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Emerging adulthoods. Percorsi giovanili di partecipazione e cittadinanza in prospettiva intergenerazionale / Emerging adulthoods. Youth engagement in an intergenerational perspective

Pitti, Ilaria <1985> 05 May 2014 (has links)
La tesi tematizza come proprio oggetto di indagine i percorsi di partecipazione politica e civica dei giovani nei contesti di transizione alla vita adulta, concentrandosi sull’influenza delle relazioni tra generazioni su tali espressioni di coinvolgimento. L’approfondimento empirico consiste in una ricerca qualitativa condotta presso il quartiere Navile di Bologna nel 2012. Basandosi sull’approccio metodologico della grounded theory, essa ha coinvolto un campione di giovani e un campione di adulti per loro significativi attraverso interviste semistrutturate. Dall’analisi emerge una rilevante disaffezione giovanile nei confronti della politica che, tuttavia, non traduce in un rifiuto del coinvolgimento, ma in una “partecipazione con riserva” espressa attraverso atteggiamenti tutt’altro che passivi nei confronti della politica formale - basati sulla logica della riforma, della resistenza o della ribellione - e mediante un forte investimento in attività partecipative non convenzionali (associazionismo e coinvolgimento). A fare da sfondo all’interesse partecipativo dei giovani si colloca una lettura negativa della propria condizione presente ed un conseguente conflitto intergenerazionale piuttosto manifesto, che si riflette sulle stesse modalità di attivazione. La politica, nelle sue espressioni più strettamente formali, viene interpretata come un ‘territorio adulto’, gestito secondo logiche che lasciano poco spazio ai giovani i quali, per tale ragione, scelgono di attivarsi secondo modalità alternative in cui il confronto con l’altro, quando presente, avviene prevalentemente tra pari o su basi avvertite come più paritarie. Il distanziamento dei giovani dalla politica formale riflette quindi una parallela presa di distanza dagli adulti, i quali risultano smarriti nello svolgimento delle loro funzioni di modello e di riconoscimento. La loro ambivalenza rispetto ai giovani - ossia il continuo oscillare tra il profondo pessimismo e il cieco ottimismo, tra la guida direttiva e la deresponsabilizzazione - si traduce in un riconoscimento parziale delle reali potenzialità ed esigenze dei giovani come cittadini ed adulti emergenti. / The thesis investigates youth paths of political and civic participation in the context of transitions to adulthood and focuses on the influence intergenerational relationships has on youth engagement. The empirical study consists of a qualitative research conducted in Bologna in 2012. Based on a grounded theory methodological approach, it involved a sample of young people and a sample of ‘significant adults’ through semi-structured interviews. The analysis shows a relevant disaffection towards politics among the youth which, however, does not lead to political and civic disengagement, but to a "conditional participation" expressed through proactive attitudes towards formal politics - based on a reform, resistance or rebellion logic- and through a deep investment in non-conventional activities. A negative interpretation of their present condition and a consequent intergenerational conflict are placed on the background of this type of involvement. Politics, in its most strictly formal expressions, is seen as an ‘adult area’ managed according to a logic that leaves little room to young people, who consequently choose to participate through alternative ways of activation where adult presence and power are perceived as weaker. Therefore, the young demographics’ departure from formal politics reflects a parallel distancing dynamic from adults, who appear unable to adequately perform their functions of model and recognition. Their ambivalence toward young people - that is, the constant fluctuation between pessimism and optimism, between oppressive guidance and lack of responsibility - results in a partial recognition of the real potential and needs of young people as citizens and emerging adults.
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Social network e capitale sociale degli ex-ospiti di Comunita' Liberta': Drug free e ricaduti a confronto / Personal support networks, social capital, and risk of relapse among treated drug addicts

