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Gli interlocutori di Socrate nei Dialoghi di Platone

Di Stefano, Martina January 2018 (has links)
Questa tesi ha come obiettivo quello di definire il ruolo intratestuale degli interlocutori di Socrate in sei dialoghi di Platone: Alcibiade maggiore, Carmide, Teeteto, Gorgia, Repubblica (libri I, II e V), Filebo. Le ragioni di interesse per questo argomento sono almeno due. Alcuni di questi personaggi individuano gli antagonisti di Socrate e rappresentano sfide per la riflessione platonica. In questo senso la loro presenza risulta importante per osservare in che modo i Dialoghi siano più la messa in scena di un metodo e di un diverso atteggiamento verso il sapere che l’esposizione di una dottrina, permettendo così di definire e contrario la φιλοσοφία. Ad essi è dedicato il primo capitolo (Il sapere ricevuto: gli interlocutori secondo l’Apologia), usando come traccia la lista che Socrate fa nell’Apologia. Prima di intraprendere l’analisi dei personaggi è stato però necessario definire che cosa si intenda per interlocutore (Che cos’è un interlocutore socratico?). L’interazione o la presenza nei Dialoghi presenta molte sfumature, ma la definizione dei tratti che caratterizzano un interlocutore, in positivo e in negativo, sarà alla base della successiva lettura dei testi. Sulla base della caratterizzazione e della loro interazione dialogica si analizzeranno alcuni personaggi del corpus (La rifondazione platonica del sapere: il ruolo degli interlocutori). Le osservazioni sulla lista dell’Apologia e la disamina terminologica consentiranno di analizzare i dialoghi con una griglia interpretativa il più possibile ricavata dai testi. Si potrà perciò notare che sia gli interlocutori “impossibili” che i personaggi con i quali Socrate può costruire positivamente alcune tesi possiedono caratteristiche caratteriali e sociali ben precise. Infine, si analizzeranno alcuni fenomeni discorsivi che ostacolano il dialogo: se in questo modo Platone vuole mostrare l’impossibilità di «tessere un discorso comune in mancanza di un mondo di valori condiviso» (Fussi), è anche forse perché riconosce che la persuasione filosofica si esercita al di fuori della finzione dialogica.
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Alessandro Manzoni e la cultura anglosassone / Alessandro Manzoni and the English-speaking culture

CROSTA, ALICE 05 March 2012 (has links)
La presente tesi di dottorato è il primo studio complessivo sui rapporti di Alessandro Manzoni con la cultura anglosassone, considerati nelle due direzioni: da una parte, le possibili influenze della letteratura inglese sulle sue opere, dall’altra la fortuna dell’autore in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nell’Ottocento. Manzoni, infatti, non fu complessivamente incompreso o ignorato nei paesi anglosassoni, come ritenevano alcuni studiosi. Al contrario: personaggi importanti del mondo letterario e culturale apprezzavano e citavano le sue opere, e le numerose traduzioni, recensioni, antologie e libri sull’Italia testimoniano che questo autore era noto tra il pubblico colto. Tra gli episodi più importanti della fortuna di Manzoni nell’Inghilterra vittoriana si possono ricordare: due recensioni di Mary Shelley, influenzata dalla prospettiva risorgimentale (che era in realtà ambivalente verso Manzoni); e un romanzo della scrittrice Charlotte Yonge, legata al movimento di Oxford, che apprezzava particolarmente "I promessi sposi" per i valori cristiani. Negli Stati Uniti, i pregi del romanzo erano riconosciuti da intellettuali attenti alla cultura italiana contemporanea, come Emerson e Margaret Fuller. / This dissertation is the first overall study on Alessandro Manzoni’s relationship with the English-speaking world, considered along both lines: possible influences from English literature on Manzoni’s works, and Manzoni’s reception in Great Britain and the United States in the XIXth century. Manzoni was not ignored or misunderstood in those countries, as some critics believed. On the contrary, distinguished men and women from the literary and cultural world read, liked and quoted his works. Indeed, the great number of translations, reviews, anthologies and books on Italy dealing with Manzoni testifies that the Italian author was well-known among the educated reading public. Two important episodes of Manzoni’s reception in Victorian England can be mentioned: two reviews by Mary Shelley, who was influenced by the issues of the Italian Risorgimento (not totally sympathetic with Manzoni); a novel by Charlotte Yonge, the novelist of the Oxford movement, who admired Manzoni’s "Promessi sposi" for its Christian values. In the United States, the merits of Manzoni’s work were acknowledged by Emerson and Margaret Fuller, who showed interest and consideration for the contemporary Italian culture.
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Prosa, mondo e verità in Alessandro Manzoni: rilievi retorici

