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L'intrasferibilità delle quote nella s.r.l. / The non-transferability of the shares in limited liability company

GHIONNI CRIVELLI VISCONTI, PAOLO 13 April 2010 (has links)
Lo studio ha ad oggetto l’intrasferibilità delle quote nella s.r.l. L’indagine prende le mosse da un’analisi empirica delle varie clausole di incedibilità esistenti nella prassi. L’eterogeneità delle convenzioni riscontrate pone il problema di verificare quali di esse siano riconducibili alla fattispecie di intrasferibilità legalmente rilevante ex art. 2469, comma 2°, c.c. La tesi reputa che l’intrasferibilità legalmente rilevante sia soltanto quella assoluta, distinguendo il divieto di trasferimento per atto tra vivi da quello mortis causa. In questo secondo caso, infatti, non ricorre alcuna esigenza di tutela dei soci; bensì dei soli eredi del defunto, ai quali è impedito di far ingresso nella s.r.l., alla stregua di quanto accade nelle società personali. Infine, vengono analizzate l’intrasferibilità ad applicazione differenziata e quella relativa, in quanto non rientranti direttamente nell’ambito di applicazione dell’art. 2469, comma 2°, c.c. / The study concerns the non-transferability of the shares in limited liability company. The research analyses at first, from the empirical point of view, the different existing clauses of non-transferability in reality. The heterogeneity of the found conventions places the problem to verify which of them are referable to the legal case of non-transferability ex art. 2469, comma 2°, c.c. The thesis deems that the legal relevant non-transferability is only that absolute, distinguishing the prohibition of transfer inter vivos from that mortis causa. In this second case, in fact, it does not subsist some requirement of associates protection; it needs, instead, to see the heirs reasons, who are prevented to became member of the company, as happens in partnerships. At last, is analyzed the non-transferability to differentiated application and that relative one, as not re-entering directly within application of the art. 2469, comma 2°, c.c.
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MERCATO DEL CONTROLLO NELLA CRISI DI IMPRESA / The Market for Corporate Control in the reorganization process

D'ERCOLE, CARLOS 13 April 2010 (has links)
La tesi mette a confronto l'universo delle riorganizzazioni nel Chapter 11 con i nuovi modelli di ristrutturazione concessi dalla riforma del diritto fallimentare. In modo particolare la tesi si sofferma sul mercato del controllo nella crisi di impresa. Negli Stati Uniti c'e' da tempo un mercato dei crediti sofferenti, mentre in Italia scontiamo ancora i ritardi del sistema economico. Il primo capitolo racconta i temi collegati al mercato del controllo nel Chapter 11: gli acquisti dei crediti nelle diverse classi creditorie, la nuova finanza concessa al debtor in possession, il controllo da covenant, la remunerazione degli amministratori con il debito, i derivati sul credito e il voto connesso. Il secondo capitolo si sofferma sull'interpretazione degli artt. 124 e 127 della legge fallimentare letti nell'ottica di un potenziale mercato del controllo nella crisi di impresa come nel caso del concordato con assunzione e si interroga infine sull'esenzione o meno da opa obbligatoria di tali operazioni alla luce dell'art. 106 TUF. / The thesis compares the world of Chapter 11 reorganizations with the new types of reorganizations introduced in Italy by the recent reform of bankruptcy law. In particular the thesis deals with the market for corporate control in the insolvency arena in both countries. In the States bankruptcy claims are traded on a regular basis whereas Italy still hasn't fully experienced transfers of control within the frame of a corporate reorganization. The first chapter focuses on all issues connected to US M&A in bankruptcy: acquisition of claims in the different classes, control rights in covenants, debtor-in-possession financing, pay for performance in bankruptcy, credit default swaps and empty voting. The second chapter focuses on the interpretation of articles 124 and 127 of the new Italian bankruptcy law which may lead to the creation of a market for corporate control within the frame of a composition with a third party buyer and discusses the potential applicability of mandatory bids pursuant to art. 106 TUF to such deals.
