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Luigi Nono: spazio e composizione / Luigi Nono: space and composition / Luigi Nono: espace et composition

Lazzarini, Giulia <1985> 10 June 2014 (has links)
Architettura e musica. Spazio e tempo. Suono. Esperienza. Queste le parole chiave da cui ha preso avvio la mia ricerca. Tutto è iniziato dall’intuizione dell’esistenza di un legame tra due discipline cui ho dedicato molto tempo e studio, completando due percorsi accademici paralleli, la Facoltà di architettura e il Conservatorio. Dopo un lavoro d’individuazione e analisi degli infiniti spunti di riflessione che il tema offriva, ho focalizzato l’attenzione su uno degli esempi più emblematici di collaborazione tra un architetto e un musicista realizzatasi nel Novecento: Prometeo, tragedia dell’ascolto (1984), composta da Luigi Nono con la collaborazione di Massimo Cacciari e Renzo Piano. Attraverso lo studio di Prometeo ho potuto affrontare la trattazione di molte delle possibili declinazioni del rapporto interdisciplinare tra musica e architettura. La ricerca si è svolta principalmente sullo studio dei materiali conservati presso l’Archivio Luigi Nono e l’archivio della Fondazione Renzo Piano. La tesi è organizzata in tre parti: una prima parte in cui si affronta il tema del ruolo dello spazio nelle opere di Nono precedenti a Prometeo, facendo emergere l’importanza dell’ambiente culturale e sonoro veneziano; una seconda parte in cui si approfondisce il processo compositivo che ha portato alle rappresentazioni di Prometeo a Venezia, Milano e a Parigi; una terza parte in cui si prende in considerazione quanto avvenuto dopo Prometeo e si riflette sui contributi che questa esperienza può portare alla progettazione di spazi per la musica, analizzando diversi allestimenti dell’opera senza arca e prendendo in considerazione i progetti dell’auditorium dell’International Art Village di Akiyoshidai e della sala della nuova Philharmonie di Parigi. Lo studio dell’esperienza di Prometeo ha lo scopo di stimolare la curiosità verso la ricerca e la sperimentazione di quegli infiniti possibili della composizione architettonica e musicale di cui parla Nono. / Architecture and music. Space and time. Sound. Experience. These are the key words on which my research is based. It all started from the intuition of the existence of a link between two disciplines to which I have devoted much time and study, along two parallel academics paths: the school of architecture and the conservatory. After a long process of identification and analysis of the infinite possible approaches to the topic, I chose to focus on one of the most emblematic example of collaboration between an architect and a musician of the twentieth century: "Prometeo, tragedia dell'ascolto” (1984), composed by Luigi Nono in collaboration with Massimo Cacciari and Renzo Piano. Through the study of Prometeo, I was able to deal with many possible interpretations of the interdisciplinary relationship between music and architecture. The research was mainly carried out by analysing the writings of Nono and by studying the documents stored at Archivio Luigi Nono and Fondazione Renzo Piano. The dissertation consists of three parts: the first part deals with the role of space in Nono's works preceding the Prometeo, highlighting the importance of cultural and sound environment in Venice; the second part explores the composition process that led to the set-up Prometeo in Venice, Milan and Paris; the third part deepens what happened after Prometeo, and reflects on the contributions that this experience can give to the design of spaces for music, analysing different setups of the play without the ark, and studying the projects of Akiyoshidai's International Art Village and the concert hall of the new Philharmonie in Paris. The study of the experience of Prometeo aims to encourage the curiosity to research, and the experimentation of those 'infiniti possibili' of the architectural and musical composition mentioned by Nono.
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Enrico Prampolini tra arte e architettura. Teorie, progetti e Arte Polimaterica / Enrico Prampolini between art and architecture. Theories, projects and Polymaterials' Art

