• Refine Query
  • Source
  • Publication year
  • to
  • Language
  • 73
  • 15
  • 2
  • 1
  • Tagged with
  • 91
  • 91
  • 91
  • 91
  • 35
  • 13
  • 12
  • 11
  • 11
  • 9
  • 9
  • 8
  • 7
  • 7
  • 7
  • About
  • The Global ETD Search service is a free service for researchers to find electronic theses and dissertations. This service is provided by the Networked Digital Library of Theses and Dissertations.
    Our metadata is collected from universities around the world. If you manage a university/consortium/country archive and want to be added, details can be found on the NDLTD website.
31

Gli elementi soggettivi delle cause di giustificazione

Ciliberti, Vincenzo January 2019 (has links)
La tesi si propone di risolvere il quesito relativo all'imputazione soggettiva delle cause di giustificazione. Il tema è affrontato sul piano dell'esegesi delle cause previste nella parte generale del codice penale; sul piano della costruzione sistematica dell'illecito; infine su quello valoriale.
32

La legittimazione dell'intervento penale tra offensività e harm principle

Lavacchini, Marta January 2018 (has links)
Il presente lavoro, attraverso una prospettiva comparata, indaga le più recenti tendenze in tema di dannosità sociale in Italia e nel sistema anglo-americano. Si interroga, quindi, sulla definizione e sui limiti della legittimazione dell’intervento penale dello Stato. In particolare, la tesi prende atto delle prospettive attuali sul principio di offensività nel nostro ordinamento, verificando le sue radici, le sue fonti e il suo ruolo, per poi vagliare la teoria del bene giuridico che ne costituisce il sostrato materiale. Come è noto, tale teoria si è sviluppata, in Italia, attraverso una lettura costituzionalmente orientata indicando così le caratteristiche fondamentali che il bene doveva avere per dirsi legittimo. Negli anni, un aggiramento del principio di offensività ha portato a una smaterializzazione del concetto di bene giuridico fino a far dubitare della natura effettivamente forte del principio stesso. Il dibattito anglo-americano sui criteri di legittimazione dell’intervento punitivo si è caratterizzato per degli spunti interpretativi notevolmente diversi, specie in virtù delle caratteristiche proprie dei sistemi di common law. Le radici dell’harm e offence principle, infatti, partono dall’ottica liberale di J.S. Mill, ma ricevono una vera e propria nuova definizione con J. Feinberg il quale, in un’ottica di liberalismo cauto, riempie di contenuto le nozioni alla base dei liberty-limiting principles. La più recente dottrina di common law ha poi fornito nuovi spunti di riflessione specie se di considera quello che è stato definito il “collapse” dell’harm principle. Il recente interesse della dottrina italiana per i criteri anglo-americani ha dato spunto, nel presente lavoro, per una verifica della rilevanza dell’harm e dell’offence principle in relazione alle scelte del legislatore italiano. Per dimostrare questo assunto si sono così presi in esame due case study e, in particolare, quello degli atti osceni, con la recente opera di depenalizzazione e quello dell’omofobia, che si caratterizza per un costante dibattito in merito alla sua possibile criminalizzazione. Nel presente elaborato, infatti, si mostra come il principio anglo-americano del danno e della molestia possa contribuire a superare l’impasse sul principio di offensività proprio in seguito a una valutazione dei fenomeni in tema di atti osceni e omofobia, in chiave di necessaria causazione di un danno o una molestia ad altri. In ragione di tali considerazioni si è cercato di creare le basi per una ri-legittimazione, da un punto di vista dogmatico, dell’intervento penale dello Stato. Il concetto di bene giuridico, infatti, presenta non poche insufficienze tali da considerare plausibile un suo abbandono per un accoglimento del principle of harm, nella visione di J. Feinberg. Questo passaggio si mostra quanto mai opportuno specie ove si ritenga di dover combinare i criteri in tema di dannosità sociale ai modelli (procedurali) di democrazia, nonché a un’attenzione ai tipi di morale emergenti nella società. L’accettazione di una teoria aperta in tema di criminalizzazione permette, così, di dare un nuovo futuro all’offensività e all’harm principle, tale da rimettere al centro del dibattito penale la domanda alla quale il legislatore deve rispondere nelle scelte in tema di meritevolezza e sussidiarietà penale e, cioè, se la condotta sottoposta al suo vaglio provochi o meno un danno o una molestia ad altri.
33

Die (Un)Verhältnismäßigkeit der Strafe: eine Vergleichende Untersuchung Anhand Konkreter Fälle

