine transporters (DAT) in PC12 cells.
In the rat model of hyperPRL produced by repeated injection with the dopamine blocker metoclopramide (MCP), PGD (5 - 10 g/kg daily) treatment for 14 days significantly reduced elevated serum PRL and the reduced magnitude was similar to that of 0.6 mg/kg bromocriptine (BMT), a dopamine D2 receptor agonist used for treating hyperPRL. Both PGD and BMT did not alter serum estradiol, but PGD reversed MCP-induced decreased serum progesterone to control level, whereas BMT did not. Similar to BMT, PGD treatment displayed a great effect in reversing the MCP-induced reduction of the expressions of D2 receptor, DAT and tyrosine hydroxylase in both the pituitary and the hypothalamus, in particular the arcuate nucleus, but both had least effects on the expressions of PRL in the pituitary and hypothalamus.
The anti-hyperPRL effects of individual herbal preparation and major compounds of PGD were further examined in cultured cells. The three herbal preparations, Paeoniae Radix (PR) alone, Glycyrrhiza Radix (GR) alone and the pooled PR and GR individual preparation (PR+GR), and the three major constituents 18β-glycyrrhetinic acid (GA), liquiritigenin (LQ) and paeoniflorin (PF), were tested. All these preparations and constituents displayed significant effects in suppressing PRL hyperactivity and enhancing the expressions of dopamine mediators. However, PR had the most robust anti-hyperPRL effects compared to PGD and other preparations and constituents.
The present study provides experimental evidence confirming the clinical effects of PGD in suppressing antipsychotic-associated hyperPRL. Not only D2 receptor is involved in the anti-hyperPRL effect of PGD, it is also associated with the modulation of other dopamine mediators and sex hormones. The finding that the magnitudes of the anti-hyperPRL effects of PGD and of combined PR and GR are similar suggests that boiling the herbs together or or separately shows the same effects. Additionally, PR preparation appears to be more efficacious in reducing hyperPRL compared to GR preparation which deserves to be further investigated. / published_or_final_version / Chinese Medicine / Doctoral / Doctor of Philosophy
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Identificazione di nuovi geni associati al fenotipo di Hirschsprung in C. Elegans e loro controparte umanaGoldoni, Alberto <1975> 12 June 2007 (has links)
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Analisi di varianti strutturali e di sequenza in geni candidati per l'autismo sul cromosoma 2qCarone, Simona <1976> 12 June 2007 (has links)
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Studio dei meccanismi della farmacoresistenza nell'osteosarcoma umano per la pianificazione di nuove strategie terapeutichePasello, Michela <1973> 27 June 2007 (has links)
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DNA embrio-fetale nel sangue materno nel primo trimestre di gravidanzaCapone, Lucia <1978> 11 May 2007 (has links)
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Analysis of TNFRSF5 gene mutations and splicing variants in CD40 receptor regulationCaraffi, Stefano Giuseppe <1977> 12 June 2007 (has links)
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Valutazione della persistenza in trattamento antiipertensivo: un’analisi multilivello paziente-medico attraverso modelli con effetti casualiDi Martino, Mirko <1976> 02 April 2008 (has links)
Introduzione
L’importanza clinica, sociale ed economica del trattamento dell’ipertensione
arteriosa richiede la messa in opera di strumenti di monitoraggio dell’uso dei
farmaci antiipertensivi che consentano di verificare la trasferibilità alla pratica
clinica dei dati ottenuti nelle sperimentazioni.
L’attuazione di una adatta strategia terapeutica non è un fenomeno
semplice da realizzare perché le condizioni in cui opera il Medico di Medicina
Generale sono profondamente differenti da quelle che si predispongono
nell’esecuzione degli studi randomizzati e controllati. Emerge, pertanto, la
necessità di conoscere le modalità con cui le evidenze scientifiche trovano reale
applicazione nella pratica clinica routinaria, identificando quei fattori di disturbo
che, nei contesti reali, limitano l’efficacia e l’appropriatezza clinica.