Ori, Eva <1982> 10 June 2014 (has links)
Obiettivo principale della ricerca è quello di aggiungere un tassello mancante, attraverso una nuova chiave di lettura, alla complessa attività artistico-teorica dell’artista futurista Enrico Prampolini (1894-1956). Questa tesi, oltre a riordinare e raccogliere tutto ciò che riguarda l’architettura e il rapporto di quest’ultima con le arti nell'opera di Prampolini, coglie l’occasione per puntualizzarne aspetti ancora poco esplorati, grazie anche all'analisi inedita dei documenti originali dell'artista conservati presso il CRDAV del Museo d’arte contemporanea di Roma. Partendo dall'analisi dei rapporti dell’artista modenese con le avanguardie straniere, la ricerca prosegue con la presa in esame dei manifesti, degli scritti e degli articoli noti e inediti legati alla teoria architettonica nella produzione dell’artista modenese. Il nucleo centrale della ricerca è costituito dagli elementi inediti emersi presso l’Archivio Prampolini consistenti in relazioni di progetti architettonici per un Piano urbanistico del Centro Alberghiero di Castel Fusano (1938) e per due alberghi nel centro di Roma (1938-1939). La seconda parte della ricerca si concentra sull'analisi del rapporto tra arte e architettura nel Futurismo e sul fondamentale contributo dato in tal senso da Prampolini, in particolare attraverso la “plastica murale”, come completamento dell’architettura futurista e fascista e la concezione dell’Arte Polimaterica. Nell'ultima parte della ricerca si affronta infine l'analisi del rapporto tra arte e architettura gestito in ambito istituzionale in Italia tra le due guerre, con l’emanazione, nel 1942, della legge detta “del 2%”. Aspetto finora inedito delle vicende legate alla “legge del 2%” è l'emergere del ruolo centrale di Prampolini nel contribuire al dibattito che portò alla sua approvazione, e non secondariamente nella ricerca di migliori condizioni economiche e maggiori occasioni di lavoro per gli artisti. La figura di Enrico Prampolini emerge dunque, da questa ricerca, come un nodo fondamentale per comprendere alcuni degli aspetti ancora inesplorati della cultura artistico-architettonica italiana degli anni Venti-Quaranta. / The main objective of this research is to add a missing piece, through a new interpretation, to the artistic and theoretical activity of the futurist Enrico Prampolini (1894-1956). This thesis , wants collect everything related to architecture and the relationship of the latter with the arts in the work of Prampolini and takes the opportunity to point out this aspects still poorly explored, thanks also to the analysis of unpublished documents’ artist kept at the CRDAV of the MACRO. The core of the research consists in the new elements emerged at the Prampolini Archives consisting in a descriptive reports of architectural plans for a development of the Centre of Hospitality of Castel Fusano (1938) and two hotels in the center of Rome (1938-1939). The second part of the research focuses on the analysis of the relationship between art and architecture in Futurism and the fundamental contribution in this direction by Prampolini, particularly through the "plastica murale" as completion of Futurist and Fascist architecture and the conception of the Polymaterials Art. In the last part of the research we deal with the analysis of the relationship between art and architecture managed in Italy in the institutional context, between the two Wars, with the enactment, in 1942, of the law known as the "2%". Appearance of until now unpublished events related to the "law of 2%" is the emergence of the central role of Prampolini in contributing to the debate that led to its approval, and not secondarily for search of better economic conditions and more job opportunities for artists. The figure of Enrico Prampolini therefore emerges from this research as a crucial question to understand some of the unexplored aspects of the Italian architectural and artistic culture of the Twenties-Forties.
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The sacralization of politics and the politization of the sacred during the Spanish Civil War and the first francoism (1936-1943) / La sacralizzazione politica e la politicizzazione del sacro durante la guerra civile spagnola e il primo franchismo (1936-1943)

Baisotti, Pablo Alberto <1977> 29 May 2015 (has links)
Tra il 1936 e il 1943 la Spagna visse un periodo di guerra civile e scontri fra la Falange e la Chiesa. Tutto ciò non fece altro che innalzare la figura di Franco, un generale, che viene sacralizzato e che governò per quasi 40 anni / The sacralization of politics and politization of the sacred occurred between 1936 to 1943 thanks to the war and the religious persecution. Franco gained power and became a god-like dictator.
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Sinistra extraparlamentare e Partito comunista in italia 1968-1976 / Radical Left-Wing Groups and Italian Communist Party in Italy 1968-1976

