Partendo dall’osservazione critica del razionalista-soggettivista Erik Olof Burman (1845–1929) che Antonio Rosmini (1797–1855) rappresenti una gnoseologia troppo oggettiva, si è provato a illuminare la posizione di Rosmini sugli assi soggettivismo–realismo mediante un’analisi dei suoi pareri quanto ai riferimenti dei nomi. Già la sua concezione della percezione di oggetti individuali mostra che Rosmini ascrive all’atto di denominare un ruolo determinante per la conoscenza umana. I nomi degli oggetti particolari si riferiscono sia all’idea dell’oggetto sia all’oggetto stesso. Anticipando teorie successive (Mill) e moderne (Kripke) Rosmini rifiuta che nomi propri possano essere ridotti a descrizioni: afferma che il loro significato è fissato ostensivamente e che mancano connotazioni. Idee universali appaiono sia in forma innominata costituendo la base dei nomi comuni, sia in forma nominata come puri nomi astratti. Sostenendo che tutti gli altri universali derivano dall’idea dell’essere in combinazione con percezioni, la teoria rosminiana sembra di trascurare l’importanza dell’idea di somiglianza. Trovando Rosmini più oggettivista di sé, Burman ha ragione. Ciò nonostante, a causa del loro atteggiamento teologico, l’ontologia di tutti e due i filosofi ha un tratto fondamentale di oggettivismo. Rimane però più mistico che scientifico a che cosa si riferisca ”l’essere”, nome del più importante universale della filosofia di Rosmini e, secondo lui, denotante qualcosa senza il quale non sarebbe reale niente.
Identifer | oai:union.ndltd.org:UPSALLA1/oai:DiVA.org:umu-122499 |
Date | January 2016 |
Creators | Täljedal, Inge-Bert |
Publisher | Umeå universitet, Institutionen för språkstudier |
Source Sets | DiVA Archive at Upsalla University |
Language | Italian |
Detected Language | Italian |
Type | Student thesis, info:eu-repo/semantics/bachelorThesis, text |
Format | application/pdf |
Rights | info:eu-repo/semantics/openAccess |
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