Panebianco, Daria <1981> 05 May 2014 (has links)
L'indagine condotta, avvalendosi del paradigma della social network analysis, offre una descrizione delle reti di supporto personale e del capitale sociale di un campione di 80 italiani ex post un trattamento terapeutico residenziale di lungo termine per problemi di tossicodipendenza. Dopo aver identificato i profili delle reti di supporto sociale degli intervistati, si è proceduto, in primis, alla misurazione e comparazione delle ego-centered support networks tra soggetti drug free e ricaduti e, successivamente, all'investigazione delle caratteristiche delle reti e delle forme di capitale sociale – closure e brokerage – che contribuiscono al mantenimento dell'astinenza o al rischio di ricaduta nel post-trattamento. Fattori soggettivi, come la discriminazione pubblica percepita e l'attitudine al lavoro, sono stati inoltre esplorati al fine di investigare la loro correlazione con la condotta di reiterazione nell'uso di sostanze. Dai risultati dello studio emerge che un più basso rischio di ricaduta è positivamente associato ad una maggiore attitudine al lavoro, ad una minore percezione di discriminazione da parte della società, all'avere membri di supporto con un più alto status socio-economico e che mobilitano risorse reputazionali e, infine, all'avere reti più eterogenee nell'occupazione e caratterizzate da più elevati livelli di reciprocità. Inoltre, il capitale sociale di tipo brokerage contribuisce al mantenimento dell'astinenza in quanto garantisce l'accesso del soggetto ad informazioni meno omogenee e la sua esposizione a opportunità più numerose e differenziate. I risultati dello studio, pertanto, dimostrano l'importante ruolo delle personal support networks nel prevenire o ridurre il rischio di ricaduta nel post-trattamento, in linea con precedenti ricerche che suggeriscono la loro incorporazione nei programmi terapeutici per tossicodipendenti. / The current study provides a descriptive overview of features of the personal support networks of Italian drug users after a long-term residential therapeutic treatment. I measured ego-centered networks in a sample of 80 treated addicts, and investigated which characteristics of support networks (network structural features, relational properties, types of resources mobilized) are related to post-treatment substance use. Furthermore, I explored the role of social capital in terms of the advantages due to ego's location in the structure of relationships as an opportunity to reach more and diverse benefits protective against drug abuse. The results show that a lower risk of relapse is positively associated with having network members with higher socio-economic status, who supply reputational resources, have greater occupational heterogeneity, and reciprocate support. Social capital as a function of “brokerage opportunity” contributes to maintaining abstinence through enhanced access to information in less homogeneous personal networks and exposure of treated drug users to greater creative ideas and chances. Implications for designing and implementing more effective post-treatment relapse prevention programs are discussed.
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Il dolore oncologico come malattia nella malattia. Una ricerca nazionale sulle donne con tumore al seno / Cancer pain as "a disease into disease". A national research on women with breast cancer