Casini, Valentina <1981> 29 May 2015 (has links)
La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario». / The aim of the research is to reconstruct and interpret the relationship between the Italian Communist Party and the Radical Left-Wing Groups in Italy from 1969 to 1976. Based on researches in the archives of the Italian Communist Party, Ministry of Interior and small archives that conserve unpublished documents of the groups, the paper will focus on the constant attention and monitoring that the Italian Communist Party addressed to the extreme left groups and on how those political organizations have been changed their approach and strategy toward the PCI during this period. During the first half of the Seventies, the relationship between the PCI and these organizations were complex and sometimes contradictory. The conflict was consumed mainly on the mutual claim to possess the exclusive political representation of the social unrest that crossed the country in those years: the PCI representing himself as the only political force capable of mediating between social movements and institutions; the Radical Left-Wing Groups as «avant-garde» of a unfeasible «revolutionary» project.
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La strage di Ustica nell'opinione pubblica italiana (1980-1992): analisi di un caso politico e mediatico / The “Ustica case” in the Italian public opinion (1980-1992): study of a public issue

Ranci Ortigosa, Cora <1983> 26 May 2015 (has links)
Questa ricerca indaga come il “caso Ustica” si è articolato nell’opinione pubblica italiana negli anni compresi tra il 1980 e il 1992. Con l'espressione “caso Ustica” ci si riferisce al problema politico determinato dalle vicende legate all’abbattimento dell’aereo civile DC-9 dell’Itavia, avvenuto il 27 giugno 1980 in circostanze che, come noto, furono chiarite solamente a distanza di molti anni dal fatto. L’analisi intende cogliere le specificità del processo che ha portato la vicenda di Ustica ad acquisire rilevanza politica nell’ambito della sfera pubblica italiana, in particolare prendendo in considerazione il ruolo svolto dall’opinione pubblica in un decennio, quale quello degli anni ’80 e dei primi anni ’90 italiani, caratterizzato da una nuova centralità dei media rispetto alla sfera politica. Attraverso l’analisi di un’ampia selezione di fonti a stampa (circa 1500 articoli dei principali quotidiani italiani e circa 700 articoli tratti dagli organi dei partiti politici italiani) si sono pertanto messe in luce le dinamiche mediatiche e politiche che hanno portato alla tematizzazione di una vicenda che era rimasta fino al 1986 totalmente assente dall’agenda politica nazionale. L’analisi delle fonti giudiziarie ha permesso inoltre di verificare come la politicizzazione del caso Ustica, costruita intorno alla tensione opacità/trasparenza del potere politico e all’efficace quanto banalizzante paradigma delle “stragi di Stato”, sia risultata funzionale al raggiungimento, dopo il 1990, dei primi elementi di verità sulla tragedia e all’ampiamento del caso a una dimensione internazionale. / This research investigates how the "Ustica case" developed in the Italian public opinion between 1980 and 1992. The term "Ustica case" refers to the political problem determined by the vicissitudes of slaughter happened to the civil place DC-9 Itavia, which occurred June the 27th 1980 in circumstances which, as noted, were clarified only after many years after the fact. The analysis is intended to capture the specificity of the process that led to the events of Ustica to acquire political relevance in the context of the Italian public sphere, in particular taking into account the role played by public opinion in a decade, such as that of the '80s and early 90s in Italy, characterized by a new centrality of the media with respect to the political sphere. Through the analysis of a wide selection of printed sources (about 1500 items of the main Italian newspapers and about 700 articles taken from the organs of Italian political parties) have therefore highlighted the media and political dynamics that led to the theming of an issue that had remained until 1986 completely absent from national politics agenda. The analysis of judicial sources also allowed to check how the politicization of the “Ustica case”, built around the tension opacity / transparency of political power and around effective as trivializing paradigm of "massacres of State", is found at the achievement, after 1990, of the first elements of truth about the tragedy and of the widening of the issue to an international dimension.
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Una provincia romana di frontiera: l'amministrazione della Raetia / A Roman province of frontier: the administration of Raetia / Una provincia romana de frontera: la administración de Raetia

Bermudez Lorenzo, Juan Manuel <1988> January 1900 (has links)
Studio dell'amministrazione romana della Raetia / Study of Roman administration of the province of Raetia from I BC to IV AD. / Estudio de la administración romana de la provincia de Raetia desde el s. I a. C. hasta el IV d. C.
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L’instrumentum fittile inscriptum della colonia romana di Mutina e del suo territorio / The instrumentum inscriptum of the Roman colony of Mutina and its territory