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CRISI D'IMPRESA E TRUST

SPOLAORE, PIERGIUSEPPE 13 March 2015 (has links)
La tesi ha ad oggetto lo studio dei rapporti tra il trust e il nucleo di principi inderogabili in materia di crisi dell’impresa esercitata in forma societaria e delle sue soluzioni “negoziali” (: piani attestati, accordi di ristrutturazione, concordato preventivo) tanto in termini di compatibilità sistematico-astratta, quanto con riguardo alle funzioni concrete che detto istituto può svolgere in tali contesti. Il primo capitolo analizza le problematiche connesse alla fattispecie, diffusa nella prassi, del c.d. trust liquidatorio “extra-concorsuale”, anche alla luce delle regole che, in common law, disciplinano le interferenze tra «trust» e «insolvenza», sia del settlor sia del trustee, giungendo a negarne la legittimità. Il capitolo secondo prosegue con l’analisi comparatistica degli ulteriori istituti e contesti, propri del diritto statunitense e inglese, nei quali il trust viene utilizzato, a vari scopi, nell’ambito delle soluzioni non fallimentari della crisi d’impresa. Il terzo capitolo è dedicato all’esame delle fattispecie – diverse da quelle considerate nel capitolo primo – di trust nell’ambito delle tecniche di regolazione della crisi d’impresa, alternative al fallimento, nell’ordinamento italiano (: piani attestati, accordi di ristrutturazione e concordato preventivo): da una parte, sulla scorta degli esiti dell’analisi, svolta nel capitolo secondo, quanto agli utilizzi del trust nella crisi d’impresa societaria tipici dei sistemi statunitense e inglese; dall’altra, tenendo ferme le risultanze, emerse nel capitolo primo, in ordine al rapporto tra fenomeno fiduciario anglosassone e diritto fallimentare. / My dissertation deals with the compatibility of the «trust» – as a “foreign” institution – with the basic principles of corporate debt restructuring and/or reorganization in Italian bankruptcy law. More specifically, it draws extensively on the evidences from the common law experiences, with regard both to the general relationship between trusts and bankruptcy law [i.e. the treatment of the trust (rectius: the rights of the parties involved as well as their creditors) in the subsequent bankruptcy respectively of the trustee or the settlor] and to how and to which purposes are trusts used specifically in the corporate distress framework. The first chapter analyzes and criticizes a line of Italian cases dealing with the use of the trust as a form of private regulation of the corporate crisis. The second chapter further explores the functions played by trusts in the corporate bankruptcy – and their limits – in North-American and English law. The third chapter draws the consequences for Italian regulation on corporate restructuring, developing a new model on the use of trusts within said scope.
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LA NUOVA DISCIPLINA DEI CONTRATTI DERIVATI OVER THE COUNTER

GROSSULE, EDOARDO 13 March 2015 (has links)
Il presente lavoro si propone di analizzare in una prospettiva funzionale la nuova disciplina dei contratti derivati over the counter introdotta in Europa con il Regolamento 648/2012 (EMIR) e in USA con il Dodd-Frank Act, con l’obbiettivo di metterne in luce punti di forza e di debolezza. Per perseguire compiutamente detto obiettivo, la tesi propone un percorso logico che parte dall’approfondimento delle cause economico-giuridiche che hanno favorito il propagarsi degli effetti negativi della crisi, che successivamente si sofferma sulle possibili risposte normative ai problemi posti dagli strumenti derivati. Infine, l’analisi si termina sottolineando gli aspetti problematici legati all’effettività della nuova disciplina, soprattutto alla luce delle policy dynamic che si sviluppano intorno al lungo procedimento di approvazione di norme complesse. / This dissertation aims at analyzing, with a functional approach, the new regulations of over the counter derivatives introduced in Europe with the 648/2012 Regulation (EMIR) and in the US under the Dodd-Frank Act, with the goal to underlying the strengths and weaknesses. To fully achieve this objective, the thesis proposes a logical path that starts from the deepening of economic and legal causes that have favored the spread of the negative effects of the crisis, then focuses on possible regulatory responses to the problems posed by derivatives. Finally, the analysis ends pointing out the problematic aspects related to the effectiveness of the new rules, especially in light of the policy dynamic developed during the long process of approval of these complex rules.
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POTERE DI GESTIONE E PASSAGGI GENERAZIONALI NELLA S.R.L.

