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Du texte d'auteur aux textes des chaînes. Édition et traduction des chaînes aux Proverbes (1-3 ; 8, 22-36 ; 30, 15-33 et 31, 10-31) / From the Original Text to the Catenary Texts. Edition and Translation of the Catenae on the Proverbs (1-3 ; 8, 22-36 ; 30, 15-33 et 31, 10-31)

Danezan, Meredith 11 December 2018 (has links)
Le présent ouvrage livre la première édition et la première traduction de l’ensemble des chaînes aux Proverbes recensées pour les Chapitres 1 à 3 ; 8, 22-36 ; 30, 15-33 et 31, 10-31 des Proverbes. Les résultats de cette recherche permettent de considérer sous un jour nouveau la mouvance observée entre les différentes traditions caténaires. L’apport d’un manuscrit jusqu’ici négligé, le Bodleianus Barocci 195, permet de démêler l’écheveau de textes amalgamés, non délimités, souvent anonymes et parfois fautivement attribués par les caténistes ou les critiques. Il permet de retrouver un état de texte long et articulé, sous la forme d’un commentaire continu, de l’exégèse de Didyme aux Proverbes, quand les autres traditions ont eu tendance à la pulvériser sous la forme d’une multitude de scholies. Le commentaire qui accompagne cette édition repense à la fois les rapports entre les différentes formes de textes et le rapport de ces textes aux textes d’auteurs, jusqu’à redéfinir les contours d’un genre généralement conçu de façon trop monolithique : la chaîne exégétique. Outre les fragments nouveaux qu’il porte à la connaissance du public, le présent ouvrage se propose de reconstruire, sur la base de l’échantillon considéré, la personnalité herméneutique et littéraire d’auteurs qui ne sont pas conservés, pour les commentaires aux Proverbes, autrement que par cette forme de littérature secondaire : Didyme d’Alexandrie au premier chef, mais aussi Hippolyte et Origène. La mise en regard des traditions caténaires donne un riche aperçu de la réception patristique du premier des trois livres bibliques attribués au Roi Salomon. / The present work gives the first edition and first translation of all the catenae on the Proverbs known to these days, for parts commenting on Chapters 1 to 3 ; 8, 22-36 ; 30, 15-33 and 31, 10-31. The results of my inquiry allow to give a new signification to the mobility between the different traditions. The rediscovery of a neglected witness, the Bodleianus Barocci 195, brings some new light on texts amalgamated, without clear delimitation, often anonymous, and sometimes wrongly ascribed to antique writers by compilers or modern critics. It allows to have access to an extended and more articulated state of text for Didymus’ work on the Proverbs: a running commentary, not membra disjecta. The analysis in a separate volume rethinks the links between the different forms of texts and those between the catenary texts and the original texts. It renews our understanding of a too strictly defined genre: the exegetical catena. In addition to new fragments edited for the first time, the present work tries to rebuild the exegetic and literary personality of authors whose commentaries on the Proverbs are not preserved out of this form of secondary literature: Didymus of Alexandria first, but also Hippolytus and Origen. The parallel established between the various catenary traditions gives a rich insight into the Patristic reception of the first of the three biblical books ascribed to King Salomon.
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A Black (Human)ist Homiletic: A Literary Exegetical Response and Hermeneutic Case Study about the Life and Experience of Prince Kaboo as Samuel Morris; the Holy Ghost in Ebony

Hooper, Jay R. January 2021 (has links)
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Boiardo lettore di Dante. Comunicazione letteraria e intertestualità a Ferrara nella loro dimensione storica

Cazzato, Matteo 29 May 2024 (has links)
La tesi si propone di indagare l’intertestualità dantesca nell’opera volgare di Matteo Maria Boiardo. Il fenomeno è già stato oggetto di studi – indirizzati soprattutto al poema cavalleresco, e in misura minore (specie negli ultimi anni) al canzoniere lirico – che si sono mossi però nell’alveo dell’impostazione strutturalista, con una considerazione della memoria poetica da un punto di vista formalista e tipologico. Questa corrente ha consentito sviluppi importanti negli studi filologici, ma porta a vedere il fatto letterario staccato dal suo contesto di riferimento. Se questo esito in Italia è stato arginato da una forte base storicista, va detto che gli studi sulle riprese poetiche hanno però vissuto una situazione particolare. Da una parte, infatti, lo strutturalismo fra anni ’60 e ’70 ha imposto anche in Italia, attraverso una serie di importanti lavori, il suo modo di trattare la questione, senza poi che il successivo approdo semiotico incidesse in maniera significativa. Dall’altra, la reazione di chi voleva agganciare il fenomeno al dato storico ha riportato il problema all’impostazione erudita della critica delle fonti, privilegiando la raccolta dati da mettere in relazione con le informazioni sulla storia della tradizione e della circolazione. L’obbiettivo di questa tesi è fare un passo avanti, nella convinzione che per lo studio di questi fenomeni di riuso sia la circolazione manoscritta che i dati testuali e formali vadano letti in una piena prospettiva semiotica: guardare ai fenomeni di tradizione e trasmissione testuale nell’ottica dei processi ricettivi, e considerare le scelte di memoria poetica come atti comunicativi, con un valore pragmatico. La ricerca ha l’intento di giungere ad una maggior comprensione del rapporto del dotto poeta umanistico con il modello dantesco, un’interpretazione più chiara delle strategie di riuso, determinate dal particolare modo di leggere la Commedia nel contesto specifico, e perciò attraverso un preciso filtro fra quelli disponibili al tempo. Accanto all’insieme di informazioni filologiche sulle attestazioni manoscritte nelle biblioteche del tempo, l’indagine qui condotta consente – anche da un punto di vista che potremmo definire attributivo – di indicare in Benvenuto da Imola l’esegeta di riferimento per Boiardo e il suo pubblico, proprio perché l’osservazione ravvicinata dei testi e dei loro legami fa emergere questa tradizione interpretativa come la più attiva nell’elaborazione boiardesca rivolta ai lettori. Il lavoro non ha preso le mosse da un afflato teorico, teso a riconcettualizzare l’intertestualità, ma da un intento di chiarificazione sui testi e alcuni loro aspetti che non sembravano però trovare una spiegazione soddisfacente all’interno del quadro metodologico diffuso. Il lavoro, allora, ha assunto poco alla volta anche una vena metodologica sorta dall’osservazione dei fenomeni in modo nuovo. E così, accanto all’indagine storico-letteraria, e in stretta relazione con essa, è stato possibile avanzare alcune proposte ermeneutiche sui meccanismi intertestuali in base alle dinamiche della comunicazione letteraria. E nelle pagine che seguono il percorso si articola attorno a nuclei diversi ma interconnessi: da una parte la riflessione generale a carattere semiotico sui fenomeni di memoria poetica, che vengono concettualizzati grazie agli apporti di discipline come la pragmatica; segue una ricognizione storica sulle modalità di lettura e ricezione del modello dantesco – e non solo – in base alla circolazione dei testi e dei loro apparati esegetici; si arriva poi al nucleo del lavoro con l’affondo diretto su opere e paratesti esegetici con le loro relazioni, che si instaurano all’interno del laboratorio d’autore e poi da lì arrivano al pubblico.

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