Bongiorno, Chiara January 2015 (has links)
Nel presente lavoro è stato approfondito il ruolo del principio di proporzionalità nel campo delle sanzioni, attraverso un confronto con il sistema penale tedesco e con i principi derivanti dal piano sovranazionale. Partendo da un’analisi dei fondamenti giuridico-filosofici del principio in questione, si è voluto mettere in evidenza la fungibilità dello stesso nelle argomentazioni di posizioni teoriche anche distanti tra loro. Minimo comun denominatore di tali impostazioni risiede nell’attribuzione alla nozione di proporzionalità del concetto di giustizia e razionalità. Nel prosieguo della trattazione si è analizzato il ruolo del principio di proporzionalità all’interno del sistema giuridico italiano, ed in particolare il ruolo svolto dallo stesso nelle pronunce della Corte Costituzionale, ove il concetto di proporzionalità viene adoperato quale sinonimo di ragionevolezza. Rimanendo sul piano delle pronunce di costituzionalità sulle pene, si è analizzata la nozione di proporzionalità quale ultima ratio del diritto penale, come elaborata dai tribunali tedeschi, nonché dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Sebbene al legislatore venga riservato un discreto margine di discrezionalità nel campo della scelta dei comportamenti da punire (come mostrano i casi dell’incesto e della preparazione di un grave atto violento idoneo a mettere pericolo l’integrità dello stato), la possibilità di svolgere il controllo prima di proporzionalità in senso ampio (ove si valuti l’idoneità e la necessarietà della norma penale rispetto ad un determinato scopo di tutela) e poi di proporzionalità in senso stretto (ove si valuti l’opportunità in sé della “intromissione” del legislatore, rispetto alla lesione di diritti che ne consegue) fa sì che l’esame della proporzionalità si possa riempire di sostanza e pertanto se ne delineano le caratteristiche che lo renderebbero percorribile anche nel sistema italiano. Di seguito viene maggiormente sviluppata la nozione di proporzionalità quale sproporzionalità della pena nell’ordinamento tedesco, ovvero nella sua accezione negativa. In sede di Strafzumessung un giudizio di proporzionalità nel senso del raggiungimento di quel perfetto rapporto tra colpa del reo, gravità del fatto di reato e quantum di pena rischia di fallire: molto più spesso la proporzionalità viene infatti ad essere meglio definita attraverso il ricorso alla sua accezione negativa, della sproporzionalità della pena, nel senso della sua insopportabilità. Tale nozione potrebbe costituire il parametro per un giudizio – da far valere in sede di esame di legittimità e di costituzionalità – sulla plausibilità delle pene già commisurate. Sul piano sovranazionale il concetto di sproporzionalità della pena si arricchisce di un ulteriore significato: il riferimento alla nozione di “inumanità” della stessa. Prendendo le mosse dall’art. 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea in base al quale la pena non deve essere sproporzionata rispetto al reato, si giunge all’analisi dell’interpretazione più recente della Corte europea dei diritti dell’uomo in tema di ergastolo senza possibilità di liberazione anticipata, dove il giudizio di manifesta sproporzionalità della pena viene ancorato all’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
34

Stato di eccezione, istanze securitarie e diritto penale

Marchi, Ilaria January 2014 (has links)
Il presente lavoro si propone di approfondire il tema del rapporto tra sicurezza e diritto penale nelle situazioni di emergenza, attraverso l’analisi del terrorismo internazionale, utilizzato come case study. La disamina prende le mosse dallo stato di eccezione e dai meccanismi di “controllo” dell’emergenza interni al sistema giuridico, con il richiamo a quattro diverse fasi: l’individuazione del fatto emergenziale, la valutazione sulla instaurazione di un regime eccezionale, l’emanazione della disciplina derogatoria e l’imposizione dei relativi limiti. A sostegno della tesi per cui anche le situazioni di crisi di uno Stato debbono essere sottoposte ad una regolamentazione basata sul rispetto di diritti e principi inderogabili, viene presa in esame la disciplina delle c.d. “clausole di eccezione” presenti in alcune Convenzioni internazionali a tutela dei diritti fondamentali e le indicazioni fornite da due reports internazionali. A tale approccio teorico, si fa seguire una analisi della situazione riscontrata nella prassi, anche in riferimento all’utilizzo della teoria del margine nazionale di apprezzamento da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. La trattazione si concentra poi sull’analisi degli strumenti di contrasto al terrorismo nel sistema israeliano, tenendo conto dell’approccio composito al fenomeno da esso adottato. Dopo l’esposizione del panorama costituzionale e normativo legato all’emergenza, vengono prese in esame le più importanti decisioni della Corte Suprema relative, in particolare, al problema del bilanciamento tra sicurezza e diritti umani, attraverso un’analisi della giurisprudenza in materia di omicidi mirati, presunzioni di pericolosità e metodi di interrogatorio. Vengono inoltre affrontati i problemi connessi alla sovrapposizione tra diritto umanitario e diritti umani nella valutazione della legittimità di misure anti-terrorismo particolarmente invasive per questi ultimi, mettendo in luce i rischi legati alla possibile primazia delle istanze securitarie in un quadro di contrasto di natura bellica. Attraverso tale argomento si cerca di dimostrare la correttezza della impostazione europea, che conduce il “terrorismo” fra i fenomeni di natura criminale. L’esperienza dell’Unione europea viene utilizzata per l’analisi del rapporto tra sicurezza e diritto penale, alla luce delle nuove competenze introdotte dal Trattato di Lisbona e alle esigenze di armonizzazione nei settori indicati dall’art. 83 TFUE. In relazione a queste ultime viene messo in evidenza il ruolo fondamentale del principio di proporzione quale canone di politica criminale, nella formulazione delle incriminazioni minime di futuro conio, e quale importante criterio ermeneutico per la Corte di giustizia e per i giudici nazionali. Da ultimo, viene approfondito il tema della sicurezza nazionale intesa da un lato, come diritto fondamentale autonomo e di natura relativa e, dall’altro lato, come possibile interesse meritevole di tutela, da utilizzare in ambito europeo per l’armonizzazione del diritto penale sostanziale nel settore del terrorismo e per la facilitazione della cooperazione giudiziaria.
35