BATTAGLINI, RAFFAELLA 15 April 2013 (has links)
Il lavoro nasce come prosecuzione del saggio del Professor Langella "Manzoni poeta teologo". Consta di tre parti: una iniziale rassegna critica fa quasi da pretesto per trovare assetto e convergenza metodologica. Il secondo capitolo ripercorre due grandi questioni biografiche manzoniane (conversione e giansenismo). Il terzo capitolo, eminentemente stilistico, contiene anche una riflessione sul valore della similitudine in Manzoni. Schedate in appendice tutte le similitudini del "Fermo e Lucia" e dei "Promessi Sposi". / Dr. Raffaella’s Battaglini’s work was born as an ideal completion of Professor Langella's essay "Manzoni poeta teologo". The present essay is evidently threefold: the critical review at the beginning functions almost as a way - we might even say a pretext – to find the right methodological approach for the entire work. The biographical overview is focused on the knots of Manzoni’s conversion on one hand, and of his Jansenism on the other. A sort of status quaestionis of Manzoni’s Jansenism is presented in the Second Chapter. The final stylistic analysis – which was initially supposed to appear at the beginning of the essay – has undoubtedly great qualities and reveals Dr. Raffaella Battaglini’s talent. The monographic study of the simile summarizes and revives many of the remarks (Trompeo, Petrocchi, Cerisola, Raimondi can be quoted among others) that the critical corpus about Manzoni has often pointed out but not always fully developped. The approach to the text is easy without being ingenuous, the remarks are always thoughtful, the prose is fluent and lively. The final appendix about simile, patiently composed, happily fulfills a literary whole contemplari et aliis contemplata tradere.
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Déclinaisons de la nostalgie dans la poésie européenne de la deuxième moitié du 20e siècle

Masi, Jacopo <1978> 07 June 2010 (has links)
No description available.
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L'interface etre humain/technologie dans la Litterature Europeenne des Annees 60 a aujord'hui

Fenga, Valentina <1978> 07 June 2010 (has links)
No description available.
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GIULIO CESARE, "SPECCHIO" DELLA CRISI? SULLA FORTUNA DEL JULIUS CAESAR DI SHAKESPEARE NEL TEATRO ITALIANO DAL 1949 A OGGI / Caesar "mirror" of the crisis? A History of Shakespeare's Julius Caesar in Italian Contemporary Theatre

