• Refine Query
  • Source
  • Publication year
  • to
  • Language
  • 18
  • 3
  • Tagged with
  • 21
  • 21
  • 21
  • 21
  • 21
  • 4
  • 4
  • 2
  • 2
  • 2
  • 2
  • 2
  • 2
  • 2
  • 1
  • About
  • The Global ETD Search service is a free service for researchers to find electronic theses and dissertations. This service is provided by the Networked Digital Library of Theses and Dissertations.
    Our metadata is collected from universities around the world. If you manage a university/consortium/country archive and want to be added, details can be found on the NDLTD website.
11

Necessità della difesa tecnica e diritto dell'imputato all'autodifesa

Li Volsi, Filippo <1984> 19 September 2011 (has links)
No description available.
12

L'azione penale tra esercizio pubblico e iniziativa privata. Il ricorso immediato al giudice di pace

Piazzi, Giacomo Riccardo <1980> 19 September 2011 (has links)
Il presente lavoro mira ad esamina l'ammissibilità nell'ordinamento giuridico italiano, sia a livello di normativa costituzionale che ordinaria, di un'azione penale c.d. privata. A tale fine viene dedicato un paragrafo all'esame di quelle che nella storia dell'ordinaemnto giuridico italiano potevano in apparenza essere considerate azioni penali c.d. private. La disamina non poteva non comprendere lo strumento introdotto con il decreto legislativo sulla competenza penale del giudice di pace, nomenclato ricorso immediato dell'offeso.
13

Il principio di proporzionalità nella disciplina del mandato d'arresto europeo / The proportionality principle in the European Arrest Warrant

Marletta, Angelo <1983> 09 September 2013 (has links)
Il presente lavoro affronta un tema di particolare attualità nella applicazione del mandato d’arresto europeo. Pensate per il contrasto alle forme più gravi di criminalità, le procedure di consegna hanno trovato sempre più spesso applicazione per vicende criminose di scarsa offensività, determinando conseguenze gravi sui diritti fondamentali degli individui coinvolti e mettendo a rischio la reciproca fiducia tra gli Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ciò ha imposto alle istituzioni europee di richiamare gli Stati membri al rispetto del principio di proporzionalità, quale principio generale del diritto europeo. Il presente studio analizza i presupposti e le modalità di applicazione di tale principio, alla luce del nuovo assetto impresso all’Unione dal Trattato di Lisbona e nella prospettiva dei diritti fondamentali. In particolare, esso si sofferma sul ruolo da attribuire, rispetto allo specifico tema, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione ed all’art. 52 par. 1 in essa previsto, ove emerge la valenza costituzionale del principio di proporzionalità. / This thesis deals with a current issue in the enforcement of the European Arrest Warrant. Surrender procedures were originally «designed with major criminals in mind», but in an increasing number of cases they involved minor offences and “trivial cases”. This has caused a great concern about keeping the mutual trust in the Area of freedom, security and justice. In 2011 a Report of the European Commission stressed the importance of the respect of proportionality principle in this highly sensitive field of EU law. This essay analizes the possibility of applying the proportionality check to the European Arrest Warrant in a fundamental rights perspective. Specific attention is paid to the European Charter of Fundamental Rights and to the Art. 52 par. 1, as a binding constitutional norm establishing the proportionality principle for the whole EU legal order.
14

L'accertamento dei reati di guida in stato di ebbrezza e alterazione da droghe / The evidence about driving under the influence of alcohol and drugs