Manca, Alessia <1985> 05 May 2014 (has links)
L’ipotesi di fondo su cui si basa l’intero lavoro è che il dolore oncologico debba essere riconosciuto come “malattia nella malattia”: non si può considerare tale dolore mero “sintomo” del cancro ma esperienza totale che coinvolge l’intera persona. Il dolore oncologico è carico di valenze e significati personali, è associato a rappresentazioni sociali e, come ogni malattia, è disease, illness e sickness. Partendo da questo presupposto, la dissertazione si è posta come obiettivo generale quello di studiare il dolore oncologico tra le donne con tumore al seno, le sue componenti sociali, psicologiche, individuali oltre che fisiche; si è voluto inoltre studiare la specificità del vissuto e dei significati associati all’esperienza dolorosa. Il lavoro è articolato in due parti fondamentali, una teorica ed una empirica. La prima presenta un inquadramento dei principali concetti della sociologia della salute riguardanti il dolore. Per quanto riguarda la parte empirica, si è fatto ricorso ad una ricerca mista, fatta di metodi misti e fondata su un approccio metodologico di natura integrativa che si avvale di tecniche quantitative e qualitative. La parte quantitativa si basa su una parte dei dati della ricerca nazionale ESOPO - Epidemiological Study of Pain in Oncology. Dall’intero campione sono state isolate le sole donne con tumore al seno (n=846). Si è proceduto quindi allo studio di tale campione, alle elaborazioni statistiche con il programma SPSS e all’interpretazione dei risultati. Per quanto riguarda la parte qualitativa, invece, è stata condotta un’analisi delle fonti che si è avvalsa di un approccio netnografico: è stata condotta un’osservazione non intrusiva di 12 blog scritti da donne con tumore al seno, con lo scopo di indagare le narrazioni di malattia, i vissuti personali, i significati di dolore e malattia e le loro ripercussioni sulla vita quotidiana. / Cancer pain is an invasive and debilitating experience not only in bio-organic level, but also psychological and social. The main objective of this work is to explore oncological pain between women with breast cancer considering it as disease, illness and sickness. It investigates diffusion, representations, perceptions, meanings and experiences of pain and its treatments. The thesis is divided into two main parts , one theoretical and one empirical. The first presents a classification of the main concepts and theories of the sociology of health related to the concept of pain. The second part analyses oncological pain with an approach of mixed research based on an integration of quantitative and qualitative techniques. The quantitative part is based on a segment of the data of the National Research Esopo - Epidemiological Study of Pain in Oncology. Starting from the entire sample were isolated only women with breast cancer (n =846) . This sample was subjected to the statistical analysis with the SPSS program and the interpretation of results. The qualitative part is based on a netnography approach: it was conducted non-intrusive observation of 12 blogs written by women with breast cancer , with the aim to investigate narratives of illness, personal experiences , the meanings of pain and disease and their impact on daily life. The work concludes with some final remarks do not want to be definitive but suggestions for further reading, reflections and actions spendable. The work concludes with some final remarks that do not want to be definitive but suggestions for further reading, reflections and practice actions.
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La mediazione civile e commerciale come strumento di gestione del conflitto. Analisi a seguito dell'entrata in vigore del d.Lgs 4/3/2010 n. 28 / The civil and commercial mediation as a tool for conflict management. Analysis following the entry into force of Legislative Decree No. 4/3/2010. 28

Amadori, Flavio <1969> 05 May 2014 (has links)
Dopo aver analizzato il conflitto, le sue funzioni e le modalità di gestione, l'autore si sofferma dapprima sulle varie tipologie di mediazione per poi focalizzare l'attenzione sulla mediazione civile e commerciale evidenziando i dati disponibili dall'entrata in vigore del tentativo obbligatorio come condizione di procedibilità della domanda giudiziale per le materie civili, alla fine del 2013. / After analyzing the conflict, its functions and how to manage, the author dwells on the various types of mediation first and then focus on civil and commercial mediation highlighting the data available from the entry into force of the mandatory attempt as condition of admissibility of the claim for civil matters, at the end of 2013.
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"Ho cominciato a perdere le scarpe". La ridefinizione del mondo nelle narrazioni di pazienti affetti da sclerosi multipla / “I started to lose my shoes”. The redefinition of the world in the narratives of patients with multiple sclerosis

Bragagnolo, Paola <1984> 05 May 2014 (has links)
Il lavoro di tesi analizza da un punto di vista metodologico e concettuale le narrazioni di malattia delle persone affette da sclerosi multipla. Lo scopo della ricerca è duplice: da un lato quello di indagare quali siano le trame narrative di coloro che raccontano la diagnosi della loro malattia, e dall’altro di analizzare i vissuti di malattia attraverso le categorie della sociologia della salute e della medicina e dell’antropologia medica. / The thesis analyses the narratives of illness of patients affected by multiple sclerosis from the methodological and conceptual point of view. On the one hand, it investigates which are the narrative threads of those who refer of their disease's diagnosis; in parallel it analyses the experiences of the disease through the theoretical framework of sociology of health and medicine adopting the epistemic categories medical anthropology
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Povertà e deprivazione in Italia, Spagna, Francia e Germania: una disamina degli aspetti concettuali, metodologici e dei meccanismi generativi