Autoria e complicità nel reato collettivo. Studio storico e comparato su un'integrazione tra modelli di concorso

Campagna, Ilaria January 2016 (has links)
L'istituto del concorso di persone, nella sua funzione estensiva della punibilità, costituisce uno snodo fondamentale tra il principio di legalità – inteso nell'accezione più strettamente relativa a tassatività e determinatezza – e quello di necessaria personalità della responsabilità penale. La questione emerge con particolare evidenza nelle ipotesi di reati commessi nell'ambito di formazioni collettive connotate da strutture organizzative e gerarchiche, in cui appare particolarmente arduo stabilire i meccanismi di ascrizione della responsabilità in capo ai singoli in base alle regole classiche della compartecipazione. La presente indagine parte da questa constatazione, e si propone di affrontare il tema attraverso l'utilizzo della comparazione giurisprudenziale tra due ordinamenti che hanno optato per due modelli antitetici di disciplina: l'opzione unitaria del codice Rocco, e il Beteiligungssystem tedesco. Inoltre, ci si propone di approfondire l'indagine comparata attraverso un riferimento all'evoluzione storica delle categorie di autoria e complicità, e altresì mediante un accenno allo sviluppo della materia in relazione a processi di grande rilevanza storico-politica, in particolare avendo riguardo alla notevole influenza che la teoria roxiniana dell'Organisationsherrschaft ha esercitato sulla giurisprudenza sudamericana e sulla Corte penale internazionale. Proprio il dibattito scaturito dall'applicazione della disposizione dell'art. 25 dello Statuto di Roma, in tema di responsabilità individuale, sembra costituire un buono spunto per una discussione sull'auspicabilità di un concetto di partecipazione nel reato a livello europeo, in una prospettiva di armonizzazione. Nell'esporre una riflessione personale su tale questione, si cerca di prendere le mosse dagli esiti della comparazione diacronica, sincronica e dell'indagine sul piano sovranazionale, in modo da presentare una soluzione che possa essere al tempo stesso agile sul piano applicativo, espressiva degli elementi di convergenza tra i vari modelli esaminati, e rispettosa dei principii fondamentali che regolano l'imputazione penale.
36

Il diritto penale tra principio di extrema ratio e realtà di overcriminalization: ragione discorsiva, razionalità empirica e democrazia penale: riflessioni intorno alla giustiziabilità del principio di sussidiarietà

Dimatteo, Raffaella January 2011 (has links)
La tesi ha inteso interrogarsi sul possibile ruolo che il principio di extrema ratio può svolgere nel processo di razionalizzazione del diritto penale. La ricerca ha trovato approdo in una concezione della sussidiarietà quale principio costituzionale che, ponendo limiti alla potestà normativa penale e incidendo sulle modalità di svolgimento del procedimento legislativo, può essere considerato un principio metodologico, espressione, in materia penale, del principio di ragionevolezza nella sua declinazione di razionalità empirica e la cui più compiuta realizzazione – una volta accolta una concezione della legge intesa non già quale mera voluntas ma quale ratio − richiederebbe l’introduzione dell’obbligo di motivazione della legge penale. Le riflessioni condotte nel corso della ricerca sono state ispirate e guidate dalla convinzione che uno Stato di diritto costituzionale, ontologicamente condizionato dal riconoscimento e dal rispetto della libertà individuale, sia fondato sulla ‘premessa fondamentale’ della precedenza sostanziale della persona umana rispetto allo Stato.
37

Il sindacato di legittimità costituzionale sulla misura delle pene detentive: un'indagine comparata The constitutional review of excessive prison terms: a comparative study

