Spelling suggestions: "subject:"letterature comparat"" "subject:"letterature comparata""
21 |
Memoria e rappresentazione della violenza storica nella letteratura del secondo NovecentoPiga, Emanuela <1971> 30 June 2009 (has links)
Partendo dal problema del rapporto fra la ricostruzione di un evento storico e lo statuto del testo che lo ricostruisce, la tesi si concentra nella lettura di opere
riguardanti la Seconda guerra mondiale. Sono in questo senso cruciali due opere autobiografiche trattate nella prima parte del lavoro, Rue Labat Rue Ordener di Sarah
Kofman (1993) e Kindheitsmuster di Christa Wolf (1976). In questi due testi la dottoranda prova a recuperare da una parte la rimemorazione letteraria di due esperienze infantili della guerra insieme opposte e complementari dal punto di vista del posizionamento della testimonianza. Il testo della Wolf ibrida la narrazione finzionale e la memoria dell’evento storico vissuto nel ricordo di una bambina tedesca, il testo della Kofman recupera in una maniera quasi psicanalitica la memoria di una bambina ebrea vittima inconsapevole e quesi incosciente della Shoah. Di fronte a due topoi apparentemente già piu volte ripercorsi nella letteratura critica del trauma postconflitto, la tesi in questione cerca di individuare il costituirsi quasi inevitabile di un soggetto identitario che osserva, vive e successivamente recupera e racconta il trauma. Se alcune posizioni della moderna storiografia e della contemporanea riflessione sulla scrittura storiografica, sottolineano la forza e l’importanza dell’elemento narrativo all’interno della ricostruzione storica e dell’analisi dei documenti, questa tesi sembra indicare una via possibile di studio per
la letteratura comparata. Una via, cioè, che non si soffermi sui fattori e sui criteri veridizionali del testo, criteri e fattori che devono restare oggetto di studio per gli storici , ma che piuttosto indaghi sul nesso ineludibile e fondativo che la scrittura stessa svela e pone in essere: il trauma, l’irrompere dell’evento storico nell’individuo diventa elemento costitutivo della propria identità, elemento al quale è difficile dare una posizione stabile ma che allo stesso tempo non si può evitare di raccontare, di mettere in discorso. Nella narrazione letteraria di eventi storici esiste dunque un surplus di senso che sta tutto nella costituzione di una posizione dalla quale raccontare, di un punto di vista. Il punto di vista (come ci ricorda De Certeau ne Les lieux des autres in quel saggio dedicato ai cannibali di Montaigne,che viene poi ripreso senza essere mai citato da Ginzburg ne Il filo e le tracce) non è mai dato a priori nel discorso, è il risultato di un conflitto e di una lotta. Il testo che rende
conto e recupera la memoria di un passato storico, in particolare di un passato storico conflittuale, di una guerra, di una violenza, per quanto presenti un punto di
vista preciso e posizionato, per quanto possa apparire un frutto di determinate strategie testuali e di determinati obiettivi pragmatici, è pur sempre una narrazione il cui soggetto porta in sé, identitariamente, le ferite e i traumi dell’evento storico. Nei casi di Wolf e Kofman abbiamo quindi un rispecchiamento reciproco che fra il tentativo di una ricostruzione della memoria infantile e il recupero dell’elemento intersoggettivo e storico si apre alla scrittura e alla narrazione. La posizione del soggetto che ha vissuto l’irrompere del dramma storico nel discorso lo costituisce e lo delega a essere colui che parla e colui che vede. In un qualche modo la Storia per quanto possa essere creatrice di eventi e per quanto possa trasformare l’esistenza del soggetto non è essa stessa percepibile finché non si posiziona attraverso il soggetto trasformato e modificato all’interno del discorso. In questa continua ricerca di un equilibrio possibile fra realtà e discorso si pone il problema dell’essere soggetto in mezzo ad altri soggetti. E questo in un duplice aspetto: nell’aspetto della
rappresentazione dell’altro, cioè nel problema di come la memoria riorganizzi e ricrei i soggetti in gioco nell’evento storico; e poi nella rappresentazione di se stesso per gli altri, nella rappresentazione cioe del punto di vista. Se nel romanzo autobiografico di Kofman tutta la storia veniva a ricondursi alla narrazione privata del soggetto che, come in una seduta psicanalitica recupera e insieme si libera del proprio conflitto interiore, della propria memoria offesa; se nel romanzo di Wolf si cercava un equilibrio fra una soggettivita infantile ormai distante in terza persona e una soggettività rammemorante che prendeva posizione nel romanzo nella seconda persona; la cerniera sia epistemologica sia narratologica fra la prima e la seconda parte della tesi pare essere Elsa Morante e il suo romanzo La Storia. L’opera della Morante sembra infatti farsi pieno carico della responsabilità di non poter piu