Carrossa, Sabrina January 2011 (has links)
The process of European integration forces the scientific community to reflect on the importance of the national level as the appropriate one for the analyses of social inequalities. Especially among the studies on poverty and deprivation there is growing concern about the choice of the proper geographical reference. Indeed, within the research on poverty, beside the †̃traditionalâ€TM approach based on a national poverty line other studies rely on different geographical thresholds, either supra-national (the pan-european approach) or sub-national (the regional approach). I aimed to add to this debate an additional level of investigation, centred on the theoretical relevance of trans-national clusters of European regions that is cluster of regions that could belong to different nation-states but that nonetheless show more economic, social and institutional similarities than those existing among different †̃areasâ€TM belonging to the same nation-state. In order to analyse the micro and macro determinants of poverty, I organized this thesis balancing both theoretical and methodological aspects. The first chapter reviews the most important literature on social inequality, distinguishing between the micro-level perspective (i.e. individualization theory versus cumulative risks theory) and, the macro-level one emphasizing, above all, the institutional rules in shaping social inequalities underlined by the political economy, the economic sociology, the urban sociology and the economic theories. In the second chapter I overviewed, discussed and problematized the several conceptualizations, operationalisations and measurations of poverty, therefore it represents a theoretical and methodological contribution at the contemporary debate on poverty as well as an important starting point for the analysis presented in the three empirical chapters. From a methodological point of view, on the one hand I used complex statistics techniques (the multiple imputation methods) to create an high-quality database for the analysis of poverty by a multidimensional, longitudinal and regional-comparative perspective. On the other one, this thesis is valuable for using cutting edge techniques in the area of poverty and social exclusion. More specifically, in the first two empirical chapters (Ch. 3 and 4) I specified several multilevel models (random intercept and random slope too) in order to disentangle the household and individual level determinants of poverty from the macro-level ones, and also to describe which of the macro-institutional perspective (national, European, regional or trans-national) is the most useful in describing e predicting the distribution of poverty within the European regions analysed. While in the last empirical chapter (Ch. 5) I specified an econometric panel model to specifically analyse the true state dependence in poverty; so doing I focused also at the social exclusion phenomena. Furthermore, every model presented in the three empirical chapters has been specified using several operationalization of poverty (that is, using the national, European, regional and trans-national poverty lines). The main conclusions of this thesis are linked with the validity and reliability of the relative poverty measure and the institutional concepts of welfare-states, economic regions and trans-national clusters. First of all, it seems that the relative measure of poverty is a good one to predict and describe the phenomena. Indeed, the micro-determinant of poverty are not affected by the poverty line (national, European, regional or trans-national) used in the models proposed. Obviously the number of people at risk of poverty are affected by such definitions, but the relative structure of relation among the individual and household determinant are not. Secondly, it seems that the macro-determinant of poverty are affected by the poverty line definition and, above all, the variation produced on the country-variables effect is not coherent with the welfare state interpretation of poverty and social exclusion. On the contrary, the regional and the trans-national perspectives effects are more stable regardless the poverty line adopted, and they help to capture the most part of the regional variance among the European regions analysed. Furthermore, I pointed out the interaction effect between the individual characteristics linked to labour market position (i.e. unemployed status) and the regional framework: the random slope models show the significant impact of the regional context in shaping the social exclusion experience. Finally, it is important that these results are coherent with both multilevel and panel models.
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Changing ties, ambivalent connections: mobilities and networks of Filipinos in London and New York metropolitan areas

Cases, Rizza Kaye January 2018 (has links)
The role of social networks in creating and sustaining migration flows, as well as in the adjustment and settlement of migrants, has long been recognized in migration studies. However, cross-fertilization between migration research and network approaches is still uncommon. Utilizing a mixed-method network approach, this study contributes in furthering the understanding of how migrant networks operate. Migrant networks are conceptualized as embedded in dynamic and changing systems, and shown as evolving depending on various contexts and situations. Examined are ego-centric networks of the 134 respondents (58 in London and 76 in New York) in three migration phases: before coming to London or New York; initial period of adjustment; and the current network as a result of the subsequent process of settlement in the place of destination (in total, 402 network maps). In particular, compared are three different occupational groups – nurses, domestics, and care workers. Conceptually dividing the migration process in three phases provided the opportunity to study network dynamics and networking practices, albeit retrospectively. Eliciting migrant networks was embedded within in-depth interviews using both electronic and paper-based network visualization. The findings suggest contrasting network composition in two global cities and across the three occupational groups. In New York, familial ties play an almost exclusive role in facilitating and supporting the movement of Filipino migrants. In London, most of the research participants relied on former employers (in the case of domestic workers) or recruitment agencies (in the case of nurses and care workers in institutional facilities) to facilitate their move. These differences in pre-migration networks then shaped subsequent network formations, adjustments, and settlement experiences. Findings also illustrate that although networks have supportive influence on facilitation of the move and post-migration settlement, familial and co-ethnic ties can also be exploitative to the newly-arrived and undocumented migrants. Situating the particular cases in macro-level context, the study explores how the narratives of attaining the good life through overseas work are interconnected to the need and demand for care labor in the US and the UK as well as the Philippine state-led marketization of high-quality workers as an export commodity.
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Uso del tempo e performance accademiche. Nuove tecniche e prospettive con l'utilizzo dei Big Data

