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Il beneficium tra dono e inalienabilità: indagine su uno strumento di relazione nel regnum Italiae (secc. VIII-X)

Fauliri, Manuel 08 May 2020 (has links)
A partire dalla pubblicazione del Saggio sul dono di Marcel Mauss gli antropologi si sono diffusamente occupati delle dinamiche relative allo scambio di doni e al carattere obbligatorio della corresponsione da parte del ricevente. Tuttavia, tra le varie tipologie di donazioni è emersa una forma molto particolare individuata dall’antropologa statunitense Annette Weiner che è tornata a indagare le società dell’Oceania, studiate a suo tempo da Bronislaw Malinowski, pubblicando nel 1992 un importante lavoro ad essa relativo. Si tratta di una forma di dono paradossale che riguarda i possessi inalienabili, beni che per definizione non dovrebbero essere ceduti e tuttavia, dal momento che la loro durata nel tempo supera quella dei detentori originari, devono essere necessariamente trasferiti. Ad essi si lega il paradosso, individuato dalla studiosa, di keeping-while-giving che ben esprime la caratteristica per cui su tali beni il detentore originario tende a mantenere il controllo nonostante essi vengano donati, consentendo dunque l’alienazione di possessi inalienabili. In una società come quella altomedievale nella quale i doni rivestono grande importanza emerge, tuttavia, uno strumento particolarmente sfuggente per alcune sue caratteristiche specifiche; si tratta del beneficium. Esso è tradizionalmente connesso al rapporto “vassallatico-beneficiario”, interpretato come una sorta di retribuzione per il servizio militare reso a un signore, e fino a qualche tempo fa associato intrinsecamente al concetto di “feudalesimo” che sul finire del secolo scorso è stato al centro di un acceso dibattito tra gli studiosi. Alla luce delle acquisizioni antropologiche ho cercato dunque di indagare il beneficium nell’Italia altomedievale con l’intento di comprendere in che misura esso si inserisca nelle dinamiche dello scambio di doni e in che termini possa essere ritenuto un “dono”, dal momento che dalle fonti indagate sembra aderire molto bene al paradosso descritto da Annette Weiner. Nella prima sezione della tesi vengono dunque ripercorsi i principali apporti antropologici e storiografici relativi al tema del dono, per spostare poi l’attenzione al tema specifico del beneficium richiamando le posizioni in merito degli studiosi tanto in ambito internazionale quanto in ambito specificamente italiano. La seconda sezione ruota attorno a quattro casi di studio scelti per condurre l’indagine sullo strumento beneficiario, costituiti da quattro grandi monasteri di fondazione regia nel regnum Italiae di tradizione longobarda che offrono corpora documentari continuativi e compatti. Proprio la storia dei singoli enti monastici ha permesso di definire il punto di partenza cronologico per l’indagine, vale a dire il secolo VIII quando tali enti vennero fondati, per situare il punto di arrivo nell’anno 924 con la morte dell’imperatore Berengario I, ultimo discendente di Carlo Magno per linea materna, che riuscì ad assumere il titolo imperiale. Attraverso la schedatura del patrimonio documentario dei singoli monasteri per il periodo preso in esame è stato dunque possibile rintracciare le occorrenze del termine beneficium per osservare le varie sfumature che di volta in volta esso assumeva. Il primo monastero indagato è S. Ambrogio di Milano, l’unico tra i quattro cenobi scelti per l’indagine ad essere fondato dopo la conquista franca di Pavia del 774, nato come creatura dell’arcivescovo per assumere nel corso del tempo un ruolo da protagonista di primo piano della vita cittadina. L’abbazia riuscì ad acquisire inoltre un immenso patrimonio fondiario tramite numerose donazioni, divenendo in alcuni momenti una sorta di mausoleo per alcuni sovrani carolingi che qui vi trovarono sepoltura. Il secondo caso di studio è rappresentato dall’abbazia di S. Maria di Farfa, che offre il patrimonio documentario più ricco di tutti i quattro casi indagati. Fondata agli inizi del secolo VIII supera per antichità gli altri tre monasteri oggetto di questo studio e consente di osservare un più nutrito dossier relativo allo strumento beneficiario, nel contesto regionale della Sabina e dell’Italia centrale. Il terzo caso di studio è costituito dal monastero di S. Silvestro di Nonantola fondato da Anselmo, cognato del re longobardo Astolfo, nel 752 su terreni di origine pubblica donati dal sovrano divenendo uno dei principali centri monastici del regnum Italiae. L’ultimo caso di studio è costituito dal cenobio femminile di S. Salvatore di Brescia, che agli inizi del secolo X avrebbe assunto la titolazione di S. Giulia, fondato dall’ultimo re longobardo, Desiderio, assieme alla moglie Ansa. Nato come monastero che secondo alcuni sarebbe stato pensato come un “mausoleo familiare”, attraversò momenti aurei tanto nei primi tempi quanto sotto i sovrani carolingi che, a partire dai primi decenni del secolo IX, ne affidarono l’amministrazione patrimoniale alle regine o alle principesse della loro dinastia. Dai quattro casi di studio è emerso un quadro molto variegato, che testimonia un uso dello strumento beneficiario diverso a seconda delle aree e dei contesti in cui gli enti indagati si trovavano ad essere inseriti, e non legato esclusivamente alla sfera militare come a lungo si è invece sostenuto. Si è tenuto conto, in tale sede, di tutte le sfumature del termine beneficium mettendo in risalto la convivenza, a fianco dell’istituto giuridico, del generico senso di “favore” che traspare principalmente dalle arengae dei diplomi dei vari sovrani. Nella terza e ultima sezione l’indagine è stata invece allargata all’intero regnum Italiae prendendo in considerazione varie tipologie di fonti a partire dagli inventari altomedievali che testimoniano il ricorso al beneficium da parte di enti monastici o episcopali per assegnare beni tratti dal loro patrimonio e che vanno ad affiancarsi ai polittici esplorati nel corso dell’analisi dei casi di studio monastici. L’osservazione dei capitolari carolingi relativi al regno italico ha permesso di indagare i capitoli di legge relativi al beneficium fornendo dunque un quadro della normativa ad esso relativa per poter operare un confronto con la “pratica” che emerge dai diplomi dei sovrani carolingi, da Carlo Magno a Berengario I, e dai conflitti sorti attorno all’uso dello strumento beneficiario testimoniati dai placiti. Infine, l’ultimo capitolo è dedicato alle fonti narrative, relative all’arco cronologico preso in esame, nelle quali è possibile riscontrare qualche riferimento al beneficium; si tratta della Historia di Andrea da Bergamo e dell’Antapodosis di Liutprando di Cremona. Da tali fonti emerge come il discorso sul beneficio ruoti attorno al tema della fidelitas e alla creazione di relazioni attraverso lo scambio di favori. Da tale varietà di fonti ho cercato dunque di comprendere, alla luce dei contributi antropologici, in quali termini il beneficium possa inserirsi quale strumento di relazione nel contesto dello scambio di doni nel regno italico di tradizione longobarda.
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On the De Regno of St. Thomas Aquinas