Mongardi, Manuela <1984> 23 May 2014 (has links)
Il presente lavoro è incentrato sulla raccolta e l’analisi dell’instrumentum fittile inscriptum – in particolare laterizi, dolia, lucerne, ceramica fine da mensa, anfore e tappi d’anfora - rinvenuto a Modena e nel suo territorio. L’attenzione è stata concentrata sul materiale bollato e, per quanto riguarda le anfore, anche sullo studio degli esemplari recanti tituli picti. Si è proceduto ad una raccolta di tutto il materiale edito, a cui si è aggiunto lo studio di un’ingente quantità di reperti provenienti da due recenti scavi suburbani: quello presso il Parco Novi Sad, che si segnala soprattutto per la ricchezza del materiale anforico, e quello di Viale Reiter, ove sono venuti alla luce numerosi scarti di cottura di lucerne a canale recanti le firme di alcuni dei più noti produttori di tali oggetti nel mondo romano. A ciascuna categoria di instrumentum è stato dedicato un capitolo, corredato di tabelle in cui è stato raccolto tutto il materiale considerato; inoltre, per i reperti del Parco Novi Sad e di Viale Reiter, è stato realizzato un catalogo corredato di riproduzioni grafiche e fotografiche. Per quanto concerne le iscrizioni dipinte, un capitolo è stato dedicato a quelle presenti sulle anforette adriatiche da pesce; quanto ai tituli picti su anfore di morfologia betica per il trasporto di salse di pesce è stato effettuato un confronto con esemplari rinvenuti in due scavi inediti a Parma, che presentano significative analogie col materiale modenese. Dall’analisi dell’instrumentum inscriptum di Mutina, pur consapevoli dei limiti insiti in una ricerca incentrata unicamente su tale tipo di materiale, è emersa un’immagine della colonia, tra la tarda età repubblicana ed il I sec. d.C., congruente con quella delineata dalle fonti letterarie, dall’epigrafia lapidaria e dai rinvenimenti archeologici, ossia di una città di notevole importanza e ricchezza. / This paper focuses on the collection and analysis of the instrumentum inscriptum of Mutina and its territory, that is lateres, dolia, lamps, fine ware pottery, amphorae and amphora stoppers. I payed attention mainly on stamps and, as for the amphorae, also to the examples bearing painted inscriptions. The study includes both all the published material and that found in two recent suburban excavations: the first near the Novi Sad Park, that is rich in amphorae, and the second in Viale Reiter, where archaeologists found a lot of Firmalampen wastes bearing the names of same of the most well-known productors of this kind of objects in Roman times. A Chapter is dedicated to each category of instrumentum, with charts that collect all the material; what’s more, two Chapters are dedicated respectively to a catalogue of the examples of Novi Sad Park excavation and Viale Reiter excavation. As for painted inscriptions, a Chapter is dedicated to those on small Adriatic amphorae for fish products; as for the Betic amphorae for fish products I made a comparison with a rich group of examples found in two unpublished excavations in Parma, that have some interesting similarities with the material of Modena. The analysis of the instrumentum inscriptum of Mutina gives an image of this colony congruent to that provided by literary sources, epigraphy and archaeological findings, that is a very important and rich colony between Late Republic and Early Empire.
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Per un'archeologia del lavoro in eta' protobizantina. Organizzazione e committenza del cantiere edilizio attraverso i marchi dei marmorari / The archaeology of early-byzantine architectural yard. Work-organization, patrons and society through masons’ marks on marble