COLOMBO, PIA VITTORIA 23 March 2015 (has links)
Rispetto agli altri studi sulla ricezione dell’opera drammatica di Shakespeare, questa tesi sulla fortuna del Julius Caesar nel teatro italiano dal 1949 al 2012 si spende innanzitutto per promuovere una rivalutazione, in senso positivo, dell’apporto degli adattamenti drammaturgici alla conoscenza del Bardo inglese in Italia. Avvalendosi di documentazione a stampa e archivistica coeva, nonché di interviste agli artisti del nostro teatro contemporaneo, lo studio ha verificato come nel realizzare le proprie messinscene del Julius Cesar i registi e gli attori che nel passato recente vi si sono cimentati abbiano perseguito tanto la ricostruzione filologica del dettato shakespeariano originale, quanto la propria ricerca stilistica personale, spesso e volentieri avvalendosi della collaborazione con eminenti esperti, al fine di presentare al pubblico allestimenti sempre esteticamente e filologicamente rigorosi, oltre che pertinenti e significativi. Pertanto, interrogandosi in generale sulle sfide e i compromessi insiti nella prassi ermeneutica, in definitiva questa ricerca sull’interpretazione del Julius Caesar nella scena italiana contemporanea tenta altresì di “demistificare” entrambe le mitologie shakespeariana e cesarea al fine di auspicare nuove pratiche di indagine drammaturgica e registica che permettano al nostro teatro di superare la crisi che attualmente attraversa. Ricostruendo i caratteri dei quindici allestimenti contemplati dal nostro studio, infatti, si è cercato di trarre dalla storia del nostro teatro e dei nostri studi shakespeariani degli utili spunti che possano infondere nuova linfa vitale alla dialettica tra la ricerca accademica e quella teatrale. / This dissertation on the reception of William Shakespeare’s Julius Caesar in Italian theatre from 1949 to 2012 calls for a positive consideration of theatrical adaptation practices, which only recently have been appropriately valued in Italian critical discourse on Shakespeare’s staging desiderata. Based on thorough archival research and interviews with contemporary theatre directors and actors, it also questions how much, and with what results, Italian theatre and academia have cooperated in the last seventy years so as to offer to the Italian audience "compromise stagings" of the Bard’s Roman tragedy that pursue both philology and innovation in theatrical work. While focusing on the history of Shakespeare’s Julius Caesar hermeneutic practice, this research may also be read as an investigation into the myths surrounding both the historical figure of Julius Caesar and that of Shakespeare. This is achieved through an historical reconstruction of different critical approaches to textual analysis in the study of both subjects, which indirectly yet daringly tackles the question of why Italian theatre practitioners prefer Shakespeare’s plays to new dramaturgy in Italian. Through the study of a set of 15 Julius Caesar Italian productions, I thus aim to assess the “liveliness” of Italian theatre and present solution to its current “crisis” by learning from the past and suggesting new ways for active cooperation between theatre and academia.
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Per uno studio del Melkij bes di Fedor Sologub / Towards a study of Fedor Sologub's The Petty Demon

FAVA, MONICA 12 March 2013 (has links)
La tesi propone la vicenda umana e letteraria di Fedor Sologub (1863-1927) con un’analisi dell’opera fondamentale dello scrittore, il romanzo Melkij bes (Il demone meschino), scritto tra il 1892-1902. Si ripercorrono la storia della pubblicazione, i giudizi dei contemporanei, si pongono le basi per una definizione del romanzo. Per l’analisi sono stati scelti alcuni tra i temi principali dell’opera che Sologub interpreta secondo la propria visione del mondo e sviluppa in un costante dialogo con la letteratura russa del passato (in particolare Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Čechov). Si esamina il tema del demoniaco, a partire dal titolo Melkij bes e dalla creatura maligna chiamata Nedotykomka; si analizzano poi la figura del “piccolo uomo” e il tema della follia. Una sezione è dedicata anche alla figura di A.S. Puškin così come presentato dal protagonista del romanzo Peredonov, ma anche dallo stesso Sologub attraverso alcuni scritti degli stessi anni o successivi. Un ultimo sguardo va al ruolo dell’intreccio parallelo alla vicenda di Peredonov, la storia di Ljudmila e Saša, che propone soltanto in apparenza un mondo alternativo alla peredonovščina. L’ultimo capitolo è dedicato alla fortuna critica del Melkij bes in Russia e all’estero, con un approfondimento sulle prime traduzioni italiane del romanzo. / The dissertation focuses on the human and literary journey of Fedor Sologub (1863-1927), and particularly on the writer’s masterpiece, the novel Melkiy bes (The Petty Demon), written between 1892 and 1902. This work traces the story of the publication, the reactions of Sologub's contemporaries, and lays the basis for a definition of the novel. It analyzes some of the main themes of Melkiy bes, that Sologub interprets according to his own vision of the world, and develops in a constant dialogue with the Russian literature of the past (especially Pushkin, Gogol, Dostoevsky, Chekhov). It examines the theme of the devil, starting from the title Melkiy bes and the evil creature called Nedotykomka; then it analyzes the figure of the "little man" and the theme of madness. A section is also dedicated to the figure of A.S. Pushkin, as presented by the protagonist of the novel Peredonov, and followed by Sologub's conception of the greatest poet of Russia. A reflection is devoted also to the role of the parallel plot of Melkiy bes, the story of Lyudmila and Sasha, that offers only apparently an alternative to the evil world of peredonovščina.
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PADRE LUIGI PIETROBONO COMMENTATORE DELL'OPERA POETICA DI GIOVANNI PASCOLI. CON UN'APPENDICE DI LETTERE A MARIA PASCOLI