McCormick, William Alvin 04 November 2013 (has links)
Can explicitly Christian principles be invoked and put into practice in political life without thereby rendering that politics fideistic, exclusionary and immoderate? Could such principles in fact strengthen the rule of reason in politics? Many secular and Christian thinkers agree that the answers to these questions must be no, only parting ways on their practical conclusions. But Aquinas' much-neglected De Regno suggests the matter is not so simple. In his careful pedagogical structuring of De Regno, Aquinas opens up the possibility of a kind of dialogue between convention, reason and revelation, one that permits him to propose and reformulate his political teachings according to diverse but convergent principles. I aim to develop an account of Aquinas' political teaching that reveals itself as indebted to revelation for its principles but grounded in and open to reason, and thus neither irrational, exclusionary nor immoderate. I will focus particularly on his treatment of the natural law. / text
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RICERCHE SULL'ATTIVITA' DEI GIUDICI IMPERIALI NELLA LOMBARDIA COMUNALE

SPATARO, ALBERTO 19 March 2018 (has links)
Questo studio ha per oggetto l’attività dei giudici imperiali nella Lombardia comunale tra XII e XIII secolo. La prima parte consiste in una lettura d’insieme dell’operato dei giudici imperiali nel solco più generale delle vicende politiche del regno italico durante l’impero di Federico I barbarossa e del figlio Enrico VI. L’intera ricerca è stata condotta a partire dalla documentazione, edita e non; tali risultati sono stati contestualizzati nell’ampio dibattito storiografico sulla natura statuale dell’impero romano-germanico del pieno medioevo. Alla ricostruzione diacronica seguono le schede biografiche dei giudici imperiali più significativi per la ricostruzione storica proposta nella tesi e un’appendice documentaria. Il lavoro è chiuso dalla bibliografia utilizzata e dall'indice dei nomi di persona. / The object of this study is the activity of the imperial judges in the communal Lombardy between twelfth and thirteenth centuries. The first part consists of an overall reading of the activity of the imperial judges in the political strategy in the Italic Kingdom during the empire of Frederick I Barbarossa and his son Henry VI. The entire research is carried out starting from the documentation, edited and inedited; these results are contextualised in the wide historiographical debate on the institutional nature of the medieval Roman-German Empire. The diachronic reconstruction is followed by the biographies of the most significant imperial judges and a documentary appendix. The work is closed by the bibliography and the index.
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Acoustic Repertoire of Sperm Whale (Physeter macrocephalus) Bachelor Groups in the Waters Surrounding Ischia, Italy (Tyrrhenian Sea)