Gobbi, Elisa January 2018 (has links)
Questa tesi di dottorato affronta e approfondisce tre temi diversi ma legati tra loro: le performance accademiche degli studenti nell'istruzione terziaria, l'uso del tempo e l'utilizzo dei Big Data nelle scienze sociali. Gli obiettivi che hanno fatto nascere questo lavoro, attraverso un approccio a tratti interdisciplinare, sono stati, in primo luogo, cercare di colmare empiricamente alcune lacune legate a interrogativi di ricerca rimasti parzialmente senza risposta in letteratura e, in secondo luogo, proporre soluzioni metodologiche connesse soprattutto alla raccolta dei dati e alla loro affidabilità nel rispondere a questi interrogativi in un modo quanto più possibile coerente con la realtà . La tesi non ha una struttura monografica in quanto i quattro capitoli empirici hanno una struttura propria. Il primo capitolo empirico vuole essere un inquadramento generale dell'intera tesi che mira a indagare l'effetto del capitale culturale familiare sia sulle performance accademiche degli studenti, sia su alcuni aspetti legati alla gestione che essi fanno del proprio tempo che, tradizionalmente, sono associati a una buona riuscita accademica, ipotizzando che l'origine sociale non esaurisca il suo effetto nei livelli d'istruzione precedenti. I modelli di equazione strutturali, attraverso l'analisi multi-gruppo, hanno consentito di costruire l'analisi in un'ottica comparativa rispetto al settore disciplinare di appartenenza. Il secondo capitolo approfondisce la dimensione temporale, ovvero come gli studenti organizzano le attività durante le loro giornate, al fine di comprendere come essa possa influire sui risultati universitari. L'obiettivo principale è stato colmare alcune lacune empiriche presenti in letteratura che mostrano risultati contrastanti su questo tema, dettati soprattutto da problemi di raccolta dati, non sempre adatti a indagare l'uso che gli studenti fanno del proprio tempo. Anche questo capitolo propone uno sguardo comparativo, confrontando degli studenti del primo anno, cioè gli studenti più a rischio rispetto al gestire il proprio tempo in modo poco efficace, con gli studenti degli anni successivi. Il terzo capitolo descrive il progetto SmartUnitn, fulcro di questo lavoro di tesi al fine di evidenziare come l'utilizzo di ICTs è in questo caso gli smartphone nella fase di raccolta dati possa contribuire a migliorare la qualità del dato ottenuto andando a risolvere alcune questioni problematiche derivanti dagli strumenti tradizionali utilizzati dagli scienziati sociali. Il quarto e ultimo capitolo, propone un caso concreto di utilizzo dei dati ottenuti dall'esperimento SmartUnitn, proponendo un metodo che, grazie all'unione dei dati dei sensori e i dati delle risposte degli studenti, possa colmare alcune lacune presenti in letteratura sul tema dell'influenza dell'utilizzo dei social media sui risultati universitari.
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La sicurezza come pratica e network eterogeneo: la sala operatoria e l'allineamento della sociomaterialità