TANTALO, LUCIA 10 July 2018 (has links)
Il presente lavoro si pone l'obiettivo di analizzare la produzione critica di ambito pascoliano del Pietrobono, con una particolare attenzione per l’influsso da lui esercitato nella costruzione della tradizione interpretativa e letteraria pascoliana. Il progetto di ricerca si è focalizzato sull’analisi di Pietrobono letterato, interprete e amico di Giovanni Pascoli, studiandone l’attività alla luce dei commenti alle Poesie di Pascoli approntate dal Padre scolopio, e alle relazioni comuni evidenziate dallo studio critico delle rispettive opere. Particolare rilievo si è posto alla ricostruzione della formazione del florilegio, alla curatela e al commento dell’antologia pascoliana pubblicata da Pietrobono nel 1918 e più volte rieditata: se ne sono analizzate le numerose edizioni e la variazioni apportate nella scelta di componimenti e nei commenti. Una sezione del lavoro riporta e analizza la corrispondenza epistolare intrattenuta tra Luigi Pietrobono e Maria Pascoli a partire dal 1912 sino al 1950. Ne emerge un rapporto intenso e proficuo dal punto di vista letterario-editoriale, nel quale i protagonisti si supportano per i rispettivi lavori che vanno pubblicando sulle opere di Pascoli. Di queste missive, presenti nell’archivio della Casa Museo di Castelvecchio, si è proceduto alla trascrizione e commento. / The aim of the present work is to provide a thorough analysis of the critical production of Pietrobono concerning Giovanni Pascoli with a particular emphasis on the influence that he exercised in building the literary and interpretative tradition on Pascoli’s poetic heritage. The research project is focused on the critical analysis of Pietrobono as a literary man, as an interpreter and close friend of Giovanni Pascoli. The analysis builds on the study of his activity in light of the comments to the opera Poesie of Pascoli made by the “Scolopio” father and of the common relations that clearly emerge from a critical assessment of their respective production. Particular attention has been devoted to the building of the florilegium and to the editorial choices and to the comment to the Pascoli’s anthology first published in 1918 and then re-edited several times. This works presents a detailed and careful analysis of the different editions and in particular of the different choices concerning the works included and of the changes in the comments. A section of the present research work is focused on the epistolary correspondence between Luigi Pietrobono and Maria Pascoli that started in 1912 and continued up to 1950. From the letters it clearly emerges a close relationship and very productive literary-editorial interaction between the two writers that advise and support each other concerning their works on Pascoli’s production. These letters, preserved in the archive of the Casa Museo di Castelvecchio, have been transcribed and commented in the present research work.
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SPERANZA E SPERANZE NELLA LETTERATURA ITALIANA DEL SECONDO NOVECENTO / Hope and Hopes in Italian Literature in the Second Half of the Twentieth Century