Ledon, Cristina M. 22 April 2016 (has links)
The subpopulation of sperm whales (Physeter macrocephalus) in the Mediterranean Sea is presently list as “Endangered”. This study is an attempt to provide detailed data on sperm whale Bachelor Groups surrounding Ischia, Italy in the Tyrrhenian Sea (Mediterranean Sea). 24 hours, 38 minutes, and 38 seconds of sperm whale Bachelor Group acoustic data was analyzed in order to describe acoustic repertoire, classify behavioral associations to acoustic types, and identify habitat-use. The data showed that the acoustic repertoire of sperm whale Bachelor Groups is dominated by Usual Clicks. Additionally, a click type that maintains an inter-click interval (ICI) in between Usual Clicks and Creaks was identified during acoustic analysis and named “Transition Clicks”. Acoustic events were categorized into Single Code and Combination Code events; representing situations where one acoustic code was heard versus situations where two or more different acoustic codes were heard simultaneously. Analysis revealed that Single Code events represented 71.25% of the sperm whale Bachelor Group acoustic repertoire. The Usual Click/ Transition Click combination represented 73.74% of Combination Code events. A significant difference was shown between time spent in Single Code versus time spent in Combination Code for Usual Clicks and for Squeals. Acoustic repertoire data revealed the possibility for a strong collaborative acoustic structure and a speculated strategy for evolutionary success among sperm whale Bachelor Groups in Ischia, Italy. Additionally, the study showed that sperm whale Bachelor Groups spend 77.87% of the analyzed time engaged in orientation/searching/foraging behavior and 1.09% engaged in socializing behaviors. Event maps revealed a ‘hotspot’ of sperm whale Bachelor Group activity in the waters to the northwest of Ischia, Italy, within the submarine Canyon of Cuma, and outside of the boundaries for the Regno di Nettuno Marine Protected Area (MPA). It is recommended that the results of this study be utilized in extending the Regno di Nettuno MPA to include the ‘hotspot’, and possible critical area, for sperm whale Bachelor Groups. The results of this study and published literature of the sperm whales in this area could be utilized to create population-specific management strategies for more effective measures in ending population decrease and preserving the species. Further research should be carried out to analyze in detail the role of Transition Clicks in sperm whale acoustics and the possibility of a collaborative acoustic structure that has yet to be displayed in any other sperm whale population worldwide.
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Politisation et monde libéral en Italie méridionale (1815-1856) : le malgoverno et ses opposants : acteurs et pratiques dans le royaume des Deux-Siciles / Politicization and the liberal world in Southern Italy (1815-1856) : the malgoverno and its opponents : actors and practises in the Kingdom of the Two Sicilies / Politicizzazione e mondo liberale nell’Italia meridionale (1815-1856) : Il malgoverno e i suoi oppositori : attori e pratiche nel Regno delle Due Sicilie