LIMATOLA, CARLO 13 March 2015 (has links)
La tesi ha ad oggetto il passaggio generazionale nelle imprese di famiglia costituite in forma di società a responsabilità limitata, valutandone l’impatto sulla disciplina dell’amministrazione. Si rileva che i meccanismi tradizionali fondati esclusivamente sul trasferimento delle quote sociali non riescono a conciliare le esigenze di continuità dell’impresa e le norme di diritto successorio. Si individuano, allora, regole in grado di assicurare la stabilità dell'amministrazione anche dopo le modifiche alla compagine sociale conseguenti all’ingresso degli eredi. Lo studio si riferisce, da una parte, a regole convenzionali che garantiscono la permanenza dell’amministratore nella carica; dall’altra, a clausole con lo scopo di arginare l’interferenza dei nuovi soci sulle scelte di governance. Si dimostra, infine, la legittimità di una previsione statutaria che impone la successione automatica di un beneficiario nella carica di amministratore. / The thesis deals with the generational shift in family enterprises constituted as a limited liability company, assessing the impact on the discipline of the administration. It notes that traditional mechanisms based solely on the transfer of shares can not reconcile the needs of business continuity and the rules of inheritance law. Then, are identified rules that ensure the stability of the administration even after the changes to the shareholding structure resulting from the entrance of the heirs. The study refers, on the one hand, in the conventional rules which ensure the permanence of the administrator in charge; on the other, to clauses in order to curb the interference of new members on the choices of governance. It shows, finally, the legitimacy of a statutory provision requiring the automatic succession of a beneficiary in the position of director.
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IL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA' NEGLI ASPETTI PATRIMONIALI DELL'INVESTIMENTO SOCIETARIO

FERRARI, MARCO 22 April 2016 (has links)
La tesi analizza il principio di proporzionalità tra la misura della partecipazione sociale e la misura dei diritti patrimoniali ad essa connessi. L’indagine si articola, da un lato, vagliando gli strumenti giuridici che consentono la deviazione dal principio suddetto e, dall’altro, indagando i limiti sistematici che vincolano la libertà dei soci in tale processo di deviazione. / The thesis analyzes the principle of proportionality between the extent of the company ownership and the extent of the related property rights. The dissertation is divided, on the one hand, considering the legal instruments that allow the deflection from the abovementioned principle and, on the other hand, investigating the systematic limits that constrain company members’ freedom in such process of deflection.
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Imputazione individuale e attuazione solidale della responsabilità dei membri del consiglio di amministrazione di s.p.a. nei confronti della società / Liability of Corporate Directors: Determination on an Individual Basis and Application of the Joint and Several Liability Rule

BAZZANI, MATTEO 04 April 2008 (has links)
La tesi affronta il tema della responsabilità dei membri del consiglio di amministrazione di s.p.a verso la società per gli inadempimenti dei doveri gestori insiti negli atti o nelle omissioni collegiali. L'accertamento dei presupposti della responsabilità degli amministratori deve avvenire su base individuale con conseguente possibilità di imputazione del danno da risarcire ad alcuni consiglieri e non ad altri, che pure abbiano compartecipato al medesimo inadempimento: il singolo amministratore può infatti essere esonerato da responsabilità mediante la prova della personale immunità da colpa (dimostrando di essere stato diligente alla luce della natura del suo incarico e delle sue specifiche competenze) anche a prescindere dalla manifestazione formale del dissenso ex art. 2392 cc., ult. comma. La solidarietà rappresenta la regola di attuazione dell'obbligazione risarcitoria tra gli amministratori ritenuti corresponsabili in relazione al medesimo fatto dannoso. È possibile tuttavia pervenire ad una graduazione della condanna risarcitoria in virtù dell'eventuale connotazione dolosa dell'inadempimento di un singolo consigliere e dell'applicazione del regime risarcitorio differenziato di cui all'art. 1307 c.c.. La società può inoltre rinunziare alla solidarietà anche ex ante con adozione in via statutaria di un regime di responsabilità parziaria per tutti o alcuni degli amministratori, purchè nei soli rapporti tra società e amministratori e nei limiti di cui all'art. 1229 cc. / This thesis provides an analysis of the pertinent aspects of the liability of corporate directors for breach of their fiduciary duties in case of collegial functioning of an Italian s.p.a.'s board of directors. The liability of the directors must be determined on an individual basis and whether they are exculpated from liability for a breach of their duties can vary for each director based on his specialized skills and on the role he plays in the board (independent director, president, member of a committee), regardless of the entering of the dissent from the board's action into the corporate records. The liability is joint and several where two or more directors jointly participate in the same breach of a fiduciary duty with a right of contribution inter se. The corporation ( S.P.A. ) may waive to the protection secured by the joint and several liability rule either (i) by opting for a proportional liability regime with respect to the directors' liability vis-a-vis the corporation and except for the cases of directors' fraud or gross negligence or (ii) by entering into partial settlements with one director (or more directors) for the portion of the damage attributable to his (or their) personal fault.