Orabona, Giusi January 2012 (has links)
La mia tesi di dottorato si presenta come un lavoro di ricerca empirica che ha messo a fuoco la questione della sicurezza organizzativa quale pratica situata, vale a dire non come mera “assenza di errori”, ma piuttosto come capacità emergente di un contesto organizzativo di funzionare in maniera affidabile, ri-configurando le attività degli attori organizzativi quando si verifica un breakdown. Riferimento empirico della tesi è la sala operatoria, dove la sicurezza di pazienti ed operatori costituisce un elemento inscindibile dalle pratiche lavorative e dalle dinamiche organizzative, dove socialità e materialità risultano intrecciate grazie all’elevata densità tecnologica dell’ambiente operatorio e dove l’interprofessionalità contraddistingue il lavoro d’équipe. Attraverso l’etnografia organizzativa e lo shadowing all’interno dei blocchi operatori di due ospedali italiani, ho indagato quali sono le dinamiche organizzative e lavorative che permettono agli attori organizzativi di performare pratiche mediche sicure, nonché la maniera in cui le diverse dinamiche che entrano in gioco nel corso delle attività quotidiane in sala operatoria favoriscono/ostacolano la creazione e la stabilizzazione della sicurezza. Nella prima parte della tesi ho illustrato il framework teorico e metodologico, mentre nella seconda viene illustrata l’analisi della ricerca condotta. Ciò che è emerso dall’analisi del materiale empirico è che la sicurezza operatoria si costruisce a partire dall’allineamento di tre dinamiche organizzative, quali: processi tecnologici, competenze esperte e conoscenze sensibili, dinamiche comunicative Ciascuna di queste dinamiche fornisce stabilità alle pratiche mediche che hanno luogo in sala ed alla sicurezza operatoria grazie alla maniera in cui si allinea alle altre. Rispetto dunque agli studi sino ad oggi realizzati sul tema, il mio lavoro vuole fornire spunti di riflessione per guardare alla sicurezza come pratica che prende forma a partire non più dal modo in cui una singola dinamica organizzativa consente o ostacola la realizzazione delle attività in sala (in maniera esente da rischi o pericoli potenziali), ma dal modo in cui ciascuna dinamica si aggancia e si allinea alle altre. In tal senso, la sicurezza organizzativa può essere letta ed analizzata quale pratica e network sociomateriale. Nello studio della sicurezza organizzativa, la comprensione e l’analisi della “natura” dei legami tra gli elementi del network permette anche di andare oltre la separazione (spesso forzata) tra gli studi di stampo clinico e manageriale e la letteratura di matrice sociologica: poiché entrambe le letterature sono oggi giunte all’individuazione di alcune dinamiche chiave (in buona parte coincidenti) nella creazione e stabilizzazione della sicurezza organizzativa, potrebbe risultare interessante integrare i risultati prodotti da ricerche condotte da prospettive differenti.
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Sociologie d'une utopie religieuse: l'étude du mouvement des Focolari

Alnet, Virginie January 2009 (has links)
L’objet de cette étude est le Mouvement des Focolari. Fondé à Trente (Italie) en 1943 par Chiara Lubich, il naît de la contestation de l’Église et du monde. Le concept d’utopie nous permet d’analyser le déploiement de cette organisation religieuse au sein de l’institution ecclésiale et dans les sociétés actuelles. L’utopie religieuse des focolarins conduit à une nouvelle conception de la religiosité et à une réforme de l’Église. La réhabilitation des laïcs, de la virtuosité religieuse et de la sainteté à laquelle les focolarins aspiraient, sera sanctionnée par le concile Vatican II. Si la virginité apparaît comme l’instrument de la contestation, le Mouvement désirera rapidement s’adresser à tous les individus. La volonté de révolutionner les domaines social, culturel et économique entraîne la création de villes idéales et d’une utopédagogie et aboutit à la proposition d’une alternative globale qui se veut universalisable. Anticipant ou s’inscrivant dans les grandes tendances des sociétés ultramodernes (notamment l’individualisme, la différenciation des sphères sociétales et la mondialisation), les focolarins cherchent actuellement à systématiser différentes notions (telles la fraternité, l’égalité et la liberté) afin de parvenir à l’unité de l’humanité.

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