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Narratori degli anni zero. Storia, critica, poetiche / Post-2000 Italian novel: history, poetics, critical reception

Ghidotti, Cecilia <1984> 21 May 2015 (has links)
Il lavoro si propone come un’indagine sulla letteratura italiana del primo decennio del XXI secolo, in una prospettiva non di semplice ricognizione ma di individuazione di linee interpretative capaci di ripercorrere un archivio di materiali molto vasto e non ancora chiuso. La prima parte affronta questioni relative a condizioni produttive, ricezione e valutazione critica della letteratura contemporanea. Il primo capitolo è dedicato alla discussione di problemi relativi allo studio della narrativa italiana del XXI secolo a partire dalla definizione utilizzata per riferirsi ad essa, quella di “anni zero”. Il secondo capitolo situa la narrativa contemporanea nelle linee di sviluppo della letteratura italiana degli ultimi trent’anni, a partire da un mutamento del rapporto dello scrittore con la tradizione umanistica che risale all’inizio degli anni ottanta. Il terzo capitolo approfondisce uno dei generi maggiormente praticati: il romanzo storico. Considerato negli anni ottanta e novanta un genere d'evasione e intrattenimento, negli anni zero è divenuto veicolo di punti di vista critici nei confronti delle narrazioni dominanti. La seconda parte è dedicata all’approfondimento di romanzi che raccontano, da un’ottica non testimoniale, gli anni settanta italiani, periodo complesso non solo sul piano evenemenziale, ma anche su quello della rielaborazione artistica. I romanzi su cui si concentra l’indagine offrono un racconto degli anni settanta italiani a partire da un’idea di storia plurale, ricostruita attraverso una molteplicità di voci, che muta a seconda della prospettiva da cui viene affrontata. Le storie false dei romanzi sugli anni settanta non chiedono di essere lette come vere, ma dicono comunque qualcosa di vero sulle modalità attraverso le quali si va costruendo il rapporto con il passato recente, nel più ampio contesto dei percorsi della letteratura italiana di inizio millennio, tra spinte che vanno nella direzione del mantenimento dell’autonomia da parte degli autori e pressioni del mercato editoriale. / Using historical novels about the so-called ‘anni di piombo’ (years of the gun) as a case study, my thesis provides a broader analysis of post-2000 Italian fiction. The thesis’s first half explores the Italian publishing market and the critical reception of post-2000 Italian literature. Chapter 1 analyses how the concept of ‘Narratori degli anni zero’ (post-2000 Italian novel) has emerged and why critics have often given a negative evaluation of contemporary Italian novels. Chapter 2 analyses the changing relation of Italian writers with the country’s literary legacy since the 1980s: young writers of the 1980s, like Tondelli and Palandri, stopped looking to Italian literature’s past for inspiration and started looking to contemporary cultural consumption, music and the youth’s everyday life. Post-2000 writers draw on the Tondelli/Palandri model, rather than on Italian post-war intellectuals. Chapter 3 analyses the historical novel as a prominent genre of post-2000 Italian fiction. Whereas in the 1980s and 1990s the historical novel was considered a postmodern, non-committed genre (e.g. Umberto Eco’s Il nome della rosa), post-2000 historical fiction explicitly engages with issues such as national identity and the way contemporary societies understand their past and build their public memory. The thesis’s second half focuses on seven novels about the 1970s - the so-called years of the gun, a period characterised by the highest levels of political violence in post-war Italy. Since the 2000, more than 30 novels settled in the 1970s have been published, and they represent a sizeable part of the contemporary literary production. A close reading of six historical novels demonstrates that - despite critics’ negative evaluation - they provide a complex and innovative account of the 1970s, refusing the simplistic frame of the years of the gun.
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Autobiografi della vergogna. La vergogna come dispositivo narrativo nella letteratura autobiografica e testimoniale del secondo dopoguerra / Autobiographers of shame. Shame as narrative device in the autobiographical literature of the post-war period

Vita, Saverio <1987> January 1900 (has links)
La tesi si occupa di indagare le dinamiche della vergogna, insieme con le sue articolazioni narrative, nel contesto della letteratura autobiografica e testimoniale del secondo dopoguerra. In particolare, la vergogna viene utilizzata come filtro critico, al fine di individuare i dispositivi fondamentali del genere. Nella prima parte, l'autore della tesi si propone di individuare tali dispositivi nelle scritture della Shoah. Il focus viene comunque diretto su Primo Levi, Robert Antelme, Jorge Semprún (prima generazione) e Georges Perec, David Grossman, Jonathan Littell, Art Spiegelman (seconda generazione). Nella seconda parte del lavoro, si confermano i dispositivi narrativi isolati precedentemente, attraverso la ricerca delle loro ricorrenze nei testi autobiografici prodotti in Italia da autori coinvolti nei fatti di guerra. In particolare, l'analisi si concentra sull'opera di Giuseppe Berto. / The aim of this Phd thesis is to investigate the dynamics of shame, along with its narrative articulations, in the context of autobiographical literature after World War II. Shame is used as a critical filter, in order to identify the rhetorical and narrative devices and of the genre. In the first section, the author of the thesis aims to identify these key devices in the Shoah writings, focusing on Primo Levi, Robert Antelme, Jorge Semprún(first generation) and Georges Perec, David Grossman, Jonathan Littell, Art Spiegelman (second generation) The results will be verified in the second section of the thesis, by focusing on the italian literature produced by authors involved in acts of war. In particular, the focus will be on Giuseppe Berto's work.
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Il sacro fluire delle forme. Per un'interpretazione critica dell'opera di Carlo Levi / The sacred flowing of forms. For a critical interpretation of Carlo Levi's work.