Insolera, Pietro January 2016 (has links)
The study focuses on the jurisprudential development of the concept of proportionality of punishment in the Italian and american systems. The most important decisions dealing with such a issue, both of the Italian constitutional court and the SCOTUS are analyzed in detail. There is also an in depth analysis of lower federal courts' and state courts' proportionality jurisprudence, and a focus on the most significant theoretical perspectives elaborated by U.S. scholars, who strongly criticize the proportionality jurisprudence developed in the Suprem Court decisions, especially in the non-capital context.
38

La responsabilità  degli enti e i gruppi di società . Situazione italiana e spunti comparatistici con Francia e Germania

Betti Tonini, Flavia January 2014 (has links)
La ricerca si è posta l’obiettivo di verificare se ed in che modo sia possibile applicare la disciplina della responsabilità degli enti a più società appartenenti ad un medesimo “gruppo”, stante la rilevanza sempre maggiore che ha acquistato tale fenomeno, economico ancor prima che giuridico, e sotto la costante pressione proveniente dalle istituzioni sovranazionali. Proprio tali spinte hanno imposto di gettare uno sguardo oltre i confini nazionali (nello specifico in Francia e in Germania), non solo per poter trarre qualche spunto di riflessione prezioso per l’interpretazione del diritto interno, ma anche per osservare se sia prospettabile un’armonizzazione degli ordinamenti in tale campo “di frontiera”. Lo studio del fenomeno dei gruppi societari, così come l’analisi della disciplina della responsabilità degli enti nei tre ordinamenti di riferimento, ha costituito un passaggio necessario, dal quale è emerso un quadro assolutamente disomogeneo di discipline. Se Francia e Italia non hanno un vero e proprio sistema normativo in grado di disciplinare in modo coerente ed esaustivo il gruppo di società, Germania vanta un apparato normativo specifico. Quanto alla responsabilità degli enti, non solo essa è penale in Francia, amministrativa in Germania e “ibrida” in Italia, ma la stessa tecnica di ascrizione muta da un ordinamento all’altro. Univocità pare esservi solo nel rigetto, da parte dei tre ordinamenti, della possibilità di considerare il gruppo quale entità giuridica autonoma, diretta destinataria della normativa in materia di responsabilità degli enti. Di fronte al silenzio da parte del legislatore in tale settore specifico, dottrina e giurisprudenza hanno avanzato delle possibili soluzioni, ricorrendo all’utilizzo d’istituti classici quali il concorso di persone nel reato, ovvero riprendendo la figura dell’amministratore di fatto. Il risultato cui si perverrà alla fine del lavoro sarà in realtà il punto di partenza per una successiva e più ampia riflessione sul ruolo che riveste oggi il diritto punitivo; se e in che modo esso possa divenire strumento preventivo, in grado di promuovere condotte virtuose da parte degli enti, sia come singola società che come gruppo.
39

The lex certa principle. From the Italian Constitution to the European Convention on Human Rights

Sartori, Daria January 2014 (has links)
The dissertation deals with the need for a precise definition in law of criminal offences (lex certa), and it analyses the current state of this need in the Italian legal system, in the light of the influences deriving from the case law of the European Court of Human Rights.
40

Il concorso apparente di norme nel diritto penale internazionale

Bortoluzzi, Marco January 2018 (has links)
La commissione sistematica o su larga scala dei crimini internazionali non sembra lasciare molto spazio a singole ed isolate violazioni. Il diritto penale internazionale costituisce, per sue caratteristiche intrinseche, luogo del molteplice e della pluralità, in cui il concorso di norme e di reati trova la sua più naturale e logica manifestazione. La ricerca ha ad oggetto il concorso apparente di norme nel diritto penale internazionale e, in particolare, le ipotesi di convergenze normative che si instaurano tra il crimine di genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra così come definiti dallo Statuto di Roma e applicati dalla Corte penale internazionale. Rilevata l’assenza, negli Statuti dei tribunali internazionali, di disposizioni dedicate al concorso di norme, e viste le criticità e insufficienze che emergono dalle soluzioni adottate dalla giurisprudenza, lo studio privilegia un approccio di diritto comparato volto a individuare – se esistono – principi e criteri di soluzione da applicarsi alle ipotesi di convergenza che si verificano tra i crimini codificati all’interno dello Statuto di Roma. L’analisi tiene distinte i casi di concorso intra-categoriale, che ricomprendono le convergenze che si verificano all’interno della stessa categoria di crimine, e le ipotesi di concorso inter-categoriale, avente ad oggetto le convergenze che si verificano tra le diverse categorie di crimini. Sullo sfondo la consapevolezza che qualsiasi strada intrapresa verso la razionalizzazione e semplificazione del concorso di norme deve fare i conti con l’impossibilità di eliminare o annientare a priori il fenomeno della convergenza, in quanto esso è inevitabile.

Page generated in 0.0326 seconds