Marsili, Giulia <1985> January 1900 (has links)
La ricerca riguarda lo studio del cantiere edilizio protobizantino, con particolare riferimento al ciclo della lavorazione del marmo. Quest’ultimo viene analizzato sotto il profilo amministrativo, tecnico, sociale ed artigianale. L’elemento guida della ricerca sono i marchi dei marmorari, sigle apposte da funzionari e maestranze durante il processo produttivo. Dapprima, fonti letterarie ed epigrafiche, tra cui le sigle di cava e officina su marmo, vengono esaminate per ricostruire il sistema alto-imperiale di amministrazione delle cave e di gestione dei flussi marmorei, nonché l’iter tecnico-artigianale adottato per la produzione dei manufatti. Il confronto con i dati disponibili per la tarda antichità, con particolare riferimento alle cave di Proconneso, evidenzia una sostanziale continuità della prassi burocratico-amministrativa, mentre alcuni cambiamenti si riscontrano nell’ambito produttivo-artigianale. Il funzionamento degli atelier marmorari viene approfondito attraverso lo studio dei marchi dei marmorari. Si tratta di caratteri greci singoli, multipli o monogrammi. Una ricognizione sistematica delle sigle dalla pars Orientalis dell’impero, reperite in bibliografia o da ricognizioni autoptiche, ha portato alla raccolta di circa 2360 attestazioni. Per esse si propone una classificazione tipologica tra sigle di cava, stoccaggio, officina. Tra le sigle di cava si annoverano sigle di controllo, destinazione/committenza, assemblaggio/posizionamento. Una particolare attenzione è riservata alle sigle di officina, riferibili ad un nome proprio di persona, ovvero al πρωτομαΐστωρ, il capo-bottega che supervisionava il lavoro dei propri artigiani e fungeva da garante del prodotto consegnato alla committenza. Attraverso lo studio comparato delle sigle reperite a Costantinopoli e in altri contesti si mette in luce la prassi operativa adottata dagli atelier nei processi di manifattura, affrontando anche il problema delle maestranze itineranti. Infine, sono analizzate fonti scritte di varia natura per poter collocare il fenomeno del marmo in un contesto socio-economico più ampio, con particolare riferimento alle figure professionali ed artigianali coinvolte nei cantieri e al problema della committenza. / The research deals with the study of the architectural yard in early byzantine period, with a particular focus on the marble manufacturing cycle. This one is analyzed under an administrative, social and artisanal point of view. Masons’ marks on marble items are the guiding element of the research. First, epigraphic and literary sources are analysed in order to reconstruct the system of quarry-administration and marble supply during the Principate, as well as the handcrafted procedure adopted in the production. The comparison with the available data for late antiquity, particularly referring to the quarries of Marmara Island, shows an effective continuity in the administrative and bureaucratic practice, but a remarkable transformation in the production system. The functioning of marble workshops is deepened through the study of masons’ marks. This term point out inscriptions composed of single or multiple Greek characters, carved by officials and workers during the productive process. About 2360 epigraphic evidences are collected in a database, which includes both published and unpublished witnesses from personal surveys. A typological classification of early byzantine marks is proposed, including quarry, stock, workshop marks. Among quarry marks, control, destination/committed, assembly/placement marks are counted. A particular attention is reserved to the class of workshop marks: they can be referred to proper names, that identify the πρωτομαΐστωρ, the head chief who supervised his own craftsmen’s work and check the products intended to the patrons. The operational process adopted in the manufacture is investigated through comparative analyses of marks, with a particular focus on the topic of itinerant workshops. In conclusion, several types of written sources are examined, in order to place the phenomenon of stone-working in a wider socio-economic context. The main attention is devoted to the subject of bureaucratic and artisanal figures involved in the architectural yards and to the problem of the committee.
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Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell'Italia del secondo dopoguerra (1943-1953) / Diplomatic Games. Sport and Foreign Policy in post-war Italy (1943-1953)

Sbetti, Nicola <1986> 29 May 2015 (has links)
Questa tesi di dottorato, partendo dall’assunto teorico secondo cui lo sport, pur essendo un fenomeno periferico e non decisivo del sistema politico internazionale, debba considerarsi, in virtù della sua elevata visibilità, sia come un componente delle relazioni internazionali sia come uno strumento di politica estera, si pone l’obiettivo di investigare, con un approccio di tipo storico-politico, l’attività internazionale dello sport italiano nel decennio che va dal 1943 al 1953. Nello specifico viene dedicata una particolare attenzione agli attori e alle istituzioni della “politica estera sportiva”, al rientro dello sport italiano nel consesso internazionale e alla sua forza legittimante di attrazione culturale. Vengono approfonditi altresì alcuni casi relativi a «crisi politiche» che influirono sullo sport e a «crisi sportive» che influenzarono la politica. La ricerca viene portata avanti con lo scopo primario di far emergere, da un lato se e quanto coscientemente lo sport sia stato usato come strumento di politica estera da parte dei governi e della diplomazia dell’Italia repubblicana, dall’altro quanto e con quale intensità lo sviluppo dell’attività internazionale dello sport italiano abbia avuto significative ripercussioni sull’andamento e dai rapporti di forza della politica internazionale. / The argument of the present work is that sport is a peripheral and not vital phenomenon in the international political system, but because of its high public visibility it has to be considered both as a part of international relations and a foreign policy tool for governments and diplomacy. The present PhD study aims at inquiring, in a historical-political approach, into the international role of sport in the decade 1943-1953. It will give particular attention to the actors and institutions of the “sporting foreign policy”, to the Italian re-entering into the international sport arena and its soft power; in addition, attention will be drawn to some particular “political crises” that touched the sporting activity and to some “sporting crises” obliging the intervention of the government and diplomacy. The final aim of the study is to understand if and how sport was consciously used as a foreign policy tool, and at what degree of intensity the international activity of the Italian sport was influenced by the development and the balance of power in international politics.
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Tra pacifismo e ambientalismo: il Nuclear Freeze Movement e la risposta dell'amministrazione Reagan / Between pacifism and environmentalism: the Nuclear Freeze Movement and the Reagan Administration