Delpu, Pierre-Marie 30 September 2017 (has links)
La thèse cherche à restituer les mécanismes de la politisation libérale dans la partie continentale du royaume des Deux-Siciles, de l’effondrement de l’Empire napoléonien en 1815 au moment où se précisent les voies de l’annexion du royaume méridional dans l’Italie en construction, au milieu des années 1850. Le croisement de la documentation administrative, des écrits personnels des libéraux et de leurs productions politiques permet d’identifier ce courant avec l’opposition patriotique à la monarchie restaurée des Bourbons. Il prend la forme d’une société d’opposants réticulée et disparate, davantage anti-absolutiste qu’elle n’est idéologiquement libérale, qui s’est appuyée sur les pratiques politiques locales pour contester le pouvoir centralisé mis en place par la monarchie française d’occupation (1806-1815) et maintenu par Ferdinand IV de Bourbon après 1815. À partir de cinq observatoires régionaux (la capitale, les deux Principats Citérieur et Ultérieur et les provinces calabraises de Cosenza et de Reggio), choisis pour leur représentativité au regard des structures politiques du royaume, cette thèse veut mettre en évidence les structures et les rythmes de la politisation libérale sur le temps long de la période pré-unitaire, par-delà les seules révolutions de 1820-1821 et de 1848 plus particulièrement étudiées par l’historiographie. À travers un parcours chronologique, on interrogera l’articulation du courant libéral napolitain avec le « libéralisme » qui se structure au même moment dans l’espace plus large des révolutions occidentales, la permanence du personnel politique, la tension entre espaces politiques locaux et nationaux et l’appropriation complexe de la construction nationale italienne, qui se précise au lendemain des révolutions de 1848. / The thesis aims to study the mechanisms of liberal politicization in the continental part of the Kingdom of the Two Sicilies, from the collapsing of the Napoleonic Empire in 1815 to the acceleration of the Italian national construction in the middle 1850s. By crossing the administrative documentation, the liberals’ personal writings and their political productions, this political movement can be identificated with the patriotical opposition to the restored monarchy of the Bourbons. It constitutes a reticulated and disparate society of opponents, more anti-absolutist than ideologically liberal, who used to lean on local political practises to contest the centralized power instituted by the French occupation monarchy (1806-1815) and maintained by Ferdinand IV after 1815. On the basis of five regional observatories (the capital, the two Citerior and Ulterior Principates and the Calabrian provinces of Cosenza and Reggio), chosen for their representativity towards the political structures of the kingdom, the thesis wants to enlighten the structures and the rhythms of liberal politicization in the long period of the lungo Risorgimento, beyond the two revolutions of 1820-1821 and 1848 particularly studied by historiography. Through a chronological approach, we will question the links between the Neapolitan liberal movement with the European forms of « liberalism », the permanence of political actors, the tension between local and national political spaces and the difficult appropriation of the Italian national construction, which becomes more precise after the 1848 revolutions. / La tesi mette al centro della sua riflessione i meccanismi della politicizzazione liberale nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie, dalla caduta dell’Impero napoleonico nel 1815 al momento in cui si precisano le modalità di annessione del regno meridionale all’Italia in costruzione, a partire dal 1850. Il confronto tra la documentazione amministrativa, gli scritti personali dei liberali e le loro produzioni politiche permette di identificare questo movimento politico come l’opposizione patriottica alla monarchia restaurata dei Borboni. Esso si presenta inoltre come una società di oppositori, ramificata e diffusa su tutto il territorio del Regno, più di matrice anti-assolutista che ideologicamente liberale, che si è affidata alle pratiche politiche locali per contestare il potere centralizzato della monarchia francese durante il Decennio (1806-1815) e, dopo il 1815, di Ferdinando IV di Borbone al momento del suo ritorno sul trono di Napoli. Concentrandosi su cinque spazi geografici ben definiti (la capitale, i due Principati Citra e Ultra e le provincie calabrese di Cosenza e di Reggio), scelti per la loro rappresentatività rispetto alle strutture politiche del regno, la tesi di dottorato vuole studiare le strutture e i ritmi della politicizzazione liberale sul lungo periodo del Risorgimento preunitario, oltre alle rivoluzioni del 1820-1821 e del 1848, ampiamente analizzate dalla storiografia. Utilizzando un approccio cronologico, si propone infine una riflessione sul movimento liberale napoletano in comparazione al « liberalismo » risultato delle altre rivoluzioni occidentali, sulla permanenza del personale politico, sulla tensione tra gli spazi politici locali e nazionali e sulla difficile appropriazione della costruzione nazionale italiana che si definisce all’indomani del 1848.Parole chiave : politicizzazione ; rivoluzione ;
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'AFRICITAS'. INSURREZIONI, SECESSIONI E USURPAZIONI NELL'AFRICA DELLA PRIMA ETA' IMPERIALE (31 A.C. - 70 D.C.) / 'Africitas'. African insurrections, secessions and usurpations during the early Roman Empire (31 a.C.-70 d.C.)