Nell’ambito della terapia farmacologica antiipertensiva, uno di questi
fattori di disturbo è costituito dalla ridotta aderenza al trattamento. Su questo
tema, recenti studi osservazionali hanno individuato le caratteristiche del paziente
associate a bassi livelli di compliance; altri hanno focalizzato l’attenzione sulle
caratteristiche del medico e sulla sua capacità di comunicare ai propri assistiti
l’importanza del trattamento farmacologico.
Dalle attuali evidenze scientifiche, tuttavia, non emerge con chiarezza il
peso relativo dei due diversi attori, paziente e medico, nel determinare i livelli di
compliance nel trattamento delle patologie croniche.
Obiettivi
Gli obiettivi principali di questo lavoro sono: 1) valutare quanta parte della
variabilità totale è attribuibile al livello-paziente e quanta parte della variabilità è
attribuibile al livello-medico; 2) spiegare la variabilità totale in funzione delle
caratteristiche del paziente e in funzione delle caratteristiche del medico.
Materiale e metodi
Un gruppo di Medici di Medicina Generale che dipendono dall’Azienda Unità
Sanitaria Locale di Ravenna si è volontariamente proposto di partecipare allo
studio. Sono stati arruolati tutti i pazienti che presentavano almeno una
misurazione di pressione arteriosa nel periodo compreso fra il 01/01/1997 e il
31/12/2002. A partire dalla prima prescrizione di farmaci antiipertensivi
successiva o coincidente alla data di arruolamento, gli assistiti sono stati osservati
per 365 giorni al fine di misurare la persistenza in trattamento. La durata del
trattamento antiipertensivo è stata calcolata come segue: giorni intercorsi tra la
prima e l’ultima prescrizione + proiezione, stimata sulla base delle Dosi Definite
Giornaliere, dell’ultima prescrizione. Sono stati definiti persistenti i soggetti che
presentavano una durata del trattamento maggiore di 273 giorni.
Analisi statistica
I dati utilizzati per questo lavoro presentano una struttura gerarchica nella quale i
pazienti risultano “annidati” all’interno dei propri Medici di Medicina Generale.
In questo contesto, le osservazioni individuali non sono del tutto indipendenti
poiché i pazienti iscritti allo stesso Medico di Medicina Generale tenderanno ad
essere tra loro simili a causa della “storia comune” che condividono. I test
statistici tradizionali sono fortemente basati sull’assunto di indipendenza tra le
osservazioni. Se questa ipotesi risulta violata, le stime degli errori standard
prodotte dai test statistici convenzionali sono troppo piccole e, di conseguenza, i
risultati che si ottengono appaiono “impropriamente” significativi.
Al fine di gestire la non indipendenza delle osservazioni, valutare
simultaneamente variabili che “provengono” da diversi livelli della gerarchia e al
fine di stimare le componenti della varianza per i due livelli del sistema, la
persistenza in trattamento antiipertensivo è stata analizzata attraverso modelli
lineari generalizzati multilivello e attraverso modelli per l’analisi della
sopravvivenza con effetti casuali (shared frailties model).
Discussione dei risultati
I risultati di questo studio mostrano che il 19% dei trattati con antiipertensivi ha
interrotto la terapia farmacologica durante i 365 giorni di follow-up. Nei nuovi
trattati, la percentuale di interruzione terapeutica ammontava al 28%.
Le caratteristiche-paziente individuate dall’analisi multilivello indicano
come la probabilità di interrompere il trattamento sia più elevata nei soggetti che
presentano una situazione clinica generale migliore (giovane età, assenza di
trattamenti concomitanti, bassi livelli di pressione arteriosa diastolica). Questi
soggetti, oltre a non essere abituati ad assumere altre terapie croniche,
percepiscono in minor misura i potenziali benefici del trattamento antiipertensivo
e tenderanno a interrompere la terapia farmacologica alla comparsa dei primi
effetti collaterali. Il modello ha inoltre evidenziato come i nuovi trattati presentino
una più elevata probabilità di interruzione terapeutica, verosimilmente spiegata
dalla difficoltà di abituarsi all’assunzione cronica del farmaco in una fase di
assestamento della terapia in cui i principi attivi di prima scelta potrebbero non
adattarsi pienamente, in termini di tollerabilità, alle caratteristiche del paziente.