ridurre la narrazione del trauma alla semplice presa in carico del soggetto autobiografico. Il soggetto che, per dirla ancora con De Certeau, può esprimere il proprio punto di vista perche in qualche modo si è salvato dalla temperie della storia, non si pone nel discorso come punto di inizio e di fine di qualsiasi percezione del trauma, ma si incarna in uno o più personaggi che in un qualche modo rappresentino l’irrapresentabile e l’irrapresentato. La storia diventa quindi elemento non costitutivo di un'identità capace di ri-raccontarsi o almeno non solo, diventa fattore costitutivo di un’identità capace di raccontare l’altro, anzi gli altri, tutti coloro che il conflitto, la violenza ha in un qualche modo cancellato. Così accade all’infanzia tradita e offesa del piccolo Useppe, che viene soffocato non solo nella sua possibilita
di svilupparsi, di essere punto di vista del discorso, ma anche nella possibilita di essere osservatore vivo dell’evento; cosi accade a Ida, donna e madre, che la Storia
lentamente e inesorabilmente spersonalizza riducendola a essere soggetto passivo e vittima degli eventi. Ecco quindi che la strada aperta dalla Morante permette alla memoria di proiettarsi in una narrazione comune e di condividere e suddividere la posizione centrale del soggetto in una costellazione differente di soggetti. A questo punto si apre, attraverso le tecniche della storia orale e la loro narrativizzazione, una strategia di recupero della memoria evidenziata nell’ultima parte della tesi. La strada
intrapresa da autori come i Wu Ming e come Andrea Levy ne è un esempio. Sganciati per evidenti ragioni biografiche e anagrafiche (sono tutti nati ben dopo la fine del secondo conflitto mondiale) da qualsiasi tentazione autobiografica, i primi intraprendono una vera e propria ridistribuzione dei punti di vista sulla storia. In romanzi come Manituana si viene a perdere, almeno a un primo e forse piu superficiale livello, qualsiasi imposizione fissa del punto di vista. Una molteplicità di soggetti si prende carico di raccontare la storia da differenti posizioni, ma la apparente molteplicità degli sguardi non si riduce a una frammentazione dell’etica del racconto quanto piuttosto alla volontà di fare emergere tra gli altri anche il punto
di vista dello sconfitto e dell’inerme. Al passato oscuro della violenza storica si contrappone in un qualche modo la
messa in discorso del soggetto che cerca attraverso la costituzione non solo di un soggetto ma di una pluralitàdi voci , di ritrovare un’ armonia, di riassimilare la propria memoria condividendola nel testo letterario.
|
22 |
Kraus e/o Shakespeare. Intertestualità in prospettiva: tradurre, citare, inscrivereFantappiè, Irene <1981> 30 June 2009 (has links)
The thesis focuses on Karl Kraus’s rewritings of some Shakespeare plays and copes with the concepts of “translation” and “quotation” as commensurable forms of
intertextuality. Building his Shakespeare’s Bearbeitungen as a montage of quotations of previous German translations, Karl Kraus creates a new kind of hybrid intertextuality that goes beyond the boundaries between quotation and translation. In my opinion, Karl Kraus understands quotation and translation as spatial concepts: in his rewritings he puts Shakespeare’s text into his geometrical and critical “perspective”. The thesis focuses also on the evolution of quotation and translation in Karl Kraus’s work: even maintaining their satirical and destruens function, they develop an “affirmative” role and are used in order to redefine the literary canon. The thesis investigates this form of intertextuality from a comparative point of view, referring to the translation studies (Hermans, Bassnett, Lefevere, Apel, Berman, Meschonnic), theories of intertextuality (Genette, Barthes, Worton, Orr), studies on quotation and montage (Compagnon; Möbius, Hage), and studies on Karl Kraus (Kraft, Ribeiro, Scheichl, Fischer, Timms, Canetti and the famous essay of Walter Benjamin). It also contains a survey of Theater der Dichtung’s historical framework and several comparisons between Karl Kraus’s and other early 20th translations of
Shakespeare’s plays.
|
23 |
Situazioni e aspetti della coralità cinematograficaPasquale, Luca <1980> 15 June 2011 (has links)
No description available.
|
24 |
La figure de Méduse. Réécritures ovidiennes entre XVIe et XVIIe siècleRaisi, Elena <1978> 30 May 2011 (has links)
Starting from an original assumption that Ovid is one of the most influential and studied European mythographers from ancient times till at least the end of the XVII century, my research is about rediscovering Medusa's myth which has been brought to us from Metamorphosis during the period of time between the mid XVI and the last years of the XVII century. The main thread that leads the research trough English, French, Spanish and Italian Literatures gets particularly clarified in the crucial crux that binds the image of Gorgon, the protector of hight mysteries, tightly correlated to the goddess of knowledge, Minerva, and the attraction/dismay for knowing so far considered inaccessible but now perceived as possible (so more attractive than before) thanks to the scientific and geographic discoveries of the Renaissance.