MASETTI, LUCIA 14 May 2021 (has links)
Scopo della ricerca non è registrare esaustivamente le occorrenze della speranza nella letteratura contemporanea, bensì mostrarne con esempi significativi le molteplici sfumature, evidenziando così la sua pervasività nell’esperienza umana e la sua capacità di resistenza. In particolare è stata analizzata l’opera omnia di nove autori: Carlo Betocchi, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giorgio Caproni, Primo Levi, Mario Luzi, Luigi Santucci, Vittorio Sereni e Ignazio Silone. Si è utilizzata una metodologia comparativa, con aperture multidisciplinari. La tesi è suddivisa in otto parti, corrispondenti a diverse declinazioni del tema centrale. La prima offre una descrizione generale della speranza e dei suoi presupposti, la seconda approfondisce il legame con l’esperienza della temporalità. Le due parti successive analizzano la speranza per come si attua nella vita del singolo, da due punti di vista complementari: in quanto virtù matura, che chiede all’uomo di essere all’altezza di sé stesso, e in quanto virtù “bambina”, che si esprime nell’attenzione alle piccole cose del quotidiano. La quinta parte si apre a considerare la speranza nelle relazioni interpersonali, la sesta si concentra sul suo rapporto con la bellezza (naturale e culturale); infine le ultime parti sviluppano il tema del trascendente, ossia della speranza in relazione alla morte e al Divino. / My research does not aim to record exhaustively the occurrences of hope in contemporary literature. It rather wants to show hope’s multiple nuances through significant examples, highlighting its pervasiveness and resistance. I specifically analyse the works of nine authors: Carlo Betocchi, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giorgio Caproni, Primo Levi, Mario Luzi, Luigi Santucci, Vittorio Sereni and Ignazio Silone. I use a comparative methodology, with a multidisciplinary approach. My thesis is divided into eight parts, each of ones examines a different declination of the central theme. The first one offers a general description of hope and its presuppositions, the second one explores the link between hope and temporality. The next two parts analyse hope as practically displayed in individual life, from two complementary points of view: as a mature virtue, which asks every man to live up to himself, and as a "child" virtue, expressed in caring for the small things of everyday life. The fifth part opens to consider hope in interpersonal relationships, the sixth focuses on its links with natural and cultural beauty. Finally, the last two parts develop the theme of hope in relation to death and the Divine.
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La disciplina dell’esule: la letteratura comparata in America tra esilio e utopia e il caso studio Paolo Milano

Angeletti, Valerio 11 July 2022 (has links)
Lo studio ha riflettuto su alcune costanti della letteratura comparata che accomunano tale disciplina all’esilio, quando chi lo vive è in grado di contrastare i molti traumi che esso può comportare.L’emigrazione intellettuale avvenuta nel corso degli anni Trenta e Quaranta è l’evento storico a cui lo studio ha fatto riferimento. Costringendo molti intellettuali ad abbandonare i propri posti di lavoro e le proprie case, questa emigrazione ha contribuito a una notevole mobilitazione culturale soprattutto dall’Europa verso gli Stati Uniti d’America, dove ha cominciato a svilupparsi una nuova comparatistica sovranazionale e reazionaria. L’espressione “disciplina dell’esule” suggerisce un provocatorio inquadramento del modo di vedere e affrontare il testo come il mondo: crisi, apertura verso il nuovo e inclusività sono solo alcune parole chiave che, contraddistinguendo tanto la letteratura comparata quanto l’esilio, permettono di chiarire senso e prospettive di entrambe. Si è anche affermato che un tale atteggiamento ha come presupposto due processi culturali che sono caratterizzati da una spiccata dinamicità e disponibilità al cambiamento: la denazionalizzazione della scienza e l’ibridazione del sapere. Senza di essi non avrebbe potuto formalizzarsi una comparatistica “disciplina dell’esule”, da questo punto di vista intesa come un’utopica reazione a un percorso storico tendente sempre più al nazionalismo e all’esclusione. Lo studio ha infine individuato molte di queste idee e di questi valori nell’opera “americana” di Paolo Milano, intellettuale italiano esule negli Stati Uniti che lì si costruì una carriera come professore di letteratura comparata.

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