Anche la classe di farmaco di prima scelta riveste un ruolo essenziale nella
determinazione dei livelli di compliance. Il fenomeno è probabilmente legato ai
diversi profili di tollerabilità delle numerose alternative terapeutiche.
L’appropriato riconoscimento dei predittori-paziente di discontinuità (risk
profiling) e la loro valutazione globale nella pratica clinica quotidiana potrebbe
contribuire a migliorare il rapporto medico-paziente e incrementare i livelli di
compliance al trattamento.
L’analisi delle componenti della varianza ha evidenziato come il 18% della
variabilità nella persistenza in trattamento antiipertensivo sia attribuibile al livello
Medico di Medicina Generale. Controllando per le differenze demografiche e
cliniche tra gli assistiti dei diversi medici, la quota di variabilità attribuibile al
livello medico risultava pari al 13%.
La capacità empatica dei prescrittori nel comunicare ai propri pazienti
l’importanza della terapia farmacologica riveste un ruolo importante nel
determinare i livelli di compliance al trattamento. La crescente presenza, nella
formazione dei medici, di corsi di carattere psicologico finalizzati a migliorare il
rapporto medico-paziente potrebbe, inoltre, spiegare la relazione inversa,
particolarmente evidente nella sottoanalisi effettuata sui nuovi trattati, tra età del
medico e persistenza in trattamento.
La proporzione non trascurabile di variabilità spiegata dalla struttura in
gruppi degli assistiti evidenzia l’opportunità e la necessità di investire nella
formazione dei Medici di Medicina Generale con l’obiettivo di sensibilizzare ed
“educare” i medici alla motivazione ma anche al monitoraggio dei soggetti trattati,
alla sistematica valutazione in pratica clinica dei predittori-paziente di
discontinuità e a un appropriato utilizzo della classe di farmaco di prima scelta.
Limiti dello studio
Uno dei possibili limiti di questo studio risiede nella ridotta rappresentatività del
campione di medici (la partecipazione al progetto era su base volontaria) e di
pazienti (la presenza di almeno una misurazione di pressione arteriosa, dettata dai
criteri di arruolamento, potrebbe aver distorto il campione analizzato,
selezionando i pazienti che si recano dal proprio medico con maggior frequenza).
Questo potrebbe spiegare la minore incidenza di interruzioni terapeutiche rispetto
a studi condotti, nella stessa area geografica, mediante database amministrativi di
popolazione.
Conclusioni
L’analisi dei dati contenuti nei database della medicina generale ha consentito di
valutare l’impiego dei farmaci antiipertensivi nella pratica clinica e di stabilire la
necessità di porre una maggiore attenzione nella pianificazione e nell’ottenimento
dell’obiettivo che il trattamento si prefigge. Alla luce dei risultati emersi da questa
valutazione, sarebbe di grande utilità la conduzione di ulteriori studi
osservazionali volti a sostenere il progressivo miglioramento della gestione e del
trattamento dei pazienti a rischio cardiovascolare nell’ambito della medicina
generale.
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Il ruolo dei dati socio-economici nella ricerca epidemiologica; l’influenza del livello di educazione scolastica nella sopravvivenza di pazienti con diagnosi di tumore alla prostata. Uno studio condotto su una coorte di pazienti svedesiFrammartino, Brunella <1973> 18 March 2008 (has links)
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Innovazioni tecnologiche in campo radioterapico: ruolo della TC-PET nella definizione del volume bersaglioCammelli, Silvia <1972> 03 June 2008 (has links)
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Inibizione di IGF1R: analisi comparativa del ruolo terapeutico dell'Insulin-like Growth Factor 1 Receptor nel sarcoma di EwingZambelli, Diana <1979> 03 June 2008 (has links)
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