Del Monaco, Roberta <1983> 22 May 2012 (has links)
La tesi affronta le questioni processuali connesse alla verifica dei reati di guida in stato di ebbrezza e di alterazione da droghe. La ricerca si sviluppa in tre direzioni. La prima parte studia la disciplina tedesca. L’analisi parte dalle norme sostanziali che definiscono le fattispecie incriminatrici contemplate dall’ordinamento osservato; s’interessa, poi, degli equilibri tra gli strumenti di captazione della prova utili ai reati in discorso ed il principio nemo tenetur se detegere (l’ estensione del diritto di difesa tedesco copre anche le prove reali e non prevede obblighi di collaborazione all’alcoltest). Prosegue, infine, con l’esame delle metodologie di acquisizione della prova, dall’etilometro agli screening per le droghe, sino al prelievo ematico coattivo, indispensabile per l’accertamento penale. La seconda sezione esamina gli artt. 186 e 187 del codice della strada italiano, alla luce del principio di libertà personale e del diritto a non autoincriminarsi. Particolarmente delicati gli equilibri rispetto a quest’ultimo: l’obbligatorietà di un atto potenzialmente autoaccusatorio è evitabile solo a pena di una severa sanzione. Occorre definire se il diritto di difesa copra anche il mero facere o garantisca il solo silenzio. Se si ammette, infatti, che il nemo tenetur sia applicabile anche alle prove reali, la collaborazione obbligatoria imposta al conducente è scelta incompatibile con il diritto di difesa: la disciplina italiana presenta, dunque, profili d’illegittimità costituzionale. La terza parte riguarda le problematiche processuali poste dai controlli stradali che emergono dall’analisi della giurisprudenza. Si affrontano, così, le diverse vicende della formazione della prova: ci si interroga sull’istituto processuale cui ricondurre gli accertamenti, sulle garanzie di cui goda il guidatore durante e dopo l’espletamento dell’atto, sulle eventuali sanzioni processuali derivanti da una violazione delle predette garanzie. Si esaminano, infine, le regole di apprezzamento della prova che guidano il giudice nella delicata fase valutativa. / The thesis deals with some procedural issues in order to the evidence about driving under alcohol and drugs influence. It’s composed of three parts. The first part concerns the German law. First of all, it analyses the criminal and administrative rules that define the behavior of driving under the influence of alcohol and drugs. Furthermore, it deals with the specific balance between investigation’s aims and the privilege against self incrimination: in the German system, real evidences are under the privilege, so the driver has the possibility to refuse the alcohol-test (but the police can take a blood sample). Finally, it examines the methods of investigation: breath-test, drugs-screening, blood-test (essential for the evidence in criminal trial). The second part is about articles 186 and 187 of Italian traffic regulation and their compatibility with personal liberty and the nemo tenetur se ipsum accusare principle. In the matter of the privilege, to compel someone to accuse himself, even just with actions and not with words, could be considered a breach into the right not to incriminate oneself: the results would be that the Italian system were not constitutional valid. The third part faces the questions raised up in the case law. It concerns the procedural rules about collecting the evidence, with particular reference to the right to have a defending counsel and the outcomes of the violation of this right. Finally, it examines the judgement’s rules that must be observed in sentencing and the reliability of the scientific evidences here involved.
15

La testimonianza anonima nel processo penale. Un'analisi comparata.