Santese, Angela <1985> 26 May 2014 (has links)
Negli anni Ottanta si assiste tanto nel vecchio quanto nel nuovo continente alla rinascita del movimento antinucleare. Mentre in Europa l’origine di questa ondata di proteste antinucleari è collegata alla “doppia decisione” NATO del 1979, negli Stati Uniti la genesi si colloca nel contesto dalla mobilitazione dei gruppi ambientalisti in seguito all’incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island. Dopo l’elezione di Ronald Reagan, alle proteste contro le applicazioni pacifiche dell’atomo si affiancarono quelle contro la politica nucleare del Paese. La retorica di Reagan, il massiccio piano di riarmo, unitamente al rinnovato deteriorarsi delle relazioni tra USA e URSS contribuirono a diffondere nell’opinione pubblica la sensazione che l’amministrazione Reagan, almeno da un punto di vista teorico, non avesse escluso dalle sue opzioni il ricorso alle armi nucleari nel caso di un confronto con l’URSS. I timori legati a questa percezione produssero una nuova ondata di proteste che assunsero dimensioni di massa grazie alla mobilitazione provocata dalla Nuclear Weapons Freeze Campaign (NWFC). Il target della NWFC era l’ampio programma di riarmo nucleare sostenuto da Reagan, che secondo gli attivisti nucleari, in un quadro di crescenti tensioni internazionali, avrebbe fatto aumentare le possibilità di uno scontro atomico. Per evitare lo scenario dell’olocausto nucleare, la NWFC proponeva «un congelamento bilaterale e verificabile del collaudo, dell’installazione e della produzione di armi nucleari». L’idea del nuclear freeze, che era concepito come un passo per fermare la spirale del riarmo e tentare successivamente di negoziare riduzioni negli arsenali delle due superpotenze, riscosse un tale consenso nell’opinione pubblica americana da indurre l’amministrazione Reagan a formulare una risposta specifica. Durante la primavera del 1982 fu, infatti, creato un gruppo interdipartimentale ad hoc, l’Arms Control Information Policy Group, con il compito di arginare l’influenza della NWFC sull’opinione pubblica americana e formulare una risposta coerente alle critiche del movimento antinucleare. / At the end of the Seventies, the antinuclear movement in both Europe and in the United States experienced a resurgence, having lain dormant for much of the previous decade. In Europe, the origin of this fresh antinuclear wave is most often traced back to NATO’s ‘double track’ decision of 1979. In America, environmental groups mobilized against the use of nuclear power following the accident at Three Mile Island, while at the same time the fear of nuclear war reinforced the movement for nuclear disarmament, which criticised the nuclear military build-up and the collapse of détente. In the early 1980s therefore the American antinuclear movement experienced a renaissance, due also to the convergence between the well-established pacifist tradition and the new political environmentalism. The organization through which the U.S. antinuclear movement became a mass phenomenon during Reagan tenure was the Nuclear Weapons Freeze Campaign (NWFC). The target of the NWFC was Reagan’s nuclear build-up that, according to antinuclear activists, was increasing the peril of a nuclear confrontation. To avoid this scenario the movement proposed a bilateral freeze on nuclear weapons. At the same time the Reagan administration created an ad hoc interdepartmental group, the Arms Control Information Policy Group in order to face the NWFC’s influence on public opinion and to shape the public debate on arms control issue. The interplay between the Freeze movement and the White House took the form of a competition to gain the support of American public opinion. In analyzing this interplay, this study try to understand how the resurgence of antinuclear activism in the Eighties how the fear of nuclear annihilation helped to elevate public awareness of peace and disarmament issues, how disarmament movements attempted to influence government decision-making, how the dialogue about nuclear weapons between antinuclear groups and policy-makers evolved.

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