Gasperina Geroni, Riccardo <1987> January 1900 (has links)
La presente tesi intende indagare, da una prospettiva antropologia e psicanalitica, alcune opere dello scrittore e pittore Carlo Levi (1902-1975). In particolare, l'autore si sofferma sul nucleo centrale della poetica leviana, analizzando Paura della libertà (1946), Cristo si è fermato a Eboli (1945), L'Orologio e il postumo Quaderno a cancelli (1979). / The present doctoral thesis wants to explore, from an anthropologic and psychoanalytic prospective, some Carlo Levi’s literary and art works. Notably, the author is focusing on Levi’s central core poetics, analyzing Paura della Libertà (1946), Cristo si è fermato a Eboli (1945), L'Orologio e il postumo Quaderno a cancelli (1979)
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Altri corpi: temi e figure della corporalità nella poesia degli anni Sessanta

Annovi, Gian Maria <1978> 12 April 2007 (has links)
No description available.
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Gli scritti giovanili di Cesare Pavese

Cavaliere, Sandra <1977> 12 April 2007 (has links)
No description available.
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Alberto Moravia scrittore di racconti. Analisi della narrazione breve nell'opera moraviana

Mascaretti, Valentina <1979> 12 April 2007 (has links)
No description available.
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Marinetti ultimo mitografo

Tondelli, Leonardo <1973> 29 May 2008 (has links)
La ricognizione delle opere composte da Filippo Tommaso Marinetti tra il 1909 e il 1912 è sostenuta da una tesi paradossale: il futurismo di Marinetti non sarebbe un'espressione della modernità, bensì una reazione anti-moderna, che dietro a una superficiale ed entusiastica adesione ad alcune parole d'ordine della seconda rivoluzione industriale nasconderebbe un pessimismo di fondo nei confronti dell'uomo e della storia. In questo senso il futurismo diventa un emblema del ritardo culturale e del gattopardismo italiano, e anticipa l’analoga operazione svolta in politica da Mussolini: dietro un’adesione formale ad alcune istanze della modernità, la preservazione dello Status Quo. Marinetti è descritto come un corpo estraneo rispetto alla cultura scientifica del Novecento: un futurista senza futuro (rarissime in Marinetti sono le proiezioni fantascientifiche). Questo aspetto è particolarmente evidente nelle opere prodotte del triennio 1908-1911, che non solo sono molto diverse dalle opere futuriste successive, ma per alcuni aspetti rappresentano una vera e propria antitesi di ciò che diventerà il futurismo letterario a partire dal 1912, con la pubblicazione del Manifesto tecnico della letteratura futurista e l'invenzione delle parole in libertà. Nelle opere precedenti, a un sostanziale disinteresse per il progressismo tecnologico corrispondeva un'attenzione ossessiva per la corporeità e un ricorso continuo all'allegoria, con effetti particolarmente grotteschi (soprattutto nel romanzo Mafarka le futuriste) nei quali si rilevano tracce di una concezione del mondo di sapore ancora medioevo-rinascimentale. Questa componente regressiva del futurismo marinettiano viene platealmente abbandonata a partire dal 1912, con Zang Tumb Tumb, salvo riaffiorare ciclicamente, come una corrente sotterranea, in altre fasi della sua carriera: nel 1922, ad esempio, con la pubblicazione de Gli indomabili (un’altra opera allegorica, ricca di reminiscenze letterarie). Quella del 1912 è una vera e propria frattura, che nel primo capitolo è indagata sia da un punto di vista storico (attraverso la documentazione epistolare e giornalistica vengono portate alla luce le tensioni che portarono gran parte dei poeti futuristi ad abbandonare il movimento proprio in quell'anno) che da un punto di vista linguistico: sono sottolineate le differenze sostanziali tra la produzione parolibera e quella precedente, e si arrischia anche una spiegazione psicologica della brusca svolta impressa da Marinetti al suo movimento. Nel secondo capitolo viene proposta un'analisi formale e contenutistica della ‘funzione grottesca’ nelle opere di Marinetti. Nel terzo capitolo un'analisi comparata delle incarnazioni della macchine ritratte nelle opere di Marinetti ci svela che quasi sempre in questo autore la macchina è associata al pensiero della morte e a una pulsione masochistica (dominante, quest'ultima, ne Gli indomabili); il che porta ad arrischiare l'ipotesi che l'esperienza futurista, e in particolare il futurismo parolibero posteriore al 1912, sia la rielaborazione di un trauma. Esso può essere interpretato metaforicamente come lo choc del giovane Marinetti, balzato in pochi anni dalle sabbie d'Alessandria d'Egitto alle brume industriali di Milano, ma anche come una reale esperienza traumatica (l'incidente automobilistico del 1908, “mitologizzato” nel primo manifesto, ma che in realtà fu vissuto dall'autore come esperienza realmente perturbante). / The analysis of F. T. Marinetti's works written from 1909 to 1912 is supported by a paradoxical hypothesis: what if Marinetti's futurism was less an expression of modernity than an anti-modern reaction? Behind a superficial and enthousiastic agreement to some issues coming from the Second Industrial Revolution, Marinetti hides a pessimistic vision of humanity and history. Futurism could be his Trojan Horse to bring this feeling into the citadel of modernity, thus anticipating in Italian literature what Mussolini made in Italian politics: preserving the Status Quo behind a modernistic maquillage. Marinetti is a “Futurist Without Future”: despite his enthousiasm for some technological innovations, he is totally abstracted from the scientific culture, like most Italian writers of his time: Unlike H. G. Wells, to whom he was often compared, he doesn’t appear very interested in detecting “the shape of thing to come”, while he seems more concerned in updating the old mythologies to the new “steel Gods” of technology. This could explain why the futurist literature has not so much in common with Science Fiction. Marinetti’s first futurist works (1908-1911) show – behind a quite superficial interest for machines and technologies – a real obsession with the human body and everything related with it: sexuality (Mafarka le Futuriste), food (Le Roi Bombance) and violence (Gli indomabili). As in François Rabelais' Gargantua Et Pantagruel, which they openly recall, Marinetti's bodies in Mafarka le Futuriste or Le Roi Bombance are expanded to grotesque dimensions. These issues are temporarily set aside in 1912, when Marinetti finds a completely new style which is described in the Technical Manifesto of Futurist Literature as “Words-in-Freedom”. This step further will cause the first important crisis in the Futurist Movement, as many early subscribers will not follow him. This crisis (the “fracture of 1912”) is described in the first chapter, while in the second chapter the “grotesque element” in Marinetti's works is thoroughly analysed. Finally, the third chapter deals with the not so frequent “future projections” in his poems and novels. The observation that machines and future in these works are often tied with Death – the “foundation tale” of Futurism shows the first car accident of Italian literature – leads to a last hypothesis: the young italian poet grown up in Egypt may have experienced the discovery of modern industrial Europe as a real shock; the invention of Futurism could be the result of a traumatic stress disease.
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Tempo della festa e tempo del sacrificio. La narrativa di Cesare Pavese