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Il riscatto azionario nella S.p.A.

BORTOLUZZI, GUIDO 17 July 2013 (has links)
La tesi ha ad oggetto l’analisi delle fattispecie statutarie di riscatto azionario nella s.p.a. dopo la riforma del 2003. Quest’ultima ha anzitutto introdotto una disciplina destinata genericamente a tutte le ipotesi statutarie in cui si preveda un potere di riscatto a vantaggio della società o di soci (art. 2437-sexies c.c.). L’esegesi di tale disciplina e l’indagine sui possibili utilizzi, in chiave funzionale, delle azioni riscattabili costituiscono il primo obiettivo del lavoro. Per quanto attiene al c.d. riscatto obbligatorio di azioni si è invece assistito alla sola emersione di alcune specifiche ipotesi legali (ad es., art. 2355-bis, comma 2°, c.c.). Si dimostra, tuttavia, che non sussistono ragioni per negare, in linea generale, la possibilità per l’autonomia privata di avvalersi di tale meccanismo di riscatto in ipotesi diverse da quelle espressamente tipizzate. La ricostruzione della disciplina delle fattispecie statutarie atipiche di riscatto obbligatorio e la loro valorizzazione quali peculiari strumenti di disinvestimento dalla società - con caratteristiche non del tutto sovrapponibili al recesso convenzionale - costituiscono il secondo indirizzo d’analisi seguito nello sviluppo della tesi. Nell’affrontare i vari profili trattati, si tiene in attenta considerazione la disciplina comunitaria in tema di riscatto azionario, nonché il dato comparatistico. / The scrutiny of the rules concerning the redemption of shares in the Italian public companies (s.p.a.) after the statutory reform of 2003 is the main focus of the thesis. On the one hand , the reform has introduced a general discipline concerning the provisions of the bylaws that provide a call for redemption of issued shares (art. 2437-sexies c.c.). Under this general aspect the first goal of the work is to analyze both the new general discipline concerning the callable redeemable shares and their functional use. On the other hand, the reform has ruled only a few typical hypothesis of the so called mandatory redemption (for example, art. 2355, par. 2 , c.c.). However, the work points out that there is no reason why to deny private autonomy to use this second form of redemption in cases other than those explicitly ruled. So, the second objective of the thesis is to reconstruct the discipline of the otherwise agreements concerning the matter of the mandatory redemption provisions. The thesis points out that the puttable redeemable shares represent a tool for divestment from public companies with autonomous characteristics in respect to the withdrawal from corporation clauses. To address the various issues considered, are taken into careful consideration both the EU rules concerning share redemption, and the comparative law perspective .