Biral, Marianna January 2017 (has links)
La testimonianza anonima – intesa come la testimonianza resa da un soggetto con identità sconosciuta all’imputato – è un istituto che ha trovato, in tempi recenti, crescente diffusione in Europa. Ha trovato legittimazione anzitutto a Strasburgo, presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. È principio ormai consolidato, nell’ambito della giurisprudenza della Corte europea, quello per cui l’uso di testimonianze anonime non è in tutti i casi incompatibile con i canoni dell’equo processo. Qualora sussista un rischio per l’incolumità della fonte di prova e siano attivate garanzie compensative a beneficio della difesa, l’impiego di dichiarazioni accusatorie provenienti da testimoni la cui identità sia secretata all’imputato non viola l’art. 6 C.e.d.u. Sulla scia di questa legittimazione “dall’alto”, molte legislazioni nazionali hanno introdotto modalità speciali di acquisizione della prova dichiarativa nei casi in cui sussista un pericolo per la sicurezza del testimone. In questa direzione si è mosso anche il legislatore italiano. La legge n 136 del 2010 ha inserito, nel corpo dell’art. 497, il comma 2-bis, il quale impone agli agenti sotto copertura chiamati a riferire in dibattimento in ordine alle attività svolte sotto copertura, di declinare le generalità fittizie adottate nel corso delle investigazioni. Si tratta di una disposizione che non ha avuto molta eco nel dibattito giuridico, eppure essa rappresenta una novità di grande rilievo, per almeno tre ragioni. In primo luogo, riflette una tendenza più generale, che attraversa ordinamenti stranieri e sovranazionali, volta a legittimare l’anonimato testimoniale in chiave di tutela delle fonti di prova. In secondo luogo, s’intreccia alle evoluzioni recenti in due settori nevralgici della procedura penale: da una parte, la tutela delle pregorative delle vittime e dei testimoni nell’ambito del processo; dall’altra, lo sviluppo delle tecniche “coperte” d’investigazione, ossia quella variegata fenomenologia di attività d’indagine che impongono, nel corso del loro svolgimento e nel processo celebrato sulla base dei risultati in esse acquisiti, condizioni di particolare segretezza dei funzionari coinvolti. Infine, la novella imprime una forte accelerazione e al tempo stesso innova, sotto molteplici aspetti, il dibattito sui rapporti tra fonti anonime e processo penale. Si rompe il dogma per cui al segreto sulla fonte di prova immancabilmente si associa l’irrilevanza delle informazioni rese. È oggi consentito l’uso a fini probatori di una conoscenza anche quando questa non è controllabile, sotto il profilo della provenienza, da ogni parte processuale. Il punto di rottura non è di quelli che passano inosservati. Si spiega, così, il particolare taglio che si è voluto dare al lavoro. Si è scelto di concentrarsi, fra tutte le possibili manifestazioni dell’anonimo in campo processualpenalistico, sulla testimonianza anonima perché è attorno a tale figura probatoria che si coaugulano i più significativi tratti di novità che investono la materia e che si fa sentire più forte l’esigenza di un approfondimento sistematico.
16

Prova informatica e diritti fondamentali della persona nel processo penale

Iovene, Federica January 2014 (has links)
La tesi si propone di approfondire il tema dell’incidenza che le innovazioni in campo tecnologico e informatico hanno sui mezzi di ricerca della prova. Preliminare all’esame della disciplina positiva è una riflessione sui diritti fondamentali – costituzionali e convenzionali (CEDU e CDFUE) - che le indagini informatiche sono suscettibili di comprimere e limitare. A tal fine vengono esaminati innanzitutto i “classici” diritti fondamentali alla libertà personale, all’inviolabilità del domicilio, alla libertà e segretezza delle comunicazioni e alla libertà di circolazione, inoltre diritti di “nuova generazione”, come i diritti di privacy - riservatezza e tutela dei dati personali -. Infine, prendendo spunto dall’esperienza comparata, e in particolare dalla giurisprudenza costituzionale tedesca, si vaglia l’opportunità di creare nuovi diritti fondamentali, in grado di tutelare la persona di fronte alle sfide poste dal progresso tecnologico. Una volta delineata la cornice costituzionale di riferimento, vengono presi in considerazione i mezzi di ricerca della prova informatici tipici, così come disciplinati a seguito della ratifica della Convenzione Cybercrime e vengono messe in luce le carenze dell’intervento legislativo che lasciano aperte alcune questioni fondamentali: la natura giuridica dell’attività di clonazione dell’hard disk, cui è strettamente collegato il problema dell’attuazione del contraddittorio con la difesa, le conseguenze derivanti dall’inosservanza delle best practices nel condurre le indagini informatiche, la persistenza dell’interesse al riesame del decreto di sequestro di computer, restituito dopo la clonazione dell’hard disk, il rischio di perquisizioni esplorative, che muovono alla ricerca della notitia criminis. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, si suggerisce una possibile soluzione, che prende spunto dalla ricerca comparata, ed in particolare dal sistema statunitense. Vengono poi esaminate altre questioni lasciate irrisolte dal legislatore, quali la captazione di comunicazioni vocali effettuate con sistemi VoIP e l’apprensione in tempo reale della posta elettronica. Infine, viene approfondita la complessa tematica della conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico – c.d. data retention. Sul versante delle indagini informatiche non disciplinate dalla legge – pedinamento satellitare e c.d. perquisizioni online – il quesito centrale cui si è cercato di dare risposta è se, allo stato, si tratti di prova atipica oppure piuttosto di prova incostituzionale, propendendo per quest’ultima conclusione. Da ultimo si sono presi in considerazione i delicati profili di cooperazione giudiziaria, con particolare attenzione alla tutela dei diritti fondamentali della persona. Una cooperazione giudiziaria in materia di acquisizione probatoria che sia rispettosa dei diritti fondamentali dei soggetti coinvolti e che porti a risultati utilizzabili e ammissibili in giudizio presuppone, infatti, l’esistenza di standards investigativi comuni. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, l’Unione europea possiede gli strumenti per dettare disposizioni comuni agli Stati membri in materia di acquisizione probatoria (art. 82 TFUE). A tal fine, riteniamo che la giurisprudenza della Corte di Strasburgo relativa in particolare all’art. 8 CEDU possa costituire una buona base giuridica da cui prendere le mosse.
17