BONIS, EMANUELE 30 April 2020 (has links)
La tesi affronta il controverso tema dell’‘Africitas’, ovvero della singolare specificità politica, economica e culturale delle province africane nel contesto dell’ecumene romano-imperiale, esaminandola nelle sue eterogenee manifestazioni geo-politiche e militari nel periodo compreso tra la risistemazione augustea dei domini africani e gli esordi della dinastia flavia (31 a.C. – 70 d.C.). In quest’arco cronologico le frequenti e violente insurrezioni delle popolazioni autoctone a difesa della propria indipendenza – vere e proprie reazioni di rigetto alla progressiva romanizzazione guidate da carismatici capi berberi (Tacfarinas) o da funzionari del dissolto regno di Mauretania (Edemone) – furono precocemente arginate e soppiantate da fermenti automistici di diversa natura, declinati nelle forme del potentato personale ad opera di governatori romani quali Clodio Macro e Lucceio Albino, desiderosi di ascendere ai vertici della gerarchia imperiale sfruttando la crescente floridezza delle province africane come formidabile ‘trampolino di lancio’ per nutrire le proprie velleitarie ambizioni di potere. Tali tentativi, per quanto ancora in stadio embrionale e risoltisi rapidamente in un fallimento, rappresentarono tuttavia il preludio alle ben più articolate e gravi secessioni e usurpazioni tardo-antiche di matrice africana. / The primary purpose of this thesis is to investigate the complex and elusive topic of the so-called ‘Africitas’ in the historical context of the African provinces during the early Roman empire, between the overall resettlement of North-African territories undertaken by Augustus and the new arrangement of the African provinces fostered by the Flavian dinasty. During this period, the frequent and violent insurrections promoted by local populations, in particular by the Berber tribes, against the Roman conquest and the increasing romanization of their lands were early suppressed and replaced by autonomistic turmoils and ambitious aspirarations conceived by unscrupulous Roman governors like Clodius Macer and Lucceius Albinus, who tried, without any success, to carve out some niches of autonomy and personal authority among African subjects. Anyway, their complete failure in gaining support from the local population was destined to pave the way for the much more serious African secessions and usurpations of the Late Antiquity.
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Le fondement ontologique de la royauté chez Thomas d'Aquin

Chabot, Jean-Nil 02 March 2021 (has links)
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VOCI E IMMAGINI DI GIANNI RODARI IN TRADUZIONE INGLESE / IMAGES AND VOICES OF GIANNI RODARI IN ENGLISH TRANSLATION

ALBORGHETTI, CLAUDIA 17 March 2016 (has links)
La ricerca studia le riscritture delle opere di Gianni Rodari (1920-1980) in traduzione inglese attraverso la mediazione degli editori, critici letterari ma soprattutto dei traduttori tra il 1960 e il 2011. Nell’ambito degli studi sul contesto di produzione delle opere tradotte (Bassnett & Lefevere, 1998; Chesterman et al., 2000), la prima parte della ricerca presenta le caratteristiche traduttive della letteratura per l’infanzia attraverso un’analisi retrospettiva (Toury, 2012) utile a contestualizzare le opere di Rodari in inglese per il pubblico Anglo-Americano. La seconda parte illustra la mediazione linguistica dei traduttori in quattro di queste opere in inglese a partire dagli S-Universals (Chesterman, 2004). L’analisi delle traduzioni di Patrick Creagh (1965, 1971), Jack Zipes e Antony Shugaar (2008, 2011 rispettivamente), condotta attraverso le nove categorie traduttive proposte da J. L. Malone nel 1988, ha mostrato diversi gradi di addomesticamento ed estraniamento traduttivo (Venuti, 1995) a seconda dell’età del pubblico ricevente. Specificamente, le traduzioni addomesticanti si sono rivelate creative al punto da avvicinarsi all’intento narrativo di Rodari nei testi originali. La traduzione estraniante di Shugaar del 2011 ha mantenuto i riferimenti alla cultura italiana del testo rodariano, mostrando un cambiamento di pubblico ricevente dal testo fonte (pubblico giovane) al testo di arrivo (adulti). / The research investigates the extent to which Gianni Rodari’s (1920-1980) works changed in their English translations through the mediating presence of publishers, reviewers, and especially translators between the 1960s and 2011. With reference to the cultural context of production of translated works (Bassnett & Lefevere, 1998; Chesterman et al., 2000), translational patterns of children’s literature were firstly studied from a retrospective point of view (Toury, 2012) to contextualise Rodari’s books in English in the UK and the US. Secondly, the intervention of translators in four of these books was analysed within the mediation framework provided by S-Universals in translation (Chesterman, 2004). The discrete analysis of the translations by Patrick Creagh (1965, 1971), Jack Zipes and Antony Shugaar (2008, 2011 respectively), based on the nine translational trajections identified by J. L. Malone (1988), showed that the translators adopted different foreignising and domesticating strategies (Venuti, 1995) according to the intended public. More specifically, domesticating strategies presented a high degree of creativity in line with Rodari’s original narrative purpose, whereas Shugaar’s foreignising translation (2011) retained references to the Italian culture as in Rodari’s source text, marking a shift of audience from children to adults, from the Italian to the English target text.
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Qualità della sicurezza in Europa: la formazione dell'operatore di Polizia come leva stategica per l'integrazione: studio di caso in quattro paesi UE e indicazioni metodologiche per una sperimentazione internazionale

