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LE CARTE, IL CAOS, IL COSMO: ITALO CALVINO NEL "CASTELLO DEI DESTINI INCROCIATI" / Cards, chaos, cosmos: Italo Calvino in the "Castle of Crossed Destinies"SAVIO, DAVIDE 12 April 2014 (has links)
Nel presente lavoro vengono suggerite nuove strategie di lettura per un’opera che costituisce un unicum, non solo nella produzione narrativa di Italo Calvino, ma certamente anche nella storia letteraria del Novecento. Il castello dei destini incrociati (1973) viene interpretato in senso cartografico, come il tentativo di mappare un mondo labirintico, dai significati inesauribili e comunque destinato a farsi inghiottire dal gorgo della modernità. Pur conservando i tratti del romanzo enciclopedico, viene messo in luce come il Castello si sottragga al desiderio di rappresentare la totalità, scegliendo piuttosto la strada del potenziale e della metamorfosi, nel tentativo di individuare i fattori primi di ogni storia narrabile. Un po’ torre di Babele e un po’ arca dell’alleanza, emerge nel lavoro come il libro nasca dal bisogno di verificare le ragioni della letteratura e di rivisitare il ruolo dell’intellettuale: sul finire degli anni sessanta, Calvino allestisce in chiave allegorica e figurale un’allarmata riflessione sulla convivenza, profetizzando l’apocalisse di un mondo che è chiamato a recuperare l’antica fiducia nella progettazione e nell’utopia. / This work suggests new reading strategies for a novel that represents a singular event, not only in Italo Calvino’s narrative production, but also in the history of Nineteenth-Century literature. The Castle of Crossed Destinies (1973) is approached in a cartographical way, as an attempt to give the map of a labyrinthine world, complicated by inexhaustible meanings and, in any case, destined to be swallowed by Modernity’s wheel. Though conserving the features of the encyclopaedic novel, the Castle is shown as a book that tries to dodge the desire to represent the world as a whole, as a totality: on the contrary, it chooses to go through the paths of potentiality and metamorphosis, seeking the prime factors of every possible story. The Castle is a sort of Tower of Babel, an Ark of the Covenant: Savio’s thesis underlines that this novel grows out of the need to check the reasons of literature and to rethink the role of intellectuals: in the end of the Sixties, allegorically and figurally, Calvino sets up an alarmed reflection about the coexistence of mankind, foretelling the apocalypse of a world that is called to rescue its old faith in planning and utopia.
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Tra testo e messinscena: Ettore Romagnoli e il teatro grecoTroiani, Sara 09 June 2020 (has links)
The thesis aims to analyse the reception of the ancient Greek drama by the Italian scholar Ettore Romagnoli (1871-1938), considering his critical essays, translations, and theatre performances. The mutual interaction of these three aspects represents the methodological approach to understand how Romagnoli conceived the interpretation of Greek theatre and its dramatic production in the modern age. The thesis consists of three parts. The first one analyses Romagnoli’s ideas on classical studies and the modern translations of ancient Greek poetry within the Italian culture in the early 20th Century and in opposition to the positivist approach in the classical philology and the Neo Idealistic Aesthetics. Furthermore, an exam of the entire work of Romagnoli as stage director is offered, along with the reconstruction of a mainly unknow controversy after his dismissal from the National Institute of Ancient Drama. The second part analyses Romagnoli’s academic studies on the hypothetical performance of ancient tragedy and comedy and the evolution of Greek poetry from music. It also identifies the possible influence of these theories within his own translations and performances. The last part deals with two examples of translations for the stage: the "Agamemnon" (1914) and the "Bacchae" (1922). On the basis of theatre translation studies and thanks to Romagnoli’s editions of the two works, both placed at his archive and library in Rovereto and rich of notes by the translator himself, the analysis attempts to examine the hypothetical performability and speakability of the two texts and whether cuts or modifications were introduced during the stage productions. / La ricerca si propone di condurre un esame il più possibile esaustivo dell’opera del grecista Ettore Romagnoli (1871-1938) come esegeta, traduttore e metteur en scène del dramma antico. Grazie all’analisi della reciproca interazione di questi tre aspetti si è tentato di comprendere come il grecista abbia concepito l’interpretazione del teatro greco e ne abbia progettato la ‘reinvenzione’ drammatica. Il lavoro si suddivide in tre parti. Nella prima viene condotta una