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IL GRUPPO COOPERATIVO GERARCHICO / VERTICALLY INTEGRATED COOPERATIVE

AGSTNER, PETER 15 March 2011 (has links)
La tesi si occupa del gruppo cooperativo gerarchico. Nel primo capitolo si esaminano una serie di problematiche legate alle legittimità o meno di una simile struttura di gruppo. Nel secondo capitolo, ricco anche di un'analisi empirica di taluni statuti di gruppi cooperativi gerarchici operanti a livello europeo, si passa all'esame delle modalità di attuazione del rapporto mutualistico in una struttura di gruppo; in particolare, si valuta la possibilità dello spostamento a valle della gestione di servizio con conseguente riduzione della cooperativa capogruppo a holding pura. Nel capitolo terzo si esamina, invece, la compatibilità di una simile struttura di gruppo con i principi fondanti il diritto della cooperazione, ovvero la disciplina dei ristorni, il principio della porta aperta e della parità di trattamento e il criterio della prevalenza dell'attività mutualistica. / My doctorate thesis considers a vertically organized corporation in which the mother company is a cooperative, with particular reference to the repercussions of such a structure on the mutual relationship involved. As the need to compete on the market through a single management body in charge of diversified activities becomes more pressing, the cooperatives currently find themselves at a disadvantage with respect to profit-making enterprises, as their adoption of a holding structure to run their business activities is looked upon with a certain suspicion. There are many who sustain in fact that such a structure is in open conflict with the principles of the cooperative movement, such as, inter alia, the open door principle. In particular, doubts have been raised as to whether the mutual-benefit purpose on which cooperatives are founded, involving the supply of management services to the members at conditions which are more beneficial than those generally available on the market, can be fully applied within a holding structure. In my doctorate thesis, I assert the full legitimacy of the holding cooperative on the basis of a series of arguments which I have developed by comparing several European legal systems, focusing in particular on the key concept of my research, the mutual-benefit purpose in vertical integrated companies.
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Il divieto di concorrenza nella società a responsabilità limitata / IL DIVIETO DI CONCORRENZA NELLA SOCIETA' A RESPONSABILITA' LIMITATA / The ban on competition in limited liability company

MORGESE, MIRTA 25 March 2021 (has links)
Il presente lavoro di tesi si occupa di verificare la possibile applicabilità del divieto di concorrenza, previsto a carico dei soci nelle società di persone, dall’art. 2301 c.c., e degli amministratori nelle s.p.a., dall’art. 2390 c.c., alle s.r.l., nel regime legale. Le citate norme precludono ai rispettivi destinatari, di svolgere, per conto proprio o altrui, un’attività in concorrenza con quella della società, e di partecipare come socio illimitatamente responsabile a società che ugualmente svolgono attività concorrente. L’interrogativo in questione si pone a valle della Riforma del 2003, là dove viene eliminato dalla disciplina delle s.r.l. il richiamo, prima di allora presente, all’art. 2390 c.c., creando, tra l’altro, quelle condizioni per cui l’interdizione all’attività concorrenziale per gli amministratori possa non rivelarsi più appropriata in tale tipo sociale, a causa dei maggiori diritti di voice e di controllo spettanti ai soci. Il nuovo ruolo riconosciuto al socio di s.r.l. rappresenta, per altro verso, la motivazione di una plausibile estensione del divieto di concorrenza nei suoi confronti. Entrambi i quesiti sono stati, però, affrontati tenendo presenti le alterazioni subite dal tipo, all’esito dell’entrata in vigore dell’art. 57 d.l. n. 50/2017, e dell’art. 377 del d.lgs. n. 14/2019. Infatti, sia il possibile accesso al mercato, avutosi nel 2017 per tutte le s.r.l. P.M.I., che l’ipotetica esclusione dei soci della gestione, disposta dal Codice della Crisi e dell’Insolvenza, sono in grado di influire sulla risposta che il lavoro di tesi si propone di fornire. Dall’analisi svolta è emerso, prima di tutto, come il problema della portata del divieto di concorrenza non riguardi solo le s.r.l., ma entrambe le società lucrative in cui lo stesso è imposto, là dove molteplici sono i dubbi sull’estensione soggettiva ed oggettiva dell’istituto, in conseguenza di una scarsa chiarezza sul fondamento dello stesso. È stata, pertanto, approfondita la questione della ratio della prescrizione normativa, esaminando la dottrina sul punto a partire dalle origini della sua introduzione nel nostro ordinamento, ovvero dal Codice del Commercio del 1865. In tal modo, è stato accertato come il divieto di concorrenza, sia nei confronti dei soci che degli amministratori, svolga una funzione interna, volta a favorire l’imparziale esercizio