DI FELICE, LORENA 31 March 2011 (has links)
La ricerca approfondisce il rapporto tra qualità della sicurezza e qualità della formazione ai fini di realizzare uno spazio di sicurezza libertà e giustizia in Europa. Lo studio rivolge particolare attenzione alla formazione di polizia erogata in Europa dai differenti sistemi organizzativi che determinano l’accesso alla professione sviluppando un’analisi trasversale dei diversi Paesi da cui trarre gli elementi comuni attinenti al profilo di poliziotto. L’organizzazione delle forze di polizia negli Stati dell’Unione è risultata complessa e diversificata si è quindi impostato lo sviluppo della ricerca secondo la metodologia dello studio di caso, riferendosi a Italia Francia, Regno Unito, Polonia, Quattro Paesi significativi e rappresentativi . Obiettivo specifico dell’ analisi è pervenire a un profilo professionale formativo comune che permetta l’elaborazione di un’azione finalizzata alla definizione e alla successiva sperimentazione di un sistema di monitoraggio della qualità della formazione erogata nelle Scuole di polizia europee. / This Research investigates the relationship between security and education to realize an Area of security, freedom and justice in Europe. The focus is on Constable Courses of Police Training Schools within The European Union to find out a competency framework for cope. The Study is fully aware of the fact that different Police Training Systems are used within the Member States. Regarding this aspect the Research proposes study cases about Italy, France, United Kingdom and Poland. Its purpose is to have a vision on the core tasks of police and then to propose quality control standards to be implemented in National Police Courses.
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Le misure legislative anti-tratta e la copertura a mezzo stampa della tratta di persone in Italia e Regno Unito: uno studio esplicativo / Anti-trafficking measures and press treatment of human trafficking in Italy and the United Kingdom: an explanatory study

BRESSAN, SERENA 25 February 2013 (has links)
La tratta di esseri umani è un crimine che ha attratto progressivamente l’attenzione dei media negli ultimi anni, durante il consolidamento delle politiche anti-tratta internazionali e nazionali. Il dibattito accademico sul ruolo dei media nell’ambito della tratta è esiguo e uno degli argomenti d’interesse è costituito dall’impatto delle politiche pubbliche sui contenuti mediatici. È questo il contesto nel quale s’inserisce la ricerca, il cui scopo è investigare se le misure legislative nazionali anti-tratta possano influenzare la copertura a mezzo stampa della tratta di persone in un Paese. A questo scopo, sono state formulate sei ipotesi, verificate attraverso l’analisi di quattro quotidiani di stampo conservatore e liberale in Italia e Regno Unito dal 2000 al 2010: Corriere della Sera, La Repubblica, Daily Telegraph, The Guardian. Il test delle ipotesi è avvenuto tramite la content analysis, i cui risultati sono stati validati da interviste in profondità. L’analisi dei dati ha rivelato che la relazione tra l’agenda legale e quella della stampa è risultata essere positiva nei dieci anni di riferimento. Pur presentando dei limiti, questo studio può essere considerato come un passo verso la comprensione di come i giornali affrontino il tema della tratta e di quali fattori influenzino le loro scelte. / Human trafficking is a crime today widespread which has attracted media attention in recent years during the consolidation of anti-trafficking policies at international and national level. The academic debate on the role of the media within the context of trafficking in human beings (THB) is scant, and one of the issues concerns the impact of public policies on media contents. This is the context in which the research has been framed, its aim being to investigate whether national anti-trafficking measures shape the coverage and the representation of THB by a country’s press. Six hypotheses are formulated, and they are verified by examination of four conservative and liberal broadsheets published in Italy and the United Kingdom from 2000 to 2010: i.e. Corriere della Sera, La Repubblica, Daily Telegraph, The Guardian. The application of content analysis, with the validation of in-depth interviews, contributes to testing the hypotheses. As regards the data analysis, the relationship between the legal agenda and the press agenda appears to have been close during the ten reference years. Notwithstanding its limitations, this study can be read as the first stage in understanding how newspapers approach the issue of trafficking and what factors may influence their choices.

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