ricostruzione della carriera di Romagnoli nel contesto storico-culturale di inizio Novecento, analizzando le sue idee sul rinnovamento degli studi classici e sull’aggiornamento delle traduzioni della poesia greca. In questo quadro assumono notevole rilievo le polemiche condotte da Romagnoli in opposizione alle maggiori correnti accademico-culturali dell’epoca: l’estetica crociana e la filologia scientifica. Inoltre, l’analisi prende in esame l’idea di messinscena e le produzioni dirette da Romagnoli a partire dagli spettacoli universitari (1911-1913) fino alle rappresentazioni teatrali svolte a Siracusa e in altri teatri e siti archeologici d’Italia (1914-1937), insieme alla ricostruzione di una terza polemica, definita ‘siracusana’, che coinvolse il grecista in seguito alla sua estromissione dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. La seconda parte prende in considerazione gli studi scientifici e divulgativi di Romagnoli circa la ricostruzione dell’ipotetica performace della tragedia e della commedia di quinto secolo a.C. e l’evoluzione della poesia greca dalla musica, individuando, inoltre, le possibili rielaborazioni di queste teorie all’interno delle traduzioni e degli spettacoli teatrali. Nella terza parte si analizzano le traduzioni di "Agamennone" e "Baccanti" che Romagnoli portò in scena a Siracusa. Si è tentato di valutare, anche sulla base degli studi teorici relativi alla traduzione per il teatro, quanto l’attenzione alla ‘performabilità’ e alla ‘dicibilità’ del testo ne avesse influenzato la composizione oppure se fossero stati introdotti tagli e modifiche in fase di produzione degli spettacoli. Le due edizioni di "Agamennone" (1914) e "Baccanti" (1922) che facevano parte della biblioteca privata di Romagnoli presentano infatti annotazioni dell’autore riconducibili proprio ai suoi allestimenti per gli spettacoli al Teatro greco di Siracusa. Il lavoro ha potuto avvalersi di scritti inediti, articoli di giornale e documenti privati custoditi negli Archivi della Fondazione INDA e presso il Fondo Romagnoli, dal 2016 proprietà dell’Accademia Roveretana degli Agiati e attualmente in catalogazione presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto.
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"CARI AMICI E AMICHE ALL'ASCOLTO": GIANNA MANZINI ALLA RADIOE ALLA TELEVISIONESIVIERI, SARAH 13 March 2014 (has links)
Il presente lavoro costituisce la prima ricostruzione del lavoro di Gianna Manzini alla radio e alla televisione, che comincia nel 1947 e si conclude nel 1968. Gli interventi radiofonici sono divisi in trasmissioni di moda e costume e di critica letteraria (capitolo 1) e racconti scritti per la radio (capitolo 3); le trasmissioni televisive sono ripartite in sceneggiature realizzate e non realizzate (capitolo 3). I testi dei programmi sono stati identificati nei fondi archivistici della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano, dell’Archivio del Novecento dell’Università La Sapienza di Roma e della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Il lavoro si basa dunque sulla descrizione e l’analisi di materiale inedito, come L’Almanacco dei sogni e Il paesaggio come fatto personale, e le sceneggiature Il grande indiscreto, Il nome di battesimo e Alfredino.
La ricognizione ha dimostrato come Gianna Manzini possedesse una consapevolezza mediatica tale da essere in grado di adattare il proprio stile alle specifiche esigenze del mezzo di comunicazione. Tuttavia, l’attività radio-televisiva non può essere considerata del tutto autonoma e disgiunta dalla carriera letteraria, con la quale intrattiene un rapporto strettissimo e osmotico. / This research aims at providing a first and thorough description of Gianna Manzini’s work for the Italian Broadcasting (RAI), a collaboration which started in 1947 and ended in 1968. Her works for the radio are divided into fashion and literary criticism broadcasting (chapter 1) and original radio screenplays (chapter 2); her works for the television are divided into broadcasted and non broadcasted scripts (chapter 3). The texts of these programmes have been found in the following archives: Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (Milan), Archivio del Novecento, Università La Sapienza (Rome) and Biblioteca Nazionale Centrale (Rome). The thesis both describes and analyzes original and unpublished works and screenplays, such as L’Almanacco dei sogni, Il paesaggio come fatto personale, Il grande indiscreto, Il nome di battesimo and Alfredino.
In the end, the research showed evidence that Gianna Manzini was well aware that different media require different writing characteristics and was able to act accordingly. Nonetheless, her literary and broadcasting activity cannot be considered as two separate carriers, being actually strictly bound to each other.
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