dei poteri gestori ed una funzione esterna, andando a prevenire il danno prodotto dall’utilizzo delle informazioni privilegiate di cui il destinatario del divieto è in possesso, a causa del potere di controllo di cui dispone, da parte di un’impresa in concorrenza. La trattazione si concentra, poi, sulla specifica questione relativa all’applicazione del divieto di concorrenza all’amministratore di s.r.l., in modo da comprendere se la regola in questione, possa perseguire lo scopo di cui sopra, nei confronti degli amministratori, nel tipo sociale in oggetto. Sul punto sono state, in primo luogo, scardinate le motivazioni di coloro che si oppongono ad un’applicazione analogica nelle s.r.l. dell’art. 2390 c.c., fondate essenzialmente sul diverso tenore della disciplina degli interessi degli amministratori, tra s.p.a. e s.r.l. Viene, difatti, rilevato come siffatte divergenze dipendano dalla maggiore capacità dei soci nel modello legale di s.r.l. del 2003 di influire sulla gestione, e non dalla minore pretesa d’imparzialità, richiesta all’amministratore, come altrove sostenuto. Superate queste obbiezioni si è verificato se l’art. 2390 c.c. sia oggi vincolante per gli amministratori di s.r.l., a causa del nuovo tenore letterale dell’art. 2475, comma 1° c.c. il quale affida ai soli amministratori la gestione dell’impresa, rendendo potenzialmente affine la posizione dei gestori di s.r.l. a quella degli amministratori di s.p.a., rendendo i primi soggetti allo statuto legale dei secondi. Sul punto, si è appurato come la portata della novella debba essere ridimensionata nel senso di conferire in via esclusiva agli amministratori soltanto la gestione organizzativa della società, non escludendo i soci da quella operativa. Allo stesso modo, si è rilevato come l’integrazione della disciplina delle s.r.l. con quella delle s.p.a., comprendendo anche eventualmente l’art. 2390 c.c., per le s.r.l. che abbiano la dimensione delle P.M.I., debba avvenire solo in considerazione dell’assunzione da parte della società di uno specifico assetto statutario volto all’apertura al mercato, non anche in via generale. In questa maniera si è acclarato come non possa fondarsi sull’ibridazione dei tipi l’applicazione del divieto di concorrenza agli amministratori s.r.l. A tale approdo si è, comunque, giunti constatando come nella disciplina legale del tipo non esistono altre norme in grado di perseguire la specifica funzione riconosciuta al divieto di concorrenza a carico degli amministratori, sicché l’applicazione analogica dell’art. 2390 c.c. risulta ampiamente giustificata. Si affronta, infine, la delicata questione dell’applicazione del divieto di concorrenza a carico del socio di s.r.l. Ciò che si è verificato è se il complesso dei diritti e poteri riconosciuti al socio siano di intensità tale da generare quegli stessi presupposti per cui il legislatore ha posto la prescrizione a carico dei membri della compagine sociale di società di persone. Una volta risolto positivamente questo interrogativo, viene verificato se nel tessuto normativo della s.r.l. esistano altre norme volte a tutelare la società da un esercizio conflittuale dei diritti di voice e di controllo spettanti ai soci, come l’art. 2479-ter, comma 3° c.c., assenti, invece, nella disciplina delle società personali. Sul punto il lavoro dimostra come la funzione di prevenire negative interferenze nella gestione e di evitare alla società un danno da concorrenza differenziale, di cui agli artt. 2301 e 290 c.c., non sia assolta da alcuna regola della disciplina legale delle s.r.l. e come, quindi, anche per i soci debba valere una simile limitazione all’autonomia privata. Viene, poi, affrontato il profilo della estensione del divieto di concorrenza a tutti i soci o solo a quelli titolari di un’aliquota di capitale sociale tale da consentire l’esercizio dei poteri di cui all’art. 2479, comma 1° c.c., concludendo sulla necessità, anche in base ad una serie di indici sistematici di imporre il divieto a tutti i soci. Questa conclusione, peraltro, non genera conseguenza negative sul piano dell’appetibilità di questo modello societario, a causa delle limitazioni all’autonomia privata scaturenti dalla partecipazione allo stesso, data l’ampia possibilità per i soci di derogarvi. La tesi si conclude verificando, infine, in che termini lo statuto possa, menomando i diritti di voice e di controllo del socio, influire indirettamente sul suo assoggettamento al divieto di concorrenza. / This research aims at investigating whether ban on competition set by the Italian legal system with regards to members of partnerships (società di persone: art. 2301 Italian Civil Code) and directors of public companies (società per azioni: art. 2390 Italian Civil Code) can be applied to members and directors of limited liability companies (società a responsabilità limitata). The mentioned legal provisions command to said subjects an absolute preclusion to exercise – both on their or a third party’s behalf – activities that would result in a competitive behaviour