Tra concetto e prova: le interazioni del diritto penale con l'epistemologia giudiziaria

Picinali, Federico January 2011 (has links)
Il progresso del pensiero giuridico è talvolta ottenuto tramite la rivisitazione di vecchie dicotomie. La granitica separazione tra diritto penale sostanziale e processuale rientra tra queste: si tratta di un’ereditÃ&nbsp; ingombrante che, a ragione, il pensiero penalistico contemporaneo problematizza con sempre maggiore frequenza, mostrando l’opacitÃ&nbsp; della demarcazione tra le due branche e promuovendo un approccio metodologico interdisciplinare. Il presente lavoro riflette criticamente sulla citata dicotomia, in particolare mettendo in luce lo stretto legame tra la creazione e l’interpretazione della disposizione penale, da un lato, e l’accertamento degli enunciati fattuali, dall’altro. La ricostruzione del fatto, analizzata attraverso lo studio dello standard probatorio, è qui intesa come il procedimento che dÃ&nbsp; alla tipicitÃ&nbsp; dimensione effettiva e, pertanto, come l’indefettibile polo dialettico della legalitÃ&nbsp; sostanziale. Affinché quest’ultima possa esplicare le sue fondamentali funzioni garantistiche si reputa necessario non solo che l’accertamento degli enunciati fattuali sia rispettoso dello standard ‘al di lÃ&nbsp; di ogni ragionevole dubbio’, ma anche, e prima ancora, che i concetti penalistici siano suscettibili di essere provati in giudizio. Il lavoro insiste su queste due condizioni invitando il penalista ad accostare l’ispirata riflessione dogmatica a un attento confronto con la realtÃ&nbsp; del processo.
18

La relatà applicativa delle sanzioni penali in Italia ed in Germania, tra tensioni rieducative ed istanze europee di armonizzazione