|
25 |
La "barbarie glorieuse" pendant la Renaissance européenneMaramotti, Elena <1980> 31 May 2011 (has links)
The thesis deals with the notion of "barbarian/barbarism" from Greek and Roman antiquity to the European Renaissance history and theatre. From a methodological point of view, though the notion of "barbarian" is analysed from an interdisciplinary perspective, the hermeneutic approach of the history of ideas and New Historicism are privileged. The main idea of the thesis is that during the XVIth century in Europe the interpretation of barbarism as a historical and cultural event has shifted from a negative position to a more positive one. The idea of “glorious barbarism” tries to explain such a change in European thought.
The thesis is divided into four chapters. In the first chapter the notion of barbarism is analysed from Greek and Roman antiquity to the Renaissance. The second chapter deals with the development of cartography during the XVIth century in Europe and its relation to the redefinition of Europe’s borders. This chapter also deals with the study of some European political treatises developing a reflection on the barbaric past of Europe. The third chapter deals with the analysis of European XVIth century theatre and its relation to the representation of barbarism, with particular attention to Italian, English and Spanish plays staging a conflict between civilization and barbarism. Finally, the forth chapter deals with the analysis of the myth of Amazons during the XVIth century both in the arts and in literature. The Amazons are interpreted as the female translation of the figure of the barbarian. This cultural, artistic and political process emerges particularly in representation of female characters in European XVIth century theatre.
|
26 |
La figure mythique d'Hécube dans la littérature européenne d'Homère jusqu'à ShakespeareMancini, Sheila <1981> January 1900 (has links)
No description available.
|
27 |
La produzione letteraria degli immigrati siro-libanesi in America: un'apertura verso l'OccidenteDarghmouni, Sana <1980> 15 June 2011 (has links)
No description available.
|
28 |
Finzioni teoriche: letteratura e mistica, storia e psicoanalisi in Michel de Certeau / Theoretical Fictions: Literature and Mystics, History and PsychoanalysisLista, Rossana <1976> 24 May 2012 (has links)
Il presente studio discute il concetto di “finzione teorica” di Michel de Certeau quale momento di raccordo tra letteratura e storiografia. La concezione dell’altro e dell’assente propria della mistica e il modello di temporalità della psicoanalisi sono riconosciute come matrici del suo pensiero. / In this essay I discuss Michel de Certeau’s concept of “theoretical fiction” as junction between literature and historiography. I show how the idea of the other, of the absent by mystics and the psychoanalytical model of temporality organize his reflection.
|
29 |
Il Fantastico e gli Oggetti del primo Novecento / The Fantastic and Objects in the Twentieth CenturyPuglia, Ezio <1982> 28 May 2012 (has links)
La ricerca si propone di inquisire il modo in cui il fantastico del primo Novecento utilizza la rappresentazione finzionale degli oggetti ai fini della propria emersione. Si ipotizza che certi schemi rappresentativi elaborati da autori fantastici come Hoffmann, Poe o Maupassant siano riscontrabili anche nella letteratura del XX secolo, e vengano reimpiegati per rispondere a una mutata situazione socioculturale. La tesi è bipartita: la prima parte, che è a sua volta suddivisa in due capitoli, funziona da cornice teorica e storica alle analisi testuali. Vi si discute del concetto di immagine; e da tale discussione viene derivata una precisa idea di spazio e di oggetto letterari. In seguito si procede a una ricostruzione della storia del fantastico ottocentesco (dalla quale non sono assenti riflessioni teoriche e in particolare genologiche), che da un lato è volta a storicizzare l’idea di “genere fantastico”; dall’altro ha come obiettivo l’identificazione di una tipologia di oggetti strutturalmente legata a quel genere narrativo. Due sono le classi di oggetti così individuate, e altrettanti i capitoli che compongono la seconda parte del lavoro. Entrambi i tipi di oggetto, che per semplicità si possono chiamare oggetti-feticcio e oggetti spettrali, stanno a metà strada tra immaginario e reale; ma mentre l’oggetto-feticcio ha qualcosa in più rispetto a un oggetto descritto realisticamente, l’oggetto spettrale ha un che di deficitario, e non giunge al risultato di una completa materializzazione. Tra gli autori affrontati compaiono Papini, Pirandello, Bontempelli, Savinio, Landolfi; né mancano riferimenti ad autori di altre nazioni da Kafka a Sartre, da James a Virginia Woolf, in ottemperanza all’idea di considerare il fantastico italiano all’interno di una più ampia geografia letteraria. / This research project proposes to investigate the manner in which early twentieth century fantasy used the fictional representation of objects for its own emergence. The hypothesis is that certain representation schemes elaborated by authors of nineteenth century fantastic literature, such as Hoffman, Poe and Maupassant, also appear in twentieth century literature, reemployed in response to the changing sociocultural situation. The thesis is divided in two: the first part, itself subdivided in two chapters, functions as a theoretical and historical framework for the textual analysis. The concept of the image is discussed and precise ideas of literary space and object are defined. This is followed by a reconstruction of nineteenth century fantasy (theoretical and, particularly, genealogical reflections are not lacking), which, on the one hand, is aimed at historicizing the idea of the “fantastic genre”; and on the other, intends to identify a typology of objects structurally connected to this narrative variety. Two are the classes of objects defined, and equal in number are the chapters structuring the second part of the work. Both types of objects, which for simplicity’s sake will be called fetish-objects and ghostly objects, are halfway between fantasy and the real. Yet while the fetish-object has something more with respect to a realistically described object, the ghostly object lacks something and thus does not manage to completely materialize. Among the authors discussed are Papini, Pirandello, Bontempelli, Savinio and Landolfi; while references to authors of other nations abound, from Kafka to Sartre, from James to Virginia Woolf, in keeping with the consideration of the Italian fantastic genre within a broader literary geography.
