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LA LINGUA DELLA RASSETTATURA DEL DECAMERON DI LIONARDO SALVIATI / The language of Lionardo Salviati's 'rassettatura' of Boccaccio's DecameronMAINO, PAOLO MARIA GILBERTO 13 February 2013 (has links)
La rassettatura del Decameron compiuta da Salviati nel 1582 è stata oggetto di dure critiche fin dal Settecento (tra i primi critici ad inizio Ottocento è da ricordare Ugo Foscolo): il grammatico fiorentino è sostanzialmente considerato un ‘pubblico assassino di Boccaccio’ che ha trasformato il capolavoro narrativo della letteratura delle origini in un moralistico elenco di vizi da punire e di virtù da ammirare.
Senza ovviamente negare la pesantezza dell’intervento censorio di Salviati (soprattutto per gli occhi di noi moderni), tuttavia l’analisi linguistica e filologica che si presenta in questa tesi di ricerca mostra come il vero intento di Salviati sia quello di salvare più testo possibile del Decameron e anzi di ripristinarne la corretta lezione dopo l’azione grossolana di tanti editori (soprattutto veneziani) della prima metà del 500. Oltre a questo recupero della lingua perfetta del XIV secolo, Salviati, sulla linea delle lezioni di Varchi e Borghini, ha anche inteso riporre al centro dell’italiano la supremazia della favella fiorentina anche nella sua versione moderna da lui spesso considerata come il cosciente completamento di quella del Trecento. / Salviati’s rassettatura of the Decameron has been often considered by many critics only a censorship which thoroughly ‘kills’ Boccaccio and his masterpiece. What is nevertheless evident in this research is that Salviati wants, even if he was bound to a brutal censorship, to restore the true version of the Decameron both from the philological point of view and from the linguistic one. In particular Salviati wants to regain the supremacy on Italian language for Florence after Bembo and his Prose della volgar lingua (1525).
The research is the result of a systematic and complete collation between Salviati’s Decameron and the sources which Salviati used: Borghini’s rassettatura, Mannelli codex, the first printed edition (the so called Deo Gratias), and the florentine edition of the 1527. From this collation and from the phonetic, morphologal and syntactical analysis of all the variants and in particular of Salviati’s choices it comes out Salviati’s true will which is twofold: first of all he wants to restore the language of the 14th century (the Mannelli codex), a perfect and sweet language, then he also wants to underline the supremacy of modern Florentines, true and only heirs of Dante, Petrarch and Boccaccio’s language and culture.
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Die italienischsprachigen Handschriften der Sächsischen Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek Dresden: Neue Perspektiven der ForschungPlein, Anna Katharina, Schürer, Markus 15 June 2020 (has links)
Die knapp 390 Codices Italici der SLUB bilden ein Handschriftenkorpus von hohem kulturgeschichtlichem Rang. Sie sind ein Zeugnis dafür, dass italienische Kunst und Kultur vor allem im 17. und 18. Jahrhundert am Dresdner Hof ein enormes Prestige hatten und die italienische Sprache auf hohem Niveau gesprochen, geschrieben und gelesen wurde. In den Beiträgen des Bandes geht es zum einen um die Geschichte des Handschriftenkorpus; zum anderen werden die Inhalte einzelner Handschriften angesprochen. / I quasi 390 Codices Italici della SLUB formano un corpus di manoscritti di grande importanza storico-culturale. Sono una testimonianza che l’arte e la cultura italiana, specialmente nei secoli XVII e XVIII, alla corte di Dresda avevano un enorme prestigio e che la lingua italiana era parlata, scritta e letta ad alto livello. Gli articoli del volume riguardano la storia dei Codices Italici da una parte e dall’altra vengono analizzati i testi di singoli manoscritti. / The Italian manuscript collection in the Saxon State and University Library Dresden, comprising of about 390 items, is one of considerable historical value. Viewed as a whole, the Codices Italici bear witness to the fascination of the Dresden court with everything Italian, and of the high regard the language enjoyed in the field of cultural activities during the 17th and 18th centuries, through being read, spoken, and written. This volume contains essays on the history of the corpus as well as a wealth of information concerning the contents of individual manuscripts.
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COLOR LOCALE NELLA NELLA NARRATIVA REGIONALE ITALIANA DEL SECONDO OTTOCENTOBAITA, BRUNELLA 25 February 2016 (has links)
Il presente lavoro si propone di iniziare a configurare un quadro unitario e sistematico della narrativa postverghiana sia sul piano letterario sia sul piano linguistico <<per la connotazione ambivalente del verismo come scrittura artistica in cui ricerca tematica e stilistica si condizionano in un rapporto inestricabile>>. Alla ricerca delle tracce di un vero o presunto “color locale” si sono scandagliate oltre centocinquanta novelle (Nicola Misasi, “In magna Sila”; Salvatore Di Giacomo, “Novelle Napolitane”; Matilde Serao, “Dal vero”; Domenico Ciampoli, “Trecce nere”; Gabriele D'Annunzio, “Terra vergine”; Mario Pratesi, “In Provincia”; Emilio De Marchi, “Sotto gli alberi”; Remigio Zena, “Le anime semplici. Storie umili”) la cui lingua è stata misurata sia rispetto agli strumenti normativi coevi sia rispetto all’uso corrente, ricostruito attraverso i lavori di studiosi che hanno focalizzato la loro attenzione su aspetti diversi dell’italiano del XIX secolo: dalla lingua letteraria a quella giornalistica passando attraverso l’ambito colloquiale/famigliare che emerge dallo studio degli epistolari. L'introduzione letteraria che precede il quadro appena descritto propone un'analisi comparativa dei tratti caratterizzanti il verismo verghiano secondo la declinazione che ne offrono, nelle varie raccolte prese in analisi, gli autori coinvolti in questo studio. / Our work aims at building a unitary, systematic tableau of the Italian narrative after Verga. We have focused on literary and language aspects <<because of the double feature of Verismo as an artistic writing where the research of theme and style influence each other in a tangled relationship>>. Tracing a real or presumed 'local color', we have examined over one hundred and fifty short stories ( 'In magna Sila' by Nicola Misasi; 'Novelle Napolitane' by Salvatore Di Giacomo; 'Dal vero' by Matilde Serao; 'Trecce nere' by Domenico Ciampoli; 'Terra vergine' by Gabriele D'Annunzio; 'In Provincia' by Mario Pratesi; 'Sotto gli alberi' by Emilio De Marchi; 'Le anime semplici. Storie umili' by Remigio Zena). The language has been studied based on norms and everyday usage of those times. The latter has been shaped through the works of scholars who have analyzed different aspects of the Italian language from the 19th century, in literature, journalism, and also in more colloquial, familiar letters. The section about literature preceding the portrait pictured above offers a comparative survey of the specific traits of Verga's Verismo according to the variations made, in the already mentioned collections of short stories, by the authors involved in this research.
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