Maiello, Andrea <1978> 29 May 2008 (has links)
No description available.
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Una e plurima: riflessioni intorno alle nuove espressioni delle donne nella letteratura italiana

Camilotti, Silvia <1979> 04 June 2009 (has links)
Tale lavoro di ricerca ha indagato l’opera di sette scrittrici immigrate in Italia o nate da genitori immigrati che hanno composto in lingua italiana. Esse sono: Christiana de Caldas Brito, Cristina Ubax Ali Farah, Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiayi, Ornela Vorpsi, Laila Wadia, Jarmila Očkayová. La tesi consta di una premessa, un primo capitolo in cui sono riportate le interviste fatte alle scrittrici, un secondo capitolo di analisi dei loro testi, un terzo di riflessioni di teoria letteraria ed un quarto conclusivo. In appendice sono riportate integralmente le interviste. / The thesis investigates the literary work of seven first and second generation migrant women who write in Italian language. They are: Christiana de Caldas Brito, Cristina Ubax Ali Farah, Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiayi, Ornela Vorpsi, Laila Wadia, Jarmila Očkayová. There are four chapters: a premise, the first chapter with the interviews to the authors, the second one with the analysis of their literary works, the third with a discussion on some theoretical literary issues, and the fourth with the conclusion. In the appendix I have reported the interviews in full.
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Vocazione e resistenza. La "Commedia" riscritta per il teatro da Sanguineti, Luzi e Giudici

Paterlini, Caterina <1977> 21 May 2009 (has links)
La tesi ha per oggetto i tre copioni danteschi di Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici, traspositori, rispettivamente, di Inferno, Purgatorio e Paradiso, nell’ambito del progetto di drammaturgia della Commedia ideato e commissionato dai Magazzini negli anni 1989-1991. L’analisi dei copioni si basa sulle teorie espresse da Genette in Palinsesti, e si sviluppa come lettura comparativa fra ipotesto (Commedia) e ipertesti (riscritture). Contestualmente, viene approfondito il tema della ricezione di Dante nel Novecento, specie nelle forme della traduzione in immagini, e fornita un'interpretazione − alla luce delle acquisizioni della critica dantesca novecentesca e della narratologia − della duplice natura del poema, materia prima oscillante tra vocazione e resistenza alla trasposizione drammatica.

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