|
30 |
La représentation du pathétique masculin dans le roman sentimental européen: une réflexion sur l'imaginaire littéraire / The representation of the male character's pathetic in european sentimental novel: a study on literary imageryGianico, Marilina <1980> 18 September 2012 (has links)
Ce travail est une analyse de la représentation du pathétique masculin dans le roman dit sentimental dans la deuxième moitié du dix-huitième siècle en Europe, ou plutôt dans les littératures anglaise, française, allemande et italienne. La thèse soutenue est celle de la dérivation du pathétique romanesque de l’âge des Lumières des pratiques de prédication religieuse du siècle précédent et donc de la valeur normative du roman sentimental à ses débuts : celui-ci aurait relayé le rôle des manuels de conduite des siècles précédents et se serait posé comme un répertoire d’exempla comportementaux adaptés aux différentes situations de la vie. Nous avons suivi les évolutions historiques du genre à travers l’analyse thématique du motif des larmes masculines.
Pour ce faire, nous avons examiné la complexe proxémique de représentation de l’émotion et la diégèse qui en résulte, qui peut être nuancée, selon une terminologie récente, en pathétique attendrissant, sentimental et spectaculaire. Cela a entraîne la prise en compte de diverses formes artistiques, de la peinture au théâtre.
La méthodologie utilisé conjugue l’histoire des idées et l’étude des formes de l’imaginaire, le pathétique appartenant au domaine de la philosophie autant qu’à celui de la représentation artistique : le concept glisse au dix-huitième siècle du champ rhétorique et stylistique à une dimension esthétique et anthropologique.
Le travail a donc été divisé en trois grandes parties qui analysent les trois dimensions anthropologiques fondamentales : l’imaginaire religieux et l’héritage des anciens, c’est–à-dire le rapport que l’époque établit avec la tradition culturelle qui la précède ; l’imaginaire amoureux, qui se concentre sur les rapports entre les deux sexes et sur la « féminisation » du héros romanesque sentimental ; l’imaginaire familial, qui aborde les conséquences de ce changement dans la représentation de la masculinité au sein de la représentation de la famille et des rapports intergénérationnels. / This work presents an analysis of the representation of the male characters’ pathetic in the so-called sentimental novel of the eighteenth century in Europe, about all in English, French, German and Italian literatures. The main thesis of the work is the derivation of the pathetic of the einghteenth century novel from religious preaching practice of the previous century and consequently of the sentimental novel’s normative value. Sentimental literature seems to have token the place of ancient conduct books and define itself as a set of behavioural exempla adapted to different situations of life. We followed the historical evolutions of the novel throughout a thematic analysis of the motif of male tears.
In order to do so, we examined the complexe gestural expressiveness of the representation of emotions and the resulting diegesis, which we can define, according to a recent terminology, as touching, sentimental or spectacular pathetic. This lead to include different artistic forms, from theater to painting.
The methodology used here conjugate the history of ideas and the study of imagery, pathetic being a concept belonging to philosophical studies as well as to artistic representation : the concept passed during the eighteenth century from a stylistic and rhetoric dimension to an aesthetic and anthropological one. The works has been divided in three parts, analysing three fondamental anthropological dimensions of human existence : religious imagery and cultural heritage from the past, that is the relationships between the period considered and previous cultural tradition ; the imagery of love, focused on love and sexual relationships between the sexes and on the « feminisation » of male characters in sentimental novels ; familial imagery, which concentrates on the consequences of this change in the reprentation of masculinity on the context of familial and intergenerational relationships representation.
|
Page generated in 0.072 seconds