Oss, Giorgia January 2016 (has links)
Il lavoro si compone essenzialmente di due parti. In un primo segmento(corrispondente al primo capitolo), vengono affrontati alcuni dei temi più classicamente collegati allo studio della pena, con particolare attenzione per il binomio pena detentiva-rieducazione: nonostante il tema sia un po’ trascurato dalle più recenti trattazioni dottrinali, l’ideale rieducativo conserva tutta la sua importanza, e necessiterebbe di maggiori sforzi per la sua attuazione pratica. Inoltre, si cerca di comprendere se l’idea secondo cui la pena detentiva sta affrontando un momento di crisi è diffusa in tutta Europa, vagliando la percorribilità di alcune alternative (in particolare, la pena pecuniaria e la giustizia riparativa). Infine, si alza lo sguardo al diritto penale internazionale, per testare la tenuta delle teorie sulla pena di fronte a crimini di inusitata durezza. Più che cristallizzare dei risultati chiari, la parte iniziale risponde alle varie questioni in termini problematici, preparando il terreno per la seconda parte del lavoro. Questa analizza più nello specifico i sistemi sanzionatori degli ordinamenti italiano e tedesco, provando a calare i rispettivi dibattiti sulla finalità della pena, in particolare detentiva, nella realtà effettuale, confrontandosi con numeri, statistiche e l’esito di ricerche empiriche. Da ultimo, si provano a mettere in luce somiglianze e differenze tra i due sistemi, cercando di fare emergere i momenti di stridore che potrebbero crearsi tra le due legislazioni una volta diffusa la prassi del mutuo riconoscimento delle sentenze di condanna tra gli Stati dell’Unione Europea, tuttora ad uno stadio embrionale.
19

La sentenza penale. Profili giuridici ed epistemologici. / LA SENTENZA PENALE. PRIFILI GIURIDICI ED EPISTEMOLOGICI / The Criminal Judgment. Legal and Espistemological Aspects.

PRESSACCO, LUCA 11 September 2018 (has links)
In linea di principio, la sentenza può essere definita come il provvedimento giurisdizionale con cui il giudice definisce la controversia, confermando o negando – nel contesto specifico del processo penale – l’ipotesi di colpevolezza dell’imputato. Sennonché, l’impostazione tradizionale – fedele ai consueti metodi dell’indagine giuridica – considera la sentenza esclusivamente in qualità di atto processuale, esaminando la relativa disciplina per individuare i requisiti di validità ed efficacia dell’atto stesso. La presente ricerca, invece, si propone di approfondire lo studio della sentenza penale quale “giudizio”, vale a dire come epilogo del percorso conoscitivo compiuto dall'organo giurisdizionale per giungere alla ricostruzione dei fatti controversi, nonché, alla loro adeguata qualificazione giuridica. In questa prospettiva, le disposizioni che regolano la formazione e i contenuti della sentenza penale vengono prevalentemente in rilievo, in quanto stabiliscono i confini e i percorsi normativi delle operazioni gnoseologiche compiute dal giudice nella fase conclusiva del processo. Esaurite le premesse di carattere metodologico (capitolo I), l’indagine prende le mosse (capitolo II) dalla ricostruzione storica e dogmatica della “sentenza penale”, poiché l’estensione della categoria in esame dipende sia dalla complessiva struttura del processo, sia dalle scelte contingenti operate dal legislatore. In seguito, si approfondisce (capitolo III) la posizione specifica della sentenza nel contesto del procedimento penale, muovendo dalle dottrine generali del processo e giungendo al ruolo che la decisione giurisdizionale assume nell’ambito del cosiddetto “giusto processo”. Nel capitolo IV, si opera un confronto fra le operazioni conoscitive che costituiscono il proprium dell’attività giurisdizionale, rispetto alle metodologie adottate – rispettivamente – nell’indagine di carattere storico e nell’ambito delle scienze sperimentali. Successivamente (capitolo V), si trattano i principali profili di ricostruzione fattuale che caratterizzano la sentenza penale: in particolare, l’attenzione si sofferma sulla configurazione delle regole decisorie tipiche del processo penale e sul dovere di motivazione che incombe sull’organo giurisdizionale. Infine (capitolo VI), viene analizzata la configurazione strutturale del cosiddetto “post dibattimento”, per dimostrare che la decisione giurisdizionale può essere solo convenzionalmente considerata come una realtà processuale unitaria (la sentenza penale), laddove l’analisi normativa lascia intravvedere una serie di comportamenti, che integrano una complessa fattispecie a formazione progressiva. / Sentence can be defined, as a matter of principle, like the decision through which the Court puts an end to the dispute, validating or denying – particularly in criminal cases – the original accusation formulated by the public prosecutor. Given this assumption, legal scholars usually consider the judicial decision merely as a procedural document, interpreting the relevant provisions in order to establish conditions for its validity and enforceability. Instead, the aim of this research is to deepen the study of the criminal judgment, understood as the conclusion of the knowledge path accomplished by the tribunal for the porpuse of reconstructing controversial events and find an adequate legal classification therof. In this perspective, legal provisions concerning the criminal decision (art. 525 ss. of the Italian code of criminal procedure) are mainly examined in so far as they determine routes and limitations for the gnoseological process, which takes place during the closing moments of the trial.
20