vis-à-vis the entity they represent; and to acquire a non-limited participation in competing entities. The research question is grounded on the 2003 Reform that eliminated a referral to art. 2390 from the statutes of limited liability companies – the new statutes provide greater voice and control rights for members of such companies, thus rendering non-compete prohibitions inadequate. The new role that is played by LLCs members, on the contrary, justifies an interpretation that makes non-compete statutes applicable to them. LLCs have undergone a continuous reform process (see art. 57 d.l. n. 50/2017 and art. 377 d.lgs. n. 14/2019) that have opened them up to on-the-market financing, and the new Insolvency Code permits an exclusion of LLCs’ members from the management – these trends obviously have an impact on the answers to the research question. The research shows that the issue at stake concerns both LLCs and PLCs – unclear are both the subjective and objective requisites for the application of non-compete statutes, given that unclear are the rationales behind it. The research investigated such rationales, by means of a literature review since the Codice di Commercio dated 1865. The outcome showed how non-compete statutes play both an internal and external role – the former favours an unbiased exercise of directors’ powers while the latter prevents damages that might arise from the abuse of privileged information obtained through the exercise of control powers within a competing entity. The discussion then moves on to the application of non-compete statutes to LLCs’ directors, so to understand whether the aims of the provision can be achieved with respect to said companies. First of all, the research shows how the arguments brought forward by those who oppose an analogical interpretation of PLC’s statutes to LLCs are weak because limited to the consideration that highlights the differences in legal regimes on directors’ conflicts of interests in the two legal models. Indeed, such differences are not grounded on a lesser request of impartiality in their mandate but, rather, on a stronger set of control rights that LLCs’ members enjoy vis-à-vis PLCs’ ones. Having overcome such arguments, the research investigated whether art. 2390 is still applicable to LLCs’ directors, given the new wording of art. 2475 that assigns the management of the corporation to directors only, thus assimilating PLCs’ directors to LLCs’ ones, thus subjecting the latter to the statutes of the former. A distinction was made between organizational and operational direction, arguing that only the former is reserved to directors, while the latter can be exercised by members as well. Likewise, the research showed how such an analogical integration of the legal provisions set for LLCs can be operated only when companies adopt bylaws that allow them to resort to on-the-market financing, even if just sporadically. This outcome helped in showing that the adoption of a legal regime that resembles the one in which non-compete statutes are present cannot alone ground the analogical application of such provisions to the other legal regime. Such an outcome was actually grounded on the observation that no other provisions that protects non-competition interests are present in the statutes of Italian LLCs – this would result in a normative void that legal operators must fill resorting to analogy. Lastly, the research concludes by investigating the application of non-compete statutes to LLCs’ members. The analysis examined the rights and powers enjoyed by LLCs’ members so to understand whether their scope is so broad to (i) assimilate them to partnerships’ members and thus (ii) justify the application of non-compete provisions to them. Given that the scope of such rights and powers does in fact justify a reaction of the legal system, the research continued in the analysis of the current legal system so to verify whether other legal provisions protect LLCs from a conflicting exercise of voice and control rights members enjoy; something absent in the statutes regulating partnerships. The outcome of this prong of research concluded by stating that no other provision shields LLCs from negative interferences in the management of the company, therefore having no rule in place that prevents damages from anticompetitive behaviour to occur. Concluding, the research continued in understanding whether such non-compete statutes are applicable to every member of an LLC or rather only to those who have a take that habilitates them to the exercise of the rights provided for by art. 2479 co. 1 c.c.: The point made is that the statutes should apply to every member. Such a conclusion has no impact on the preferability of LLCs vis-à-vis PLCs given that private autonomy can decide to opt out from the default system. A brief investigation on how bylaws can interfere on the application of non-compete statutes to LLCs members by altering their voice and control rights.

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