IL PRINCIPIO DI "DETERMINATEZZA": PROFLILI GIURIDICO-PENALI, CRIMINOLOGICI E COGNITIVI

SEREGNI, FABIO GINO 20 November 2017 (has links)
La tesi si propone l’obiettivo di attualizzare il principio di determinatezza, quale corollario del principio di legalità, al fine di delineare la portata vincolante dello stesso rispetto alla discrezionalità del legislatore penale. La prima parte dell’elaborato sviluppa un’analisi ricognitiva del dibattito dottrinale e giurisprudenziale, anche passando in rassegna le pronunce maggiormente significative della Corte Costituzionale, sull’evoluzione del principio nell’ordinamento giuridico italiano. Le risultanze di questa indagine portano a sviluppare una dimensione del principio in senso “ampio” ossia quale criterio di aderenza della norma alla realtà, processuale e umana, che intende definire e regolare. Lo studio analizza quindi, nella seconda parte, il fondamento e l’impatto dell’agire politico-criminale da una prospettiva criminologica e cognitiva considerando, in primo luogo, i fattori e le variabili empiriche delle scelte di criminalizzazione e, in second’ordine, combinando le risultanze acquisite con le più attuali ricerche condotte nell’alveo della psicologia cognitiva. Il taglio di originalità del lavoro sta nell’applicare queste risultanze nell’attività di scelta del bene giuridico e tipizzazione della fattispecie penale. La prospettiva empirico/cognitiva del principio viene quindi declinata da un punto di vista critico nell’analisi di alcune fattispecie di parte speciale, con specifico riferimento ai delitti di concussione (nella forma costrittiva e induttiva) e corruzione. I deficit di determinatezza delle due fattispecie riflettono, difatti, sul piano normativo e giudiziario le difficoltà di apprestare efficaci strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno corruttivo. In tal senso, lo studio propone un modello di normazione penale che sia integrata dallo studio delle scienze cognitive e che consenta di fungere da valido strumento per il legislatore nella lotta alla corruzione. / The thesis aims to update the principle of “certainty”, as a corollary of the principle of legality, in order to outline the binding scope of the principle with respect to the decision of crimnal law. The first part of the paper develops a reconnaissance analysis of the doctrinal and jurisprudential debate, also by reviewing the most significant rulings of the Constitutional Court, on the evolution of the principle in the Italian legal system. The results of this survey lead to developing a dimension of the principle in a "broad" sense, ie as a criterion of adherence of the norm to the reality, both procedural and human, which it intends to define and regulate. The study then analyzes, in the second part, the foundation and the impact of political-criminal action from a criminological and cognitive perspective considering, first of all, the factors and the empirical variables of the choices of criminalization and, secondly, combining the results obtained with the most current research conducted in the cognitive psychology. The cutting of originality of the work lies in applying these results in the activity of choice of the legal asset and typification of the criminal case. The empirical / cognitive perspective of the principle is therefore declined from a critical point of view in the analysis of some cases of special part, with specific reference to crimes of concussion (in constructive and inductive form) and corruption. The deficits of the two cases reflect, in fact, on the regulatory and judicial level the difficulties of preparing effective strategies to prevent and combat the phenomenon of corruption. In this sense, the study proposes a criminal model law that is integrated by the study of cognitive sciences and that allows it to act as a valid tool for the legislator in the fight against corruption.

Page generated in 0.0273 seconds